Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'edizione numero 41 di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
Questa rubrica è sponsorizzata da PEFC Italia e FSC®Italia, che ringraziamo per aver scelto di sostenere il nostro lavoro.
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Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
Negli scorsi giorni su diversi quotidiani e siti web è rimbalzata una notizia relativa ai “Tree Talker”, strumenti di monitoraggio forestale che sono stati recentemente installati anche in Friuli Venezia Giulia, nel tarvisiano e nelle valli del Natisone e del Torre, in siti gestiti da un gruppo di ricerca dell’Università di Udine coordinato dal Professor Giorgio Alberti.
Cogliamo l’occasione della notizia che viene dal Friuli Venezia Giulia per parlare di questi strumenti e, in particolare, della rete “ITT-Net” - Italian TreeTalker Network, che è stata lanciata a gennaio di quest’anno e che non abbiamo ancora approfondito in questa rubrica.
I Tree Talker, come si spiega un articolo sul sito di SISEF, sono “strumenti tecnologici innovativi che permettono di misurare le dinamiche di accrescimento, di stabilità e di vitalità delle piante in maniera continua e mediante il monitoraggio di fattori climatici e del suolo, al fine di comprendere il dinamismo di crescita delle piante come risposta alle pressioni esercitate dal cambiamento climatico”.
Come spiegano Open Fields e Nature 4.0, l'azienda e la start-up che si occupano della definizione e della gestione dei progetti che coinvolgono l’utilizzo di questa apparecchiatura, i dati racconti dai Tree Talker sono i seguenti: flusso della linfa (trasporto di acqua), umidità del tronco, intensità della luce filtrata dalla chioma, crescita radiale del tronco, stabilità dell’albero, umidità del suolo, particelle di polveri (inquinamento) e CO2 giornalmente assorbita.
Sempre nel citato articolo di SISEF viene spiegato che la rete di monitoraggio italiana che vede al centro i Tree Talker sarà formata da aree distribuite nelle Alpi e negli Appennini in modo da seguire il percorso del “Sentiero Italia”. Ogni area oggetto di indagine è strutturata in modo da osservare tre situazioni rappresentative delle foreste italiane: boschi sentinella (quelli ai limiti altitudinali superiori e quindi maggiormente esposti alle variazioni climatiche), boschi produttivi e boschi di neoformazione.
Per coordinare il progetto e favorire partecipazione e sinergia tra i ricercatori coinvolti, la SISEF ha costituito un apposito gruppo di lavoro, supportato dalla collaborazione di ricercatori afferenti a diversi atenei e centri di ricerca, con il sostegno di progetti di ricerca finanziati nell’ambito del PNRR, in particolare del progetto Geosciences.
Tornando in Friuli Venezia Giulia, il professor Alberti ha dichiarato che: “L'utilizzo dei Tree Talker sta rivoluzionando il modo in cui vengono gestite le nostre foreste, offrendo strumenti preziosi per la conservazione e la gestione sostenibile delle risorse forestali”. Ci auguriamo quindi che da questa rete che si sta via via costituendo in tutta Italia arrivino presto informazioni utili per i gestori forestali, per consolidare quel “ponte”, sempre più necessario ma talvolta ancora un po' vacillante, tra la ricerca e gli operatori del settore.
Per approfondire:
A inizio luglio non si può non parlare di incendi.
Lo facciamo quindi grazie ad un comunicato stampa di ISPRA, uscito in questi giorni e relativo ai dati relativi al monitoraggio degli incendi in Italia nel 2023. I dati presentati da ISPRA sono forniti dal sistema EFFIS - European Forest Fires Information System del programma europeo Copernicus Emergency, ed elaborati con applicazioni di intelligenza artificiale per il riconoscimento degli ecosistemi coinvolti negli incendi.
“Durante il 2023 l’Italia è stata colpita da incendi boschivi per una superficie complessiva di 1.073 Km2”, spiega ISPRA nel comunicato: quasi un terzo della superficie della Val D’Aosta. Di questi però, solo 157 Km2 (una superficie simile a quella del Lago di Como) sono relativi ad ecosistemi forestali. Di questa superficie, il 63% era rappresentato da latifoglie sempreverdi, quali leccete e macchia mediterranea, il 17% di boschi di conifere e il 15% da boschi di latifoglie decidue, in prevalenza boschi misti a querce.
“Gli incendi avvenuti in Italia nel 2023 sono risultati rilevanti”, spiega ISPRA nel comunicato, “sia per l’estensione complessiva delle aree colpite (inferiore solo al 2021 negli ultimi sei anni) sia perché hanno colpito sistematicamente solo alcune province. I numeri risultano in aumento rispetto al 2022 soprattutto per le superfici bruciate totali (+36%), in misura minore per le sole superfici forestali bruciate (+6%)”.
Nello specifico, durante il 2023 le sole regioni Sicilia e Calabria hanno contribuito a più dell’83% del totale di superficie forestale colpita da grandi incendi boschivi. In particolare la Sicilia, con 101 Km2, ha contribuito al 64% della superficie forestale bruciata.
È interessante osservare come lo scorso anno, nell’arco di soli quattro giorni, tra il 24 e il 28 luglio, sono bruciati circa 80 Km2 di superficie boschiva, quasi la metà di quanto bruciato in tutto il 2023. Come spiega molto bene Giuseppe Mariano Delogu, grande esperto sardo di incendi boschivi, ci siamo trovati ancora una volta di fronte al cosiddetto “paradosso dell’estinzione”: i nostri sistemi AIB, molto efficaci nell’intervenire sui primi focolai in giornate a meteorologia tranquilla, collassano nelle giornate estreme e nei luoghi critici. In altre parole: l’estinzione non basta più. Questi nuovi incendi - non ci stancheremo mai di dirlo - ci mostrano in modo lampante la necessità di investire in modo deciso anche sulla prevenzione, quindi sulla creazione di paesaggi e comunità più resistenti e resilienti.
Per approfondire:
Lo scorso 30 giugno a Stenico, in provincia di Trento, è stato inaugurato un teatro.
Perché ne parliamo sulle Pillole forestali? È fatto forse di legno? No, o almeno, non del tutto: si tratta di un vero e proprio teatro nel bosco, che non a caso è stato chiamato “Teatro Selva”.
Il teatro, che ospiterà eventi culturali di vario genere, è stato creato sfruttando un anfiteatro naturale e materiali locali - pietra e legno - all’interno di un percorso di land art già presente nel paese. A realizzarlo è stato il Servizio per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale della Provincia Autonoma di Trento - Servizio con un’importante valenza sociale - in collaborazione con il Comune di Stenico e l’associazione BoscoArteStenico.
Ne parliamo perché questa iniziativa ci ha ricordato che su Sherwood, ormai diversi anni fa (ben 17, abbiamo scoperto!), avevamo già trattato di questo tema grazie ad un articolo di Daria Maso, allora dottoranda all’Università di Padova, intitolato: “Musica in foresta”. Un articolo che quando è uscito ha probabilmente un po’ stranito i nostri lettori, ma che riletto oggi risulta ancora più che attuale, date le tantissime iniziative legate ai servizi ecosistemici socioculturali che si stanno sviluppando in varie parti d’Italia: dagli eventi in foresta all’educazione a vario livello, dai parchi avventura allo sport, dalle varie forme di turismo lento fino al grande tema emergente della terapia forestale.
Rileggiamo allora, 17 anni dopo, le conclusioni di quell’articolo: “Anche in base alle cifre di affluenza stimate”, scriveva Maso, “l’organizzazione di concerti in foresta sembrerebbe essere una strada percorribile per rivitalizzare l’economia delle zone forestali agendo per via indiretta, cioè stimolando gli esercizi ricettivi, di ristorazione e ricreativi locali (quando il concerto agisce puramente come strumento di richiamo), oppure per via diretta, nel caso in cui l’organizzatore dell’evento che utilizza la risorsa foresta compensi il proprietario per tale impiego”. Il testo si concludeva così: “Il futuro dell’economia forestale dovrà basarsi sempre più sulla diversificazione dei prodotti e soprattutto dei servizi turistici-ricreativi-culturali: i concerti in foresta sono solo uno tra i molti e più significativi esempi di questi nuovi sentieri di sviluppo dell’economia dei nostri boschi”.
Terminiamo con una domanda aperta, un po’ provocatoria, che prendiamo in prestito dal Prof. Davide Pettenella, che da anni ci interroga sul valore dei servizi ecosistemici: a così tanti anni da quell'articolo, nei nostri corsi di laurea forestali si insegna come valorizzare queste nuove opportunità date dai servizi ecosistemici socioculturali del bosco?
Per approfondire:
“La Regione deve investire di più sulle filiere forestali: case in legno, attrezzature avanzate per le imprese, ma anche pianificazione, gestione, certificazione”: così Marco Bussone, Presidente UNCEM - Unione Nazionale Comuni Comunità ed Enti Montani, ha strigliato i politici calabresi durante un recente intervento all’inaugurazione di una Summer school sulle costruzioni in legno organizzata sulla Sila.
“Chiedo alla Regione i dotarsi di una specifica delega in Giunta per le foreste. E pure per le Montagne. È assurdo non ci siano, visto che sono due competenze regionali”, ha continuato Bussone. “La Calabria ha distrutto le Comunità montane. Ha fatto male, come altre Regioni. Ora però ricostruisca le Unioni montane di Comuni. Siano le Unioni i soggetti attuatori delle Politiche forestali. La Regione spinga i Comuni grandi e piccoli a lavorare insieme. Sulle filiere forestali, il sistema istituzionale conta. Avere aggregazioni di comuni è decisivo per gestire insieme, in una logica del noi, le superfici forestali. La Calabria, come molte altre Regioni italiane, investa su montagne e foreste, sotto una vera Strategia delle Green Communities. Non c’è solo Calabria Verde (la società in house della regione che ha inglobato le aziende pubbliche e le Comunità Montane)”.
Ricorderete che abbiamo parlato da poco di Regione Calabria, aprendo l’edizione numero 34 delle Pillole con la notizia dell’uscita del nuovo Programma Forestale Regionale e plaudendo ovviamente a questa iniziativa. Ma la dichiarazione di Marco Bussone ci permette di fare un passo in avanti in quel discorso: la programmazione forestale, elemento fondamentale come indica anche il TUFF, da sola non basta. “Il sistema istituzionale conta”, spiega Bussone, e questo è indubbiamente vero, ma ci chiediamo: per cambiare radicalmente l’approccio alla gestione delle foreste in aree come la Calabria, dove i cronici problemi dei territori rurali e montani sono amplificati dal contesto socioeconomico, è sufficiente ritornare alle Comunità montane o istituire le Unioni di comuni? Probabilmente no, e crediamo che anche UNCEM sia d'accordo.
Forse, come ha spiegato recentemente Toni Ventre, Responsabile della Mediterranean Model Forests Network, mutuando la sua proposta proprio dall’esperienza internazionale delle Foreste Modello: “Occorrerebbe strutturare un sistema di governance innovativo, completamente diverso dal passato, dove il tessuto urbano e quello rurale siano portati a dialogare costantemente e in cui tenere assieme pubblico e privato, in modo da coinvolgere dal basso le comunità”.
Mentre la programmazione e la pianificazione forestale a più livelli, anche se con fatica, finalmente iniziano ad avanzare, forse è giunto il momento di immaginare insieme un nuovo modello amministrativo per la gestione e la promozione delle aree interne e, di conseguenza, della superfici forestali: l’invito è di iniziare a pensarci e magari, perchè no, organizzare momenti di confronto proprio su questo tema, decisamente cruciale per il futuro.
Visto che abbiamo appena parlato di governance e di aree interne, concludiamo come sempre con un suggerimento legato alla comunicazione che tuttavia, per una volta, non è direttamente connesso alle foreste in senso stretto. Pochi giorni fa, infatti, il settimanale “Internazionale” ha pubblicato un bel video-reportage, della durata di poco più di 10 minuti, a firma di Cecilia Fasciani e intitolato: “Chi difende il patrimonio culturale del Molise?”.
In questo video si parla di abbandono delle aree interne, di politiche fortemente sbilanciate verso la pianura, di cooperative di comunità, di idee per invertire lo spopolamento.
Nel video Rossano Pazzagli, professore dell’Università del Molise, parla del modello di sviluppo “polarizzante” che da decenni ha favorito pianure, coste e soprattutto città indebolendo le aree rurali e montane ed erodendo i diritti fondamentali della popolazione che è rimasta a viverci. Un modello che ha spezzato la storica struttura sociale del nostro territorio nazionale, da sempre “policentrica”, generando di fatto lo spopolamento. Pazzagli spiega poi un concetto semplice, ma troppo spesso ignorato, anche per quanto riguarda le politiche forestali: “Si deve partire da una visione, dall’idea di che mondo vogliamo, poi si devono impostare delle strategie, solo infine occorre lavorare sui progetti. Occorre agire con questa sequenza, altrimenti i progetti, senza una visione e strategie concrete, servono solo a divorare risorse e ottengono risultati solo parziali, a breve termine”.
Pensiamo a quante decine di progetti forestali, strettamente connessi allo sviluppo delle aree marginali come quella raccontata nel video-reportage, sono finiti nel nulla. Forse, in un periodo storico dove un po’ tutti siamo travolti dalla “smania della progettazione”, abbiamo davvero un grande bisogno profondo e collettivo di tornare a elaborare nuove visioni di ampio respiro, come quella che propone Toni Ventre sulla governance, ma anche su tanti altri temi e questioni cruciali.
L’invito finale di queste Pillole, quindi, non è solo a guardare l’interessante video-reportage sul Molise... ma anche, forse soprattutto, a riflettere su questi aspetti "di visione"… magari in vacanza, passeggiando in un bel bosco!
Per approfondire:
Inquadriamo le pratiche di terapia forestale nel contesto socioeconomico con un intervistata a Ilaria Doimo e Davide Pettenella che hanno approfondito questo tema attraverso studi e ricerche.
Rilievo di precisione della martellata con sistemi GNSS-RTK quale supporto alla progettazione di cantieri di utilizzazione forestale soprattutto in aree protette.
Il “silenzio del bosco”, condizione soggettiva di ascolto e attenzione contrapposto ad un ecologismo che spesso non tiene conto dei rapporti consolidati fra territori e residenti.
Su “Il Tascabile”, la rivista di approfondimento della Treccani, un articolo di Luigi Torreggiani dedicato ai "confini" della divulgazione scientifica.
Un dottore forestale piemontese ci ha segnalato un fatto interessante, che porta a numerose riflessioni: il no di una scuola ad una proposta di educazione ambientale dedicata alla selvicoltura e al
Un editoriale apparso sul sito di Mountain Wilderness Italia intitolato "Non ci sono più boscaioli ed è un problema per tutti" spinge a ulteriori riflessioni.
Il nuovo Manifesto di EUSTAFOR invita a riflettere sul ruolo di esempio dei demani forestali pubblici
L'umanizzazione edulcorante della natura fa davvero bene al rapporto tra esseri umani ed ecosistemi? Una riflessione a partire da un articolo del Guardian.
Per prolungare la fissazione di CO2 oltre la vita delle piante queste devono avere un fusto idoneo ad essere trasformato in manufatti di lunga durata.
Nell'editoriale del numero 253 di Sherwood (2021) Luigi Torreggiani si interroga sul fatto che nell'acceso dibattito tra conservazione e utilizzazione c'è sempre un grande assente: la selvicoltura
Recensione della serie televisiva "L'uomo dei boschi", una produzione francese con protagonista Simon Allix, un artista viaggiatore che applica il suo talento all’editoria e al cinema.
Recensione del podcast “Vicini e lontani” del Post, con Matteo Bordone si parla di specie alloctone che proliferano fuori dal loro territorio di origine.
Dicono che troverete più nei boschi che nei libri. E che gli alberi vi insegneranno cose che nessun maestro vi dirà. È vero! Ed è proprio questa la meraviglia del bosco.
Pascale ci consegna un diario, un itinerario all’interno del suo “giardino botanico”, dove vengono raccontati i traguardi, ma anche i fallimenti e le debolezze di una vita intrecciata alle pi
Un podcast di RAI Play Sound che, in cinque puntate, prova a raccontare altrettante storie scritte a partire dall’immaginario Archivio Dendrosonico: per parlare del presente e del passato.
Un video che ripercorre a ritroso il viaggio che ha per protagonista il legno di risonanza di un abete rosso trasformato in un clavicembalo artigianale di elevatissima qualità acustica.
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