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ISPRA: le foreste italiane assorbono quasi il 14% delle emissioni climalteranti, una percentuale mai così alta. Da cosa deriva questo dato inaspettato?

assorbimento carbonio foreste
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ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha da poco pubblicato, nell’ambito dell’Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2023, il “National Inventory Document 2025”.

In questo importante documento si descrive la rendicontazione, aggiornata al 2023, delle emissioni di gas serra che l’Italia comunica ufficialmente in base a quanto previsto, ad esempio, nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC) o dell’Accordo di Parigi.

Oltre ai dati sulle emissioni di CO2 dei vari settori produttivi, il rapporto mostra annualmente anche un dato interessante per il settore forestale, ovvero il contributo delle foreste italiane all’assorbimento di carbonio al netto delle perdite per incendi, prelievi legnosi, mortalità naturale ecc: il cosiddetto “carbon sink”.  

 

Un dato inaspettato

A colpire alcuni addetti ai lavori rispetto al Rapporto 2025 è stata proprio la stima della CO2 equivalente del “settore LULUCF”, quello relativo all’uso e ai cambiamenti di uso del suolo e alle foreste.

Il Rapporto parla, per il 2023, di un assorbimento da parte del settore LULUCF pari a 53,6 Mt di CO2 equivalente: il 13,9% circa del totale delle emissioni di gas serra del nostro Paese.

Questo numero e questa percentuale hanno stupito gli osservatori, perché risultano decisamente più alti del precedente rapporto ISPRA, e non di poco: si tratta infatti di più del doppio. Nello scorso rapporto l’assorbimento del settore LULUCF per il 2022 era stato stimato a 21,2 Mt di CO2 equivalente, il 5,1% delle emissioni di gas serra italiane.

Da cosa deriva questo forte balzo, pari a ben 32,4 Mt di CO2 equivalente?

I dati del rapporto 2025 non risultano differenti dal precedente solo per l’ultimo anno stimato (il 2023), ma le tabelle ISPRA sono state modificate a partire dal 2020. Questo deriva, come si legge in una nota del rapporto, da un ricalcolo avvenuto sulla base di tre nuovi strumenti di cui il nostro Paese si è recentemente dotato: la Carta Forestale Nazionale (pubblicata nel 2024 e riferita a dati 2023), il Database Foreste (con i nuovi dati sui prelievi) e il nuovo Inventario Forestale Nazionale, non ancora concluso ma che ISPRA ha potuto utilizzare attraverso i dati preliminari di superficie.

ispra tabella 

Il parere di Giorgio Vacchiano, modellista forestale

"Iniziamo dicendo perché questo numero è importante: sia per capire le conseguenze della gestione forestale sulla mitigazione dei cambiamenti climatici in Italia, ed eventualmente cambiare rotta con politiche adeguate, sia per comprendere quanto siamo in linea con gli obblighi di mitigazione del settore decisi a livello comunitario", spiega Giorgio Vacchiano, ricercatore forestale esperto di modellistica che abbiamo contattato a riguardo. "L'assorbimento richiesto per LULUCF all'Italia, di 35 Mt al 2030, l'anno scorso sembrava troppo lontano per poter essere raggiunto in soli 6 anni, invece ora è addirittura superato". 

“Questi dati però (sia i vecchi che i nuovi) non vanno presi come assoluti. In entrambi i report, infatti, i valori di assorbimento di carbonio sono indicati con un margine di accuratezza del 35%, quindi con valori che possono andare da un terzo in meno a un terzo in più di quello riportato a causa delle informazioni spesso incomplete e frammentate su cui si basano le stime”, continua il ricercatore. “La cifra record del 2023 sembra essere dovuta principalmente a tre fattori: innanzitutto il grande ricalcolo effettuato attraverso i nuovi dati di Carta e Inventario, con oltre un milione di ettari di foreste in più rispetto al reporting precedente e un grosso aumento della transizione da prati e pascoli a foreste; poi la diminuzione delle emissioni da foreste, dovuta a variazioni dei dati relativi ai prelievi, derivante probabilmente da un’elaborazione dei nuovi dati del Database Foreste del SINFor; infine, un forte aumento nel sink nella materia organica presente nelle foreste, molto più alto rispetto ai numeri riportati nel report precedente".

“Sicuramente è un bene che un report come quello di ISPRA sia aggiornato in base a nuove conoscenze”, sottolinea infine Vacchiano, “ma nel caso di cambiamenti così macroscopici sarebbe importante avviare una discussione tra esperti del nostro settore, che auspico avvenga nelle prossime settimane in collaborazione con ISPRA. Si tratta di un report determinante per le politiche climatiche, ma quanti nel nostro settore lo conoscono, sanno leggerlo e interpretarlo? In un momento storico caratterizzato da una nuova attenzione ai dati forestali, è importante sapere come essi saranno utilizzati, anche in settori contigui e interconnessi al nostro, come quello della mitigazione della crisi climatica”.

Sapere che il settore LULUCF, fortemente influenzato dalla presenza delle foreste, riesce ad assorbire in Italia quasi il 14% delle emissioni di CO2 è un dato confortante e mostra, ancor più di prima, il ruolo di foreste e settore forestale all’interno delle politiche climatiche nazionali e internazionali.

Certo risulta strano e straniante passare all’improvviso dal 5% al 14%, un salto netto che mette in luce quanto sia necessario disporre di dati non solo affidabili, ma anche costantemente aggiornati. Questo potrà avvenire se si continuerà ad investire sull’aggiornamento del SINFor (il Sistema Informativo Forestale, che contiene la Carta e il Database), e se prenderà avvio, come annunciato, il nuovo Inventario Forestale Nazionale, che sarà caratterizzato da un aggiornamento annuale e non più decennale dei dati.

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