Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
di Giuseppe Lo Monaco e Laura Licitra - AUSF Palermo
Monte Pellegrino è un rilievo a nord-ovest di Palermo che raggiunge i 606 m s.l.m. e, data la sua vicinanza alla città, è molto apprezzato e frequentato dai cittadini sia per scopi ricreativi che per tradizioni locali. Il monte, infatti, è da sempre considerato dai palermitani un luogo di culto e anche il suo nome deriva da una figura storica: San Pellegrino, martire durante la persecuzione di Valeriano.
A valorizzare il sito, ovviamente, è anche l’aspetto naturalistico, in quanto in questa area si registra un’interessante biodiversità definita da specie della macchia mediterranea (come leccio, lentisco, fillirea, corbezzolo) e specie rare, tra le quali spicca Ophrys lunulata, orchidea endemica siciliana a conservazione prioritaria per la Direttiva Habitat, e il giuggiolo comune (Ziziphus lotus), anche questa specie molto rara a livello nazionale. Sono presenti anche endemismi propri come Marmorana platychela sub. sicana, gasteropode che fa di Monte Pellegrino un unicum topologico per cui sono in corso studi e ricerche.
A favorire un elevato livello di biodiversità è anche la presenza di rupi che, data la loro difficile frequentazione, sono rimaste indisturbate da attività umane e ciò ha permesso la conservazione di numerose specie d’interesse come il cavolo rupestre, l’erba perla mediterranea, l’euforbia di bivona, la vedovina delle scogliere, il fiordaliso delle scogliere e il garofano rupestre, quest’ultimo una specie di interesse comunitario.
Dal 1996 Monte Pellegrino è una Riserva Naturale Orientata istituita per via dell'interesse botanico legato ai neo-endemismi ed è stato identificato come Sito di Interesse Comunitario (SIC).
Ausf Palermo ha recentemente deciso di organizzare un'escursione per visitare un cantiere forestale su monte Pellegrino dove sono state studiate le varie fasi di pianificazione, progettazione e realizzazione degli interventi selvicolturali attuati per il ripristino ecologico dei boschi colpiti dall’incendio avvenuto il 16 giugno 2016.
La giornata è iniziata con l’accoglienza da parte del direttore della Riserva Naturale Orientata di Monte Pellegrino, Giovanni Provinzano, che ci ha permesso di consultare il particellare del Piano di Gestione, realizzato con la collaborazione di alcuni docenti della facoltà di Agraria dell’Università Degli Studi di Palermo.
Monte Pellegrino è coperto da un rimboschimento a maggioranza di conifere come Pinus pinaster, Cupressus sempervirens e Pinus halepensis. Quest’ultima è l’unica specie alloctona della riserva in grado di rinnovarsi naturalmente; tant’è che, nella zona nord-est della riserva, è presente una piccola popolazione nata spontaneamente.
In misura minore si registra anche una percentuale di eucalipto mentre, nelle zone non interessate dal rimboschimento, il soprassuolo è costituito da specie caratteristiche della macchia mediterranea.
È importante evidenziare che le specie non autoctone utilizzate nel rimboschimento non sono in grado di rinnovarsi naturalmente e questo ha condotto alla creazione di situazioni caratterizzate da forte senescenza e degrado, creando condizioni favorevoli al passaggio del fuoco.
L’incendio verificatosi nel 2016, partito da un’area verde situata ai piedi del versante sud del promontorio, è stato di altissima intensità coinvolgendo 494 ha su 780 ha (63,3% dell’area della Riserva), e, incalzato dal vento, ha percorso il monte fino alla sua cima.
Le tipologie d'intervento previste per le aree percorse dal fuoco consistono in:
Dato che monte Pellegrino è stato interessato per molti secoli da attività di utilizzazione e pascolo, i boschi attualmente presenti risultano fortemente influenzati da tali attività antropiche sia nella fisionomia semplificata che nella composizione specifica assai ridotta. Sempre per questo motivo, inoltre, risulta complicato determinare le specie che costituirebbero le comunità vegetali caratteristiche di questa area, aspetto fondamentale per gli obiettivi del ripristino.
La scelta delle specie si è basata, dunque, sul confronto con zone limitrofe ritenute indisturbate dall'uomo come il bosco di S. Pantaleo; oltre che alla consultazione di immagini storiche, come quadri o disegni, che ritraggono il monte durante diverse epoche storiche.
Nella giornata abbiamo potuto osservare direttamente la conservazione in fitocella delle piante che verranno messe a dimora per la ri-costituzione dei soprassuoli post-incendio. Esse, sia arboree che arbustive, consistevano in: Quercus Ilex, Fraxinus Ornus, Ceratonia Siliqua, Celtis Australis, Quercus Pubescens, Ulmus Minor e Laurus Nobilis, Pyrus Pyraster, Olea Europea sub. Sylvestris, Pistacia Lentiscus, Crataegus Monogyna e Myrtus Communis.
Per quanto riguarda le aree non percorse da fuoco, invece, gli interventi del piano prevedono:
In linea generale, parte del materiale ricavato dagli interventi, verrà cippato e lasciato in loco in modo da permettere il rilascio di sostanza organica in situ e non sottrarla all’ecosistema.
Per conciliare le prerogative di conservazione di alcune specie saproxiliche, verranno rilasciati¸ inoltre, alcuni tronchi sia al suolo che in piedi per incrementare i livelli di biodiversità; poiché alcuni insetti xilofagi necessitano di legno morto in diversi stadi di senescenza.
In occasione dell'escursione era presente anche il professore di pedologia Giuseppe Lo Papa che, a scopo didattico, ha eseguito un profilo del suolo ed analizzato i campioni prelevati. È emerso che la parte superficiale, normalmente un orizzonte minerale (orizzonte A), era in realtà un orizzonte Bt, costituito da argilla lisciviata che solitamente si trova a profondità maggiori. Tale composizione pedologica conferma l’ipotesi di sovra-sfruttamento del suolo e indica evidenti processi di erosione, probabilmente dovuti al susseguirsi di tagli a raso.
Fra i sentieri di monte Pellegrino abbiamo potuto notare due piccoli laghetti, habitat del rospo smeraldino siciliano (Bufotes boulengeri sub. siculus), un rospo endemico presente nella lista rossa di conservazione IUCN.
Dato il suo prezioso valore conservazionistico, per una corretta tutela e salvaguardia, i lavori forestali sono stato interrotti per un determinato lasso di tempo poiché le operazioni disturberebbero la fase di riproduzione compromettendone la presenza della specie su Monte Pellegrino; infatti, le operazioni limitrofi ai due laghetti sono state spostate fino alla schiusa delle uova.
Alla fine del percorso, ci siamo fermati a un crocevia e come simbolo di augurio, è stato messo a dimora un carrubo.
Se vuoi scoprire di più su AUSF Italia, sul nostro sito è disponibile un articolo firmato da Solaria Anzilotti che ripercorre la storia dell’Associazione, dalla nascita alle recenti attività e collaborazioni a livello nazionale e internazionale.
A questo link invece, la raccolta completa dei contributi pubblicati da AUSF Italia sul sito.
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