Vivaistica forestale: servono soluzioni convergenti

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di Paolo Mori - Redazione di Sherwood
La richiesta di materiale forestale di propagazione è soggetta a periodiche, repentine e forti oscillazioni. Dai circa 100 milioni di piantine che venivano prodotti tra la seconda metà degli anni ’50 e i primi anni ’70 del secolo scorso, la domanda si è fortemente ridotta per circa 20 anni. Poi, a metà degli anni ’90 del secolo scorso, il Reg. CEE 2080/92 ha improvvisamente reso disponibili poco meno di 500 milioni di euro per la realizzazione di piantagioni arboree su seminativi agricoli. Per circa 5-6 anni la richiesta è stata fortissima, la produzione, seppur con un ritardo tecnico di un paio di anni, è aumentata fortemente, così come l’importazione di piantine dall’estero. Con i primi anni 2000 e l’arrivo del PSR 2000-2006 la domanda si è attenuata, riducendosi in maniera progressivamente più decisa con i PSR successivi. La produzione di materiale forestale di propagazione è scesa di conseguenza, così come la capacità produttiva. Alcuni vivai pubblici sono stati chiusi, altri, per giustificare la propria esistenza, hanno iniziato a produrre anche materiale ad uso ornamentale.
Nel 2018 la produzione rilevata dal RaF Italia (Indicatore 2.9) è stata di poco superiore ai 4 milioni di piantine. Tra 2019 e 2020 è iniziata una nuova repentina impennata di richieste di materiale vivaistico causata dalla volontà convergente di Unione Europea (3 miliardi di piantine a scala di UE), MASE (6,6 milioni di piantine nelle 14 aree metropolitane), Regioni (es. Lazio 6 milioni di piantine, Emilia-Romagna 4,5 milioni di piantine), imprese private e associazioni di aumentare quanto più possibile il numero di alberi al fine prioritario di contribuire al contrasto della crisi climatica. Il settore vivaistico pubblico, indebolito da circa 20 anni di progressivo declino, non pare in grado, da solo, di rispondere ad una domanda così forte. La vivaistica privata che produce anche materiale forestale di propagazione, visto il declino ventennale, aveva drasticamente ridotto i numeri, in alcuni casi azzerandoli.
Adesso la forte richiesta spinge tutti i vivai ad aumentare la produzione, ma ci sono dei tempi tecnici che non possono essere compressi per adattarli alle scadenze amministrative dei finanziamenti pubblici o del marketing aziendale. Serve inoltre una riorganizzazione del sistema che renda la vivaistica forestale italiana più flessibile e più pronta a rispondere alle oscillazioni.
Questo Focus ha proprio lo scopo di evidenziare il problema e di proporre alcune possibili risposte a domande chiave per il futuro: sarà possibile rispondere più prontamente alle forti oscillazioni della domanda? Vivaistica pubblica e vivaistica privata potranno collaborare occupandosi di fasi diverse della produzione? Fino a che punto la risposta produttiva potrà essere accelerata e quando invece sarà necessario che i tempi dei finanziamenti siano conformi a quelli della produzione in modo da garantire provenienze del seme adeguate e qualità vivaistica eccellente? Che strumenti potrebbero essere utilizzati per consentire una migliore programmazione della produzione vivaistica?
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