Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'edizione numero 43 di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
Questa rubrica è sponsorizzata da PEFC Italia e FSC®Italia, che ringraziamo per aver scelto di sostenere il nostro lavoro.
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Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
La prima notizia di ritorno dalla pausa d’agosto è un segnale positivo, che sottolinea come l’interesse politico verso il settore forestale stia cambiando e che ci invita a “farci su le maniche” per dare ciascuno il nostro contributo.
Si tratta di due diversi decreti ministeriali del Masaf, recentemente pubblicati in Gazzetta Ufficiale, che stanziano importanti risorse per il SINFOR - Sistema Informativo Forestale Nazionale e per la programmazione e la pianificazione forestale di secondo livello.
Il primo decreto ministeriale, del 19 giugno 2024, è stato pubblicato in Gazzetta il 27 agosto e stabilisce le risorse del “fondo per le foreste italiane”, stanziate per gli anni 2024, 2025 e 2026 che saranno destinate a finanziare la gestione del Sistema Informativo Forestale Nazionale: un milione e 500mila euro. Questa azione sarà gestita dal CREA insieme al Masaf e prevederà la realizzazione di indagini, analisi, ricerche e studi tecnico-scientifici in materia di foreste e filiere forestali, coerentemente con gli standard europei e internazionali. Si tratterà in particolare della redazione di specifici indicatori statistici e della Carta forestale nazionale.
Il secondo decreto ministeriale, del 2 luglio 2024, è stato pubblicato in Gazzetta il 29 agosto e stabilisce che altre risorse del “fondo per le foreste italiane” stanziate per il triennio 2024-2026 saranno destinate a Regioni e Province Autonome per incentivare la redazione o l’aggiornamento dei Programmi Forestali Regionali (PFR) e favorire l’adozione dei Piani forestali di indirizzo territoriale (PFIT). Si tratta di quasi 13 milioni di euro in totale per il triennio, suddivisi tra Regioni e Province autonome in base alla superficie forestale (nel decreto è presente una tabella dettagliata).
L’auspicio è che queste risorse, importanti certo, ma non enormi se pensiamo alla mole di lavoro che sarà da organizzare e realizzare, siano gestite in modo efficace, innovativo, trasversale e, per quanto riguarda la pianificazione, anche coordinato tra le diverse aree geografiche.
Non abbiamo bisogno solo di fondi, ma anche di dimostrare l’utilità strategica degli strumenti che possiamo realizzare: solo in questo modo, per triennio successivo, potremo provare a chiedere ancora più risorse per la gestione di quel terzo d’Italia coperto da boschi che sì, sta finalmente acquisendo un maggiore interesse nazionale, ma che tuttavia è ancora troppo limitato rispetto alle reali necessità.
Per approfondire:
Questa estate in Sardegna si sta assistendo ad un forte e diffuso stress dei boschi locali.
Disseccamenti e morie, causati da attacchi di Phytophthora ed esacerbati da una lunga siccità e da ondate di calore stanno interessando le sugherete (molto importanti per l'economia dell'isola) ma anche le leccete e diverse altre specie della macchia mediterranea.
In un recente comunicato l’Agenzia Forestas, pur invitando a non cadere nel catastrofismo e nel disfattismo, ha spiegato che la situazione è preoccupante e che lo stress della vegetazione dell’isola va avanti ormai da diversi anni.
“In alcune aree emerge in modo importante anche visivamente, in altre si muove silente e sottotraccia”, ha spiegato Forestas, “ma è presente ovunque in Sardegna, come le cause, che sono climatiche. Non è semplice fare qualcosa, e non è un problema di sola gestione forestale”.
Da una recente seduta straordinaria del Tavolo tecnico fitosanitario forestale regionale, tenutasi martedì 27 agosto, è uscita una decisione auspicata da più parti: lo stanziamento di risorse aggiuntive, pari a un milione e 150mila euro, per sostenere le attività di monitoraggio e ricerca tra 2024 e 2025.
Bruno Scanu, ricercatore e docente di patologia forestale e micologia nel dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, ha commentato così la decisione della Regione Sardegna: “È fondamentale avviare subito un piano di monitoraggio fitosanitario, che veda coinvolti in modo sinergico gli enti di ricerca competenti, le agenzie regionali e il Corpo forestale. Ma occorre essere anche proattivi. Quello che osserviamo è un fenomeno complesso dovuto a molteplici fattori e questo rende difficile individuare una strategia di gestione del problema. Tuttavia, laddove si hanno delle certezze sul coinvolgimento di Phytophthora si possono adottare delle misure curative, come per esempio l’impiego di prodotti a bassissimo impatto ambientale come biofumiganti, microrganismi antagonisti e biostimolanti. Queste innovazioni sono tra l’altro già disponibili grazie al progetto Life Fagesos, che vede coinvolta anche l’Università di Sassari. Oltre ai trattamenti curativi, nel progetto sono state sperimentate con successo anche in realtà sarde delle misure preventive per evitare l’ulteriore diffusione di questi patogeni”.
L’aspetto dei boschi della Sardegna, l’ampiezza del fenomeno e anche la rapidità dello stesso hanno colpito profondamente l’opinione pubblica e anche gli addetti ai lavori, nonostante fenomeni di “siccagna” - come si dice in sardo - si erano già verificati in passato. Ma ovviamente saranno necessari tempi e dati solidi per indagare a fondo la situazione.
Una cosa sembra però essere abbastanza chiara a tutti: la crisi climatica ha probabilmente un ruolo chiave in questa vicenda. Motivo in più per investire in modo strutturale, e non solo emergenziale, nello studio delle dinamiche che intersecano foreste e riscaldamento globale, per comprendere i fenomeni e poi agire concretamente di conseguenza.
Per approfondire:
E torniamo a parlare di Gazzetta Ufficiale, per segnalarvi che lunedì 26 agosto (in pratica la Gazzetta per ben tre volte in pochi giorni - 26, 27 e 29 agosto - è stata connotata da contenuti forestali!) è stato pubblicato il “DM Sostenibilità”, che istituisce il “Sistema Nazionale di Certificazione della sostenibilità dei biocombustibili, dei carburanti rinnovabili di origine non biologica e dei carburanti da carbonio riciclato”.
Secondo quanto riportato da AIEL - Associazione Italiana Energie Agroforestali, le novità importanti per quanto riguarda le biomasse forestali sono due.
Innanzitutto, il decreto stabilisce che, così come introdotto dalla REDII (Renewable Energies Directive) per conferire biomassa ai grandi impianti (>20 MW, che scenderanno a 7,5 MW con la REDIII), sarà richiesta una certificazione, da parte di un organismo accreditato, che attesti il rispetto dei criteri di sostenibilità. Ma cosa significa "sostenibile" in questo contesto? Grazie alle nuove disposizioni, il materiale legnoso destinato a scopi energetici proveniente da tagli regolarmente autorizzati (la base normativa è il TUFF, ma a supporto può essere utilizzata anche la documentazione EUTR/EUDR), sarà da considerarsi sostenibile anche ai fini dell’applicazione della RED II, fermo restando il ricorso alla certificazione di sostenibilità, di cui le imprese forestali dovranno dotarsi per conferire materiale ai grandi impianti.
Però c'è un secondo elemento, sottolineato in modo positivo da AIEL, che riguarda l’esclusione dall’obbligo di certificazione dei piccoli operatori forestali che conferiscono biomassa residuale derivante da lavorazioni occasionali o da piante sradicate o schiantate, da ripuliture e tagli nel caso di eventi meteorologici estremi. Questi operatori, fino a una produzione di 1.000 tonnellate annue di biomassa, non saranno soggetti agli obblighi di certificazione.
“AIEL è orgogliosa di aver contribuito a questo risultato”, scrive l’Associazione in un comunicato, “che non solo promuove la sostenibilità delle pratiche forestali, ma semplifica anche la vita delle piccole imprese".
Se da un lato si tratta di un importante traguardo per il settore, dall’altro occorre ricordare che le normative forestali regionali hanno talvolta delle criticità in ambito selvicolturale che meriterebbero di essere risolte, per portarle al passo coi tempi e in linea con gli obiettivi di TUFF e Strategia Forestale Nazionale. Anche su questo aspetto, in parallelo, occorrerà lavorare, come abbiamo sottolineato nel nostro “Manifesto per una selvicoltura più vicina alla Natura”.
Per approfondire:
Come quarta pillola portiamo un esempio concreto su cui può essere interessante riflettere da vari punti di vista.
Da poche settimane, infatti, si è concluso un progetto Life un po’ laterale al mondo forestale, ma non troppo, basti pensare alla nuova “Nature Restoration Law” e alle opportunità che potrà generare per il nostro settore se saremo capaci di ampliare il nostro orizzonte professionale anche al cosiddetto "fuori foresta".
Si tratta del progetto Life “Brenta 2030”, promosso da Etra ed Etifor, che ha avuto l’obiettivo di implementare azioni di governance e schemi di finanziamento innovativi per la conservazione della biodiversità e della risorsa idrica del medio Brenta, un fiume che scorre tra Trentino e Veneto. In occasione della conclusione del progetto è stato pubblicato il “Layman’s Report”, un riassunto divulgativo delle attività da cui si possono evincere le numerose e diversificate azioni portate avanti dal 2019 ad oggi.
Ma questo progetto è interessante non solo per quanto realizzato concretamente (si parla di piantagioni, ripristino di aree umide, monitoraggio, pulizia e sorveglianza dell’ambiente fluviale, infrastrutture turistico-ricreative, azioni legislative e di governance). L’aspetto forse più innovativo è che il progetto si è innestato in una più ampia strategia di medio-lungo termine, messa a terra prima con un Gruppo Operativo finanziato dal PSR regionale, poi con questo progetto Life e che, nel prossimo futuro, sarà portata avanti attraverso altre attività e finanziamenti: un progetto Horizon, un altro Life e un Interreg. È stata insomma costruita una vera e propria “alleanza territoriale” tra soggetti pubblici e privati che hanno deciso di lavorare insieme verso un obiettivo comune.
Troppo spesso nei progetti forestali manca questa visione lunga, strategica, e attività anche molto interessanti rischiano di spegnersi al termine della durata, spesso troppo breve, dei singoli progetti o finanziamenti. Collegandoci alla prima notizia, forse la fase di redazione dei nuovi Piani forestali di indirizzo territoriale potrebbe rappresentare, per quanto riguarda le aree forestali, un momento chiave per sviluppare questa visione strategica e condivisa, proprio come fatto per il medio Brenta.
Per fare questo, però, non basterà redigere dei buoni Piani ricchi di informazioni dettagliate. Servirà lavorare da subito per trasformarli nelle fondamenta di veri e propri processi di sviluppo territoriale.
Ora che le risorse necessarie sono almeno in parte stanziate, proviamo a non perdere questa occasione, prendendo spunto da chi, anche se in ambiti appena laterali al nostro, ci sta provando e riuscendo.
Concludiamo come sempre con un consiglio di lettura, di ascolto o di visione.
Questa volta vi segnaliamo un articolo apparso su Forest@, la rivista di SISEF, molto lungo ma decisamente interessante per farsi un quadro completo rispetto ai risultati dei primi cinque anni di attività della Direzione generale economia montana e foreste del Masaf.
Alessandra Stefani, già Direttrice generale della DiFor e Raoul Romano, ricercatore del CREA Politiche e Bioeconomia, tratteggiano in modo assai preciso tutti i vari passi di un cammino coerente e ricco di traguardi, che sta cambiando il volto del nostro settore e i cui risultati continuano a vedersi, basti pensare alla prima notizia di queste pillole. Un cammino che è in realtà solo iniziato e che ci auguriamo possa proseguire con lo stesso entusiasmo e la stessa forza propositiva.
C’è chi ha scomodato addirittura il Rinascimento per descrivere questi anni di fermento culturale, politico e legislativo attorno alle politiche forestali nazionali. Forse è un’esagerazione, o forse no, indubbiamente il lavoro fatto è stato tanto ed è importante che tecnici, ricercatori, operatori, studenti e studiosi abbiano oggi l’opportunità di ripercorrerlo a ritroso, mettendone a fuoco ogni dettaglio.
Fermarsi, voltarsi e rifiatare osservando la strada percorsa è fondamentale per poi riprendere il cammino.
Vi consigliamo quindi di prendervi il tempo per leggere questo contributo.
Per approfondire:
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