di Paolo Mori
Nelle piantagioni di arboricoltura da legno, a parità di tutte le altre condizioni, la superficie di terreno a disposizione di ciascuna pianta influisce sulla rapidità di accrescimento e sul momento in cui l’accrescimento crollerà a causa della competizione. In questo articolo si riporta il caso dell’accrescimento del clone ‘I-214’, con piante che hanno a disposizione rispettivamente 50 m2 e 65 m2, posto in due particelle policicliche in cui è associato a platano.
Il caso a cui si fa riferimento è quello del progetto LIFE+ InBioWood (LIFE12 ENV/IT/000153 ) realizzato nell’area di Gazzo Veronese (VR) tra 2013 e 2018 (www.inbiowood.eu). Lo sviluppo di tale progetto ha portato alla realizzazione di 25 ha di piantagioni a pieno campo e 45 km di piantagioni lineari. Scopo dell’attività era la realizzazione di una rassegna di piantagioni policicliche potenzialmente permanenti (in seguito indicate come Piantagioni 3P) che, oltre ad accrescere la biodiversità dell’area sottoposta ad agricoltura intensiva, potesse essere d’esempio per tecnici e imprenditori agricoli nella produzione di vari assortimenti legnosi.
Foto 1 - Piantagioni LIFE+ InBioWood lungo il Tione in prossimità delle particelle A e B oggetto di questo contributo (archivio Compagnia delle Foreste).
Nell’ambito della rassegna di Piantagioni 3P a pieno campo realizzate con il LIFE+ InBioWood, in questo caso si fa riferimento a 2 particelle contigue composte da cloni di pioppo ‘I-214’ e platano (Platanus x acerifolia Mill.) situate in prossimità del fiume Tione.
La messa a dimora delle piante è stata effettuata nella primavera del 2014. I dati relativi ai diametri a 130 cm da terra dei pioppi sono stati rilevati a inizio settembre 2023 da Compagnia delle Foreste, quando le piante avevano quasi completato la loro decima stagione vegetativa.
L’unica differenza tra le due particelle considerate è la superficie assegnata alle piante di ‘I-214’ che nella particella A è pari a 50 m2, mentre nella particella B a 65 m2 (Figura 1). La superficie delle due particelle è rispettivamente di 1.500 e 1950 m2. Le cure colturali sono state identiche in entrambe le particelle.
Figura 1 - Rappresentazione grafica delle due particelle contigue. La distanza tra i pioppi lungo le file varia da 5 m (particella A) a 6,5 m (Particella B). La distanza tra le file, in entrambi i casi è di 10 m (ogni quadratino rappresenta 1 m2). Le aree grigie evidenziano gli spazi dedicati alle piante di ‘I-214’ interne alla particella. L'iregolarità della distribuzione dei pioppi è dovuta alla forma irregolare dell'appezzamento o alla perdita di piante per fatti accidentali.
I dati di diametro sono stati rilevati tramite cavalletto dendrometrico. Per ogni pianta sono stati presi 2 diametri, il primo ortogonale rispetto all’andamento della fila, il secondo nella direzione della fila (nella tabelle indicato come longitudinale). Scopo del doppio rilievo del diametro è stato quello di rilevare l’eventuale asimmetria della sezione orizzontale del fusto (ovalizzazione) e di ottenere un valore medio, considerato un riferimento più solido rispetto al singolo rilievo. Si sono considerate le posizioni delle piante nelle varie file, poiché in entrambe le particelle le file 1 e 5 sono completamente esterne, mentre per le altre sono considerate esterne solo la prima e l’ultima pianta della fila.
Di seguito, nelle Tabelle 1 e 2, si riportano i rilievi effettuati rispettivamente nella particella A e nella particella B.
Premesso che il rilievo avrebbe dovuto essere effettuato da fine ottobre in avanti, quando la stagione vegetativa fosse effettivamente conclusa, si ritiene tuttavia che ciò non determini anomalie significative nella comparazione tra le due particelle oggetto di questo contributo.
Osservando le Tabelle 1 e 2 e facendo semplici elaborazioni si può notare che:
I valori assoluti dei volumi riportati in precedenza sono solo indicativi, poiché si riferiscono soltanto al primo tronco e sono stati pubblicati solo per rendere ripetibile il conteggio da parte dei lettori a partire dalle Tabelle 1 e 2, così da poter verificare la correttezza dei valori espressi in percentuale a cui invece vale la pena fare riferimento. Il volume realmente lavorabile dei pioppi sia della piantagione tradizionale che delle due particelle è certamente superiore a quello indicato poco sopra.
Foto 2 - Interno di una Piantagione 3P di 9 anni (2022), con pioppo ‘I-214’ e platano, realizzata nell’ambito del progetto LIFE+ InBioWood.
Le scelte, sia in tema di progettazione che di finanziamento di Piantagioni 3P e, più in generale, di nuovi impianti di arboricoltura da legno, dovrebbero essere adottate facendo riferimento a risultati di ricerche solide, quindi di lungo periodo, basate su numerose particelle sperimentali caratterizzate da schemi d’impianto identici, con un numero di piante adeguato ad effettuare elaborazioni statistiche affidabili, condotte con le stesse procedure e situate in contesti stazionali differenti. Purtroppo, anche a causa di finanziamenti pubblici intermittenti e di breve durata, negli ultimi decenni in Italia non sono stati effettuati studi sull’arboricoltura da legno con tali caratteristiche. Non disponendo di prove scientifiche solide e recenti, ci si trova quindi costretti a dover fare riferimento a più semplici e incerti “indizi”, come quelli presentati in questo articolo.
Trattandosi di indizi è necessario considerare i risultati delle due particelle dimostrative del LIFE+ InBioWood con la cautela che richiedono le informazioni che si riferiscono ad una sola area geografica e a un numero di dati insufficienti ad elaborare affidabili valutazioni di tipo statistico. Nonostante ciò si tratta delle migliori informazioni che abbiamo per mettere a confronto Piantagioni 3P identiche in ogni particolare, compresa la combinazione pioppo-platano, tranne che per la superficie messa a disposizione delle piante di ‘I-214’.
Da quanto riportato in questo contributo, il primo aspetto da considerare è che dopo 10 stagioni vegetative, a parità di clone, suolo e cure colturali, le piante della particella A sono in media cresciute meno, sia al margine che all’interno, rispetto a quelle della particella B, mostrando così gli effetti della competizione intraspecifica che, pur passando dai 36 m2 tradizionali a 50 m2, si è manifestata prima della conclusione del ciclo produttivo di 10 anni. Si può inoltre osservare che il volume medio delle singole piante di pioppo di entrambe le particelle è superiore a quello delle singole piante dello stesso clone prodotte con il sistema tradizionale.
I dati e le elaborazioni relative ai due schemi A e B mostrano poi che assegnare una maggiore superficie alle piante di ‘I-214’ sia stato vantaggioso rispetto alle tradizionali piantagioni con 36 m2 per pianta: in un caso per il maggior volume ottenuto e in entrambi per i minori costi di produzione.
Per lo schema A il vantaggio è sia in termini produttivi (indicativamente +11%) che in termini di riduzione di spese di realizzazione e gestione (indicativamente – 28% dei costi connessi alle singole piante).
Per lo schema della particella B la produzione è inferiore (-1,9%), ma rimane da considerare un più forte risparmio sulle cure colturali individuali (-44,6%) rispetto alla particella A.
Per cure colturali individuali relative alle piante di pioppo, a carico dell’arboricoltore, si intende l’apertura della buca, l’acquisto dell’astone, la messa a dimora, l’irrigazione, i trattamenti fitosanitari, le potature e la deceppatura. Tutti insieme tali costi, escludendo quindi le spese generali per la gestione collettiva dell’impianto, ad oggi possono essere grossolanamente compresi tra i 33 e i 38 € a pianta. Se si prova a quantificare l’ordine di grandezza del valore che si può risparmiare si ricava che la particella A con 50 m2 di superficie produttiva per albero, avendo 78 piante in meno ad ettaro rispetto agli impianti tradizionali, consente un risparmio netto compreso indicativamente tra 2.574 e 2.964 € ad ettaro. Per lo schema B, 65 m2 per pianta e 124 piante in meno, il risparmio si colloca tra 4.092 e 4.712 € ad ettaro.
Se poi si tenesse conto che i pioppi di grandi dimensioni hanno rese di lavorazione più elevate di quelli tradizionali (Castro et al. 2013 e Buresti Lattes et al. 2015) e che quindi potrebbero spuntare prezzi più alti per unità di prodotto, si comprende come sarebbe importante approfondire con più solidità questo tipo di risultati.
Se gli indizi che è possibile trarre dall’esperienza di queste due particelle dimostrative del LIFE+ InBioWood forniscono alcune informazioni utili sul vantaggio che si può ottenere assegnando alle piante di ‘I-214’ una maggiore superficie produttiva, rimangono però senza risposta alcune importanti domande. Ad esempio:
Le domande aperte a cui può rispondere la ricerca sono ancora tante, molte più di quelle elencate. L’auspicio è che in un’epoca in cui le piantagioni arboree sono così importanti per l’opinione pubblica, le risposte, anziché da poche particelle dimostrative, possano giungere da solidi studi di lungo periodo condotti da centri di ricerca e università.
RINGRAZIAMENTI
Per questo contributo si ringraziano:
Enrico Buresti Lattes, ideatore e progettista degli schemi d’impianto realizzati con il LIFE+ InBioWood;
Stefano de Pietri, coordinatore del progetto LIFE+ InBioWood per conto del Consorzio di Bonifica Veronese;
Alessandro Pasini e Andrea Pianalto, che hanno materialmente permesso la realizzazione delle piantagioni dimostrative;
Gli Operai del Consorzio di Bonifica Veronese, che hanno curato per il tempo necessario le particelle oggetto di questo articolo;
Giammarco Dadà, di Compagnia delle Foreste, che ha effettuato insieme a me i rilievi del 2023.
Buresti Lattes E., Castro G., Mori P., Zanuttini R, 2015 - Sfogliatura del pioppo. Confronto fra piante di "I-214" di dimensioni tradizionali e di grandi dimensioni. Sherwood Foreste ed Alberi oggi n. 212, pp. 9-12.
Castro G., Mori P., Zanuttini R., 2013 - Produttività di sfogliato e diametro dei fusti: indagini preliminari su cloni di pioppo ‘I-214’ e ‘Neva’. Sherwood Foreste ed Alberi oggi n. 192, pp. 5-9.
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