ChatGPT alle prese con la Gestione Forestale Sostenibile
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di Andrea Barzagli e Luigi Torreggiani
Negli ultimi mesi si è sentito parlare tantissimo di ChatGPT, un software di intelligenza artificiale in grado di rispondere alle domande degli utenti con una velocità e una scioltezza che ha stupito molti, soprattutto per la complessità, la coerenza e la raffinatezza linguistica delle risposte ottenute.
Occupandoci di comunicazione, ci siamo subito incuriositi e chiesti quale fosse l’opinione di ChatGPT sui temi forestali, quelli con i quali ci confrontiamo ogni giorno nel nostro lavoro di divulgazione e che spesso, come sappiamo, sono anche molto divisivi e controversi. In un botta e risposta decisamente serrato, abbiamo chattato con questa intelligenza artificiale trattando di taglio del bosco, di selvicoltura, di Scienze forestali e di mercato del legno. Di seguito trovate un'analisi delle singole conversazioni, ma ci sentiamo comunque di dire che quando il New York Times ne ha parlato come di “una rivoluzione epocale”, probabilmente... non aveva tutti i torti!
Cos’è ChatGPT?
ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Transformer) è un software di elaborazione del linguaggio naturale, uno strumento per comunicare con un un computer nella lingua che usiamo tutti i giorni proprio come si farebbe con una persona reale. È infatti capace di rispondere a domande, comporre poesie, scrivere un articolo e parlare di qualunque tema gli venga proposto; può essere utilizzato quindi in una grande varietà di servizi, per esempio la traduzione linguistica, l’assistenza ai clienti o la scrittura creativa. ChatGPT è stato realizzato da OpenAI, un’organizzazione no profit per la ricerca sull’intelligenza artificiale con l’obiettivo di migliorare il modo in cui interagiamo con le macchine. Rispetto ad altri “chatbot” che già conosciamo, come quelli spesso molto scadenti dell’assistenza clienti online o quelli già più performanti come Siri o Alexa, ChatGPT si presenta dotato di un livello superiore in termini di complessità delle risposte che riesce a fornire. A differenza della maggior parte dei chatbot, ChatGPT ricorda le interazioni precedenti avvenute all'interno della stessa conversazione e, nel tentativo di impedire la produzione di risposte offensive, le interrogazioni al bot vengono filtrate tramite un'API (Application Programming Interface) di moderazione e, di conseguenza, le richieste potenzialmente oltraggiose, razziste o sessiste vengono respinte.
Dietro a questa efficienza c’è un sistema che è stato “allenato” su database di miliardi di conversazioni, dotato di un’impressionante potenza computazionale che gli sviluppatori promettono essere applicabile a tantissimi campi…
…anche a quello forestale? Per scoprirlo abbiamo fatto tre diversi tentativi.
Il taglio del bosco
Come primo esperimento abbiamo deciso di interagire con ChatGPT fingendoci una persona esterna al settore forestale e allarmata dal taglio di un bosco vicino alla propria casa. Perciò gli abbiamo scritto: “Camminando vicino a casa, in Toscana, ho visto un bosco completamente tagliato, con solo pochi alberi rimasti. Devo preoccuparmi?”
La risposta ci ha dato immediatamente un assaggio di quello che poi abbiamo capito essere un po’ lo stile "politically correct” di ChatGPT, molto precauzionale e inclusivo. Comunque sia, una posizione è stata presa fin da subito dal nostro interlocutore virtuale, che ha infatti iniziato la conversazione con queste parole: “La distruzione di un bosco può avere conseguenze significative sull'ambiente e sulla biodiversità”. Nessuno aveva parlato di “distruzione”, è quindi chiaro come il primo collegamento, quando si parla di “taglio del bosco”, vada nella direzione della deforestazione e non certo della gestione. Ma a proposito di “politically correct”, il proseguo della risposta è stato illuminante: “Tuttavia, senza maggiori informazioni sul motivo per cui il bosco è stato tagliato e sulle autorizzazioni e le normative locali in materia di gestione forestale, è difficile dare una risposta precisa”. ChatGPT ha concluso questa prima risposta consigliandoci di “contattare le autorità locali, come il Comune o la Regione, per avere maggiori informazioni”.
La risposta alla nostra prima domanda, che conteneva anche accenni alla necessità di tagliare il bosco per produrre legname, ci ha dato l’occasione - da bravi cittadini allarmati - di chiedere: “Ma è proprio necessario continuare a tagliare boschi? Continua a sembrarmi una cosa sbagliata! La natura non andrebbe preservata?”
Ancora una volta nella risposta di ChatGPT è stato ribadito quanto la distruzione dei boschi sia un problema grave e con conseguenze negative sull’ambiente ma, dopo questa prima premessa, l’intelligenza artificiale ha introdotto un tema fondamentale: “Tuttavia, è anche importante considerare che il legno è una risorsa rinnovabile e sostenibile se gestita correttamente. Il legname viene utilizzato in molti settori, come l'edilizia, l'industria del legno e della carta, e la produzione di energia rinnovabile. [...] La Gestione Forestale Sostenibile è la chiave per preservare le foreste e garantire che le future generazioni possano godere dei benefici che esse offrono”. Un’affermazione per niente banale, che oltretutto mette l’accento su quanto la Gestione Forestale Sostenibile sia il punto di equilibrio tra conservazione e produzione.
Ma noi siamo rimasti fedeli al nostro ruolo di cittadini scettici e abbiamo rilanciato: “Ma davvero il legno può considerarsi una fonte di energia rinnovabile? Pensare di bruciare legna in questo scenario di crisi climatica non è controproducente?”
Questa volta la risposta ci ha davvero stupito per la sua complessità, ne riportiamo i punti salienti: “La questione se il legno possa essere considerato una fonte di energia rinnovabile è complessa e dipende dal modo in cui viene utilizzato e gestito il bosco. In generale, il legno può essere considerato una fonte di energia rinnovabile perché la sua produzione può essere sostenibile e rigenerarsi naturalmente nel corso del tempo. [...] È importante sottolineare che la combustione del legno non dovrebbe essere considerata una soluzione a tutti i problemi energetici. La priorità dovrebbe essere data alla riduzione dell'uso di combustibili fossili e all'adozione di fonti di energia rinnovabile a basse emissioni di carbonio, come l'energia solare e l'eolica. Tuttavia, il legno può essere utilizzato in modo sostenibile come fonte di energia rinnovabile complementare, in particolare nelle zone rurali dove l'accesso ad altre fonti di energia può essere limitato”. Non manca nessuno degli elementi chiave del discorso, l’argomentazione - escluso per qualche refuso sul quale non vale la pena soffermarsi - è completa e il riferimento finale alle aree rurali per niente scontato: chapeaux!
Tra gli accorgimenti che ChatGPT indicava come necessari per garantire la sostenibilità dell’uso del legno, è stata sottolineata più volte l’importanza di garantire il “ripopolamento dei boschi dopo il taglio”. Abbiamo perciò interrogato l’intelligenza artificiale su cosa intendesse per quella risposta e da questo punto in poi la conversazione, a nostro avviso, ha iniziato a risentire del maggiore peso dato all’agricoltura rispetto alla selvicoltura a livello di disponibilità di dati. Indagando quali fossero i modi per “ripopolare il bosco”, anche con domande incalzanti, non è mai uscita la parola “rinnovazione” e termini come “pollone” e “ceppaia” sono apparsi completamente decontestualizzati e posti all’interno di affermazioni confuse, quando non errate.
Un esempio di risposta chiarisce bene questa deriva: “alcune specie di alberi sono in grado di sviluppare nuovi germogli dalle radici dopo essere stati tagliati, senza che il tronco rimanga attaccato alla radice. Questo processo è noto come ceppaia e si verifica in alcune specie di alberi come il pioppo, l'ontano e l'acero [...] Esistono anche alcune specie di alberi che sono in grado di sopravvivere a un taglio più radicale, noto come tallone, in cui viene lasciata solo una piccola porzione del tronco e delle radici. In queste specie, come ad esempio il castagno e il faggio, il nuovo germoglio può svilupparsi direttamente dal tallone e formare un nuovo albero”.
Lo sappiamo, tutti vi starete chiedendo… ma che cos’è il “tallone”? Ovviamente lo abbiamo provato a chiedere a ChatGPT e qui la confusione è andata aumentando a diusmisura, in quanto il “taglio a tallone” sarebbe, secondo il nostro interlocutore virtuale, una “tecnica di potatura [...] spesso utilizzata per la coltivazione di specie come il castagno, il faggio e il ciliegio [...] in cui gli alberi vengono tagliati ad altezze variabili”. Qui è stato palese quanto la conversazione fosse andata fuori da quei “binari logici” che ci avevano stupito all’inizio dell’esperimento.
Per chiudere il racconto di questo primo tentativo vi riportiamo una parte della risposta ottenuta chiedendo se il “taglio a tallone” avesse in qualche modo a che fare con il ceduo: “[...] Il taglio a tallone non è l'unico metodo di potatura utilizzato nella gestione del ceduo. Ci sono molte altre tecniche di potatura e di taglio selettivo degli alberi, come il taglio a tagli rasi, che prevede il taglio degli alberi a livello del suolo, e il taglio a tagliature ad anello, che prevede il taglio di un anello di corteccia intorno al tronco dell'albero per stimolare la formazione di nuovi germogli”. A questo punto abbiamo deciso di chiudere: le lacune di ChatGPT, man mano che la conversazione si è spinta su aspetti tecnici, sono arrivate ad un livello eclatante.
La scelta universitaria
Come secondo esperimento abbiamo provato ad immedesimarci in un giovane in procinto di intraprendere il percorso di studi universitario, per capire se e quanto l’intelligenza artificiale di ChatGPT prendesse in considerazione l’ipotesi dell’iscrizione a Scienze Forestali.
La domanda che abbiamo posto è stata: “Sto cercando informazioni per iscrivermi all'Università. Da grande vorrei lavorare all'aria aperta e le mie passioni sono la montagna e le foreste. Quale corso di laurea mi suggerisci?”
L’intelligenza artificiale ci ha risposto, con nostra piacevole sorpresa, suggerendoci come prima opzione proprio le Scienze forestali, seguite da Geologia, Scienze Ambientali e Agraria. Abbiamo allora provato ad indagare meglio questo suggerimento, chiedendo quali siano i possibili sbocchi di lavoro futuri per un laureato forestale. Le opportunità suggerite da ChatGPT sono risultate abbastanza coerenti alla realtà, in ordine: selvicoltore, tecnico forestale, conservatore ambientale, ecologo e ricercatore. Tuttavia, leggendo nel dettaglio le definizioni di “selvicoltore” e “tecnico forestale”, le differenze tra queste due professioni non sono risultate così chiare ed è curioso come non sia stata mai menzionata, in relazione a questi lavori, la produzione legnosa.
L’intelligenza artificiale ha inoltre utilizzato molto spesso il termine “gestione” senza spiegare, nel dettaglio, cosa questa comporti. Perciò ci è venuto spontaneo chiedere, sempre immedesimandosi in un giovane interessato a capire quale percorso di studi universitario intraprendere: “Ma perché le foreste devono essere gestite? Non possono semplicemente essere protette e conservate?”
Qui ChatGPT ci ha stupito con una risposta molto articolata, che ha messo ancora una volta in chiaro da subito la natura complessa della Gestione Forestale Sostenibile, in perenne equilibrio tra produzione e conservazione: “La gestione delle foreste”, ci ha risposto l’intelligenza artificiale, “implica l'equilibrio di obiettivi spesso contraddittori, come la conservazione della biodiversità, la produzione di legno, la protezione dalle catastrofi naturali e la preservazione dei servizi ecosistemici”. Nella risposta seguono paragrafi in cui viene spiegata nel dettaglio l’utilità della gestione forestale per la produzione di servizi ecosistemici (legno compreso), la prevenzione incendi e la conservazione della biodiversità.
Abbiamo allora insistito, chiedendo al nostro interlocutore virtuale: “Ma quindi il mestiere del laureato in Scienze forestali è una professione molto delicata, non credi? Esistono conflitti in questo settore?”
ChatGPT ci ha risposto che: “Sì, il mestiere di un laureato in Scienze forestali può essere molto delicato e complesso, poiché la gestione delle foreste spesso comporta l'equilibrio di interessi spesso contrastanti [...] Ci possono essere conflitti tra i vari utilizzatori della foresta, come i proprietari terrieri, i governi, le industrie del legno, i gruppi ambientalisti e le comunità locali [...] La gestione delle foreste richiede quindi la capacità di collaborare con una vasta gamma di parti interessate e di trovare soluzioni adeguate alle esigenze di tutti i soggetti coinvolti. Questo può richiedere un'approfondita comprensione delle Scienze forestali, delle politiche forestali e dei regolamenti governativi, nonché la capacità di comunicare efficacemente e di negoziare con le diverse parti interessate. In generale, le controversie possono sorgere quando le decisioni sulla gestione forestale sono prese in modo non partecipativo o non consultivo, o quando non si tiene conto delle esigenze delle comunità locali o degli interessi degli ambientalisti. Pertanto, la Gestione Forestale Sostenibile richiede una pianificazione adeguata e una forte collaborazione tra tutte le parti interessate per garantire una gestione equilibrata delle foreste”. Una risposta, come spesso accade chattando questa intelligenza artificiale, molto diplomatica ed equilibrata, che tuttavia è pienamente condivisibile e raggiunge davvero un buon livello di "ragionamento critico".
La nostra curiosità, infine, ci ha spinto a chiedere due ulteriori suggerimenti. Il primo è stato relativo a libri in italiano per meglio comprendere e ispirare la scelta universitaria verso le Scienze forestali. Qui ChatGPT ha iniziato a vacillare pesantemente, proponendoci titoli verosimili ma in realtà inesistenti, anche se attribuiti ad autori che fanno realmente parte del mondo forestale. Un esempio eclatante è il volume dal titolo “Il bosco. Tra mito, scienza e immaginario" il cui autore sarebbe il noto botanico Sandro Pignatti.
Titolo accattivante, autore illustre…. peccato però che questo libro non sia mai stato scritto né pubblicato. Misteri dell’intelligenza artificiale!
Infine - era d’obbligo - abbiamo chiesto a quale Ateneo ci converrebbe iscriverci per intraprendere un percorso universitario in Scienze forestali ai massimi livelli. ChatGPT ha dato questa sua personalissima classifica: prima l’Università degli Studi di Firenze, seconda Padova, terza la Tuscia. Immaginiamo che questa risposta possa portare al tempo stesso entusiasmi e malumori… non prendetevela con noi, abbiamo solo fatto una domanda ad un’intelligenza artificiale!
Lo stato delle foreste italiane
Come terzo e ultimo esperimento abbiamo pensato di chiedere a ChatGPT come valutasse lo stato delle foreste italiane, per comprendere la reazione dell’intelligenza artificiale rispetto ad un tema così ampio e variegato. La risposta, come ormai abbiamo capito, è stata anche questa volta abbastanza generica, ma tuttavia ha toccato alcuni temi specifici e delicati: “Le foreste italiane sono sottoposte a diverse minacce, come l'erosione del suolo, gli incendi boschivi, la deforestazione, le specie invasive e le malattie degli alberi. Inoltre, le foreste italiane sono state influenzate dall'urbanizzazione, dalla crescita della popolazione e dall'espansione delle attività industriali. Negli ultimi decenni, gli sforzi per proteggere le foreste italiane sono stati incrementati e la Gestione Forestale Sostenibile è stata promossa”.
Tra le malattie che minaccerebbero le foreste italiane ChatGPT ci ha portato l’esempio della Xylella fastidiosa, un patogeno che in realtà attacca principalmente gli ulivi, ma abbiamo voluto insistere su un altro tema che nella risposta ci ha particolarmente colpito: quello della deforestazione, che nel nostro Paese, come sappiamo, non è certamente la principale minaccia al patrimonio forestale. Abbiamo allora chiesto: “Davvero esiste deforestazione nelle foreste italiane? Quanto bosco viene perso ogni anno?”
ChatGPT, in modo corretto, ha ridimensionato il fenomeno, dichiarando che: “In Italia, la deforestazione è un fenomeno limitato e meno esteso rispetto ad altre parti del mondo, come l'Amazzonia o l'Africa”. Poi però ci ha proposto un dato e una relativa fonte che ci hanno lasciato molto stupiti: “Secondo le stime dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), tra il 1990 e il 2020, la superficie forestale dell'Italia è rimasta pressoché stabile, con una leggera diminuzione dello 0,4%”. Un dato che non trova riscontro nella realtà (neppure in documenti FAO di nostra conoscenza) e che, come dimostrano gli Inventari Forestali Nazionali del nostro Paese, risulta palesemente errato, dato che la superficie forestale è risultata negli ultimi tre decenni in costante aumento.
Notando i primi segni di debolezza nelle risposte abbiamo voluto approfondire, chiedendo a ChatGPT se esistesse, in Italia, una legge nazionale che norma le attività di gestione forestale. In questo caso, la risposta ricevuta è andata davvero fuori strada: “Sì, in Italia esiste una legge nazionale che regolamenta le attività di gestione forestale. Si tratta della legge 11 febbraio 1992, n. 157, comunemente nota come Legge Forestale”. La legge citata è in realtà una norma che regola l’attività venatoria ed è davvero curioso che l’intelligenza artificiale non abbia minimamente preso in considerazione né il recente Testo Unico in Materia di Foreste e Filiere Forestali (TUFF - D.lgs 34/2018) né precedenti norme forestali nazionali.
Ma ChatGPT si è spinto addirittura oltre nella risposta, sostenendo che la “Legge Forestale” (che in realtà è una legge sulla caccia): “Prevede l'istituzione di un registro nazionale delle foreste, che contiene informazioni sulle proprietà, sulla superficie e sulla tipologia di copertura forestale presente in Italia. Questo registro è gestito dal Corpo Forestale dello Stato e rappresenta uno strumento importante per la pianificazione e la gestione delle attività forestali in Italia”.
L’intelligenza artificiale è chiaramente entrata in confusione, mischiando informazioni relative ad argomenti sicuramente vicini, ma in realtà non strettamente connessi tra loro. Probabilmente il citato “registro” è l’Inventario Forestale Nazionale, ma è davvero strano che, a sei anni dalla Riforma Madia, la risposta contempli ancora di Corpo Forestale dello Stato! Abbiamo allora scelto di provare a correggere il nostro interlocutore virtuale, sostenendo che in Italia il Corpo Forestale dello Stato non esiste più.
“Hai ragione, mi scuso per l'errore nella mia precedente risposta”, ci ha risposto educatamente ChatGPT citando appunto la Legge Madia, ma subito dopo è caduto ancora una volta in un evidente errore, spiegandoci che il CFS è stato assorbito dai Vigili del Fuoco e dalla Guardia di Finanza, senza mai citare l’Arma dei Carabinieri, che in realtà è il Corpo militare che ha assunto buona parte delle funzioni dell’ex CFS nonché la maggior parte del personale.
Anche in questo caso, più la conversazione è entrata nello specifico, più le risposte hanno iniziato ad essere imprecise e fuorvianti. Sempre rispetto al macrotema dello “stato delle foreste in Italia” abbiamo chiesto lumi relativi al mercato del legno e, anche in questo caso, alcune delle risposte sono risultate imprecise se non addirittura palesemente contrarie alla realtà. Secondo ChatGPT, ad esempio, il 90% delle foreste italiane sarebbero gestite da privati e il 73% del legname prodotto nel nostro Paese avrebbe destinazione da opera: due dati assolutamente non veritieri attribuiti però ad una fonte ufficiale, il Ministero competente!
L’intelligenza artificiale ci ha poi spiegato che il legno più commercializzato in Italia sarebbe quello di faggio, seguito da abete bianco, pino silvestre e quercia, senza citare la fonte di tale stima e senza nominare altre specie molto importanti per l'economia forestale, come ad esempio abete rosso e castagno. Sul pino silvestre, poi, la risposta di ChatGPT, nel voler essere precisa, è risultata ancor più errata. Ci è stato spiegato che: “Il pino silvestre è una specie diffusa soprattutto nelle regioni dell'Italia centrale e meridionale, dove viene utilizzato per la produzione di pannelli truciolari, carta e per la realizzazione di carpenteria e infissi”... una risposta da secca bocciatura all’esame di selvicoltura speciale!
ChatGPT riesce a discutere di temi forestali?
Questo articolo, che ci ha molto divertito nella sua realizzazione, è stato un esperimento per mettere alla prova il “chatbot” più in voga del momento sui temi della Gestione Forestale Sostenibile. Il tentativo non era quello di “mandare sotto stress il sistema” facendogli “sgambetti” per portarlo all’errore attraverso domande al limite del fine tecnicismo. Proprio per questo abbiamo messo in scena tre situazioni verosimili, in cui cittadini non addetti ai lavori hanno chiesto informazioni generali sul mondo forestale al software, addentrandosi piano piano in questioni più complesse e specifiche, proprio come si fa in una normale conversazione.
Cerchiamo di riassumere in breve le nostre impressioni, anche se l’obiettivo era in realtà quello di stimolare riflessioni, attraverso le nostre prove, in voi lettori.
Innanzitutto, possiamo dire di essere rimasti piacevolmente stupiti della complessità di molte risposte che, è vero, spesso sono state fin troppo “politically correct”, ma hanno avuto il grande pregio di non cedere alla semplificazione eccessiva tipica di molte conversazioni con esseri umani interessati a vario titolo al nostro settore! La macchina è stata cauta, equilibrata, pacata, e ha aperto la strada alla comprensione di una complessità spesso difficile da divulgare anche per noi esperti: non è poco! Sinceramente ci aspettavamo che il “retroterra informativo” da cui l’intelligenza artificiale pesca ed elabora le sue risposte fosse viziato da tanti discorsi semplicistici che ascoltiamo e leggiamo ogni giorno, invece, per fortuna, nella maggior parte dei casi non è stato così.
Siamo rimasti piacevolmente stupiti della complessità di molte risposte che hanno avuto il grande pregio di non cedere alla semplificazione eccessiva.
D’altro canto, il nostro esperimento è stato indubbiamente caratterizzato da informazioni che, via via, sono diventate sempre meno precise tanto più le discussioni entravano nello specifico, a riprova del fatto che il nostro interlocutore virtuale abbia ancora un gran bisogno di “allenamento” su questi (e probabilmente tanti altri) temi! I problemi emersi sono numerosi e variegati: le fonti che elabora e quelle alle quali dà più peso, le traduzioni da lingue diverse, il controllo incrociato dei dati, la corretta terminologia tecnica.
L’aspetto che più ci ha colpito negativamente è stato però un altro. ChatGPT, più volte e con un atteggiamento che - se ci rivolgessimo ad un essere umano - potremmo definire “sicuro e disinvolto”, ha proposto dati e informazioni palesemente errati attribuendoli a fonti ufficiali, strutture istituzionali come la FAO o un Ministero. Questo ci sembra davvero grave e anche un po’ inquietante.
Infine, l’intelligenza artificiale è andata completamente fuori strada su informazioni importanti, che sono disponibili online e facilmente reperibili, come l’indicazione della legge forestale nazionale vigente: questo ci ha davvero stupiti in negativo tanto quanto certe risposte complesse ci hanno impressionato positivamente.
L'intelligenza artificiale ha proposto dati e informazioni palesemente errati attribuendoli a fonti ufficiali.
Per concludere possiamo dire che ChatGPT conosce la Gestione Forestale Sostenibile, la colloca correttamente nei giusti contesti e ne elabora con cura gli aspetti principali, ma non è ancora in grado di generare conversazioni corrette su temi specifici ed è molto carente nell’esporre criticamente i dati e nell'attribuirli alle relative fonti.
Non possiamo quindi dare, almeno per ora, la “sufficienza” al nostro interlocutore virtuale in questo primo “esame forestale”. Ma di certo occorrerà tenere d’occhio queste e tante altre forme di intelligenza artificiale che si stanno sviluppando con rapidità e che - pur sbagliando qualche legge o dato - potranno rivoluzionare in futuro anche tanti aspetti del nostro settore.
Lo ripetiamo, il nostro scopo non era quello di mettere alla prova il sistema al fine di indurlo all’errore. Quello che conta davvero, a nostro avviso, è comprenderne il funzionamento, certamente i limiti, ma soprattutto le potenzialità. Al momento, per quanto ci riguarda, se ChatGPT aiuterà semplicemente qualcuno a comprendere meglio che cos’è la Gestione Forestale Sostenibile… beh, ci avrà già dato una gran mano!
PS - forse qualcuno se ne sarà già accorto (bravi!) o forse no… ma ci teniamo a segnalarvi che tutte le foto utilizzate a corredo di questo articolo non sono delle vere fotografie, ma immagini generate a partire da un’altra intelligenza artificiale di OpenAI, chiamata “DALL·E 2”.
Anche su questo è utile e importante riflettere, sempre con spirito critico, ma aperto alle innovazioni.
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