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Lo scorso anno il Consorzio Boschi Carnici, grazie ad un bando regionale con fondi PSR della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, ha ideato un progetto di “economia forestale collaborativa” che punta ad una gestione forestale multiproprietario, con l'obiettivo di superare l'annoso problema della frammentazione fondiaria e della conseguente non gestione di molte aree boscate.
Se in situazioni ordinare la frammentazione e la mancata gestione delle piccole proprietà private possono far perdere importanti opportunità in termini di fornitura di servizi ecosistemici, in situazioni di emergenza ciò diventa un ostacolo davvero rilevante. È ovviamente questo il caso di molte aree alpine del nord-est, Carnia compresa, alle prese prima con la Tempesta Vaia e poi con l’avanzata dell’infestazione di bostrico tipografo.
Il progetto, appena concluso, è stato chiamato “NETFo - NET of Forests” e ha basato le proprie attività su una piattaforma di “forest sharing” all’interno della quale i proprietari possono mettere a disposizione i propri fondi per una gestione condivisa.
Come funziona la piattaforma
1. Più selvi-CULTURA
nella ricerca
Negli ultimi anni, nel nostro Paese, la selvicoltura ha trovato sempre meno spazio nella ricerca e nella sperimentazione, per varie concause legate sia alla mancanza di investimenti di lungo periodo, sia ai meccanismi di valutazione dei ricercatori.
È necessario incrementare la ricerca e la sperimentazione in selvicoltura, promuovendo progetti specifici, gruppi di lavoro nazionali e internazionali, partnership con le imprese del comparto, superando gli impedimenti che rendono le ricerche selvicolturali di lungo periodo poco attraenti e quindi
2. Più selvi-CULTURA
nella pianificazione
La selvicoltura, quale elemento di base della Gestione Forestale Sostenibile, non può prescindere dall’incremento della pianificazione forestale a più livelli, come previsto dal TUFF (D.lgs. 34/2018) e dalla Strategia Forestale Nazionale. È necessario incrementare anche la formazione (vedi punto 5) in questo campo, verso studenti e tecnici laureati, per rendere omogenea la struttura e più efficaci i Piani di gestione, con particolare attenzione ai Piani Forestali di Indirizzo Territoriale, per i quali non esiste ancora un’esperienza diffusa e condivisa. Cultura della pianificazione significa anche uscire dalla logica dei Piani visti quasi unicamente come strumenti conoscitivi e inserire in questi documenti scelte, strategiche e selvicolturali, da adottare non solo sulla base di conoscenze tecniche, ma anche tenendo conto delle richieste e delle priorità generate nei processi partecipativi organizzati professionalmente nei territori di riferimento e della reale disponibilità di fondi e risorse umane per realizzare gli interventi programmati.
3. Più selvi-CULTURA
nella progettazione
In buona parte d’Italia, la selvicoltura è lasciata in mano alle sole imprese boschive, il cui ruolo - fondamentale - non deve però essere quello di progettare gli interventi, bensì di saper interpretare i progetti dei tecnici, portarli a termine senza causare danni ambientali irreversibili e nella massima sicurezza per gli operatori.
È perciò necessario che per gli interventi selvicolturali (al di sopra di una soglia minima di superficie o di cubatura) sia previsto un progetto firmato da un tecnico laureato e abilitato alla professione, responsabile della loro esecuzione e adeguatamente remunerato a tale scopo. Ciò dovrebbe essere previsto nelle normative forestali di riferimento.
4. Più selvi-CULTURA
nella normativa
Oltre a recepire e incentivare ciò che è auspicato nel punto precedente, è necessario che la normativa forestale, in particolare le leggi e i regolamenti di Regioni e Province Autonome, pur nell’esigenza di differenziazioni locali, abbia minimi comuni denominatori su temi di rilievo nazionale e venga valutata a cadenza regolare, per recepire le mutate esigenze, le innovazioni portate dalla ricerca e dalla sperimentazione, abbandonando prescrizioni non fondate su basi scientifiche o oramai desuete. Occorre perciò che i funzionari delle amministrazioni siano a loro volta aggiornati, che lavorino in rete - tra loro e con gli esperti del mondo della ricerca - e che i politici di riferimento vengano costantemente sensibilizzati sulle modifiche normative necessarie.
Lo scorso anno il Consorzio Boschi Carnici, grazie ad un bando regionale con fondi PSR della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, ha ideato un progetto di “economia forestale collaborativa” che punta ad una gestione forestale multiproprietario, con l'obiettivo di superare l'annoso problema della frammentazione fondiaria e della conseguente non gestione di molte aree boscate.
Se in situazioni ordinare la frammentazione e la mancata gestione delle piccole proprietà private possono far perdere importanti opportunità in termini di fornitura di servizi ecosistemici, in situazioni di emergenza ciò diventa un ostacolo davvero rilevante. È ovviamente questo il caso di molte aree alpine del nord-est, Carnia compresa, alle prese prima con la Tempesta Vaia e poi con l’avanzata dell’infestazione di bostrico tipografo.
Il progetto, appena concluso, è stato chiamato “NETFo - NET of Forests” e ha basato le proprie attività su una piattaforma di “forest sharing” all’interno della quale i proprietari possono mettere a disposizione i propri fondi per una gestione condivisa.
Ma la piattaforma non è solo questo. Essa è stata concepita come una "cassetta degli attrezzi" utile ai gestori forestali, all’interno della quale è possibile trovare strumenti utili alle attività gestionali. Tra questi un servizio, ancora in via sperimentale, di “early warning”, quindi di allerta precoce, basato su immagini satellitari in grado di indicare i boschi di abete rosso suscettibili all’attacco del bostrico. Ciò permette ai gestori delle aree colpite di avere ben chiaro quali aree monitorare con più attenzione ed eventualmente agire in modo rapido attraverso interventi selvicolturali. Una delle principali sfide del sistema, ancora in fase di sperimentazione, è quella di individuare gli "attacchi verdi", ovvero quelle porzioni di bosco già attaccate dal coleottero ma con gli aghi ancora verdi. Questi, ad esempio, potrebbero essere i popolamenti in cui agire velocemente, esboscando il materiale prima dello sfarfallamento dell'insetto.
In un recente webdoc abbiamo descritto questo sistema insieme a Francesca Giannetti, la ricercatrice dell'Università di Firenze che ha ideato questo tool.
Lo scorso anno il Consorzio Boschi Carnici, grazie ad un bando regionale con fondi PSR della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, ha ideato un progetto di “economia forestale collaborativa” che punta ad una gestione forestale multiproprietario, con l'obiettivo di superare l'annoso problema della frammentazione fondiaria e della conseguente non gestione di molte aree boscate.
Se in situazioni ordinare la frammentazione e la mancata gestione delle piccole proprietà private possono far perdere importanti opportunità in termini di fornitura di servizi ecosistemici, in situazioni di emergenza ciò diventa un ostacolo davvero rilevante. È ovviamente questo il caso di molte aree alpine del nord-est, Carnia compresa, alle prese prima con la Tempesta Vaia e poi con l’avanzata dell’infestazione di bostrico tipografo.
Il progetto, appena concluso, è stato chiamato “NETFo - NET of Forests” e ha basato le proprie attività su una piattaforma di “forest sharing” all’interno della quale i proprietari possono mettere a disposizione i propri fondi per una gestione condivisa.
Ma la piattaforma non è solo questo. Essa è stata concepita come una "cassetta degli attrezzi" utile ai gestori forestali, all’interno della quale è possibile trovare strumenti utili alle attività gestionali. Tra questi un servizio, ancora in via sperimentale, di “early warning”, quindi di allerta precoce, basato su immagini satellitari in grado di indicare i boschi di abete rosso suscettibili all’attacco del bostrico. Ciò permette ai gestori delle aree colpite di avere ben chiaro quali aree monitorare con più attenzione ed eventualmente agire in modo rapido attraverso interventi selvicolturali. Una delle principali sfide del sistema, ancora in fase di sperimentazione, è quella di individuare gli "attacchi verdi", ovvero quelle porzioni di bosco già attaccate dal coleottero ma con gli aghi ancora verdi. Questi, ad esempio, potrebbero essere i popolamenti in cui agire velocemente, esboscando il materiale prima dello sfarfallamento dell'insetto.
In un recente webdoc abbiamo descritto questo sistema insieme a Francesca Giannetti, la ricercatrice dell'Università di Firenze che ha ideato questo tool.
Lo scorso anno il Consorzio Boschi Carnici, grazie ad un bando regionale con fondi PSR della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, ha ideato un progetto di “economia forestale collaborativa” che punta ad una gestione forestale multiproprietario, con l'obiettivo di superare l'annoso problema della frammentazione fondiaria e della conseguente non gestione di molte aree boscate.
Se in situazioni ordinare la frammentazione e la mancata gestione delle piccole proprietà private possono far perdere importanti opportunità in termini di fornitura di servizi ecosistemici, in situazioni di emergenza ciò diventa un ostacolo davvero rilevante. È ovviamente questo il caso di molte aree alpine del nord-est, Carnia compresa, alle prese prima con la Tempesta Vaia e poi con l’avanzata dell’infestazione di bostrico tipografo.
Il progetto, appena concluso, è stato chiamato “NETFo - NET of Forests” e ha basato le proprie attività su una piattaforma di “forest sharing” all’interno della quale i proprietari possono mettere a disposizione i propri fondi per una gestione condivisa.
Ma la piattaforma non è solo questo. Essa è stata concepita come una "cassetta degli attrezzi" utile ai gestori forestali, all’interno della quale è possibile trovare strumenti utili alle attività gestionali. Tra questi un servizio, ancora in via sperimentale, di “early warning”, quindi di allerta precoce, basato su immagini satellitari in grado di indicare i boschi di abete rosso suscettibili all’attacco del bostrico. Ciò permette ai gestori delle aree colpite di avere ben chiaro quali aree monitorare con più attenzione ed eventualmente agire in modo rapido attraverso interventi selvicolturali. Una delle principali sfide del sistema, ancora in fase di sperimentazione, è quella di individuare gli "attacchi verdi", ovvero quelle porzioni di bosco già attaccate dal coleottero ma con gli aghi ancora verdi. Questi, ad esempio, potrebbero essere i popolamenti in cui agire velocemente, esboscando il materiale prima dello sfarfallamento dell'insetto.
In un recente webdoc abbiamo descritto questo sistema insieme a Francesca Giannetti, la ricercatrice dell'Università di Firenze che ha ideato questo tool.
Lo scorso anno il Consorzio Boschi Carnici, grazie ad un bando regionale con fondi PSR della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, ha ideato un progetto di “economia forestale collaborativa” che punta ad una gestione forestale multiproprietario, con l'obiettivo di superare l'annoso problema della frammentazione fondiaria e della conseguente non gestione di molte aree boscate.
Se in situazioni ordinare la frammentazione e la mancata gestione delle piccole proprietà private possono far perdere importanti opportunità in termini di fornitura di servizi ecosistemici, in situazioni di emergenza ciò diventa un ostacolo davvero rilevante. È ovviamente questo il caso di molte aree alpine del nord-est, Carnia compresa, alle prese prima con la Tempesta Vaia e poi con l’avanzata dell’infestazione di bostrico tipografo.
Il progetto, appena concluso, è stato chiamato “NETFo - NET of Forests” e ha basato le proprie attività su una piattaforma di “forest sharing” all’interno della quale i proprietari possono mettere a disposizione i propri fondi per una gestione condivisa.
Ma la piattaforma non è solo questo. Essa è stata concepita come una "cassetta degli attrezzi" utile ai gestori forestali, all’interno della quale è possibile trovare strumenti utili alle attività gestionali. Tra questi un servizio, ancora in via sperimentale, di “early warning”, quindi di allerta precoce, basato su immagini satellitari in grado di indicare i boschi di abete rosso suscettibili all’attacco del bostrico. Ciò permette ai gestori delle aree colpite di avere ben chiaro quali aree monitorare con più attenzione ed eventualmente agire in modo rapido attraverso interventi selvicolturali. Una delle principali sfide del sistema, ancora in fase di sperimentazione, è quella di individuare gli "attacchi verdi", ovvero quelle porzioni di bosco già attaccate dal coleottero ma con gli aghi ancora verdi. Questi, ad esempio, potrebbero essere i popolamenti in cui agire velocemente, esboscando il materiale prima dello sfarfallamento dell'insetto.
In un recente webdoc abbiamo descritto questo sistema insieme a Francesca Giannetti, la ricercatrice dell'Università di Firenze che ha ideato questo tool.
Un anno di NETFo
Intervista ad Erika Andenna
Per fare il punto della situazione dopo la chiusura del progetto NETFo abbiamo intervistato Erika Andenna, direttrice del Consrzio Boschi Carnici, in un breve podcast di circa 15 minuti dedicato ai risultati raggiunti e, soprattutto, al futuro dell'iniziativa di "forest sharing" in Carnia.
Ascolta l’intervista
(disponibile anche sulle principali piattaforme podcast come Spotify, Apple podcast e Google podcast)
Come funziona la piattaforma
Come sottolinea Erika Andenna durante l'intervista, la piattaforma di "forest sharing" è oggi funzionante e disponibile. La sfida, da ora in poi, sarà quella di promuoverne la diffusione e l'utilizzo.
La piattaforma può essere sfruttata al meglio attraverso due diverse modalità:
- "dal basso" qualunque cittadino, in qualsiasi momento, liberamente e di sua spontanea iniziativa può caricare sulla piattaforma i propri boschi esprimendo la volontà di cederli in gestione (in questo caso al Consorzio Boschi Carnici o ad un altro ente pubblico, ad esempio un Comune);
- "dall'alto" il Consorzio stesso o un Comune potrebbero realizzare delle "chiamate" ad hoc, in occasione di Progetti di Riqualificazione Ambientale e Forestale (PRFA) o, in prospettiva, anche al momento della revisione di un Piano di gestione. In questo modo l'ente pubblico si farebbe promotore diretto dell'aggregazione su specifici territori e con obiettivi ben definiti.
Per spiegare come funziona la piattaforma ForestSharing FVG abbiamo realizzato, insieme alla vice-direttrice del Consorzio Boschi Carnici, Sara Di Menna, un breve video tutorial dove, passo passo, ne viene mostrato il funzionamento.
Guarda il video-tutorial
Esempi di possibile aggregazione "dall'alto"
Durante l'evento finale di NEFo, che abbiamo descritto in questo articolo, sono stati mostrati degli esempi di possibile utilizzo "dall'alto" della piattaforma, quindi attraverso chiamate specifiche volte ad aggregare proprietà limitrofe a quelle pubbliche.
Raccogliamo qui alcuni esempi.
Un video sulla gestione forestale collaborativa
In un breve video, realizzato da Compagnia delle Foreste, la Direttrice del Consorzio Boschi Carnici, Erika Andenna, e il Dottore Forestale Verio Solari, uno dei due tecnici incaricati di seguire le aree pilota, raccontano gli obiettivi di NETFo e spiegano le opportunità che una gestione forestale collaborativa multiproprietario potrebbe generare sui territori alpini e montani in genere.
Il video è girato nell'Area Pilota del Monte Rest, quella descritta precedentemente tra gli esempi.
Guarda il video
Il manuale del progetto NETFo
Al termine del progetto NETFo tutti i partner coinvolti hanno raccolto i risultati delle proprie attività in un piccolo manuale, intitolato: "Gestione forestale collaborativa".
Nella pubblicazione è "distillata" tutta l'esperienza accumulata durante il progetto e vengono delineate le linee future di quella "gestione forestale collaborativa" auspicata da Consorzio Boschi Carnici ma replicabile in tante altre realtà alpine e appenniniche.
Al termine del progetto NETFo tutti i partner coinvolti hanno raccolto i risultati delle proprie attività in un piccolo manuale, intitolato: "Gestione forestale collaborativa".
Nella pubblicazione è "distillata" tutta l'esperienza accumulata durante il progetto e vengono delineate le linee future di quella "gestione forestale collaborativa" auspicata da Consorzio Boschi Carnici ma replicabile in tante altre realtà alpine e appenniniche.
Sfoglia il manuale
Conclusioni
Il progetto NETFo testimonia che fare sistema, attivando le connessioni fra i diversi attori di uno stesso scenario, è l’unico modo per fronteggiare le sfide del prossimo futuro e avanzare più efficacemente verso gli obiettivi comuni di contrasto al cambiamento climatico e di attuazione della transizione ecologica.
Il futuro di NETFo è insito nella capacità di aggregazione che il progetto saprà sviluppare. Il suo successo sulla lunga distanza dipenderà, essenzialmente, da quanto si riuscirà a rendere consapevoli i cittadini, gli amministratori e i tecnici comunali del valore del patrimonio forestale pubblico e privato e dell’importanza di gestire il bosco al di là dei confini di proprietà. Una volta centrato questo importante traguardo, attraverso una costante animazione territoriale, si avranno a disposizione tutti gli elementi per poter pianificare, gestire, prospettare e proporre attività sul territorio e per il territorio.
In questo scenario l’Ente pubblico dovrà sempre più assumere un ruolo aggregatore e propulsore di tutte le iniziative necessarie a favorire l’avvio di una gestione forestale più estesa. Nel contesto della Carnia, il Consorzio Boschi Carnici, che per sua natura gestisce proprietà diffuse entro 17 Comuni dell’area montana regionale, presenta tutte le caratteristiche per assumere questo ruolo.
Le proprietà del Consorzio Boschi Carnici (in blu)
nel contesto del Friuli-Venezia Giulia
Questo webdoc è stato realizzato nell'ambito del progetto NETFo - Net of Forest, coordinato dal Consorzio Boschi Carnici
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