Ottantotto?

di Andrea Barzagli
Secondo le stime della FAO sono circa 88 milioni gli ettari di foreste del Mediterraneo, distribuite in modo estremamente disomogeneo tra i 27 Paesi che rientrano in questa area geografica. Quattro Paesi, Italia, Spagna, Francia e Turchia, possiedono infatti il 64% della superficie forestale totale. Si tratta di stime non semplici da ottenere se consideriamo la difficoltà nel disaggregare i dati degli inventari forestali nazionali per, ad esempio, escludere tutte quelle porzioni di foreste che pur rientrando nei Paesi “mediterranei” non possono essere considerate tali dal punto di vista vegetazionale, come quelle del nord della Spagna e della Francia o le Alpi in Italia. Ma questa è solo una delle problematiche legate alla precisione di questi numeri, come è emerso nella sessione dedicata al tema durante la settima Mediterranean Forest Week che si è tenuta ad Antalya, in Turchia, lo scorso marzo.
L’European Topic Centre for Spatial Analysis and Synthesis (ETC-UMA) ha infatti evidenziato come ci sia ancora una enorme differenza tra la qualità dei dati disponibili in Europa rispetto a quelli riguardanti gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dove le stime possono includere errori fino anche all’80%.
Può sembrare una mera questione di numeri, ma dati certi e solidi sull’estensione, la distribuzione e la classificazione del patrimonio forestale presente in una data area sono fondamentali per realizzare politiche di valorizzazione e tutela, a maggior ragione nel Mediterraneo, oramai largamente riconosciuto come hotspot del cambiamento climatico. Ad esempio, nell’ambito della UN Decade on Ecosystem Restoration si stanno moltiplicando le iniziative legate al ripristino degli ecosistemi forestali degradati, largamente presenti in molti Paesi dell’area mediterranea: la mancanza di dati solidi in alcune aree può inficiare la progettazione e ridurre le potenzialità delle azioni di ripristino, per non parlare della possibilità di monitoraggio, elemento essenziale di un approccio adattativo ad un clima che cambia. Lo stesso vale per progetti legati ad altri temi, come la quantificazione dello stoccaggio di carbonio, la salvaguardia della biodiversità e i prodotti non legnosi del bosco.
Senza dati sul proprio patrimonio forestale il Mediterraneo rischia di non poter quantificare il suo contributo a sfide globali come quella degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU.
Questo testo è tratto dal numero 258 di Sherwood | Foreste e Alberi oggi: se vuoi ricevere a casa la tua copia cartacea e non perderti l’anteprima su questo e altri contenuti esclusivi, visita la sezione dedicata agli abbonamenti cliccando qui. Abbonandoti contribuirai a sostenere tutto il lavoro della redazione di Sherwood.
Lascia un commento
Crediamo fermamente che creare un dialogo costruttivo con i nostri lettori possa costruire una comunità di appassionati, permettere di approfondire i temi trattati e arricchire tutti. Per questo motivo abbiamo attivato la sezione “commenti”.
Commentare un articolo è un'opportunità per partecipare alla conversazione pubblica e condividere le proprie opinioni. Partecipa anche tu alla discussione!
I commenti saranno moderati dalla redazione per assicurare che siano pertinenti, rispettosi e in linea con le nostre linee guida.
Crediamo fermamente che creare un dialogo costruttivo con i nostri lettori possa costruire una comunità di appassionati, permettere di approfondire i temi trattati e arricchire tutti. Per questo motivo abbiamo attivato la sezione “commenti”.
Commentare un articolo è un'opportunità per partecipare alla conversazione pubblica e condividere le proprie opinioni. Partecipa anche tu alla discussione!
I commenti saranno moderati dalla redazione per assicurare che siano pertinenti, rispettosi e in linea con le nostre linee guida.