Pillole forestali dall’Italia #51 - Riflessioni e nuovi approcci tra bosco e città (e altre notizie di gennaio)

Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'edizione numero 51 di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
Questa rubrica è sponsorizzata da PEFC Italia e FSC®Italia, che ringraziamo per consentire la diffusione gratuita dell'informazione forestale.
Preferisci ascoltare o leggere?
Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
BOSCHI VERTICALI E PUBBLICITÀ ORIZZONTALI
Iniziamo con un fatto curioso, che è accaduto a Milano la scorsa settimana.
Milano centro, avete capito bene! Un fatto e un luogo che sembrano lontanissimi dai temi di questa rubrica e che invece, al contrario, ci portano a riflettere sul nostro “mondo forestale”, su com'è visto e percepito dai non addetti ai lavori.
Cos’è accaduto: nei pressi del noto “Bosco verticale”, il palazzo coperto da alberelli e arbusti realizzato dalla nota “Archistar” Stefano Boeri, sono apparsi dei grandi cartelloni pubblicitari di una APP per la prenotazione di viaggi ferroviari, Trainline. La pubblicità è caratterizzata dall’immagine di un bel bosco innevato (visto dal finestrino di un treno) e da una grande scritta che recita: “I veri boschi non sono verticali. Viaggiare per credere”.
Il riferimento critico/ironico all’opera di Boeri è evidente e l’invito è abbastanza esplicito: abbandonare la grigia città, con la sua natura finta, sviluppata in verticale sui palazzi, per viaggiare ed esplorare così l’autenticità di ciò che c’è si può trovare nel territorio a portata di treno, in una “dimensione orizzontale”. Lettura confermata da Leah Knighton, Brand Director International di Trainline, che ha dichiarato: “La campagna rappresenta un'opportunità per mostrare quanto sia semplice raggiungere la natura autentica grazie al treno, trasformando il viaggio in un'esperienza più consapevole e appagante”.
L’obiettivo di fondo del messaggio è indubbiamente positivo e condivisibile, così come la velata critica al Bosco verticale, un’icona non priva di lati oscuri. Ma ci sono tre aspetti critici che ci riguardano direttamente e di cui è importante, a nostro avviso, tenere conto.
Il primo è il dualismo forzato città/campagna, francamente un po’ anacronistico. Oggi c’è un evidente bisogno di portare “più natura negli spazi antropizzati” (le foreste urbane, la nuova Nature Restoration Law, l’agroforestry) e “più città in collina e montagna”, non con il cemento ovviamente, ma attraverso i servizi, le innovazioni e un’informazione che metta al centro la consapevolezza dell’interdipendenza necessaria tra questi mondi, basata sui servizi ecosistemici.
Il secondo è l’idea di natura incontaminata, anch’essa evidentemente forzata e per molti versi rischiosa, che traspare dalla pubblicità. Una natura spesso percepita come in pericolo che quindi occorre tutelare a ogni costo, con le sue “foreste vere, autentiche” che in realtà, come sappiamo bene, sono il frutto di un’interazione millenaria tra uomo e natura che prosegue ancora oggi attraverso le attività agro-silvo-pastorali.
Il terzo è la tendenza, sempre più evidente, a trasformare alberi e foreste in elementi centrali delle campagne di marketing o di narrazioni oggi molto di moda. E questo, evidentemente, vale per il “Bosco verticale” di Boeri così come per il “bosco orizzontale” della pubblicità di Trainline. Il diffuso rigurgito della società moderna verso la città (che però attira sempre di più da altri punti di vista) e la conseguente attrazione verso la natura, spinge sempre più spesso scrittori, Archistar e pubblicitari ad occuparsi di questi temi, talvolta in modo consapevole, altre volte generando cortocircuiti comunicativi che spesso si rivoltano direttamente contro chi gestisce alberi e foreste.
Troppi pensieri legati ad una semplice (e per certi versi geniale!) trovata pubblicitaria? Forse sì! Ma quando le foreste entrano, anche solo con uno slogan e una fotografia, in una città come Milano… beh, è importante non perdere l’occasione per ragionarci sopra.
Se anche voi volete contribuire a queste riflessioni, vi ricordiamo che le Pillole, come tutti gli articoli del sito di Sherwood, possono essere commentate. Trovate il modulo per inviare i commenti alla fine della rubrica.

UN NUOVO APPROCCIO DA CONOSCERE
Uno degli obiettivi di questa rubrica è di aggiornarvi (anzi, di aggiornarci, tutti assieme, noi compresi!) su ciò che accade nel settore forestale, per rimanere al passo con i tempi. E in questa notizia parliamo proprio di un’innovazione che è al tempo stesso lessicale e di approccio.
Sul sito di Etifor, start-up dell’Università di Padova e ormai realtà consolidata del nostro settore, abbiamo letto un interessante articolo (che vi consigliamo) dedicato ai “5 trend del 2025 verso un’economia Nature Positive”.
Il concetto su cui vogliamo porre l’attenzione è proprio quello di “Nature Positive”, definito ormai da anni ma che negli ultimi mesi sta entrando nel discorso pubblico: cosa significa?
“Secondo noi nel 2025 si andrà oltre il concetto di economia decarbonizzata per abbracciare un modello Nature Positive”, spiega Etifor. “Fino ad oggi l’attenzione si è sempre concentrata principalmente sul carbonio, in parte per urgenza, in parte per l’impatto politico degli Accordi di Parigi e in parte per la maggiore facilità di misurazione. Tuttavia, gli effetti del cambiamento climatico e la vulnerabilità dei nostri territori agli eventi estremi, come ad esempio le ripercussioni della tempesta Vaia o le alluvioni dell’Emilia-Romagna, stanno facendo emergere la necessità di considerare gli impatti ambientali nella loro interezza e complessità, andando a considerare altri fattori chiave oltre al clima, come la biodiversità, l’acqua e il suolo”.
Come l’Accordo di Parigi del 2015 sta all’obiettivo “Net Zero”, insomma, il “Global Goal for Nature”, firmato da 196 Paesi (tra cui l’Italia) alla COP15 del 2022, sta all’obiettivo Nature Positive.
Questo approccio, nato da un famoso articolo del 2021 firmato da ricercatori e associazioni ambientaliste, non è solo rivolto alle aziende che vogliono investire nel ridurre i propri impatti. È interessante per chi si occupa di foreste perché è connesso ad un altro concetto chiave, quello di “gestione integrata”, che coinvolge direttamente la selvicoltura e che sarà centrale anche nell’applicazione della nuova “Nature Restoration Law”.
La gestione sostenibile delle foreste può far parte della visione “Nature Positive”? Evidentemente sì, anche se sul “come” potrebbero esserci opinioni assai diversificate. Proprio per questo è importante approfondire il tema, analizzarne le ripercussioni e magari organizzare momenti di confronto.
Per approfondire:

GLI INCENDI DI LOS ANGELES E QUELLI MEDITERRANEI
Le immagini dei devastanti incendi che hanno colpito Los Angeles, provocando almeno 27 morti e migliaia di case e infrastrutture distrutte, hanno impressionato l’opinione pubblica suscitando interrogativi validi anche per i nostri territori.
Chiaramente i due contesti, California e Mediterraneo, sono assai diversi tra loro, ma alcune riflessioni valgono indubbiamente per entrambi.
È quanto ha spiegato il Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici - CMCC Foudation, in un breve (ma denso) post pubblicato sul profilo Linkedin.
“Gli incendi che stanno devastando Los Angeles sono un altro esempio di come la frequenza e l’intensità degli incendi incontrollati siano in aumento a causa di una combinazione di cambiamenti climatici e uso del suolo”, spiega il CMCC, ponendo poi una domanda fondamentale: “Proprio mentre gli scienziati confermano il 2024 come l’anno più caldo mai registrato, l’Europa e l’area mediterranea sono pronte ad affrontare questa sfida?”
“La politica di concentrarsi in modo sproporzionato sullo spegnimento degli incendi non sta funzionando, perché il tipo di incendi che vediamo oggi non è più controllabile”, spiega Costantino Sirca, ricercatore del CMCC, ribadendo la necessità e l’urgenza di un cambio di paradigma, quello di passare da un approccio incentrato sulla risposta ad una strategia basata sulla prevenzione e sulla preparazione del territorio e delle comunità.
Sul tema della prevenzione vi ricordiamo un Dossier di Sherwood dedicato alla selvicoltura preventiva AIB, realizato ormai alcuni anni fa, che abbiamo scelto di rendere liberamente scaricabile proprio per l’importanza del tema. Vi consigliamo, se non lo avete ancora fatto, di leggerlo.
Sul tema delle comunità, invece, segnaliamo che lo scorso 13 gennaio a Padova è stato organizzato un importante convegno sulle “comunità FireWise”. Si tratta di un approccio innovativo, nato negli Stati Uniti, dove i cittadini di paesi e città a rischio incendi sono coinvolti direttamente nella gestione delle attività di prevenzione, per fare in modo che ciascuno assuma piena consapevolezza del livello di rischio presente sul proprio territorio mettendosi al tempo stesso a disposizione per aiutare ad abbassarlo il più possibile.
Come commentato nella precedente notizia, è importante che queste innovazioni metodologiche e di approccio si facciano strada tra tecnici, operatori e decisori. Tutti possiamo fare la nostra parte per diffonderle: noi ci proviamo attraverso l’informazione, voi potete farlo con attività e iniziative sul territorio. Sarebbe un buon inizio per arrivare a rispondere positivamente a quella domanda cruciale posta dal CMCC.
Per approfondire:
BIOMASSE: RIFIUTI O SOTTOPRODOTTI? DUE AGGIORNAMENTI
Riprendiamo, con due aggiornamenti, una notizia di cui avevamo parlato nell’edizione 48 delle Pillole e che riguardava un’iniziativa parlamentare bipartisan promossa da AIEL - Associazione Italiana Energie Agroforestali, con l’obiettivo di chiarire definitivamente la possibilità di impiegare come sottoprodotti i residui derivanti dalle attività di manutenzione del verde, incluse le potature e il legname depositato in alveo a seguito di eventi atmosferici.
Il primo aggiornamento è che l’emendamento al DL Ambiente, nonostante sia stato firmato tanto da componenti di maggioranza quanto di opposizione, è stato respinto a inizio dicembre. “Un’occasione persa per tutti”, l’ha definita AIEL insieme ad altre associazioni del settore, “per le imprese della filiera legno-energia, che non potranno più approvvigionarsi di questi residui per la produzione di energia rinnovabile vedendo così sfumare un possibile guadagno di circa 45 milioni di euro; per i Comuni, che non potranno più contare su questa filiera per svolgere un servizio di manutenzione e presidio del territorio e che anzi si troveranno ad affrontare un costo stimato tra 150 e 180 milioni di euro per il loro smaltimento; infine per i cittadini, che dovranno pagare una TARI maggiorata”.
Il secondo aggiornamento sulla questione è una lettera che sempre AIEL ha spedito a Tommaso Foti, il nuovo Ministro per gli Affari europei, la coesione e il PNRR. Nella lettera, AIEL invita il Governo a riprendere in mano la questione, includendo inoltre le biomasse all’interno del piano “Transizione 5.0”. “La complessa normativa comunitaria in materia di rifiuti e sottoprodotti, oltre all’incertezza legata alle procedure nazionali, ha frenato interventi che riteniamo fondamentali per la transizione ecologica e la valorizzazione delle risorse legnose”, ha spiegato Annalisa Paniz, Direttrice generale di AIEL, commentando l’iniziativa.
Colpisce davvero l’incertezza nel considerare gli scarti della lavorazione del verde, in particolare quelli legnosi, come rifiuti piuttosto che sottoprodotti. Ed è davvero curioso che le biomasse non siano state inserite nel piano Transizione 5.0 che, con una dotazione finanziaria complessiva pari a 6,3 miliardi di euro, si pone l’obiettivo di favorire la trasformazione dei processi produttivi delle imprese italiane rispondendo alle sfide delle cosiddette “transizioni gemelle”: digitale ed energetica.
La filiera legno-energia, con la sua importanza nel comparto termico, non può essere considerata la “Cenerentola delle rinnovabili”, speriamo che il Governo se ne renda presto conto.
Per approfondire:
DAL COMUNE CIPPATO, SEI DIVERSI PRODOTTI INNOVATIVI
Concludiamo come sempre con un suggerimento di lettura, di ascolto o di visione.
In questa puntata vi consigliamo qualcosa da leggere: l’ultimo numero di “CM - Comunità Montagna”, la rivista di UNCEM.
In particolare, vogliamo porre la vostra attenzione su un progetto che caratterizza questo numero della rivista: “Bosco Olistico”. Il titolo può suggerire qualcosa di vagamente new age, ma non è così, tutt’altro. Si tratta infatti di un progetto molto tecnico e pragmatico, dedicato principalmente allo sviluppo di un “macchinario” capace di dare valore aggiunto al cippato di legno.
Il progetto, finanziato dalla Regione Piemonte e realizzato in collaborazione con UNCEM, si sviluppa in un’area di circa 873 ettari che comprende le valli Maira e Grana. Qui opererà attraverso un gruppo di cooperazione composto da due aziende: Agrindustria Tecco, un’impresa che lavora da quarant’anni nel settore della valorizzazione di prodotti vegetali secondari, e Formaira - Gruppo Iren, impresa che gestisce la filiera “bosco-energia” in Valle Maira garantendo la raccolta, la lavorazione e la vendita di biomassa forestale. Il progetto sarà caratterizzato dalla messa a punto di una filiera basata su un prototipo che, attraverso seghe multilama e dischi diamantati, consente di triturare il cippato in varie pezzature, fino ad addirittura arrivare alla “farina di legno”. Così, a partire dal comune cippato, si potranno ottenere due diverse linee di produzione: una energetica e una non energetica, caratterizzate da sei diversi prodotti.
La lina energetica prevede la produzione di cippatino ottimizzato per piccoli impianti e pellet di alta qualità. Quella non energetica, invece, è volta a creare: lettiere per animali domestici, una pasta lavamani biodegradabile, farine di legno adatte a materiali compositi richiesti dal settore edilizio-industriale, e infine biochar per applicazioni agricole.
Insomma, un’innovazione decisamente interessante che vale la pena, quantomeno, di conoscere.
Per approfondire:
Per questa edizione di Pillole forestali dall'Italia è tutto!
Prima di chiudere vi ricordiamo che alle quindicinali "Pillole forestali dall'Italia" si sono da poco affiancate le "Pillole forestali dal mondo", realizzate a cadenza mensile dal Direttore Paolo Mori. Come per le Pillole forestali dall'Italia, anche quelle dal mondo sono gratuite e si possono sia leggere che ascoltare in versione podcast. Vi consigliamo di seguire entrambe queste rubriche!
Vi ricordiamo infine che anche voi potete contribuire a questa rubrica, inviando notizie di attualità su foreste e legno all'indirizzo:
Alla prossima edizione!
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