Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
di Luigi Torreggiani
Durante i lavori del XIV Congresso della Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale, tenutosi a Padova dal 9 al 12 settembre, è stata organizzata una Tavola rotonda dedicata all’epidemia di bostrico, il coleottero scolitide che, come ampiamente previsto, si è diffuso in modo esteso a seguito della tempesta Vaia.
La Tavola rotonda è stata coordinata dal Prof. Andrea Battisti - ordinario di entomologia forestale all’Università di Padova - e ha coinvolto, insieme ad altri esperti, i rappresentanti di tutte le Regioni e le Province autonome colpite: Lombardia, Alto-Adige, Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
È stata l’occasione per fare il punto della situazione sulle attività svolte dalle amministrazioni per gestire e contrastare l’infestazione, per approfondire il tema del vivaismo - fondamentale per le attività di ripristino ma spesso un punto debole del nostro sistema forestale - e per discutere delle sinergie messe in atto tra vari attori nelle attività di monitoraggio.
Ma oltre a questi temi è stata mostrata, in anteprima, la comparazione delle superfici colpite dalla tempesta di vento di fine 2018 e di quelle attaccate ad oggi dal coleottero scolitide.
Dai dati presentati risulta che agli oltre 38.000 ettari colpiti da Vaia si affiancano ormai circa 36.000 ettari colpiti dal bostrico. Un dato, quest’ultimo, descritto però come probabilmente in difetto per Lombardia, Veneto e soprattutto per il Friuli Venezia Giulia. Occorrerà quindi aspettare i dati ufficiali della stagione 2024 per averne certezza, ma è quasi sicuro che i danni dell’infestazione del coleottero abbiano ormai superato quelli di Vaia.
Il “sorpasso” è una realtà già certificata per la Provincia Autonoma Trento (11.500 ettari colpiti da Vaia e 13.400 dal bostrico), per la Provincia Autonoma di Bolzano (circa 6.800 ettari colpiti da Vaia e quasi 10.000 dal bostrico) e per la Lombardia (circa 2.400 ettari colpiti da Vaia e oltre 3.400 dal bostrico). Solo in Veneto e Friuli prevale ancora il danno di Vaia, ma come già sottolineato è molto probabile una sottostima dei dati presentati.
In totale, le superfici colpite dal vento e dall’insetto assommano a circa 75-80.000 ettari: più di due volte quella del Lago di Garda. Ma c’è un dato confortante: tutte e cinque le amministrazioni hanno segnalato numeri in discesa relativamente ai dati di monitoraggio 2024. Sembra infatti che il numero di catture dell’insetto sia in netto calo ovunque, principalmente a causa delle abbondanti piogge primaverili che hanno dato sollievo alle peccete in sofferenza idrica, rendendole meno suscettibili. I dati raccolti mostrano tuttavia una situazione ancora considerabile come critica, ma la curva dell’infestazione, come ha sottolineato Battisti, è destinata a scendere rapidamente, a meno di altri eventi di disturbo capaci di mandare in crisi nuovamente l’abete rosso. È infatti da segnalare come, dopo Vaia, altri schianti da vento e neve e una lunga siccità abbiano contribuito al dilagare dell’insetto.
La discussione della Tavola rotonda è stata rivolta al futuro dell’abete rosso sulle Alpi: cosa aspettarsi per questa specie, da sempre importantissima anche per l’economia locale, nel contesto della crisi climatica in atto? Come gestire i boschi rimasti in piedi, per fortuna la stragrande maggioranza, per renderli più resistenti e resilienti? Come interpretare, nel contesto alpino italiano, l’approccio di una selvicoltura “più vicina alla natura” proposto recentemente nelle linee guida europee? Di quali infrastrutture, come strade forestali e vivai, sarà necessario dotarsi e su quali specie occorrerà puntare?
Domande complesse e aperte, su cui l’intero settore forestale dovrà impegnarsi a rispondere nel prossimo futuro, anche attraverso una collaborazione più stretta con altre professionalità e abbracciando nuove opportunità, come ad esempio la valorizzazione di altri servizi ecosistemici oltre al legno. Si tratta di una sfida a cui i tanti ricercatori e le tante ricercatrici presenti potranno contribuire, lavorando in stretta sinergia anche con proprietari forestali, le imprese e le amministrazioni locali. Ma sarà necessario coinvolgere anche la sfera politica a più livelli: occorreranno infatti strategie e risorse per attuarle. La selvicoltura non è fatta di “tagli del nastro” a favore di telecamere, ma di un lavoro costante i cui risultati si vedranno solo tra decenni.
Le Regioni e Province autonome colpite, grazie a un recente stanziamento annunciato a luglio sul DM Agricoltura, avranno a disposizione 3 milioni di euro all'anno per tre anni (9 milioni complessivi) da impiegare per la lotta alla diffusione del bostrico: un sostegno che, in questa fase, potrà essere utilizzato proprio per iniziare a lavorare al futuro dei boschi colpiti.
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