La terapia forestale può rappresentare un motore per la rigenerazione di territori e comunità? Proposte e domande dal progetto FOR.SA

di Luigi Torreggiani
Realizzare percorsi di terapia forestale non è da considerarsi solo un’attività tecnica, preliminare alle pratiche mediche che in essi si potranno svolgere. Coinvolgere gli abitanti delle aree rurali nell’ideazione condivisa di un vero e proprio servizio di terapia forestale può infatti trasformarsi in un progetto più ampio di rigenerazione del territorio e delle comunità.
È stato questo l’obiettivo di FOR.SA, acronimo di “foreste e salute”, un progetto coordinato dalla Foresta Modello delle Montagne Fiorentine e finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana attraverso il GAL Start, non a caso attraverso l'Azione Specifica Leader 19.2 dedicata proprio a progetti di rigenerazione delle comunità. L’idea alla base del progetto non è stata solo quella di far conoscere e diffondere i benefici della terapia forestale, ma anche di valorizzare a tutto tondo i territori montani di Valdisieve e Valdarno attraverso quattro percorsi che sono stati realizzati nei comuni di San Godenzo (Castagno D’Andrea, in Località Borbotto), Londa (nei pressi del Passo Croce a Mori), Reggello (tra i “Giganti di Vallombrosa”, gli abeti americani che formano il bosco più alto d’Italia) e Rufina (in località Moscia). Lo scorso 29 aprile a Pontassieve (FI), durante il convegno conclusivo di FOR.SA, Sara Barbieri di LAMA Impresa Sociale - una cooperativa partner del progetto che si occupa di innovazione sociale e rigenerazione territoriale - ha illustrato il percorso di co-progettazione messo in atto, portando anche interessanti considerazioni sull’esperienza maturata, valide anche per altri territori.
Una delle sessioni forestali pilota organizzate dal progetto FOR.SA
Il percorso di co-progettazione
Il percorso di coinvolgimento progettato da LAMA e realizzato grazie alla collaborazione del capofila e dell'ampia rete di partner diretti e indiretti del progetto FOR.SA, ha previsto innanzitutto una mappatura degli attori chiave da coinvolgere nell’attività di co-progettazione del servizio di terapia forestale e quattro presentazioni pubbliche aperte alla cittadinanza, in ciascuno dei comuni coinvolti. Sono state poi realizzate attività di animazione rivolte a professionisti (guide, educatori, psicologi e psicoterapeuti) articolate sia in momenti di confronto, sia in esperienze pratiche sul campo. A questi professionisti sono stati dedicati anche dei workshop, con l’obiettivo di identificare le tipologie di utenza del servizio di terapia forestale e le loro specifiche necessità.
Si è arrivati così alla realizzazione di vere e proprie sessioni pilota di terapia forestale, condotte da psicologi o psicoterapeuti e guide ambientali all’interno dei percorsi individuati nel frattempo dalla Foresta Modello delle Montagne Fiorentine insieme ai gestori forestali del territorio e al CNR - Istituto per la Bioeconomia. Queste sessioni sono state aperte alla cittadinanza, includendo anche alcune categorie di utenti fragili, e hanno rappresentato un’ulteriore occasione di ascolto e raccolta feedback.
Si è arrivati così alla vera e propria ideazione condivisa del servizio di terapia forestale, avvenuta sia attraverso workshop aperti alla cittadinanza sia mediante l’elaborazione di diverse possibili configurazioni del servizio stesso e dei relativi modelli di sostenibilità. Alcuni numeri rendono meglio l’idea del coinvolgimento della popolazione, avvenuto in meno di un anno e in un territorio rurale non sempre abituato a questo genere di iniziative: sono stati circa 250 gli iscritti agli eventi pubblici del progetto e oltre 50 i partecipanti ai tavoli di co-progettazione.
Alcuni dei materiali utilizzati durante le attività di co-progettazione realizzate da LAMA
Quattro tipologie di utenti
Durante i tavoli sono state identificate quattro principali categorie di utenti a cui potrebbe essere prioritario, in futuro, rivolgere il servizio di terapia forestale. Per ciascuna di esse sono state anche individuate delle specifiche attenzioni di cui tenere conto prima, durante e dopo le esperienze.
La prima categoria è quella degli utenti generici, persone che desiderano uscire dalla routine quotidiana per provare un’esperienza diversa e coinvolgente. Per questa categoria, ad esempio, è stato considerato importante fare leva sulla scientificità degli effetti della terapia forestale, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione di patologie, privilegiare piccoli gruppi e prevedere attività complementari, come yoga o meditazione guidata.
La seconda categoria individuata è quella dei giovani, che possono trovare nella terapia forestale uno strumento per ri-sintonizzarsi con la natura e la propria sfera emotiva. Per coinvolgerli, secondo quanto emerso, sarà ad esempio fondamentale una collaborazione con le scuole e si auspica l’organizzazione di incontri preparatori in classe. Per i giovani inoltre sarà importante anche stimolare la condivisione dei punti di vista attraverso un dibattito post-terapia e si potrebbe sfruttare l’occasione anche per sensibilizzarli sui temi della sana alimentazione e della tutela della biodiversità.
La terza e la quarta categoria sono invece più legate a problematiche sociali o di salute: si tratta di persone che beneficiano di servizi offerti da Enti del Terzo Settore e di veri e propri pazienti. Per chi beneficia di servizi del Terzo Settore, ad esempio, è stata considerata prioritaria la presenza di un operatore dell’Ente, che sia a conoscenza delle pratiche e che possa quindi anche dare supporto ai professionisti (psicologi, psicoterapeuti, guide) lungo il percorso. Per i pazienti è stato invece considerato fondamentale individuare un punto di contatto iniziale con gli stessi, come il medico di base, i Centri di Salute Mentale o gli ospedali. Per fare ciò si ritiene prioritario sviluppare delle linee guida per gli addetti dell’area medica e stipulare dei protocolli d’intesa, ad esempio, con le ASL territoriali e le Regioni.
Uno degli incontri di co-progettazione, all'interno della sede dalla Foresta Modello delle Montagne Fiorentine
La necessità di un soggetto gestore
Sara Barbieri di LAMA ha concluso il suo intervento approfondendo una delle considerazioni principali nate dai tavoli di co-progettazione, ovvero la necessità, sul territorio, di un soggetto gestore deputato all’organizzazione e all’erogazione del servizio di terapia forestale. Un’esigenza peraltro confermata, durante una tavola rotonda del convegno, anche da proprietari e gestori di aree forestali del territorio, entusiasti dell’opportunità e disponibili a fornire le proprie aree boschive, ma non interessati a organizzare direttamente le attività.
Secondo Sara Barbieri si tratta di un tema tanto fondamentale quanto complesso. Un soggetto gestore del servizio dovrebbe infatti coordinare in maniera sistemica e integrata un'ampia rete di attori (pubblici e privati), servizi e funzioni: gestire il coordinamento tra le diverse figure professionali coinvolte; coinvolgere le aziende locali per offrire servizi complementari alle pratiche di terapia Forestale (ricettività, ristorazione, spazi per il confronto, trasporti); stipulare accordi con proprietari privati e pubblici dei terreni su cui ricadono i percorsi e garantire la sicurezza e la fruibilità degli stessi; aumentare la consapevolezza sui benefici della terapia forestale e promuovere le attività organizzate attraverso attività di informazione e comunicazione; gestire l’incontro tra domanda (utenti generici, pazienti, enti sanitari) e offerta (proprietari terreni forestali, professionisti, aziende agricole), per offrire un’esperienza di terapia forestale adeguata ai singoli bisogni; infine, garantire ovviamente la sostenibilità dell’intero servizio.
La presenza di un soggetto gestore capace di occuparsi di tutto questo potrebbe essere la chiave di volta per dotare un territorio rurale come quello del Valdarno e della Valdisieve di un’opportunità che oggi appare interessante da più punti di vista, come è emerso chiaramente dal convegno. Tuttavia, questo rimane ad oggi anche il principale limite: chi potrebbe sostenere economicamente, almeno in una fase iniziale, questo soggetto? Dovrebbe essere una struttura pubblica, privata o magari prevedere una collaborazione pubblico-privato? Potrebbe agganciarsi o nascere da realtà simili già esistenti in alcuni territori, come ad esempio le strutture termali già impegnate nell’erogazione di servizi per il benessere delle persone e riconosciute dal sistema sanitario?
Si tratta di questioni e domande ancora aperte ma cruciali, su cui sarà fondamentale continuare a discutere, sempre mantenendo un approccio di co-progettazione aperto a territori e comunità come quello proposto da LAMA per il territorio delle Montagne Fiorentine.
Questo articolo-intervista è stato realizzato nell’ambito del progetto FOR.SA - Foreste e Salute, coordinato dalla Foresta Modello delle Montagne Fiorentine e finanziato dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana, bando GAL Start, misura 19.2.
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