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Pillole forestali

Pillole forestali dal mondo #02 - Dalla riduzione delle foreste in Africa all'aumento delle piantagioni in Cina

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Pillole forestali dal Mondo puntata 2

Benvenuti alla seconda edizione di Pillole Forestali dal Mondo, l’appuntamento mensile per esplorare insieme a noi il mondo forestale fuori dai confini dell’Italia. Conosceremo attori, progetti, buone pratiche e risultati che potranno ispirarci e fornirci elementi utili anche per la gestione di alberi e foreste nel nostro Paese.

Io sono Paolo Mori e qui in Redazione con me a selezionare e a commentare le notizie ci sono Luigi Torreggiani, Silvia Bruschini, Andrea Barzagli e Giammarco Dadà.

Questa rubrica è realizzata grazie agli abbonati a Sherwood e ai nostri inserzionisti, a cui siamo riconoscenti per consentire la diffusione gratuita dell'informazione forestale.

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Forest Europe e la gestione sostenibile delle foreste europee

Uno degli scopi di questa rubrica è far conoscere le istituzioni e le organizzazioni europee e internazionali impegnate nella protezione, nella conservazione e/o nella gestione di alberi, piantagioni e foreste. In questa puntata segnaliamo, a chi non la conoscesse, l’esistenza della Conferenza Ministeriale sulla Protezione delle Foreste in Europa, meglio conosciuta come Forest Europe. Come dichiarato nel sito web di Forest Europe si tratta di un processo politico forestale volontario paneuropeo di alto livello. Esiste dal 1990 e ha l'obiettivo di sviluppare strategie comuni per i 46 firmatari (45 paesi europei, aderenti e non all’UE e l'UE stessa) su come proteggere e gestire in modo sostenibile le foreste.

Giusto per dare un’idea dell’importanza di Forest Europe basti sapere che è stata l’organizzazione che ha proposto la definizione di Gestione Forestale Sostenibile (SFM) e l'insieme di criteri e indicatori che sono considerati a livello internazionale linee guida per la SFM.

Ogni quattro o cinque anni, i Ministri responsabili delle foreste si incontrano nel contesto di Forest Europe per approvare nuove dichiarazioni, decisioni e risoluzioni.

Questi impegni servono come quadro per l'implementazione della SFM, adattati alle circostanze nazionali, ma con un approccio europeo che rafforza la cooperazione internazionale. L'ultima conferenza ministeriale si è tenuta a Bonn, in Germania, ai primi di ottobre 2024. La Conferenza ha rafforzato le basi per un futuro in cui le foreste europee saranno più resilienti, sostenibili e in grado di fornire importanti servizi ecosistemici.

Su questo tema gli abbonati di Sherwood troveranno alcuni articoli nel Focus del numero 274 e sul sito web della rivista.

pm02 Europa Struttura Foreste Europe

Le Tiny Forest: dal Giappone all'Europa

La globalizzazione non è soltanto un vantaggio per le multinazionali, ma anche per la circolazione di idee e valori comuni. Ne sono un esempio le Tiny Forest, realizzate intorno agli anni 70’ del secolo scorso in Giappone dal botanico Akira Miyawaki e oggi proposte con forza in alcuni stati europei, tra cui anche la Gran Bretagna.

L’idea di Miyawaki è stata quella di imitare la Natura, piantando esclusivamente specie autoctone e adottando densità molto alte, comprese tra i 30.000 e i 50.000 soggetti ad ettaro, lasciando poi alla selezione naturale la scelta di quelli destinati a divenire adulti. Le Tiny Forest hanno piccole dimensioni, spesso inferiori a quelle di un campo da tennis, quindi indicativamente sotto ai 200 metri quadrati, perciò si adattano bene ai piccolissimi appezzamenti di terreno che è possibile trovare in ambito urbano.

Indipendentemente dal contributo reale di queste costosissime micro foreste (vedi linee guida della contea del Kent), l’interesse che suscitano è anche strettamente legato alla possibilità di coinvolgere la popolazione locale nella progettazione, nella realizzazione, nella cura e nel monitoraggio delle Tiny Forest.

Come ci segnala Enrico Calvo, forestale e Project Manager di ForestaMI, in Gran Bretagna il grande vantaggio delle Tiny Forest è soprattutto quello di utilizzarle per promuovere la biodiversità urbana e per riconnettere le persone alla Natura, anche con attività di Citizen Science.

A questo proposito EarthWhatch Europe, organizzazione non profit dedicata alla salvaguardia dei sistemi naturali del Pianeta Terra, fornisce ai cittadini i manuali tecnici per la realizzazione e la cura delle Tiny Forest, le linee guida per monitorarle e APP per inviare i dati raccolti e contribuire così alla conoscenza complessiva delle Tiny Forest. L’immagine a corredo di questa notizia riporta, ad esempio, la sintesi di 202 indagini conoscitive fatte dai cittadini in una sola Tiny Forest inglese dal marzo 2021 ad oggi.

Anche se con un’organizzazione diversa rispetto a quella spettacolare dell’Earthwatch Europe, alcune Tiny Forest sono state realizzate anche in Italia, nei pressi della stazione ferroviaria di Montepulciano (SI) e da Rete Clima in alcune decine di casi nel nord Italia. Nel 2025 ne verranno realizzate alcune anche nel contesto del progetto ForestaMI.

Per approfondire segnalo il libro di Hanna Lewis, tradotto in Italiano dalle Edizioni TerraNuova intitolato “mini-forest revolution: come creare piccole foreste con il metodo Miyawaki dentro e fuori le città.

pm02 Europa Tiny Forest citizen Science

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AHEC: promuove il legno di latifoglie statunitensi nel Mondo

L'American Hardwood Export Council (AHEC) è l'associazione commerciale internazionale dell'industria del legname di latifoglie statunitensi. Rappresenta i principali esportatori di legname di latifoglie e le più importanti associazioni commerciali di prodotti in legno. AHEC gestisce un programma planetario per promuovere la gamma completa di legni di latifoglie americani in oltre 50 mercati di esportazione, ha sei uffici esteri, evidenziati nella mappa a corredo di questo articolo, collocati strategicamente nei principali mercati del legname di latifoglie. Tutti i programmi per ampliare l'impatto nei mercati internazionali sono frutto della collaborazione tra l'industria del legname di latifoglie statunitense e del Foreign Agricultural Service (FAS) del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA)

L'AHEC è lo strumento chiave nella promozione dell'eccellenza dei legni duri americani a livello internazionale. Grazie alla sua attività di promozione, all'informazione e alla collaborazione con il governo degli Stati Uniti, rafforza la posizione competitiva dell'industria del legname di latifoglie statunitense sui mercati globali, favorendo lo sviluppo di nuove opportunità commerciali e contribuendo all'economia americana.

Il 10 settembre 2024 l’AHEC ha organizzato un suo evento anche in Italia nell’ambito della Torino design City.

pm02 N America SDedi uffici AHEC

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2024: un anno terribile per gli incendi in Sud America

Mongabay è una nota organizzazione di comunicazione indipendente che si occupa di natura e sfide planetarie con una rete globale di giornalisti locali. In una breve notizia di Shanna Hanbury pubblicata da Mongabay nell’ottobre 2024 si racconta perché l’anno passato possa essere considerato un annus horribilis per gli incendi in Sud America.

La Bolivia è stata la più colpita, con oltre 7 milioni di ettari di foreste e vegetazione naturale bruciati alla fine di settembre. Quest'anno in Bolivia si sono verificati il triplo degli incendi rispetto agli anni precedenti.

In Brasile i dati satellitari della NASA mostrano hotspot diffusi, che indicano un'alta probabilità di incendio, in tutto il paese, aggravati da una grave siccità. I livelli dell'acqua nei fiumi Madeira e Negro, importanti affluenti dell'Amazzonia, sono ai minimi storici. Inoltre nel Pantanal brasiliano, la più grande palude tropicale del mondo che si estende anche in Bolivia e Paraguay, alla fine di ottobre erano andati a fuoco oltre 1,3 milioni di ettari, segnando una delle stagioni di incendi più distruttive della storia recente.

Anche il Perù ha dichiarato lo stato di emergenza in sei regioni mentre gli incendi si diffondono in tutto il paese.  Nel frattempo, la Colombia ha segnalato 44.000 ettari distrutti dagli incendi solo a settembre.

Paraguay e Argentina stanno affrontando gli incendi nella savana del Chaco, la seconda foresta più grande del Sud America dopo l'Amazzonia. Più di 181.000 ettari di foresta sono andati a fuoco in Paraguay, mentre la provincia argentina di Córdoba ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale dopo che 40.000 ettari colpiti dalle fiamme.

Il 2024 si è quindi configurato come uno dei peggiori degli ultimi decenni a causa di deforestazione, per esigenze agricole, e siccità che alimentano le fiamme.

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Foreste in diminuzione in 44 stati su 48

Secondo il data base della World Bank, che fa riferimento a dati FAO, nel trentennio 1990-2020, la superficie forestale in Africa è in diminuzione in 44 stati dei 48 che ne fanno parte. Gli unici paesi in cui le foreste non diminuiscono sono solo Capo Verde, Sechelles, eSwatini e Burundi. Quattro piccoli stati la cui superficie complessiva rappresenta lo 0,16% di tutto il continente. Ciò significa che nel 99,84% dell’Africa la superficie forestale è in diminuzione. Come si può vedere dal grafico presentato a corredo di questa notizia, la superficie coperta da boschi nel complesso degli stati che si trovano nell’area sub-sahariana è passata dal 33,9% al 25,9% perdendo di fatto l’8% in 30 anni. Si tratta di un dato che colpisce soprattutto perché nell’area sub-sahariana dal 2007 l’Unione Africana, supportata da grandi investitori internazionali, ha l’ambizioso progetto di costruire una grande muraglia verde di piantagioni arboree (Great Green Wall for the Sahara and the Sahel) per contrastare l’avanzata della desertificazione e sostenere l’economia delle popolazioni locali. Purtroppo i dati dell’archivio interattivo della Banca Mondiale mostrano che non solo la superficie non è aumentata, come ci si proponeva di fare, si è ridotta dell’8% rispetto alla superficie complessiva dell’area sub-sahariana. Purtroppo se si fa riferimento solo alla superficie delle foreste presenti nel 1990 e non all'intera superficie degli stati, risulta che si è perso il 23,6% della copertura forestale. Il dato è drammatico e ci riguarda, sul piano etico, ambientale e sociale, poiché tutte le foreste del Pianeta sono patrimonio dell’umanità, comprese quelle dell’Africa.

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Cina: quasi 4 milioni di ettari piantati in 1 anno

Secondo l'Ufficio informazioni del consiglio di stato della Repubblica Popolare Cinese, in un rapporto del Marzo 2024, la Cina nel 2023 ha intensificato i suoi programmi di greening, piantando più alberi e ripristinando terreni sabbiosi come parte degli sforzi per proteggere l'ambiente e promuovere uno sviluppo di alta qualità.

Secondo un rapporto della Commissione Nazionale per il Greening, nel Paese nel solo 2023 sono stati piantati circa 3,998 milioni di ettari di nuovi boschi, superando i 3,83 milioni di ettari del 2022.

Nel 2023, il Paese ha realizzato o migliorato 34.000 ettari di spazi verdi urbani, ha aumentato il tasso di copertura verde dei centri abitati al 32,01% e ha effettuato interventi di greening stradale su oltre 80.000 km di autostrade.

I numeri sono sbalorditivi e riportati con apparente precisione. Se rapportati alle enormi difficoltà italiane di mettere a dimora 6,6 milioni di alberi in 3 anni (con 1.000 piante per ettaro, come ipotizzato dal MASE, sarebbero pari solo a 6.600 ettari), si rimane scoraggiati dalle nostre modeste capacità di raggiungere risultati concreti e da quelle straordinarie della Cina. Dal momento che  la Repubblica Popolare Cinese ha un controllo stretto sui dati ufficiali e sulle informazioni che vengono diffuse all'estero non è stato possibile trovare dati indipendenti che confermino o smentiscano le cifre ufficiali. Tuttavia l’ordine di grandezza è straordinariamente importante, al punto che una conferma parziale, forse, si potrebbe ricavare anche dalle immagini satellitari.

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Australia: 10 milioni di dollari sulla formazione forestale

Il governo australiano, nella seconda metà del 2024 ha annunciato un investimento di 10 milioni di dollari, da spendere in quattro anni, per rafforzare le competenze dei lavoratori nel settore forestale e dei prodotti del legno. L’iniziativa è partita nel 2023 da uno studio della Forestwork ltd, un soggetto che associa un gran numero di portatori d’interessi connessi alla filiera foresta legno australiana. Lo studio è stato raccolto in una pubblicazione di 148 pagine che descrive il quadro della situazione e propone una gamma varia e articolata di attività per adattarlo alle nuove esigenze.

Come avviene in Europa, dallo studio di ForestWork ltd emerge l'invecchiamento della forza lavoro, la necessità di investire in formazione per dotarsi di competenze specializzate e l’esigenza di coinvolgere un maggior numero di donne, di giovani e di soggetti appartenenti alle popolazioni native.  

Il programma di formazione, che individua 19 obiettivi da raggiungere, non si limiterà a fornire competenze tecniche, ma adotterà un approccio olistico al lavoro in bosco, che tenga conto delle sfide e delle opportunità del settore e ne metta in evidenza l'attrattività come scelta di carriera, promuovendo un'immagine positiva e valorizzando le opportunità di crescita professionale.

L’attuazione dei primi due anni del programma sarà affidata a Forestwork ltd, lo stesso soggetto che ha fatto lo studio. Il Governo australiano sottolinea la trasparenza e la correttezza dell’affidamento di questo incarico, ma navigando il sito web di Forestwork Ltd pare difficile che in Australia esistano altri soggetti con le stesse potenzialità e la stessa organizzazione in tema di filiera bosco-legno.

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FAO: monitoraggio di foreste e incendi a scala globale 

Andrea Barzagli, di Compagnia delle Foreste, segnala che Il 6 Dicembre 2024 la FAO, in collaborazione con esperti canadesi, ha organizzato un importante workshop sull'utilizzo delle immagini satellitari per monitorare lo stato delle foreste a livello globale.  Il Remote Sensing Survey della FAO contribuisce alla realizzazione del Global Forest Resources Assessment (FRA), che rappresenta lo strumento fondamentale per monitorare la salute delle foreste a livello globale e per adottare decisioni politiche informate. Grazie ai dati raccolti, è possibile comprendere meglio i cambiamenti in atto e adottare misure più efficaci per proteggere il patrimonio forestale del Pianeta e, magari, stimare da fonte neutrale l’effettivo incremento della superficie di piantagioni cinesi.

Il workshop ha posto particolare attenzione sull'impatto sempre più grave degli incendi forestali, causati dai cambiamenti climatici. Gli esperti hanno discusso di come le immagini satellitari possano essere utilizzate per mappare e quantificare le aree percorse dal fuoco, fornendo informazioni preziose per la gestione delle emergenze e la prevenzione. Inoltre, è stato presentato il progetto WildFireSat, un'ambiziosa iniziativa canadese per sviluppare un sistema satellitare in grado di rilevare gli incendi in tempo quasi reale, migliorando significativamente la capacità di risposta alle emergenze.

COP16 Desertificazione:  50 miliardi di alberi dall'Arabia Saudita  

Tra il 2 e il 13 dicembre 2024 a Riyad, in Arabia Saudita, si è svolta la COP 16 dedicata alla lotta contro la desertificazione (UNCCD COP16) e intitolata "Un approccio globale e sostenibile per salvaguardare il nostro futuro condiviso".

Il Prof. Francesco Ferrini, dell’Università degli studi di Firenze, ha partecipato alla COP 16 e ci segnala che durante l’evento si è ribadito come desertificazione, tempeste di polvere, riduzione delle riserve di acqua dolce, aumento delle temperature ed eventi meteorologici estremi, rappresentino minacce crescenti per la qualità della vita e le opportunità economiche.

L'Arabia Saudita ha rafforzato il suo impegno nel promuovere azioni mirate e innovative per contrastare il degrado ambientale, presentando progetti ambiziosi come la Green Middle East Initiative (GMEI), un progetto visionario per affrontare le sfide ambientali e climatiche che affliggono il Medio Oriente e il Nord Africa (MENA).

Uno degli obbiettivi principali è mettere a dimora, entro il 2100, 50 miliardi di alberi nella regione MENA, 10 miliardi dei quali in Arabia Saudita.

La Green Middle East Initiative rappresenta una potenziale risposta concreta e ambiziosa alle sfide climatiche della regione anche se, come abbiamo visto con la Green Great Wall dell’area sub-sahariana, che dovrebbe essere interessata anche da questa iniziativa, dobbiamo realisticamente prendere atto che in questi ultimi anni la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si ottiene può essere molto grande. La speranza naturalmente è che la green middle east initiative abbia successo. Nei prossimi anni la seguiremo.

Per questa edizione di Pillole forestali dal mondo è tutto!

Prima di chiudere vi ricordo che, oltre a questa rubrica, Sherwood propone anche le "Pillole forestali dall'Italia", realizzate a cadenza quindicinale da Luigi Torreggiani.

Come per le Pillole forestali dal mondo, anche quelle dall’Italia sono gratuite e si possono sia leggere che ascoltare in versione podcast.

Vi ricordiamo che anche voi potete contribuire a questa rubrica, inviando notizie forestali dal mondo all'indirizzo:  

Alla prossima edizione! 

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