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Pillole forestali

Pillole forestali dal mondo #05 - Dal Rapporto sulle foreste svizzere alla produzione di pinoli in Cile

Pillole forestali dal mondo #05 - Dal Rapporto sulle foreste svizzere alla produzione di pinoli in Cile

Benvenuti alla Quinta edizione di Pillole Forestali dal Mondo, l’appuntamento mensile per esplorare insieme a noi il mondo forestale fuori dai confini dell’Italia. Conosceremo attori, progetti, buone pratiche e risultati che potranno ispirarci e fornirci elementi utili anche per la gestione di alberi e foreste nel nostro Paese.

Questa rubrica è realizzata grazie agli abbonati a Sherwood e ai nostri inserzionisti, a cui siamo riconoscenti per consentire la diffusione gratuita dell'informazione forestale.

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Nuovo Rapporto 2025 sulle foreste svizzere

Il 18 Marzo 2025 l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) e l’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL) hanno pubblicato la terza edizione del Rapporto Forestale Svizzero, un'analisi decennale sullo stato e l'evoluzione delle foreste elvetiche. Il Rapporto è in linea con gli standard di Forest Europe e offre una panoramica dettagliata, grazie a monitoraggi di lungo periodo su consistenza del patrimonio forestale, stato fitosanitario, utilizzazioni, biodiversità, boschi di protezione e socio-economia. Non si tratta della stringata sintesi di preziosi dati inventariali, a cui ci hanno abituato gli svizzeri negli anni, ma di un ragionato percorso conoscitivo dello stato delle foreste e del settore forestale e di una comparazione con i rapporti del 2005 e del 2015. Ogni capitolo è ben corredato di tabelle, grafici o mappe, ma non si direbbe che ci sia un dato di troppo o uno di meno. Tutto è funzionale al ragionamento e pare che ogni fattore rilevate sia stato esaminato.

Il Rapporto è stato progettato per essere una risorsa imprescindibile per chiunque sia coinvolto o interessato alla gestione sostenibile delle foreste e al futuro di questo prezioso ecosistema e sembra possa assolvere bene il proprio compito. Leggerlo può rivelarsi prezioso anche in Italia, sia per chi si interessa di pianificazione a scala nazionale sia per chi lo fa a scala regionale.

 Rapporto_foreste_svizzera

Premiata la foresta di Wiesbaden

Il 5 Aprile 2025 la foresta di Wiesbaden, capitale del Land dell’Assia, è stata premiata come “Area forestale dell’anno”. Il bosco di Wiesbaden si estende, a semicerchio intorno alla città, su una superficie di circa 4.300 ettari. Le motivazioni del premio sono basate sul fatto che dal 1987 la foresta di Wiesbaden è stata gestita con un approccio naturalistico che ha portato a scegliere, da decenni, di non praticare tagli a raso né di utilizzare trattamenti chimici (entrambe pratiche che se in Italia sembrano scontate, in Germania non lo sono affatto). La foresta è certificata Naturland e FSC e gestita coniugando produzione di beni e servizi con elevati standard di protezione dei biotopi e delle specie.

Fino a qui non c’è molto da stupirsi: un’area ben gestita da quasi 40 anni ha ricevuto un riconoscimento. Lo stupore arriva però da due elementi del tutto anomali da noi in Italia. Il primo è che per la sola foresta di Wiesbaden sono dedicati ben 30 dipendenti della città, un numero di addetti che alcune Regioni italiane non hanno neppure lontanamente, benché dispongano di superfici ben più estese.

Il secondo è che si tratta di un premio nazionale, che dà visibilità ad esempi virtuosi di gestione e che è conferito dal Bund Deutscher Forstleute (BDF o Associazione dei forestali tedeschi). Il BDF è il sindacato dei forestali e di tutti coloro che lavorano nel settore forestale, compresi liberi professionisti, tecnici, pubblici e privati, e operatori, indipendentemente dal tipo di datore di lavoro. Il BDF rappresenta anche i forestali in formazione e quelli in pensione. Insomma è un’unione trasversale che con premi come quello conferito alla foresta di Wiesbaden dà visibilità e buona reputazione a tutto il settore.

Il senso di questa notizia quindi non è sapere che è stato dato un premio ad una foresta in Germania, ma imparare da questi esempi per ispirarci a fare meglio anche in Italia.

 Wiesbaden

Martellata in trattamento irregolare: scelte selvicolturali e nozioni associate

La martellata è l’atto più importante della selvicoltura e questa è la disciplina attorno a cui ruotano tutte le Scienze Forestali, le conoscenze scientifiche, quelle esperienziali e l’operatività di maestranze e imprese.

Non è però facile trovare libri che trattino di martellata e che indichino le procedure da seguire per applicare al meglio uno o più tipi di trattamento ad un ecosistema forestale. In Italia non sono a conoscenza di pubblicazioni recenti, o storiche, esclusivamente dedicate a come effettuare la martellata. Per questo pare utile segnalare che il 4 marzo 2025 Foret Nature, editore belga che produce una rivista simile a Sherwood, ha pubblicato un libro su come effettuare una martellata in un bosco a “trattamento irregolare”, intendendo con ciò intervento da effettuare in un soprassuolo con una struttura non uniforme, sia sul piano orizzontale che verticale. 

Secondo gli Autori “la martellata in trattamento irregolare rappresenta un momento privilegiato per far circolare le conoscenze e le esperienze. Nella pratica, non è un'applicazione di regole, norme o dogmi. Non è escluso neppure il taglio raso a cui però si può ricorrere solo nei casi limite in cui nessun'altra soluzione è possibile.

Le istruzioni di martellata riflettono molta semplicità e buon senso e privilegiano l'intelligenza dell'osservazione, l'esperienza, la reversibilità delle scelte, il miglioramento costante della qualità e il pragmatismo. Il libro è in francese, Inglese e Tedesco. Sarebbe molto utile averne uno simile anche in italiano, sia per formare i nuovi forestali sia per i tecnici già operativi.

 Martellata

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USA: una rete di monitoraggio degli uccelli migliora la gestione forestale

Giorgio Iorio, forestale umbro ed ex Consigliere di Sherwood, segnala che negli USA la più grande rete al Mondo di microfoni per monitorare gli uccelli sta fornendo importanti informazioni per la gestione e il ripristino delle foreste a rischio di incendio nella regione della Sierra Nevada in California.

La ricerca, pubblicata l'11 marzo 2025 su Frontiers in Ecology and the Environment, dimostra come la tecnologia della bioacustica possa migliorare il monitoraggio della fauna selvatica e la gestione forestale.

Lo studio, condotto dal Cornell Lab of Ornithology e dell'Università del Wisconsin, ha analizzato più di 700.000 ore di registrazioni audio provenienti da oltre 1.600 siti che coprono circa 2,43 milioni di ettari di foresta della Sierra Nevada (una superficie all’incirca grande come la Sardegna).

I ricercatori sottolineano che il loro studio potrebbe servire da modello per altre regioni che affrontano sfide di conservazione simili. Il monitoraggio acustico con gradi quantità di microfoni connessi e in grado di riversare le registrazioni in sistemi software capaci di decifrarle, ordinarle e spazializzarle, è una soluzione economicamente vantaggiosa per il monitoraggio degli uccelli rispetto ai metodi di rilevamento tradizionali.

 Kristin Brunk, ricercatrice e coordinatrice dello studio, ha affermato che "Se si pensa a quale sarebbe stato il costo per ottenere quella quantità di informazioni facendo contare gli uccelli ai biologi in tutta l’area interessata dal progetto, l'efficacia in termini di costi non può davvero essere eguagliata". 

Lo studio, per quanto difficilmente replicabile in Italia, si è avvantaggiato di software prodotti non esclusivi in Germania e potrebbe ispirare altri tipi di monitoraggio sugli uccelli da correlare alla gestione del patrimonio forestale.

 USA_Cornell_Chronicle

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I progressi della coltivazione del pino domestico in Cile

Trovare pinoli di pino domestico prodotti in Italia è ormai divenuta un’impresa quasi impossibile nei nostri supermercati. È invece abbastanza frequente trovare pinoli importati dal Cile. Veronica Loewe Muñoz, ricercatrice dell’InFor (Istituto Forestale cileno) segnala con un sintetica ed efficacissima “scheda portale” lo stato degli studi sul pino domestico e della produzione di pinoli nel suo Paese..

Da un’unica pagina PDF interattiva è infatti possibile accedere a 3 pubblicazioni:

  • un manuale con gli schemi di gestione per la coltivazione del pino domestico in Cile;
  • un articolo su “Modelli spaziali di produttività e potenziali di sviluppo umano per Pinus pinea L.” che fa parte della biblioteca digitale dell’InFor;
  • Un articolo pubblicato nella Rivista Forestale Cilena che fa il punto sulla coltivazione del pino domestico e sul perché si stia espandendo al ritmo di circa 500 ha all’anno.

A questo si aggiunge la possibilità di accedere direttamente a 5 video sull’impatto socio-economico, sull’avanzamento delle conoscenze, sulla possibilità di combinare produzione di pinoli e di tartufi, sulle implicazioni economiche della produzione e, infine, su un importante impresa di commercializzazione di pinoli spagnola, poiché è anche importante conoscere o potenziali acquirenti del prodotto.

Insomma un bell’esempio di studio a tutto tondo su un prodotto ad alto reddito di cui, purtroppo, in Italia, complice il cimicione delle conifere (Leptoglossus occidentalis ) ma non solo, ci siamo completamente disinteressati da decenni.

 Cile pino domestico

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A Johannesburg il secondo forum africano sulla Urban Forestery

Tra il 18 e il 21 Marzo 2025 si è svolto a Johannesburg, in Sud Africa, il secondo Forum africano sulla selvicoltura urbana. Organizzato da FAO, UN-Habitat e Centre on African Public Spaces, ha puntato a sollecitare l’attenzione di politici, ricercatori e rappresentanti della società civile sul ruolo delle foreste urbane nelle città africane, sulla relazione tra alberi e benessere degli abitanti delle città e sull’esigenza di disporre di maggiori risorse finanziarie, anche e soprattutto da parte delle imprese private impegnate nei grandi investimenti nelle aree urbane.

In Africa infatti si prevede che la popolazione urbana raddoppierà entro il 2050, passando dagli attuali 700 milioni a 1,4 miliardi. Un incremento così importante determinerà una maggiore domanda di alloggi, infrastrutture, servizi, e causerà una pressione aggiuntiva sulle risorse naturali e sugli spazi verdi, ma dovrà essere anche l’occasione per progettare diversamente i nuovi spazi urbani.

I partecipanti al forum hanno convenuto che, nonostante il diffuso riconoscimento dei benefici, la qualità, la distribuzione e l'accesso agli spazi verdi nelle città africane sono inadeguati e ineguali, sia tra aree diverse delle città che tra citta di ciascun paese. Serve quindi una più decisa pianificazione sia per migliorare lo stato attuale delle città, sia per progettare un futuro con spazi verdi adeguati a soddisfare il benessere degli abitanti.

La notizia di questo African Forum on Urban Forest non è importante per le istanze finali, piuttosto prevedibili, a cui sono giunti i partecipanti, ma per l’attività di confronto, scambio ed emulazione di buone pratiche che genera tra le varie realtà urbane dell’Africa.

Vale la pena sottolineare che tutto ciò è possibile anche grazie al contributo e all’impegno di un italiano, Simone Borrelli, che dopo il primo World Forum on Urban Forest di Mantova del 2018, attraverso la FAO, ha contribuito a sviluppare una sensibilità planetaria sul tema delle urban Forest, arrivando anche a sostenere questo African Forum on Urban Forest.

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400 milioni di dollari alle foreste della Turchia dalla World Bank

Nel maggio 2024 il governo Turco e la Banca Mondiale hanno lanciato il progetto da 400 milioni di dollari USA denominato “Türkiye Climate Resilient Forests Project” (Progetto per Foreste Turche Resilienti al Clima), per rafforzare la capacità del paese di proteggere persone e foreste dagli incendi boschivi.

Il progetto da 400 milioni di dollari della World Bank supporterà il Governo della Turchia nel rafforzare la lotta agli incendi boschivi e la resilienza delle foreste e delle persone contro i crescenti rischi del cambiamento climatico nelle 14 province del paese considerate più a rischio.

Basato su approcci di gestione integrata, all'avanguardia per la soppressione e la prevenzione degli incendi boschivi e attraverso il ripristino dei paesaggi e dei mezzi di sussistenza colpiti dal fuoco, il progetto contribuirà a ridurre la vulnerabilità del paese al cambiamento climatico. La notizia ha già 11 mesi, ma vale la pena ricordarla poiché colpisce l’entità dell’impegno finanziario della World Bank in Turchia che supera di oltre 10 volte quello che l’Italia ha stanziato per dare applicazione all’intera Strategia Forestale Nazionale tra 2022 e 2032.

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Australia: le utilizzazioni e il fuoco prescritto non favoriscono gli incendi

Sembra impossibile, ma in tema di gestione forestale la contrapposizione tra disinformazione e informazione scientifica così come tra opinioni estemporanee ed esperienze consolidate, è all’ordine del giorno anche in Australia.

Ce lo mostra un dettagliato articolo di Tony Bartlett, Medaglia al merito del servizio antincendio australiano, del marzo 2025, in cui l’Autore si trova a dover spiegare perché le opinioni di alcuni accademici australiani siano infondate.

Il professor David Lindenmayer e il professore associato Philip Zylstra, sostengono infatti che le utilizzazioni boschive e gli incendi prescritti renderebbero le foreste australiane più infiammabili. Bartlett evidenzia invece come tali posizioni siano fortemente contestate da molti scienziati forestali e professionisti della gestione del fuoco australiani.

I due accademici sostengono che la raccolta di legname nelle foreste native dovrebbe cessare, che gli incendi prescritti dovrebbero essere confinati alle aree vicine a beni di alto valore e che, quando il fuoco viene escluso per più di 40 anni, le foreste native non bruciano ad alta intensità, perché la connettività verticale della struttura forestale si riduce attraverso processi ecologici naturali.

Secondo Bartlett tali affermazioni ignorano le prove rilevanti che derivano da decenni di ricerche ampie e approfondite sul fuoco condotte dalla principale organizzazione scientifica australiana (CSIRO) e dalle agenzie statali per la gestione del territorio forestale, nonché le lezioni tratte da numerose inchieste successive a grandi incendi boschivi negli ultimi 80 anni.

L’articolo prosegue con una nutrita serie di citazioni bibliografiche e di fatti che contrastano con le opinioni dei due accademici, mettendo in evidenza come in certi casi siano state “ignorate” informazioni rilevanti e contrastanti con quanto sostenuto.

Lascia perplessi il fatto che le opinioni contestate siano state pubblicate nella stessa newsletter della Commonwealth Forestery Association in cui scrive Bartlett e che, a quanto pare, il Comitato di Redazione non abbia sottoposto a lettura critica tra pari né i primi contributi degli accademici, né quello di Bartlett, ma si sia limitato a lasciare ai lettori il compito di approfondire e verificare la solidità di ciò che è stato pubblicato.

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Una banca dei semi forestali sotto ai ghiacci delle Svalbard

Il 25 febbraio 2025, alle Svalbard, le isole norvegesi dove si trovano gli insediamenti umani più a nord del Pianeta, CIFOR-ICRAF, cioè il Center for International Forestry Research and World Agroforestry, ha aggiunto una significativa pietra miliare ai suoi sforzi per salvaguardare la biodiversità arborea globale, superando 1,1 milioni di semi depositati nella “Banca Mondiale dei Semi”. L’ingresso della Banca, che è possibile vedere nell’immagine a corredo di questa notizia, ha un aspetto futuristico da film di fantascienza ma non sembra che consenta l’accesso a quello che invece è un enorme deposito di semi.

CIFOR-ICRAF deposita semi nel caveau dal 2008 come parte della sua più ampia missione di sostenere la riforestazione globale e la sicurezza alimentare. L'ultimo contributo del 25 febbraio ha riguardato 120.000 semi provenienti da 19 specie arboree native africane, tra cui l'iconico baobab.

Considerato che il 38% delle specie arboree mondiali è a rischio di estinzione, la messa in sicurezza delle specie native è vitale per salvaguardare un inestimabile patrimonio genetico che con la crisi climatica rischia di subire gravi perdite. In questi periodi tempestosi la Banca Mondiale dei semi delle Svalbard può essere considerata come una moderna Arca di Noè che ci aiuterà a trasportare al sicuro nel futuro gli alberi che rischiamo di perdere.

L'Italia ha inizialmente contribuito alla Banca dei Semi delle Svalbard con solo due campioni di semi di mais. Poi nel 2023  l'Istituto di Bioscienze e BioRisorse (IBBR) del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), con sede a Bari, che conserva circa 600 specie vegetali, con un focus sulla biodiversità mediterranea, ha effettuato un primo deposito significativo. Al momento non si ha notizia siano stati messi al sicuro semi di specie forestali provenienti dal nostro Paese.

Svalbard2025

Per questa edizione di Pillole Forestali dal Mondo è tutto. Vi ricordo che oltre a questa rubrica Sherwood propone anche le Pillole Forestali dall'Italia realizzate a cadenza quindicinale da Luigi Torreggiani. Come per le Pillole Forestali dal Mondo anche quelle dell'Italia sono gratuite e si possono sia leggere che ascoltare in versione podcast.

Vi ricordiamo che anche potete contribuire a questa rubrica inviando notizie forestali dal mondo all'indirizzo  .

Alla prossima edizione

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