Le foreste non siederanno al tavolo del Governo Meloni?
di Paolo Mori
200 anni fa il Regno Sabaudo, con la promulgazione delle “Regie Patenti” riconosceva la necessità di gestire e controllare meglio le foreste attraverso un’ “Amministrazione Forestale”. Nel 1929 il governo Mussolini, molto probabilmente anche grazie a Serpieri (per chi non lo conoscesse, Ministro e Autore di una normativa forestale italiana divenuta una pietra miliare di cui festeggeremo 100 anni nel 2023) introduce per la prima volta le “foreste” nel Ministero dell’Agricoltura, facendolo divenire “Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste”.
Questa denominazione rimane a lungo. Supera la seconda guerra mondiale e arriva fino al 1993: in sostanza per 64 anni le foreste sono state uno dei temi del Ministero che si occupa di agricoltura. Poi nel 1993, con Ciampi, per meno di un anno, le foreste scompaiono dal nome per tornare, sempre con Ciampi, già alla fine del 1993 con il Ministero della Risorse Agricole Alimentari e Forestali che dura fino al 1999, quando il governo D'Alema toglie ancora una volta il nome Foreste dal Ministero di riferimento che si chiamerà per meno di un anno “delle Politiche Agricole”. Poi la storia si ripete e D'Alema, come Ciampi, ci ripensa e nello stesso 1999 si torna al Ministero delle politiche Agricole e Forestali.
Con Prodi, nel 2008 si ritorna ad aggiungere il tema alimentare arrivando all’appena scomparso Mipaaf che dura fino al 2019, quando Conte aggiunge il “turismo” all’agricoltura, alla produzione alimentare e alle foreste. Conte regge meno di 2 anni e nel 2021 torna indietro e rinomina nuovamente il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Due giorni fa il Governo Meloni toglie nuovamente le Foreste dalla denominazione e introduce il Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare.
Questa lunga e tormentata storia ci fa capire come dopo i primi 64 anni in cui il tema delle foreste ha militato nella “serie A” della politica nazionale, seppur con alti e bassi, a partire dal 1994 per ben 3 volte le foreste sono state considerate una sotto tematica nazionale.
Adesso siamo in “serie B”. Ci vogliamo meravigliare? Vogliamo pensare che il Governo MELONI è brutto e cattivo perché si è disinteressato delle foreste a scala nazionale? Vogliamo dirci che a Roma ignorano politicamente il 36,7% del territorio italiano e oltre 15 milioni di cittadini che lo abitano? Facciamolo, ma ricordiamoci che anche Ciampi e D’Alema in passato hanno deciso nella stessa direzione.
Poi rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di capire perché siamo in serie B, come tornare in serie A e cosa significa veramente perdere le Foreste dal nome del Ministero di rifermento. Per iniziare un percorso di rinascita e chiudere questo lungo post propongo tre considerazioni.
1 – Se nei programmi elettorali dei partiti non c’è una politica per le foreste o per la montagna, se non in elenchi di belle intenzioni copiate all’ultimo minuto da qualche documento, e non ci sono persone di rilievo che si occupino di tali temi, meravigliarsi della scomparsa delle foreste dal nome del Ministero è come pensare di meritare la serie A con giocatori da serie C. Evidentemente, non senza sforzo, si dovrebbe lavorare su ogni partito e su politici importanti, così come ha fatto in un’altra direzione un soggetto politicamente impattante come Coldiretti, non del tutto innocente per quanto riguarda la nuova denominazione del Ministero, nonostante abbia Feder Foreste al suo interno.
2 – Affidare la rappresentanza politica dei temi forestali alle organizzazioni professionali agricole non ha portato a risultati tangibili, non solo in questo frangente, ma da decenni (a parte pochissime fulgide, ma limitate, eccezioni).
3 - Perdere o avere il nome “Foreste” non ha cambiato radicalmente le cose dal 1993 in avanti. Fino al 2018, quando è nata la DiFor, i vari Ministeri che hanno avuto “Foreste” nel nome non si sono infatti preoccupati minimamente di non avere al Ministero neppure un ufficio con una sola persona, anche con un contratto a termine, che si occupasse della politica forestale nazionale o del coordinamento e del supporto delle Regioni e Province Autonome. Se questo Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare mantenesse la DiFor e continuasse il prezioso lavoro avviato in questi ultimi anni, potremmo accontentarci della Sostanza in attesa di riconquistare anche la Forma.
4 – Se questa nuova denominazione del Ministero portasse dietro anche la scelta di smantellare quanto fatto negli ultimi anni sarebbe molto grave, ma ricordiamoci bene cosa siamo stati capaci di fare tutti insieme. Ricordiamoci che abbiamo un TUFF, una serie di Decreti attuativi, progetti avviati sulla formazione, una Strategia Forestale Nazionale con 420 milioni di euro stanziati fino al 2032, molte Regioni con dirigenti e funzionari che in capo forestale, insieme, sono stati capaci di costruire importanti iniziative. Tutte cose che difficilmente potranno svanire solo per la scomparsa delle “foreste” dal nome del Ministero.
Certo pare che le foreste non siedereanno al tavolo del Governo Meloni. Riprendendo la metafora calcistica (abbiate pazienza, ma da giocatore di lungo corso non ne ho trovate altre), non dovremo aspettarci la promozione in serie A senza sforzo, ma abbiamo tutti gli elementi per tornarci e per giocare un campionato nella parte alta della classifica. Non dovremo farlo per noi, per la nostra dignità, per valorizzare le nostre competenze o per conservare posti di lavoro, ma per svolgere con efficacia il nostro ruolo di servizio alla collettività che, al di là delle chiacchiere e dei proclami, ha veramente necessità dei numerosissimi benefici che possiamo fornire grazie ad una lungimirante politica forestale nazionale.
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