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Da Taormina uno sguardo sul mercato globale delle conifere: alcune riflessioni dalla 72a edizione della “International Softwood Conference”

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72a International Softwood Conference

A Taormina, dal 16 al 18 ottobre scorsi, è andata in scena la settantaduesima conferenza internazionale sul legname di conifere - “International Softwood Conference” - che rappresenta uno dei principali eventi dedicati alle filiere di questa importante materia prima.

Da una nota stampa a cura di FederLegnoArredo, pubblicata a seguito dell’evento, si legge che la conferenza ha attirato circa 200 partecipanti, principalmente dalle principali segherie di conifere della Scandinavia, dei Paesi Baltici, della cosiddetta “regione DACH” (Germania, Austria, Svizzera), di nord America, Australia, Nuova Zelanda e India. L'evento ha visto anche la presenza di grandi acquirenti dall'Italia, per lo più aziende coinvolte nella trasformazione del legname di conifere in segati, compensati o legno ingegnerizzato per l'edilizia.

Il legname di conifere, è bene sottolinearlo, è alla base di un sistema industriale molto importante nell'Unione Europea, valutato in oltre 30 miliardi di euro all'anno, circa dieci volte superiore a quello delle latifoglie. Conoscere le dinamiche di questo mercato è quindi fondamentale e ci permette di riflettere anche su sfide direttamente connesse alla gestione del patrimonio forestale nazionale.

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A Taormina era presente anche Davide Pettenella, economista forestale dell’Università di Padova, Presidente onorario del Cluster “Italia Foresta Legno”, nonché consigliere editoriale di Sherwood. Gli abbiamo chiesto alcune impressioni a caldo su ciò che è emerso dall’evento.

“La sintesi delle previsioni di mercato è che la situazione in Europa, con la locomotiva Germania in gravi difficoltà (la Germania è il più grande produttore di segati di conifere in Europa), è da un lato caratterizzata da lievi cenni di ripresa, ma al tempo stesso da seri problemi per le segherie, strette tra la morsa di una domanda di segati debole, soprattutto a causa della frenata dell’edilizia, dei magazzini saturi e dei prezzi relativamente alti dei tronchi”, spiega Pettenella. “La situazione in nord America appare migliore, anche se decine di segherie hanno chiuso o stanno chiudendo e le nuove tariffe all’import in USA di tronchi canadesi avranno l’effetto di dirottare sull’UE parte dell’export da questo Paese”.

Nella nota stampa dell’evento si sottolineano altre dinamiche in grado di influenzare l’andamento del mercato del legno di conifere.

Innanzitutto, la produzione di tronchi in Europa appare in calo e diversi problemi strutturali stanno facendo aumentare i prezzi del legname tondo nonostante un calo del valore dei segati: una vera e propria sfida di redditività per le segherie. In questo contesto è da sottolineare la crisi delle foreste di abete rosso in tutta Europa, gravemente colpite dalle infestazioni di coleotteri, con proiezioni che indicano che la produzione di questo legno, tra i più apprezzati e utilizzati, sarà inferiore del 50% almeno fino al 2030 rispetto agli anni pre-crisi per poi riprendersi lentamente. Nonostante questi problemi, ci si aspetta che il legno avrà un ruolo sempre più importante nelle costruzioni in Europa, grazie ai suoi vantaggi in termini di sostenibilità, ma senza un aumento previsto della disponibilità di tronchi occorrerà trovare modi per utilizzare le risorse disponibili in modo più efficiente di oggi.

Proprio su questo tema Davide Pettenella ci ha portato una riflessione interessante, emersa a seguito della sua relazione alla conferenza, dedicata alla bioeconomia del legno e all’approccio a cascata nell’utilizzo di questa risorsa: “Mi ha colpito un commento alla mia relazione, in cui si sottolineava che, come settore forestale e sistema Paese, dovremmo spingere con molta più forza e aggressività nel promuovere il ruolo dell’edilizia in legno. Costruire in legno è in effetti lo strumento principale e più efficace che il settore forestale ha nel contrastare il cambiamento climatico. La colata di cemento e di acciaio che si associa ai fondi PNRR, alle Olimpiadi, al Giubileo o alle politiche fiscali, consolideranno il ruolo della casa e degli edifici pubblici come principale fonte di emissioni di gas di serra in Italia, una politica che non ha nulla di coerente con gli impegni ambientali del nostro attuale Governo, così come di quelli degli anni passati”.

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Ma durante la conferenza di Taormina si è ovviamente discusso anche del contesto globale, che influenza direttamente il mercato europeo.

Su questo fronte, oltre alla situazione nordamericana già descritta da Pettenella, occorre innanzitutto mettere a fuoco il ruolo della Cina, che sta vivendo un grande calo demografico e una drastica riduzione della costruzione di case (in calo del 70% dal 2019). Sebbene il consumo cinese di legname di conifere sia crollato di un terzo negli ultimi tre anni, il calo ha un po’ rallentato, ma è la Russia, al momento, il principale fornitore di legname di conifere del colosso asiatico. Anche il mercato giapponese si sta restringendo a causa del calo demografico, con il governo che sovvenziona pesantemente la produzione nazionale di legname causando un calo dei volumi di importazione. La regione del Medio Oriente e del Nord Africa appare, al contrario, un mercato vitale per le esportazioni di conifere dall’Europa, che ha portato risultati relativamente buoni negli ultimi anni. L'Arabia Saudita, in particolare, sta attirando un notevole interesse da parte degli esportatori europei. A proposito di esportazioni, durante la conferenza è emerso che un importantissimo esportatore di tronchi di conifere, la Nuova Zelanda, diminuirà del 30% la sua produzione entro il 2030, creando potenziali problemi di approvvigionamento sui mercati. Un altro player fondamentale per il prossimo futuro di cui si è discusso a Taormina è l’India, ad oggi l'unica grande economia globale in forte espansione. Sebbene sia ancora un importatore di legname relativamente piccolo, si prevede che la domanda dell'India crescerà in modo significativo, presentando ampie opportunità per gli esportatori europei e americani.

“Nel breve periodo sono più le luci che le ombre a caratterizzare il mercato delle conifere”, chiosa Pettenella, “tra queste luci ci sono sicuramente quelle legate all’espansione del green building come asse strategico per contrastare le emissioni (in media un metro quadro di un edificio in legno fissa più CO2 di un metro quadro di foresta). Ma le tendenze del mercato delle conifere fanno riflettere positivamente anche sugli spazi che si creeranno per l’utilizzo di latifoglie europee nella produzione di legname ingegnerizzato, a partire dal faggio e dalla betulla. Non dimentichiamo che al 2050 dovremo dare una casa a 2 miliardi di nuovi abitanti sulla terra”.

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