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Gestione forestale

Come farsi idee equilibrate su foreste e gestione

Come farsi idee equilibrate su foreste e gestione
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di Paolo Mori

C’è chi sostiene che il governo a ceduo dei boschi esiste da tempi immemorabili, è facile da gestire e garantisce energia termica rinnovabile a scala locale, quindi va conservato. All’opposto altri dichiarano che il governo a ceduo ha un forte impatto paesaggistico, non consente di conservare la biodiversità e di produrre legname di pregio, quindi va eliminato.

Da alcuni anni, per mitigare la crisi climatica, c’è chi predica di piantare 1.000 miliardi di alberi nel Pianeta, poiché è facile, si può fare nel giro di pochi anni e consentirebbe di ridurre il 40% di tutte le emissioni climalteranti prodotte dall’inizio dell’era industriale ad oggi. Anche in questo caso c’è chi la pensa diversamente e porta dati e fatti che mostrano come la piantagione di 1.000 miliardi di alberi non sia né facile, né rapida, né capace di mitigare la crisi climatica in maniera così importante come dichiarano i promotori dell’idea.

Questi sono solo due esempi tra quelli recentemente più dibattuti in tema di alberi e foreste. Promotori e detrattori hanno entrambi delle ragioni valide alla base dei loro ragionamenti, ma spesso entrambi omettono, più o meno consapevolmente, fattori rilevanti avversi alla loro posizione.

Se il nostro interesse è quello di comprendere la realtà in cui ci muoviamo e se vogliamo costruirci un nostro pensiero indipendente ed equilibrato su un tema controverso, è necessario imparare a muoversi tra le contraddizioni delle diverse correnti di pensiero.

I latini sintetizzavano con il detto “in medium stat virtus”. Il giusto non sta nelle posizioni estremiste, poiché queste sottostimano più o meno intenzionalmente elementi rilevanti della questione che stanno affrontando. La virtù, il modo equilibrato di capire al meglio una questione, sta in mezzo. Ma dove sia il “mezzo” non è dato saperlo a priori. Dobbiamo capirlo da soli, con spirito critico e acquisendo quante più informazioni, dati, considerazioni, esperienze possibile e rielaborandole tenendo conto dei nostri princìpi etici.

 

Cominciamo orientandoci

Nella costruzione di un pensiero equilibrato, il primo importante accorgimento da mettere in pratica è l’analisi di due fattori importanti: la fonte da cui riceviamo l’informazione e l’intento con cui ci viene fornito il contenuto. Non è sempre facile capire ogni aspetto rilevante, ma una semplice classificazione, di cui scrivono Gheno e Mastroianni in “Tienilo acceso. Posta, commenta e condividi senza spengere il cervello” (2018), può aiutarci ad avere degli indizi utili ad attribuire importanza o meno ad un contenuto, ad adottare un atteggiamento di prudenza o di fiducia nei confronti di una fonte di contenuti. In fondo anche questo contributo non ha altro scopo se non quello di invitare anche chi si occupa di foreste, per professione e/o per passione, a tenere accesa la propria attenzione quando acquisisce nuovi contenuti su alberi, boschi, gestione e sostenibilità.

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Copertina del libro di Vera Gheno e Bruno Mastroianni.

Le fonti dell’informazione

La prima valutazione che è utile fare è quella relativa a chi ha prodotto il contenuto che stiamo acquisendo (articolo, video, podcast, post, comunicazione personale o qualsiasi altra forma). Gheno e Mastroianni indicano tre livelli di autorevolezza della fonte.

Fonte di terzo livello
Si tratta di un soggetto che non conosce direttamente il fatto di cui parla e che non è esperto della disciplina connessa al fatto. Potrebbe essere il barista, o il fruttivendolo, che parla, scrive, posta di un grande incendio boschivo appena accaduto. Ovviamente si tratta della fonte meno affidabile e, una volta riconosciuta, è abbastanza facile non dargli troppo peso nella formazione del nostro pensiero ed è altrettanto facile non rischiare la nostra reputazione diffondendo ciò che ci ha trasmesso.

Fonte di secondo livello
Sono fonti di secondo livello i soggetti che conoscono il fatto di cui parlano per averlo vissuto direttamente, ma non sono esperte della disciplina a cui è attribuibile il fatto stesso, oppure sono persone esperte, ma non conoscono direttamente i particolari del caso in questione. Fonte di secondo livello potrebbe essere il cittadino che si è casualmente trovato coinvolto in un incendio boschivo o un tecnico esperto di coordinamento delle attività di lotta agli incendi boschivi che commenta un ben preciso incendio che non conosce direttamente. Questa fonte è ovviamente da prendere un po’ più sul serio nella formazione del nostro pensiero su un fatto specifico. Tuttavia sappiamo che i contenuti che ci offre sono per certi aspetti parziali, o perché veri, ma commentati senza conoscenza specifica, o perché commentati con competenza, ma senza conoscenza diretta dei fatti.

Fonte di primo livello
Conosce i fatti direttamente ed è esperta del tema a cui possono essere attribuiti i fatti che commenta. Riprendendo gli esempi precedenti, è una persona esperta di lotta agli incendi boschivi che commenta un incendio in cui è stata coinvolta. Questa fonte è quella potenzialmente più ricca e solida. Da una fonte primaria, che può essere anche un’associazione scientifica, un ente pubblico o privato oppure un’istituzione, il nostro pensiero può arricchirsi di nuovi dati, informazioni e considerazioni.

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Titolo di articolo pubblicato sul sito web del Gruppo Unitario per le Foreste italiane (GUFI) nel 2021

 

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Titolo di articolo pubblicato sul sito della Società Italiane di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (SISEF) nel 2021.

 

L’intento con cui ci viene fornito il contenuto

La seconda valutazione ci spinge a classificare l’intento con cui ci viene fornito il contenuto. Gheno e Mastroianni individuano quattro macrocategorie:

Informazione
Ha l’intento di trasmettere consapevolmente contenuti relativi a notizie o nozioni ritenute utili o addirittura indispensabili per l'individuo o la società. È informazione, ad esempio, una relazione sull’inventario delle nuove piantagioni arboree, un articolo sulla statistica degli incendi boschivi, un video sul risultato di una ricerca o un podcast su una nuova patologia arborea. Ciò che conta è che l’informazione, per essere tale, sia completa e che le eventuali considerazioni in merito considerino tutti i fatti rilevanti ai fini della comprensione da parte del destinatario.

Dis-informazione
Si tratta di un contenuto ingannevole che è diffuso consapevolmente dalla fonte per trarne un vantaggio ideologico, politico o economico. La dis-informazione difficilmente è del tutto falsa, sarebbe relativamente semplice scoprirlo. Spesso si tratta di dati e conoscenze consolidate mescolate ad arte con contenuti inventati, oppure di descrizioni di fenomeni di cui si omettono ad arte fatti e dati rilevanti poiché contrari all’interesse delle fonte. Ad esempio la fonte potrebbe raccontare i risultati di una ricerca molto discussa mettendo in evidenza solo i risultati funzionali al suo interesse e non le critiche argomentate che ha ricevuto.

Mis-informazione
Si tratta di contenuti falsi o parziali diffusi inconsapevolmente dalla fonte. In sostanza è ciò che avviene quando si acquisisce quella che si ipotizza sia una conoscenza solida e si diffonde senza controllarne né la fonte, né la veridicità. La mis-informazione caratterizza spesso la trasmissione dei contenuti nei social, dove è molto facile diffondere notizie alla nostra rete di contatti. La mis-informazione è prodotta essenzialmente per negligenza, ma ciò non assolve il mis-informatore dalla responsabilità di amplificare contenuti falsi che ostacolano la formazione di un pensiero equilibrato fondato su fatti autentici. Come il dis-informatore anche il mis-informatore trae (o pensa di trarre) vantaggio dal suo agire, generalmente in termini di maggiore attenzione presso la sua rete di contatti, rafforzando convincimenti tipici della “bolla” culturale di cui fa parte. Lo stesso fenomeno, al di fuori del mondo digitale, potrebbe essere attribuito al pettegolezzo diffuso senza verifica della fonte e della rispondenza alla realtà del contenuto.

Mala-informazione
Si tratta di contenuti veri, ma che non dovevano essere diffusi perché riservati e lesivi di persone, organizzazioni, imprese o enti. Vengono resi pubblici consapevolmente dalla fonte con l’intento di danneggiare qualcuno. Esempio di mala-informazione potrebbe essere la pubblicazione del contratto di lavoro di una persona e dei premi di produzione che ha ricevuto, il progetto tecnico di un’attrezzatura, oppure l’imminente avvio di operazioni di controllo in una determinata area forestale e simili.

 

La realtà è più complessa della teoria

Naturalmente, quella proposta da Gheno e Mastroianni è una semplificazione utile per iniziare a orientarsi, ma la realtà è molto più complessa. Dobbiamo quindi essere accorti se vogliamo veramente capire e formarci una nostra solida conoscenza dei fatti, delle relazioni e dei fenomeni. Infatti le possibili combinazioni tra tipo di fonte e intento della fonte aumentano notevolmente la difficoltà. Se ad esempio ci accorgiamo di trovarci di fronte ad una fonte di terzo livello che trasmette contenuti che conosciamo bene sarà facile capire se sta facendo mis-informazione. Se però abbiamo a che fare con una fonte di secondo o di primo livello, che tratta di argomenti su cui sappiamo poco, sarà molto difficile capire se quella che ci viene offerta è informazione, dis-informazione o mis-informazione.
Come in ogni settore della nostra società, anche in quello forestale ci sono persone che per competenza tecnica sono a tutti gli effetti una fonte di primo o di secondo livello, ma sul piano etico si trovano casualmente, frequentemente o, peggio, sistematicamente a fare dis-informazione e/o mis-informazione. Bisogna quindi stare attenti a distinguere gli errori, che possono capitare a tutti, dalla volontà di usare informazioni parziali, distorte o completamente false. Nel lavoro che facciamo alla Redazione di Sherwood ogni tanto capita di trovare qualche ricercatore, qualche funzionario pubblico o qualche associazione, accademia o fondazione che commette un errore. Anche nella nostra stessa Redazione può capitare di commettere qualche errore, fa parte dei limiti umani. Cerchiamo di evitarli, ma possono capitare e quando succede, magari per esserci fidati di una fonte che pensavamo di primo livello e corretta, facciamo presente l’errore e rettifichiamo, come è successo recentemente a proposito della posizione dell’Italia nella classifica dei costruttori di case in legno. La casualità di tale fenomeno deve quindi mantenere attivo il nostro senso critico, anche nei confronti delle fonti primarie più accreditate. Tuttavia un raro errore può capitare inconsapevolmente anche al ricercatore più scrupoloso o all’associazione scientifica più accreditata (molto più raramente!). In quei casi l’errore non riguarda quasi mai questioni rilevanti ai fini delle conclusioni a cui si porta il destinatario del contenuto.
Ci sono però soggetti che consapevolmente omettono questioni rilevanti o commettono errori sempre nella stessa direzione. Ogni volta l’omissione o l’errore portano il destinatario a pensare che le conclusioni a cui si giunge siano corrette, mentre sono solo ciò che desidera far pensare l’autore. Così il destinatario, ingannato dall’autorevolezza della fonte, è portato a diffondere il contenuto disinformativo che ha acquisito divenendo così un mis-informatore, cioè un inconsapevole disseminatore di disinformazione. A Sherwood è capitato di osservare fonti di primo livello, accreditate, sia singole che collettive, diffondere contenuti consapevolmente distorti. Non è un fenomeno diffuso, ma anche nel settore forestale c’è chi adotta saltuariamente e chi sistematicamente la tecnica di rappresentare la mezza verità che torna utile ai fini che ci si è preposti. In questi casi non è una questione di differente interpretazione della realtà. L’interpretazione è corretta e razionale. Il problema è la base conoscitiva da cui si parte che è scientemente alterata al fine di proporre subito dopo un’interpretazione corretta e razionale.
In sintesi, accanto ad una grande maggioranza di informazioni diffuse correttamente, ci sono errori casuali, relativamente rari, e una rara, ma non inesistente disinformazione da parte di fonti di primo livello che porta a mis-informazione.
Per questo prendere qualche minuto per riflettere su ciò che stiamo acquisendo e porsi qualche domanda per ridurre il rischio di considerare corretti contenuti distorti o falsi è sempre utile.

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Titolo di articolo pubblicato in “The Map Report” relativo ad un intervento di Stefano Mancuso tenuto nel giugno 2024 presso il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

 

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Titolo di articolo pubblicato su “Le Scienze” nel 2022 a proposito dell’efficacia e della reale possibilità di piantare 1.000 miliardi di alberi nel Pianeta.

Facciamo qualche verifica

La prima domanda è: che tipo di fonte mi sta fornendo questo contenuto? Una volta stabilito in maniera quanto più possibile accurata Il livello della fonte, c’è una seconda domanda da porsi: ci sono altri soggetti che riportano lo stesso fatto, gli stessi dati, lo stesso dettaglio di notizie?
Se la fonte è di terzo livello ed è l’unica che tratta l’argomento, dobbiamo essere molto prudenti a prendere in considerazione ciò che ci sta offrendo, sia per elaborare un nostro pensiero in merito, sia nell’ipotesi di diffondere il contenuto con il rischio di fare mis-informazione.
Se invece la fonte è di primo livello, è utile verificare se altre fonti dello stesso livello riportano o commentano nella stessa maniera i medesimi contenuti. Se non ci fossero fonti dello stesso livello che trattano quei contenuti è utile acquisirli con riserva, anche se la fonte è di primo livello. È prudente adottare lo stesso atteggiamento anche se più fonti di primo livello trattano il contenuto con dati, fatti, argomentazioni o valutazioni critiche discordanti. In questi casi il contenuto va acquisito, ma il giudizio va sospeso in attesa di trovare ulteriori informazioni (in senso letterale!) quanto più solide possibile.
La terza domanda è: la fonte fornisce il riferimento a studi, documenti, atti, immagini o altro che consenta di verificare con maggior profondità ciò che sta proponendo? Se non c’è nulla di tutto questo, ma la fonte è l’unico riferimento che ci è dato, anche in questo caso è prudente sospendere il giudizio in attesa di integrare quanto abbiamo appreso con altri contenuti che si possano ritenere provenienti da fonti dello stesso livello o di un livello più alto.

 

Attenzione all’etica e alla coerenza delle fonti

In linea torica se è relativamente facile individuare la tipologia di fonte e dovremmo fidarci prima di tutto delle fonti di primo livello che fanno informazione e che sono accreditate.
C’è però un elemento che sfugge al tentativo di classificare i contenuti che riceviamo: l’etica della fonte e, conseguentemente, il motivo per cui la fonte ci fornisce un determinato contenuto. Essere una fonte di primo livello e accreditata da qualche istituzione non impedisce necessariamente alla fonte stessa di usare contenuti con finalità dis-informative. Basti pensare in questi anni ad alcuni soggetti, istituzionalmente accreditati, che hanno offerto a cittadini ignari informazioni false sui contenuti del Testo Unico in materia di Foreste e filiere Forestali (TUFF) o sui risultati dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatori di Carbonio (INFC 2015). Chi conosce i contenuti del TUFF e dell’INFC 2015 si rende immediatamente conto di trovarsi di fronte a casi di dis-informazione. La stessa percezione non è possibile però, se i riceventi sono persone sensibili ai temi ambientali, ma non addette al settore. Queste ultime si fidano della fonte di primo livello, soprattutto se è accreditata da un’istituzione, ma se è in malafede allora la dis-informazione si diffonde e si consolida in mis-informazione.
Non pensiamo che siano solo i non addetti al settore a cadere nell’inganno della dis-informazione. Pure noi, “esperti” di alberi e foreste, possiamo incappare in fonti di primo livello del nostro settore, accreditate, che trattano argomenti di cui sappiamo poco o nulla e che ci forniscono contenuti parziali senza dichiararlo o ignorando importanti e rilevanti informazioni. Ecco perché è importante saper selezionare fonti di cui abbiamo verificato e confrontato più volte la completezza, la coerenza e l’etica che applicano alla loro comunicazione.

Scegliamo fonti affidabili

Quanto accennato poco sopra è solo una parte del percorso che è necessario seguire per allontanarci dal settarismo, dagli estremismi dalla dis-informazione e dalla mis-informazione che riguardano anche i temi relativi al rapporto tra specie umana e Natura.
Se però dovessimo seguire la stessa procedura di verifica approfondita ogni volta che acquisiamo un contenuto, non dovremmo fare altro nella vita. Nessuno che non faccia il mestiere di valutare i contenuti, come succede a Sherwood o a Forest@, ha tanto tempo da dedicare alle attività di verifica. Per questo è necessario cercare soluzioni di compromesso che ci aiutino a risparmiare tempo riducendo il più possibile il rischio.
La soluzione più semplice è quella di individuare fonti, di primo o secondo livello, che facciano correttamente informazione, distinguendo in maniera netta i fatti dalle considerazioni soggettive che se ne possono trarre e fornendo indicazioni per eventuali approfondimenti.
Fonti del genere possono essere persone, associazioni, enti, istituzioni, ma anche e soprattutto strumenti di comunicazione dietro ai quali lavorano persone che per mestiere, prima di diffondere informazioni, fanno verifiche. Dotarsi di un ampio ventaglio di fonti affidabili permette di risparmiare tempo. Non solo, su certi temi consente anche di fare rapidi confronti tra fonti affidabili prima di “prenderli per buoni”. 
Naturalmente tutti possono commettere errori, anche le fonti più affidabili. Quindi l’invito è quello di adottare sempre un approccio prudente e verificare di tanto in tanto se la fiducia su una determinata fonte è ancora ben riposta. Poi si tratta solo di aggiungere, quando possibile, nuove fonti affidabili tra i nostri riferimenti e di escludere quelle che sbagliano troppo spesso e lo fanno nella stessa direzione, facendoci sospettare che gli “errori” non siano casuali.

 

Domandiamoci perché

La costruzione del pensiero personale e collettivo è un processo in continuo divenire; non finisce mai. C’è sempre qualche nuovo dato, qualche nuova considerazione che può e deve mettere in crisi quello che pensiamo o che, al contrario, dopo attenta analisi può rafforzare i nostri elementi di riferimento.
Tutto bello, però se non abbiamo già fonti di cui ci fidiamo è una gran fatica acquisire conoscenze solide. Perché allora fare lo sforzo? Per chi è necessario dedicare del tempo a formarsi una conoscenza e un pensiero equilibrato che tenga conto di tutti i fattori rilevanti di un argomento o di un fatto?
Ognuno, ovviamente, può avere una propria percezione dell’utilità di capire con la maggior accuratezza possibile come stanno le cose, ma non c’è dubbio che partire dalla conoscenza di tutti i fattori rilevanti permette di fare ragionamenti più articolati e di prendere decisioni più consapevoli ed efficaci, prima di tutto per noi stessi, ma anche per le varie comunità di cui facciamo parte.
Se poi abbiamo dei princìpi di correttezza, partire da basi conoscitive solide e usare prudenza nel disseminare contenuti, ci evita di fare mis-informazione o, peggio, mala-informazione, danneggiando non solo persone o gruppi di persone, ma anche la nostra stessa reputazione. Ognuno di noi, infatti, può essere una fonte per altre persone, ma chi si fiderà di un soggetto che diffonde notizie false, incomplete, inventate o capaci di causare danni?

Autore:
Paolo Mori
, Compagnia della Foreste. Email:

Vera Gheno, Bruno Mastroianni, 2018 - Tienilo acceso. Posta, commenta e condividi senza spengere il cervello. Longanesi 285 pp..

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