Hans Carl von Carlowitz: i forestali e il concetto di sostenibilità

di Claudio Ciardi
Un illustre personaggio politico inglese del Novecento, Winston Churchill, era solito affermare che “più indietro si guarda, più avanti si vede”. A volte a noi esseri umani converrebbe guardare indietro per cercare di non ripetere errori fatti in passato e cercare di acquisire esperienza dagli stessi errori.
La storia, soprattutto la letteratura forestale, dovrebbe ricordare con più enfasi la figura di Hans Carl von Carlowitz. Hans Carl von Carlowitz (1645 -1714), era un aristocratico Sassone (allora Antico Stato della Germania non ancora unificata), nominato sovrintendente minerario dell’amministrazione pubblica del Principato elettorale di Sassonia e si era accorto via via della mancanza del legname da opera per le miniere medesime. All’inizio la reazione era stata quella di importare legname da altre zone sempre più lontane, aumentando i costi ed il prezzo di acquisto, nonché la dipendenza dall’estero. Nonostante ciò alcune miniere avevano chiuso per i costi insostenibili per procurarsi il legname. Egli allora coniò il termine Nachhaltigkeit (sostenibilità) per contrastare la pratica dello sfruttamento intensivo del legname ricavato dalla medesima foresta, dovendo affrontare il problema della carenza di materiale legnoso a causa di una politica forestale senza regole, che aveva permesso la liquidazione del capitale legnoso ritraibile dalle foreste. Nel 1713, un anno prima della sua morte, egli pubblicò il primo trattato di selvicoltura dal titolo “Sylvicultura oeconomica”. In esso teorizzò, tra le altre cose, che non si dovesse asportare legname dai boschi più di quella che gli stessi fossero in grado di rigenerare, cioè la capacità di produrre.
Il concetto di “NachHaltigKeit = sostenibilità”, ricordando i miei modesti studi da principiante della lingua tedesca è termine composto probabilmente da tre parole: da Nach = dopo; Haltig = contenente; Keit(en) = abilità. Cioè la capacità di avere un contenuto per il domani. Comunque sia von Carlowitz fu il primo ad usare tale termine nella sua succitata opera “Sylvicoltura Oeconomica” edita nel 1713 e traducibile sinteticamente in “prelevare tanto legname quanto ne posso ripiantare”, che probabilmente ha dato il “là” alla scuola forestale tedesca basata su massicci rimboschimenti a base di conifere.
Per von Carlowitz i prodotti legnosi, soprattutto quelli per le miniere, essendo egli sovrintendente minerario dell’amministrazione pubblica del Principato elettorale di Sassonia, avrebbero dovuto essere disponibili in commercio in quantità costanti e tali da rispondere alla domanda dei vari settori economici. La chiave della sicura erogazione dei prodotti legnosi, secondo l’autore, consisteva in una rinnovata gestione dei boschi, non più tagliati in maniera irrazionale, ma in accordo con la loro capacità di ricrescere e conciliando i tagli con gli incrementi legnosi. Per questo promosse una produzione forestale continua, basata su criteri scientifici di scelta delle specie e di gestione dei popolamenti.
La sua opera è oggi stata ripubblicata a cura dell’Amministrazione forestale della Baviera (Bayerische StaatForsten) e da un gruppo di studenti forestali universitari statunitensi(1) ed è acquistabile online. È scritta in lingua tedesca del ‘700 e nei caratteri cosiddetti “gotici”, quindi non appare di facile lettura.
L’opera di von Carlowitz però non era né isolata, né frutto di una sua esclusiva riflessione sulle foreste e sui prodotti forestali. Una discussione in tal senso si era già sviluppata nella Francia del XVII secolo, con la cosiddetta “Ordonnance” (Sur le fait des Eaux et Foréts, 1669), cioè l’Ordinanza forestale emessa dal Re Luigi XIV. Con tale legislazione, voluta soprattutto dal Primo Ministro Colbert, venne inserita nella legislazione francese la regolamentazione dei tagli e dei rimboschimenti. Colbert poi fece piantare ampi rimboschimenti di querce, faggi e larici, nelle foreste dell’Auvergne-Rhone-Alpes (Foreste appartenenti alla casa reale, tenute essenzialmente per scopi venatori), una regione della Francia centrale le cui risorse si erano ridotte nei secoli con tagli di eccessivo sfruttamento. Tramite tale legislazione e con una visione che abbracciava un secolo intero, ne ottenne una certa ripresa.
Jean Baptiste de Colbert era Primo Ministro del Re di Francia Luigi XIV ed era essenzialmente un economista. La Francia del suo tempo era impegnata ad affrontare la Fronda, un periodo di disordini e guerre civili che durò quattro anni, dal 1648 al 1652, durante la minore età di Luigi XIV e reggenza della madre; contemporaneamente il Regno era impegnato nella Guerra dei Trent'anni contro la Spagna (1635-1659). La Francia si era trovata alla fine di questi periodi di tumulti e guerre senza navi da guerra e oberata di debiti. Il regno era costretto ad importare ingenti quantitativi di legname: “….(omissis)...Per il legno di quercia, l'importazione proviene principalmente dall'Italia e dall'Albania e per il pino, utilizzato per il sartiame, proviene dal Nord Europa. A causa del deficit nazionale di risorse forestali, il controllo delle vie del legname diventa quindi strategico”(2).
Già nel 1661, ben otto anni prima dell’Ordinanza e sempre sotto l'impulso del ministro di Luigi XIV, Jean-Baptiste Colbert, era iniziata la grande riforma che regolava il legname nelle foreste reali, ma anche in buona parte delle foreste ecclesiastiche e comunali. Questa riforma consisteva nel fare un inventario dei diritti posseduti dai residenti locali, nel redigere un elenco di abusi, usurpazioni e reati commessi in queste foreste. Al termine di questa riforma, il regno recupera oltre 28.000 ettari di bosco (boschi reali, ecclesiali e comunali si deve intendere) e comincia a emettere multe. Nel 1669, dopo aver annunciato che "la Francia perirà per mancanza di legname", Colbert decise allora di riorganizzare l'intero settore, dalla coltivazione della quercia al cantiere navale. Si tratta della sopracitata ordinanza di Colbert del 1669 che segna l'inizio di una pianificazione strategica per uscire dalle dipendenze. Questa riforma istituisce un vero e proprio codice forestale, unificando la legge, definendo le regole di gestione selvicolturale da applicare. Introduce la nozione di "buon uso" della foresta: le pratiche sono rigorosamente regolamentate, le capre e le pecore sono vietate nelle foreste reali, nobiliari ed ecclesiastiche. L'ordinanza definisce anche il principio della pianificazione della gestione forestale nell'arco di cento anni al fine di garantirne la sostenibilità.
Da quanto sopra riportato è evidente che il termine “sostenibilità”, che viene ripreso con il Rapporto Brundtland in occasione della Conferenza di Stoccolma del 1987(3), ovviamente aggiornandolo e allargandolo ai concetti di sostenibilità ambientale e sociale, ha origini forestali e molto più antiche. Nella moderna comunicazione sentiamo sempre più spesso usare il termine di “sostenibilità”, “sviluppo sostenibile” e di infiniti altri sinonimi. Tutti sembrano appropriarsi di tali termini, parlando, a proposito o a sproposito, del rapporto di tali termini con la moderna economia e lo sviluppo del pianeta.
Conclusioni
Io vorrei sgombrare subito il campo dai dubbi: “sostenibilità” è un termine ben più antico di quello che viene comunemente utilizzato oggi, è un termine nato con le utilizzazioni forestali nel ‘600 e ‘700, è stato codificato da Carl von Carlowitz nella sua opera citata ed è strettamente correlato con gli impieghi economici del legname.
Quindi si può tranquillamente concludere con due considerazioni sul termine “sostenibilità”:
- che è nato in ambito forestale, prima in Francia nel ‘600 con le ordinanze di Colbert, preoccupato per l’approvvigionamento del legname per le navi, e poi codificato in Germania agli inizi del ‘700 con von Carlowitz.
- che è nato essenzialmente in ambito economico forestale: cioè devo risparmiare risorse forestali oggi, per garantirmi risorse forestali domani, traducibile in non tagliare più delle potenzialità di crescita delle foreste.
Come forestale ritengo si abbia il dovere di ricordare e valorizzare queste origini, ma anche quello di aggiornarne il significato, continuando ad agire nel solco di Colbert e von Carlowitz per garantire “il domani” delle foreste e del Pianeta.
Hans Carl Von Carlowitz, “Sylvicoltura Oeconomyca”, Bayerische StaatForsten. Nella versione con copertina made in USA compare la seguente dizione: This work is in the "public domain in the United States of America, and possibly other nations. Within the United States, you may freely copy and distribute this work, as no entity (individual or corporate) has a copyright on the body of the work.
Gaëtan Clapasson, Antoine Doutremepuich, Jean-Baptiste Petiticollin - La strategia di Colbert per uscire dalla dipendenza dal legno - Rivista Reseau International, 2020).
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