Boscaiole, operatrici e lumberjill: una rarità forestale

di Tiziana Stangoni e Giammarco Dadà
Visitando cantieri, dialogando con ditte boschive, partecipando ad eventi di settore, ma anche solo visitando siti online di rivenditori di macchine forestali o curiosando tra gruppi di categoria sui social non possiamo fare a meno di notare che le figure umane che troviamo non sono che maschili. Questo diventa quanto più evidente se rimaniamo dentro i confini italiani dove gli stereotipi nel mondo delle utilizzazioni forestali sono tanti, ma uno di questi in particolare è molto radicato: il lavoro in bosco è per soli uomini!
Oggi, a livello sociale, stiamo riponendo sempre maggior attenzione ai temi di pari opportunità in ambito lavorativo tra uomini e donne. Tante disparità sono state superate, ma la strada per l’equità è ancora lunga. In particolare, negli ultimi anni, abbiamo visto donne ricoprire ruoli dirigenziali in enti o associazioni e, anche nel mondo forestale, stanno crescendo le presenze femminili, soprattutto con il ruolo di tecniche libere professioniste o imprenditrici. L’impressione, però, è che ancora poche, se non pochissime, siano invece le operatrici forestali. Viene, dunque, da chiedersi come mai per le attività forestali permane questa distinzione di genere. Quando si accenna alla possibilità delle donne di fare ”il boscaiolo” la prima cosa a cui viene da pensare è che sia un lavoro faticoso, quindi riservato ai soli uomini. È indubbio che la forza richiesta sia notevole e che il fisico maschile risulti più adatto, ma possono esserci eccezioni femminili la cui volontà di svolgere questo lavoro non dovrebbe essere ostacolata dal solo retaggio culturale. D’altronde, quando è servito, la donna ha lavorato in bosco, basta guardare indietro nel passato o spostarsi in continenti diversi da quello europeo, dove troviamo casi che dimostrano come il ruolo delle donne possa, al contrario, risultare anche utile. Nelle antiche economie rurali, ad esempio, le donne partecipavano attivamente alle attività forestali, soprattutto per la raccolta della legna da ardere che effettuavano anche in autonomia senza l’aiuto degli uomini (si veda a tal proposito il dipinto di Segantini “Ritorno dal Bosco” del 1890). Ancora, dalla storia britannica del ‘900, abbiamo testimonianze di squadre di boscaiole, le cosiddette lumberjill, che si occupavano di utilizzazioni forestali per la produzione di legname da opera e si erano riunite in un’organizzazione civile, la Women’s Timber Corps, creata durante la Seconda Guerra Mondiale per lavorare in bosco in sostituzione degli uomini. È importante sottolineare che si parla di epoche in cui la meccanizzazione era assente e si operava con segone a due mani e zappino, quindi con estremo sforzo fisico. Le donne svolgevano tutte le fasi del lavoro, dall’abbattimento alla misurazione, e, inoltre, dovevano continuamente affrontare discriminazioni e pregiudizi, come le diverse modalità di retribuzione e le difficoltà a trovare alloggi. È, inoltre, interessante notare come in alcune aree geografiche, ad esempio in Africa, è la donna che ha il ruolo principale nella raccolta del legname e non è raro trovare anche oggi delle operatrici forestali nelle squadre di utilizzazione africane.
Sebbene possa esser lecito pensare che i suddetti casi rappresentano situazioni di necessità in cui il lavoro femminile sia stato un obbligo, più che una scelta, dobbiamo comunque tenere di conto che il cliché della donna non adatta, o non abbastanza forte, a stare sul cantiere non è stato superato neppure oggi che la meccanizzazione è avanzata e il lavoro è meno legato alla prestanza fisica. In Italia, nonostante vi sia attenzione, almeno sulla carta, a garantire le pari opportunità ad entrambi i sessi, si registrano difficoltà delle donne, benchè lo desiderino, ad inserirsi come operatrici forestali, ma anche a proporsi come imprenditrici. Diverse donne lavorano in imprese boschive, ma spesso sono le titolari o rivestono ruoli amministrativi o dirigenziali mentre con più rarità le troviamo in bosco a lavorare.
Ecco che le problematicità femminili ad assumere il ruolo di operatrici forestali acquisiscono una concezione stereotipata, culturale e probabilmente anche psicologica, sia da parte delle donne stesse che da parte degli imprenditori. Il primo aspetto su cui riflettere è come mai il lavoro in bosco viene considerato esclusivamente maschile quando, così come in ogni altro ambito, vi possano essere persone adatte o poco adatte a quella specifica professione, indipendentemente che siano uomini o donne. Le caratteristiche che determinano l’idoneità di un operatore e una operatrice forestale sono oggi maggiormente legate alla predisposizione per il lavoro all’aperto, che implica condizioni climatiche e cantieristiche anche difficoltose, e all’attitudine al lavoro manuale più che alla mera forza fisica. La prova sta nel fatto che in Italia siamo in carenza di personale, anche maschile, e soventemente il lavoro non viene svolto dal “più forte” ma semplicemente da coloro che sono disposti ad accettare un’attività fisicamente e mentalmente impegnativa, che coincidono spesso con la manodopera straniera.
In secondo luogo, le poche donne che decidono di intraprendere il mestiere di boscaiola incontrano pregiudizi e difficoltà ad essere inserite nelle squadre di lavoro. Si teme che la presenza femminile in una squadra di soli maschi possa essere motivo di disturbo dell’equilibrio, ma non succede lo stesso inserendo in squadra un nuovo operaio? Così, anche se indirettamente, una donna all’inizio del suo percorso professionale potrebbe protendere verso strade alternative solo per il rischio di sentirsi giudicata o inadatta a tale attività, anche se all’atto pratico dispone di tutte le caratteristiche necessarie.
Sicuramente i luoghi comuni da superare sono tanti e non tutti sono stati toccati da questo editoriale, ma teniamo a sottolineare che le donne sono state indispensabili per la gestione e la tutela dei boschi tanto quanto gli uomini e ci auguriamo che in futuro potranno assumere ruoli di riferimento tra gli imprenditori, ma anche tra le squadre in bosco.
Questo testo è tratto dal numero 171 di Tecniko & Pratiko: se vuoi ricevere a casa la tua copia cartacea e non perderti l’anteprima su questo e altri contenuti esclusivi, visita la sezione dedicata agli abbonamenti cliccando qui. Abbonandoti contribuirai a sostenere tutto il lavoro della redazione di Sherwood.
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