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Pillole forestali dall’Italia #08 - Progetti ambiziosi e altre notizie di novembre

 Pillole forestali dall’Italia #08 - Progetti ambiziosi e altre notizie di novembre

Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'ottava edizione di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.

Preferisci ascoltare o leggere?

Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):

Qui invece le notizie da LEGGERE:

IN UMBRIA SI PUNTA SULL’INDUSTRIA DEL LEGNO

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È stato presentato in Umbria, negli scorsi giorni, il progetto Wood4Green, un’iniziativa finanziata dal PNRR con 198 milioni di euro che, grazie ad una sinergia tra istituzioni e imprese, punta anche ad incrementare il valore economico del patrimonio forestale regionale.

Nella metà del 1800 molte foreste dell’Umbria furono utilizzate per produrre il legname utile alla costruzione della rete ferroviaria italiana. Da allora, la maggior parte di esse sono governate a ceduo e utilizzate principalmente per la produzione di legna da ardere. In questo contesto, il progetto Wood4Green vuole accrescere la percentuale di foreste d’alto fusto nella parte occidentale della regione, con l’obiettivo di arrivare a produrre legame di qualità utile all’industria del legno e alla bioedilizia, aumentando al tempo stesso la capacità di stoccaggio della CO2 anche in futuri manufatti durevoli. 

Si parla al momento di circa 60-80.000 ettari boscati che verranno pianificati per raggiungere gli obiettivi sopra descritti, ma non solo. Wood4Green propone infatti anche piantagioni da legno, accordi di foresta, sviluppo di un mercato locale dei crediti di carbonio, interventi di produzione energetica da fonti rinnovabili, tra cui idrogeno verde a partire da biomasse legnose di scarto, e la costituzione di un centro sperimentale che si occuperà di attività di ricerca e di trasferimento tecnologico. La maggior parte dei fondi a disposizione, a dire il vero, non sono destinati ad interventi strettamente forestali o legati all’industria del legno ma bensì alla riconversione e alla riqualificazione di un’area ex industriale, quella di Pietrafitta nel comune di Piegaro. Il progetto è comunque decisamente ambizioso anche dal punto di vista forestale: 4 milioni di euro sono destinati alla pianificazione, 12 all’innovazione della gestione forestale e 7 all’arboricoltura e alla valorizzazione dei servizi ecosistemici.

Il progetto durerà tre anni, ma gli obiettivi che si pone, almeno quelli forestali, richiederanno diversi decenni per essere portati a compimento e le attività non potranno far altro che porre delle basi, il più possibile solide, per cambiare radicalmente le modalità di gestione forestale che dovranno tuttavia reggersi in futuro sulle proprie gambe. Le domande che suscitano progetti ambiziosi di questo tipo sono tante, così come le opportunità che possono generare: seguiremo quindi con molta attenzione e interesse lo sviluppo di questo progetto.

Per approfondire:

GESTIONE O NON GESTIONE PER UN MAGGIORE SEQUESTRO DI CARBONIO?

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Due recenti studi coordinati dal Forest Modelling Lab dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (CNR-Isafom), hanno indagato l’effetto di diverse forme di gestione forestale sulla capacità di sequestro e stoccaggio del carbonio atmosferico sotto diversi scenari di cambiamento climatico, dal presente fino alla fine del secolo.

Entrambi gli studi mostrano come, sia nel presente che per il futuro e indipendentemente dallo scenario di clima considerato, una corretta gestione forestale porti ad un miglioramento sia in termini di sequestro (cioè la produttività primaria netta) che di stoccaggio (nei prodotti legnosi e nella biomassa restante sul soprassuolo) del carbonio rispetto all’evoluzione naturale, quindi alla non gestione.

Attenzione però, come sempre i “dipende” sono d’obbligo nel nostro settore così complesso: in questo caso, dipende cosa si intende per “buona gestione”. Ad esempio, infatti, uno dei due studi ha mostrato come un incremento dei prelievi rispetto alla norma possa portare ad una riduzione della capacità di sequestro del carbonio, così come una minore intensità degli stessi.  

Alessio Collalti, ricercatore responsabile del Laboratorio di modellistica forestale, coautore e coordinatore di entrambi i lavori, ha così commentato i risultati ottenuti: “la gestione forestale, e il tipo di gestione che si decide di applicare nel medio e lungo termine, hanno di gran lunga un impatto maggiore di quanto non lo abbia il cambiamento climatico stesso. È importante quindi analizzare con cura ogni singolo caso. La speranza è che questi studi siano da stimolo al dibattito in corso in tema di strategie di adattamento, mitigazione e decarbonizzazione basate sulle risorse forestali, in Italia come in Europa. La non gestione rimane certamente una opzione, ma le foreste gestite possono aiutarci a ridurre maggiormente la CO2 atmosferica e quindi gli effetti del cambiamento climatico in corso”.

Conclusioni davvero interessanti che sarebbero da comunicare il più possibile, soprattutto all’ampia gamma di scettici rispetto a qualsiasi tipo di intervento che preveda il taglio di alberi…

Per approfondire:

AL VIA UN NUOVO LIFE SU FORESTE E CLIMA

A fine ottobre è stato lanciato un nuovo progetto LIFE dedicato al tema dell’emergenza climatica: si chiama “Climate Positive” ed è dedicato in particolare alla promozione di associazioni e finanziamenti per la gestione responsabile delle foreste e il miglioramento delle capacità di assorbimento del carbonio. L’obiettivo è dare a proprietari e gestori forestali una remunerazione per i servizi ecosistemici da loro generati grazie a metodi innovativi. Sono previsti sia interventi di formazione, monitoraggio e comunicazione a favore delle associazioni forestali, sia azioni dirette sui territori coinvolti.

Il CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria) si occuperà in particolare di realizzare le linee guida per il mercato volontario del carbonio forestale, aggiornando il Codice Forestale del Carbonio pubblicato nel 2014. La nuova versione del Codice conterrà le indicazioni e i principi da rispettare per realizzare progetti che genereranno crediti di carbonio certificati per compensare le emissioni, promuovendo quindi i processi di certificazione e valorizzazione dei servizi ecosistemici. Inoltre, verrà definito uno standard nazionale di riferimento per il monitoraggio del carbonio stoccato attraverso la Gestione Forestale Sostenibile. Strumenti, insomma, molto interessanti e utili per una tematica, quella dei pagamenti per i servizi ecosistemici - in questo caso per lo stoccaggio di carbonio - che è sempre più attuale e sentita dai gestori forestali. 

Il Progetto, di durata quinquennale, è coordinato da ETIFOR e vede la partecipazione, oltre al CREA, dell’Università di Padova, di FSC Italia, Regione Lombardia, ERSAF e di altri partner territoriali. Non esiste ancora il sito ufficiale del progetto ma l’invito è, fin da subito, di seguire attraverso i partner le attività di Climate Positive.

COMUNITÀ E FILIERE SOSTENIBILI PREMIATE

Durante la fiera Ecomondo di Rimini è andata in scena l’edizione 2022 del premio “Comunità forestali sostenibili”, promosso da Legambiente e PEFC Italia con l’obiettivo di valorizzare buone pratiche di gestione forestale sostenibile e di filiere e prodotti collegati alla gestione responsabile dei boschi italiani.

Ad aggiudicarsi il Premio “Gestione Forestale Sostenibile” è stata la Comunità Montana di Valle Camonica, che ha valorizzato il materiale legnoso rimasto a terra dopo il passaggio di Vaia trasformandolo in oltre 100 tavoli con panche forniti gratuitamente a rifugi alpini, malghe e agriturismi per ampliare gli spazi di fruizione esterna, quindi accogliere più turisti e favorire tali attività commerciali anche nel difficile contesto delle restrizioni per l’emergenza Covid-19.

Il Premio “Filiera Forestale” è stato invece assegnato a Braga SpA, azienda leader nella trasformazione del legno che ha valorizzato il legname certificato di douglasia locale prodotto tra le province di Prato, Firenze e Bologna, realizzando elementi per l’edilizia ma anche imballaggi e bioenergia con gli scarti.

Il Premio per il “Prodotto” è stato invece assegnato a Cobola Falegnameria, che ha riqualificato un’antica struttura situata in Val Varaita (Cuneo) dove uno Chef Stellato, Juri Chiotti, può oggi promuovere sia i prodotti locali che anche, contestualmente, la cultura del legno e l’artigianalità del territorio.

Infine, il premio “Comunicazione” è andato al nostro podcast Ecotoni, che conduco insieme al giornalista Ferdinando Cotugno, riconosciuto come uno strumento innovativo in grado di raccontare il mondo forestale anche al di fuori dei propri confini. Siamo davvero felici di aver ricevuto questo gradito riconoscimento.

Vi invitiamo a scoprire meglio le realtà premiate ma anche le tre “menzioni speciali” assegnate da UNCEM, NEXT e Fondazione Garrone.

Per approfondire:

LA STORIA (A LIETO FINE) DEL TERMINE “FORESTE” AL MINISTERO

Come sapete, nel giorno del debutto del nuovo Governo a guida di Giorgia Meloni si è scatenata una “polemica forestale” relativa al nuovo nome dell’ormai ex Ministero per le politiche agricole, alimentari… e forestali appunto. Dal primo annuncio delle nuove denominazioni ministeriali sembrava infatti che il termine “foreste” fosse completamente scomparso dal nome del Ministero di riferimento, divenuto “dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare”.

Una scomparsa che ha sollevato critiche non tanto di merito, dato che è risultato chiaro fin da subito che la Direzione economia montana e foreste sarebbe rimasta ancorata all’ex Mipaaf, quanto di metodo. Mantenere il termine “foreste” nel nome del Ministero è infatti un’attestazione di valore per quel 37% di territorio italiano coperto da boschi che proprio di recente è stato protagonista dell’approvazione della prima Strategia Forestale Nazionale. Un territorio importante, a cui sono collegate filiere, posti di lavoro, attività di ricerca e innovazione, un capitale umano e naturale, insomma, di grande valore.

Dopo le prese di posizione di numerosi portatori di interesse del settore forestale, tra cui UNCEM e anche noi di Compagnia delle Foreste, il Ministro Lollobrigida ha annunciato il cambio di nome del Ministero, che è diventato “dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestale”, con acronimo “MASAF”. Bene, ma non benissimo, dato che altre numerose polemiche sono state sollevate su cosa potesse significare realmente “sovranità forestale”, termine in effetti del tutto nuovo rispetto a “sovranità alimentare”.  

Per fortuna, anche a questo “problema” è stato risolto: l’aggiornamento ufficiale del sito web del Ministero ha infatti portato alla luce il nome definitivo, ovvero “Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste”. L’acronimo rimane sempre “MASAF”.

Questa appena raccontata può sembrare una cronistoria buffa e persino priva di significati pratici, ma dato che “le parole sono importanti” è bene soffermarsi anche su questi aspetti, solo apparentemente secondari. La parola “foreste” nel nome del Ministero ora c’è, non è collegata a termini equivoci, e per anni sarà ripetuta e riportata in documenti e discorsi, amplificando quindi il valore del patrimonio boschivo ma anche di tutti noi che in questo settore lavoriamo. Un settore spesso in ombra che tuttavia, in questa vicenda, ha saputo far valere le proprie ragioni.   

Per approfondire:

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