Pubblicata la prima strategia per le foreste italiane

La voce che qualcosa si stava muovendo si era sparsa già da qualche settimana ma finalmente oggi, in Gazzetta Ufficiale, è stata pubblicata la Strategia Forestale Nazionale (SFN), promossa dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali in concerto con quelli della Transizione Ecologica, della Cultura,dello Sviluppo Economico e della Conferenza Stato-Regioni, in ottemperanza del Testo Unico in Materia di Foreste e Filiere Forestali (D.lgs 34/2018).
Questo documento strategico di validità ventennale, primo nel suo genere a livello italiano, deve la sua realizzazione al percorso iniziato nel 2015 con la nascita della Direzione Foreste del MiPAAF e porta il settore forestale di un ulteriore passo in avanti nel percorso tracciato dal TUFF, che ha individuato la Strategia come strumento essenziale per delineare le politiche forestali nazionali nel contesto di quelle europee e degli accordi internazionali ma anche come vertice della “piramide” della pianificazione forestale. Secondo il TUFF alla SFN dovranno infatti seguire a cascata i Programmi Forestali Regionali, i Piani Forestali di Indirizzo Territoriale e, infine, i Piani di gestione forestale.
In un settore come il nostro, che da sempre riconosce il ruolo fondamentale di una pianificazione di lungo termine (anche se poi non sempre la mette in pratica!), la SFN rappresenta lo sforzo di armonizzare a livello nazionale gli obiettivi e le azioni da intraprendere per la sostenibilità della gestione forestale e lo fa, appunto, in coerenza con tutti i principali documenti di indirizzo internazionali: dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite all’Accordo di Parigi e alla Farm to fork strategy, dalla Strategia per la Biodiversità 2030 al Green Deal.
“La Strategia Forestale Nazionale vuole occuparsi di ambiente, di paesaggio e di aspetti socio-economici, in modo da trasformare in azioni i tre pilastri della sostenibilità.” (Alessandra Stefani, DiFor - Mipaaf)
In una narrazione divisiva come quella che permea ormai da anni ogni scelta sulle foreste in Italia, non mancheranno sicuramente le critiche alla Strategia, sia dal lato più “produttivista” che da quello più “conservazionista” del dibattito. Ma prima di addentrarsi in un’analisi dettagliata delle azioni previste, è importante rendere giustizia a questo documento, che rappresenta il punto di arrivo di un processo “lungo ma importante, che ha portato ad un miglioramento significativo del documento” come ci spiega passo per passo, nell’intervista qui sotto, Davide Pettenella, Professore di Economia Forestale all’Università di Padova e coordinatore del tavolo tecnico che ha guidato questo innovativo processo partecipativo con il sostegno della Rete Rurale Nazionale.
Un lavoro di armonizzazione che traspare nel linguaggio inclusivo della SFN, attento a mantenere un equilibrio tra le parti nel delineare un percorso a beneficio della conservazione del patrimonio forestale italiano ma al tempo stesso nella valorizzazione dei servizi ecosistemici nell’interesse collettivo. Ne troviamo un esempio già nelle parole di introduzione al documento:
“La sua missione (della Strategia n.d.r.) sarà di portare il Paese ad avere foreste estese e resilienti, ricche di biodiversità, capaci di contribuire alle azioni di mitigazione e adattamento alla crisi climatica, offrendo benefici ecologici, sociali ed economici per le comunità rurali e montane, per i cittadini di oggi e per le prossime generazioni.
La Strategia Forestale Nazionale incentiverà la tutela e l’uso consapevole e responsabile delle risorse naturali, con il coinvolgimento di tutti, in azioni orientate dai criteri della sostenibilità, della collaborazione e dell’unità di azione.”
Possono sembrare soltanto belle parole ben soppesate, ma andando avanti nella lettura, come ci ha sottolineato Marco Bussone, presidente UNCEM - Unione nazionale comuni comunità enti montani, “Non si tratta di un documento fumoso, ma di un testo operativo, con scritte nero su bianco tutte le cose da fare nei prossimi vent’anni e con i primi 30 milioni di euro già disponibili per partire. È un testo tecnico ma al tempo stesso un manifesto politico, gestire attivamente le foreste è necessario per la sopravvivenza dei territori, per dare una spinta alla bioeconomia e alla transizione ecologica ed è fondamentale che questo concetto di fondo sia stato sottoscritto da tutti i portatori d’interesse coinvolti”.
Dei fondi allocati per l’attuazione della strategia ci parla in dettaglio Alessandra Stefani mettendo in evidenza come la legge di stabilità del 31 dicembre 2021 abbia previsto un finanziamento decennale con 30 milioni di euro per le prime due annualità e 40 milioni a partire dal terzo anno: “per il settore forestale è la prima volta che vediamo un finanziamento così mirato, di dettaglio e prolungato nel tempo”.
A riconoscerne il grande potenziale è anche Antonio Nicoletti, responsabile Aree Protette di Legambiente, che puntando sul concetto di multifunzionalità, più volte citato all’interno della strategia, mette però in guardia sulle prossime fasi: “La Strategia ha in sé una visione larga e complessa, che è in linea con quella europea, e propone una visione moderna in un settore troppo spesso chiuso in se stesso. Ma attenzione, perché si tratta di un equilibrio instabile, che rischia di rompersi se prevarranno interessi di parte. Per questo è importante che la Strategia promuova una grande discussione collettiva su questo tema: le foreste e la Gestione Forestale Sostenibile devono tornare al centro del dibattito pubblico”.
Attenzione, perché si tratta di un equilibrio instabile, che rischia di rompersi se prevarranno interessi di parte. (Antonio Nicoletti, Legambiente)
La nuova Strategia Forestale di cui il nostro Paese si è dotato per i prossimi vent’anni appare equilibrata e nel complesso pienamente condivisibile sia nel metodo, ampiamente partecipativo, che nel merito della gran parte degli obiettivi e delle azioni delineate.
Da oggi però inizia una nuova sfida, ancora più complessa: quella di proiettare questa visione alta fin dentro a quel terzo di Paese coperto di boschi, valle dopo valle.
La palla passa ora alle Regioni, che dovranno recepire la Strategia nei propri Programmi e favorire le azioni sui territori, pianificazione in primis. E un ruolo fondamentale lo avrà anche la politica, nazionale e locale: questa visione prospettica, che scavalca cariche e mandati ed è trasversale rispetto ai Ministeri firmatari verrà accettata e fatta propria?
L’auspicio è che prevalga la volontà di coordinarsi e di collaborare per costruire un percorso concreto che porti il nostro settore a crescere e modernizzarsi, non rinunciando alla sfida della bioeconomia ma neppure travalicando le urgenze di conservazione e la volontà di valorizzare tutti gli altri, diversificati e talvolta sovrapposti, servizi ecosistemici .
Scarica i documenti della SFN:
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