Pillole forestali dall’Italia #55 - Indagini, inchieste, narrazioni (e altre notizie di aprile)

Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'edizione numero 55 di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
Questa rubrica è sponsorizzata da PEFC Italia e FSC®Italia, che ringraziamo per consentire la diffusione gratuita dell'informazione forestale.
Preferisci ascoltare o leggere?
Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
C’È ILLEGALITÀ DIFFUSA NELLA GESTIONE FORESTALE?
2.094 notizie di reato, 26.667 illeciti amministrativi, 1.263 persone denunciate, 21 arresti, 302 sequestri preventivi. Sanzioni amministrative per più di 20,6 milioni di euro nei confronti di 24.751 trasgressori. Tutto questo nel periodo che va dal 2020 al 2024.
Questi sono i dati pubblicati nel “Rapporto sugli illeciti forestali”, recentemente presentato dall’associazione ecologista GrIG - Gruppo di Intervento Giuridico, con l’evidente intento di mostrare come la gestione forestale applicata in Italia sia in molti casi irrispettosa delle norme.
“L’attuale situazione di illegalità diffusa può render felici solo imprenditori senza scrupoli del settore del legno e nel campo della produzione di energia da biomasse legnose”, spiega l’associazione nelle conclusioni del proprio rapporto, realizzato (così si evince da quanto dichiarato), grazie a dati forniti dai Carabinieri Forestali per le Regioni ordinarie e dai Corpi forestali e di vigilanza ambientale per le Regioni e le Province autonome.
Ma torniamo ai numeri: sono tanti, sono pochi? Sono in aumento o in diminuzione? Cosa rappresentano? Mostrano davvero una preoccupante situazione di “illegalità diffusa”?
Indubbiamente l’illegalità nella gestione forestale, così come in tutti gli altri settori produttivi, esiste eccome e va conosciuta, monitorata e contrastata con forza. L’azione di denuncia di un’associazione ambientalista è importante in un sistema democratico, proprio per sollevare problemi di questo tipo e porre riflessioni: ben vengano quindi iniziative come quelle del GrIG. Ma per porre solide basi di discussione capaci di portare ad un reale cambiamento occorrerebbe un elemento fondamentale che nel rapporto sugli illeciti forestali dell’associazione ecologista sembra proprio mancare: la trasparenza.
Il GrIG, infatti, spiega molto genericamente di aver condotto una: “Ricerca in relazione all’irrogazione di sanzioni amministrative ed emissione di comunicazioni di notizie di reato in materia di tagli boschivi non autorizzati”. Non dettaglia però di che tipologia di illeciti si parla. Come sappiamo bene, un conto è realizzare un taglio abusivo, senza alcuna autorizzazione né comunicazione, oppure distruggere un habitat protetto; un altro conto è lasciare, ad esempio, 3 matricine in meno in un ettaro di bosco gestito a ceduo o realizzare la curva di una strada forestale di 20 cm più larga rispetto al progetto. Dal rapporto GrIG risulta davvero difficile comprendere la scala del problema, anche a livello geografico, dato che tranne il caso di Regioni e Province autonome si può leggere solo una somma complessiva.
Ma se il ruolo di un’associazione ambientalista è quello di denunciare un problema (in modo più o meno trasparente e più o meno enfatico), starebbe alle istituzioni produrre una reportistica particolareggiata, in grado di fotografare una situazione critica per poi analizzarla nel merito e, se il caso, cercare di risolverla.
Nel SINFor c’è in effetti un indicatore, il “C.10”, che è dedicato proprio a “Illeciti, controlli e sanzioni in ambito forestale”; ma i dati, di fonte CUFA-Carabinieri Forestali, sono ad oggi fermi al 2017. Dato che al GrIG sono stati forniti dati aggiornati al 2024 proprio dal CUFA, è davvero curioso come nella reportistica ufficiale gli stessi numeri risultino così obsoleti.
Nessuno vuole difendere chi commette illeciti forestali, ci mancherebbe altro. Ma per contrastare l’illegalità non basta usare toni forti e proporre somme per mostrare numeri alti e preoccupanti (perché, ad esempio, mostrare i dati 2020-2024 e non l’andamento annuo del problema?). Occorrerebbe porre le basi per una discussione seria e approfondita, in grado di comprendere la natura, la distribuzione e la gravità degli illeciti. Su questo tema, chi svolge l’attività di controllo dovrebbe essere in prima linea, collaborando certo con le associazioni ambientaliste ma anche, forse soprattutto, realizzando una reportistica dettagliata e aggiornata laddove si raccolgono i dati ufficiali.
Ne avremmo davvero un grande bisogno: ci auguriamo perciò che i dati del SINFor vengano presto aggiornati.
Per approfondire:

UN NUOVO OSSERVATORIO FORESTALE
Rimaniamo in tema di diritto forestale, con un’interessante notizia che ci è stata segnalata da un nostro lettore (vi ricordiamo che anche voi potete contribuire a creare questa rubrica attraverso le vostre segnalazioni!).
La notizia riguarda la nascita dell’Osservatorio chiamato “Juris Silva”, creato da un team di giovani ricercatori che hanno l’obiettivo di farlo diventare un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale per lo studio, l’analisi e la diffusione delle tematiche giuridiche, economiche e politiche legate al settore forestale.
“L’Osservatorio si pone l’obiettivo di fornire un supporto qualificato a istituzioni, professionisti, enti di ricerca, università e operatori del comparto agro-forestale mettendo a disposizione aggiornamenti costanti e approfonditi”, si legge in una nota. “Attraverso la pubblicazione di report, notizie e studi specialistici su una piattaforma dedicata, l’Osservatorio intende contribuire alla crescita della conoscenza e alla promozione di buone pratiche nel settore”.
Le aree di intervento dell’Osservatorio saranno quattro: monitoraggio giuridico e politico, attraverso l’analisi e l’aggiornamento sulle evoluzioni legislative, giurisprudenziali e politiche in materia forestale; divulgazione e formazione, attraverso l’organizzazione di seminari, webinar, corsi di aggiornamento e programmi accademici; ricerca scientifica, attraverso la partecipazione a progetti di ricerca nazionali ed europei; infine networking e collaborazione, mediante la creazione di una rete di esperti e professionisti per la condivisione di conoscenze, esperienze e strategie innovative.
Lunga vita a questa iniziativa che, come dimostra la precedente notizia, si innesta in un momento storico caratterizzato tanto da sfide quanto da conflitti che interessano la gestione forestale. Più studi e riflessioni ci sono, meglio è per il nostro settore.
Vi invitiamo a visitare il portale dell’Osservatorio, con una particolare attenzione alle sezioni “Notizie” e “Norme e sentenze”.
Per approfondire:

ROBOT, DRONI E SELVICOLTURA
Forse non tutti conoscete “Arge Alp”.
Conosciuta anche come: “Comunità di Lavoro delle Regioni Alpine”, questa iniziativa è stata fondata nel 1972 con l’obiettivo di risolvere problemi comuni a diversi Paesi alpini transfrontalieri, in un rapporto di buon vicinato e mutua collaborazione. Oggi questa comunità riunisce oggi 10 tra Regioni, Province, Cantoni e Stati federali di Austria, Germania, Svizzera e Italia.
Ed è proprio nell’ambito di Arge Alp che è stato recentemente presentato un progetto interessante e innovativo, dedicato all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e di altre moderne tecnologie in campo selvicolturale. Si tratta di un’attività di “follow up”, ovvero di continuazione, di un altro progetto lanciato nel 2021 che ha consentito il sostegno reciproco nella produzione e nello scambio di materiale vivaistico adatto al clima futuro.
Come si legge in una nota della Provincia Autonoma di Trento, che aderirà al nuovo progetto capitanato dal Tirolo, le prime sperimentazioni riguarderanno attività di ripristino di foreste danneggiate da disturbi naturali attraverso l’utilizzo di robot nei vivai e di droni per la semina diretta in aree forestali poco accessibili. Rispetto a quest’ultimo utilizzo, lo scorso anno uno speciale drone agricolo è stato già testato in Tirolo per distribuire 250 chili di seme su aree forestali spoglie. Uno speciale rivestimento dei semi ha permesso la distribuzione con precisione, la conservazione dell'umidità e la protezione dai danni dei predatori.
Da tempo si sente parlare, a livello di ricerca, di queste nuove possibilità. Ma sapere che in aree storicamente vocate alla produzione forestale come il Trentino e il Tirolo si stiano compiendo sperimentazioni su larga scala è una notizia che apre a diversi scenari concreti. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi e sui risultati.
Per approfondire:
GRANDI CENTRALI A BIOMASSE ANCORA AL CENTRO DEL DIBATTITO
Negli scorsi giorni sul quotidiano La Repubblica è uscita un’inchiesta giornalistica dedicata ad alcune delle grandi centrali di produzione elettrica da biomasse legnose ubicate in Calabria. Il reportage, molto critico, fa parte di “Biomass: the Green Mirage” - “Biomassa: il Miraggio Verde”, un’inchiesta realizzata da un team internazionale di giornalisti provenienti da cinque Paesi in collaborazione con la testata investigativa “Follow The Money” e sviluppata con il sostegno di Journalismfund Europe.
L’inchiesta riguarda centrali di tutta Europa, ma l’articolo su La Repubblica si è concentrato in particolare sulle centrali calabresi di proprietà del colosso energetico ceco EPH, che le ha acquisite dalla società Biomasse Italia e Biomasse Crotone.
I punti critici sollevati dall’inchiesta sono sostanzialmente quattro:
- l’origine della materia prima, che secondo gli autori è da filiere tutt’altro che locali e ben lontana dall’approccio “a cascata”;
- gli incentivi alla produzione di energia elettrica da biomasse che porterebbero a speculazioni;
- i rischi ambientali, compreso l’inquinamento dell’aria;
- il ruolo della criminalità organizzata.
Se da un lato questa inchiesta è preziosa per aprire una finestra su impianti spesso caratterizzati da poche luci e molte ombre, dall’altro, anche in questo caso, i temi dell’energia da biomasse e della selvicoltura sono purtroppo trattati in modo semplicistico, senza addentrarsi nella complessità del tema e, soprattutto, senza indagare alternative più virtuose, che per fortuna esistono.
“Pare che coloro che criticano a priori la trasformazione energetica del legno non siano in grado, o non vogliano distinguere, tra energia elettrica ed energia termica, tra produzione di una singola forma di energia e cogenerazione, tra impianti obsoleti e sistemi moderni ad alta efficienza e basse emissioni di particolato, tra grandissima, media e piccola scala”, ha scritto Paolo Mori in un recente dossier di Sherwood.
Ma questa polarizzazione non deve accecarci. Come forestali dobbiamo contrastare l’informazione scorretta e faziosa rivolta al nostro settore, ma al tempo stesso essere capaci di valutare criticamente certe situazioni molto problematiche, come quelle determinate dalla presenza delle grandi centrali elettriche a biomassa e dal peso degli incentivi alle stesse.
Citando ancora Mori: “Se le grandi centrali elettriche a biomasse solide non sono il male assoluto (poiché quelle alimentate a derivati di petrolio e gas difficilmente sono migliori per emissioni di carbonio di origine fossile, incentivi pubblici e conflitti sociali), si deve comunque puntare a fare meglio. Se istituzioni, associazioni e imprese collaboreranno e agiranno subito saremo ancora in tempo a incentivare e sviluppare sistemi di trasformazione energetica locale, occupazione nelle aree montane e forestali, una selvicoltura capace di produrre assortimenti di maggior pregio e, quindi, un miglior approccio a cascata nella valorizzazione del legno”.
Il più grande errore che possiamo commettere di fronte a queste inchieste è quello di rimanere indifferenti, di voltarci dall’altra parte. I problemi (e qui torniamo anche alla prima notizia) vanno affrontati a viso aperto e con onestà intellettuale: nello scorso numero delle Pillole abbiamo sottolineato la necessità di confronto nazionale sul tema del ceduo... forse sarebbe necessario anche su quello delle grandi centrali elettriche a biomasse.
Per approfondire:
QUELLO CHE LE FORESTE NON DICONO
E terminiamo, come sempre, con un consiglio di lettura, ascolto o visione. Visione di un docufilm, in questo caso.
“Quello che le foreste non dicono è ciò che noi non riusciamo a raccontare”: questa frase, pronunciata da uno dei protagonisti, dà il titolo al primo docufilm che Confcooperative ha deciso di realizzare per raccontare la cooperazione forestale.
E quello che “non riusciamo a raccontare” viene volutamente narrato fin dai primi secondi del filmato: il fatto che dietro ai paesaggi boscati delle nostre colline e montagne, ma soprattutto a monte di beni e servizi essenziali per tutti noi, c’è l’operato di manutenzione, cura e gestione del territorio messo in pratica da persone in carne e ossa, che vivono e lavorano con passione e impegno nelle aree interne del Paese.
Il docufilm è stato realizzato dal giovane regista pugliese Tancredi Di Paola in collaborazione con noi di Compagnia delle Foreste, che abbiamo curato la sceneggiatura e i testi.
Si tratta di un viaggio attraverso l’Italia e la multifunzionalità forestale: dalla Romagna alla Sardegna, dall'Emilia alla Puglia e fino al Friuli Venezia Giulia, il filmato tratta di manutenzione fluviale e opere di ingegneria naturalistica, di attività di prevenzione antincendio e sughericoltura, di micoselvicoltura, ecoturismo, educazione ambientale e ovviamente anche di produzione legnosa, il tutto attraverso le testimonianze di varie realtà territoriali.
A nostro avviso questo docufilm rappresenta un ponte tra montagne e città fatto di immagini, parole e storie. Un modo diverso di narrare il nostro settore che mette finalmente al centro le persone e i benefici della buona gestione forestale.
Guarda il docufilm:
Per questa edizione di Pillole forestali dall'Italia è tutto!
Prima di chiudere vi ricordiamo che alle quindicinali "Pillole forestali dall'Italia" si sono da poco affiancate le "Pillole forestali dal mondo", realizzate a cadenza mensile dal Direttore Paolo Mori. Come per le Pillole forestali dall'Italia, anche quelle dal mondo sono gratuite e si possono sia leggere che ascoltare in versione podcast. Vi consigliamo di seguire entrambe queste rubriche!
Vi ricordiamo infine che anche voi potete contribuire a questa rubrica, inviando notizie di attualità su foreste e legno all'indirizzo:
Alla prossima edizione!
Grazie ragazzi,
Sempre precisi e puntuali e mai polemici