Classificazione ad uso strutturale di cerro, rovere e farnia: le basi per valorizzare filiere locali

Tra le sfide più importanti per il settore forestale nazionale vi è sicuramente quella di attuare una gestione forestale finalizzata alla massima valorizzazione degli assortimenti. Tra questi rimangono spesso esclusi quelli ad uso strutturale, specialmente nelle regioni centro-meridionali dove le specie arboree presenti, il know-how degli operatori e la struttura della filiera forestale non ne consentono un’effettiva realizzazione. Dalla consultazione della Rivista Legno 4.0 abbiamo appreso con molto piacere che Conlegno, in collaborazione con DAGRI, CNR IBE e alcune aziende, ha avviato a partire dal 2023 un’attività di test per assegnare alle specie cerro, rovere e farnia una classe di resistenza per l’impiego strutturale. I risultati ottenuti delle prove sono stati raccolti in un report che permette di assegnare tali specie quercine alla classe di resistenza D27 a seguito della classificazione a vista con attribuzione della categoria LS.
Al fine di poter usufruire dei vantaggi del report, le aziende dovranno fare riferimento a Conlegno e sottoscrivere apposito contratto di cessione d’uso che andrà mostrato all’ente certificatore in fase di visita.
Finora l’assenza di una classificazione specifica per le querce sul territorio italiano non avrebbe permesso di qualificare gli assortimenti strutturali anche se idonei a tale impiego che, come sappiamo bene, porta con sé importanti benefici sia dal punto di vista economico, grazie al maggior prezzo di vendita, sia ambientale, grazie alla capacità di stoccaggio della CO2.
Ovviamente l’avvio di filiere locali per il legname ad uso strutturale di queste specie quercine, soprattutto per il cerro che risulta molto abbondante nei territori collinari e montani delle regioni centro-meridionali (ma non solo), non dipenderà solo dalla disponibilità della classificazione del legname ma essa rappresenta un tassello fondamentale da cui partire.
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