Il castagneto didattico innovativo e sperimentale di AUSF Firenze
di Giuliano Secchi, Giorgia Ragazzini, Daniele Celestini - AUSF Firenze
Sull’Appennino Pistoiese in località Orsigna, nel Comune di Pistoia (PT), nasce il progetto tra AUSF Firenze e la Società Agricola ARUM: il castagneto didattico. Un castagneto concepito come laboratorio, per permettere agli studenti di mettere in pratica quanto appreso durante le lezioni universitarie, utile all’apprendimento delle tecniche di arboricoltura sui castagni da frutto.
Orsigna, una montagna che parla di castanicoltura
Orsigna è una valle, il torrente che vi scorre, il gruppo di località sorte sui suoi versanti, gli umili insediamenti da secoli connessi al castagno: un luogo ancora oggi fortemente imperniato sulla castanicoltura.
Ad Orsigna c'è un solo alimentari che è anche bar e ritrovo mattutino per gli studenti arrivati lassù dopo chilometri di strada stretta e tornanti. "Ci finite sempre tutte le paste!" commenta ogni volta il proprietario; le richieste di caffè e dolci sono, infatti, sempre in eccesso rispetto all'ordinaria disponibilità di questo avamposto frugale, tarato su un numero di frequentatori molto più limitato.
Orsigna, una piccola valle dell’appennino tosco-romagnolo, è un luogo strettamente connesso con la castanicoltura, dove la produzione di farina di castagne, ha prevalso sugli altri molteplici beni e prodotti che il castagno può offrire. I castanicoltori, infatti, avevano selezionato alcune varietà più adatte al clima della zona per la produzione di farina, con cui avevano innestato il loro “albero del pane”. Di questa fiorente attività produttiva sono memori i numerosi metati e mulini che caratterizzano la valle. Di questi, oggi sono attivi ben nove metati e due mulini, uno ad acqua con le macine di pietra di proprietà dell'associazione Tre Mulini, e un altro elettrico, sempre con le macine di pietra, dell’azienda La Castagna. Il rumore delle macine e il fumo che fuoriesce dai tetti dei metati testimoniano la vivacità di un'attività produttiva che è tutt'altro che finita, anzi, cerca di riprendere vita grazie alla determinazione dei suoi cultori locali.
CONTENUTO PROMOZIONALE
Per quanto recuperare la produzione del passato, in termini di quantità di farina è un traguardo irraggiungibile, esiste comunque una piccola economia di nicchia che permette ai castanicoltori della zona di investire ancora sulla valorizzazione delle loro terre. Il progetto di AUSF Firenze intende portare vitalità alla castanicoltura di montagna, conducendo i giovani a conoscerne la tradizione e le opportunità che ne derivano e apportando alla castanicoltura tradizionale innovazioni in termini di conoscenze e tecniche. Di fronte all’opzione della coltivazione del castagno in sistemi intensivi in pianura, irrigati e concimati, l’innovazione proposta va a favore della gestione dei territori rurali e di una rivalorizzazione della cultura della castagna. La gestione del castagneto che propone AUSF Firenze assieme all’Università di Firenze ha un carattere semi-intensivo e non conduce alla creazione dei castagneti tradizionali, per cui non viene proposta come soluzione univoca e ripetibile in ogni contesto. Si sottolinea in ogni caso la grande esigenza di conservare questi tradizionali popolamenti multifunzionali, che caratterizzano il paesaggio montano, con un pregio paesaggistico e culturale indiscutibile. Il castagneto da frutto tradizionale è caratterizzato inoltre anche da un grande valore ecologico, con necromassa in quota, numerosi microhabitat potenziali; le condizioni stabili conseguenti all’intervento frequente dell’uomo, supportano ad esempio la presenza di numerosi licheni. D’altra parte, il nome della specie Castanea sativa deriva da satum, che significa seminato, piantato, coltivato, domestico, in quanto fu messo a coltura fin dall’epoca romana.
Nascita del progetto
Il progetto è nato durante l’anno accademico 2021-2022 a seguito di un corso extra-universitario organizzato da AUSF Firenze, incentrato sulla coltivazione e sulla cultura del castagno in Toscana e tenuto dal professor Alberto Maltoni, docente di selvicoltura dell’Università di Firenze ed esperto di castagno e castanicoltura. Nell’ambito del corso, con l’idea di sviluppare un castagneto didattico, si è instaurata una collaborazione con l'Azienda Agricola ARUM di Tommaso Corrieri di Orsigna, castanicoltore, treeclimber, arboricoltore, coltivatore, apicoltore, ma soprattutto promotore di una riscoperta della cultura della castagna e della vita in montagna.
Il castagneto è stato pensato su un terreno di proprietà dell’azienda, dove un tempo sorgeva un impianto di conifere, che aveva sostituito un castagneto non più gestito. Le ceppaie dei castagni secolari, ombreggiate per decenni dal soprassuolo di conifere, riservavano ancora grandi potenzialità e virtù pregevoli grazie alla lunga conservazione della capacità pollonifera caratteristica della specie.
Una gestione innovativa - tecniche castanicole
Le principali attività che fino ad oggi sono state svolte nel castagneto didattico sono innesti, potature verdi e a legno, piantagione di nuovi individui e controllo dello stato fitosanitario. Le innovazioni collegate alla gestione proposta riguardano praticamente tutte le operazioni colturali, dalla coltivazione in vaso, agli innesti, alle potature.
I primi innesti da parte di AUSF Firenze sono avvenuti ad aprile 2022, quando hanno operato alcuni dei ragazzi e ragazze che avevano partecipato al corso. Quell’anno la tecnica d’innesto fu lo spacco pieno: attuato sul pollone di un anno tramite un taglio trasversale, inserendo nello spacco del taglio una marza di pari diametro.
Gli innesti sono stati ripetuti nel 2023 e ad Aprile 2024 è stata organizzata da AUSF una giornata dedicata nel quale si è sperimentata la tecnica del doppio spacco inglese. Perciò una palestra per tutti coloro che si accingono per la prima volta agli innesti e alla loro cura (scacchiatura, eliminazione dei polloni dalle ceppaie, slegatura), alle potature e alla gestione di un castagneto da frutto. Il castagneto è un sito di formazione continuo e duraturo nel tempo, perciò per cimentarsi il prossimo anno, qualche ceppaia non è stata innestata, così come le piante messe a dimora a dicembre.
Un diario del castagneto descriverà tutti i lavori eseguiti con minuziosa precisione, e una mappa illustrativa riporterà ogni pianta georeferenziata, con le informazioni sulle operazioni effettuate sulla ceppaia e data in cui sono state svolte.
Le marze che sono state utilizzate per gli innesti di Orsigna sono della varietà Marrone Fiorentino, una varietà androsterile e più adatta alla commercializzazione diretta del prodotto castagna rispetto alla produzione di farina.
Il Marrone Fiorentino, rispetto alle varietà castanicole già presenti nella vallata, ha una maggiore esigenza di temperature estive, perciò, non era indicato per il luogo in un passato in cui effettivamente potevano verificarsi temperature estive troppo fresche. Al giorno d’oggi se ne vuole sperimentare l’inserimento, prendendo atto dell’innalzamento delle temperature dovuto al cambiamento climatico.
A seguito dell’innesto, inizia la fase più innovativa di gestione del castagneto, pensata e sperimentata dall’attività di ricerca del professor Maltoni e promossa da AUSF Firenze con valenza scientifica e didattica.
La tecnica di gestione attuata si fonda su un’impostazione della struttura della chioma attraverso le potature verdi, ovvero attraverso tagli su getti non ancora lignificati, finalizzati ad ottenere l'emissione di rami anticipati. La potatura consiste quindi in una “spuntatura” del getto all’altezza della settima o nona gemma, ma dal punto di vista scientifico, ci si aspetta di sperimentare più volte in diversi anni, provando anche ad anticipare o a ritardare questa pratica che in ogni caso è eseguita nella stagione vegetativa e su un organo erbaceo. La possibilità di ripetere più volte la spuntatura dipende dall’andamento della stagione e dall’irrigazione.
Questa tecnica, come spiega il professore, ha l’obiettivo di comprimere la chioma del castagno in una struttura più contenuta, tipica degli alberi da frutto, a discapito di uno sviluppo naturale del castagno in lunghezza e altezza determinato dalla vigoria dei getti, per cui fra le branche produttive di una pianta gestita tradizionalmente possono intercorrere anche più di due metri. Tale compressione della chioma rende anche più semplice la sua gestione, che può avvenire da terra, evitando l’uso della costosa tecnica del tree climbing per le potature delle piante adulte. Inoltre, accorciare le branche durante la fase vegetativa induce la pianta a ramificare dividendosi nel corso della stessa stagione, invecchiando fisiologicamente i tessuti. In questo modo, con semplicissime ma frequenti operazioni colturali, è possibile impostare in pochissimi anni una chioma ben strutturata e fisiologicamente pronta a portare i propri frutti nell’arco di quattro-cinque anni.
Oltre a strutturare una buona chioma e far entrare in produzione prima la pianta, le spuntature sono un valido metodo per ridurre l'intensità dei danni causati dal cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus). Infatti, c’è una stretta relazione fra vigore vegetativo della pianta e il danno provocato dal cinipide. La potatura può essere quindi anche uno strumento utilizzabile per ridurre l'impatto dell'insetto. La potatura verde, d’altra parte, era stata ideata proprio come innovazione nella gestione e recupero di castagneti colpiti dal cinipide, ma la tecnica si è dimostrata efficace anche per le potature di formazione di giovani innesti.
Le potature verdi, se svolte in numero e maniera adeguata, dovrebbero ridurre drasticamente la necessità di una potatura invernale a legno, che adduce vie d’ingresso al patogeno Cryphonectria parasitica, agente del cancro corticale del castagno. Se fossero necessarie queste potature, queste dovrebbero avvenire durante la pausa vegetativa invernale, preferibilmente fra gennaio e febbraio.
Costituire un calendario per sapere come si muovono le spore del cancro corticale, potrebbe indicare il momento in cui il pericolo è il più basso possibile e di conseguenza quando intervenire sul castagno.
Un’ulteriore caratteristica del castagneto AUSF che lo differenzia dalla castanicoltura tradizionale è l’alta densità. La densità di partenza data dalle ceppaie è stata integrata con la messa a dimora di nuovi individui per aumentare il numero di ceppaie ad ettaro. Tuttavia, la densità ideale deve ancora essere sperimentata.
L'innovazione della gestione del castagneto didattico parte anche dal vivaio.
Le piante, messe a dimora a dicembre 2023, sono state coltivate dall’Università di Firenze in "AirPot", vasi innovativi (proposti dal CREA) particolarmente alti e stretti, dalla base sollevata e dalle pareti forate in cui le radici, incontrando l’aria, si atrofizzano. Essi non deformano il fittone e permettono lo sviluppo dell'apparato radicale più in profondità così da evitare problemi strutturali e stress da trapianto, in quanto il castagno necessita di una buona riserva di acqua per alimentare la sua superficie fogliare. Risulta perciò importante la qualità del materiale vivaistico.
Il castagneto come opportunità pratica formativa
Conoscere e gestire il castagneto significa capire lo sviluppo futuro della pianta, toccandola, sperimentando, imparando la sua biologia e fenologia, il suo linguaggio. Saper osservare il castagno comprendendo i suoi processi fisiologici, scegliendo attentamente come approcciarsi alla spuntatura e indirizzandolo nella fruttificazione. Ciò avviene con l’attenta, costante osservazione e analisi, in ciascuna stagione e settimana dopo settimana durante la cura degli innesti e l’impostazione della chioma.
È molto proficuo il dibattito che si potrebbe instaurare tra gli studenti. I temi che un castagneto da frutto si porta dietro sono molteplici: la riscoperta di territori spopolati, di pratiche come il pascolo nel castagneto, di antichi valori, abilità e mestieri quali carbonaio, cestaio, bottaio, caldarrostaio, innestino, potatore, raccoglitore, mugnaio. Un’economia del castagno che ha plasmato l’alimentazione, l’ambiente, l'edilizia, l’artigianato, la letteratura, l’arte e la cultura. Del castagno, che ha fatto lungamente parte della farmacopea campagnola, oltre al ricercato legname, trovavano impiego anche le foglie, il tannino della corteccia, i polloni più teneri, i ricci vuoti e le bucce delle castagne. Queste ultime denominate “ghiande di Zeus” da Teofrasto (IV - III secolo a.C.) a indicare il dio supremo della mitologia greca che sostiene l’universo come il tronco possente del castagno che eleva la maestosa chioma.
Una pianta la cui domesticazione ha modellato un territorio, ha definito culture, ha dipinto un paesaggio che appartiene alla nostra storia, di cui accende le tonalità di giallo autunnali, e che oggi sta vivendo un continuo dinamismo: da un lato l’abbandono, dall’altro il passaggio a tecniche e forme innovative, come nel caso del castagneto didattico AUSF. Il castagneto da frutto necessita un ritorno, rappresenta perciò un bene da conservare e innovare sotto il profilo della diversità biologica e paesaggistico-culturale.
L’intento sarebbe quello di creare una continuità nel tempo del progetto: si cercano dunque persone che ne abbiano il proposito e che se ne prendano cura, studenti che possano essere incuriositi dal mondo della castanicoltura e che abbiano la volontà di dedicarsi alla realizzazione del laboratorio didattico. Un progetto avviato che avrà dunque necessità di costanza, cura, passione e partecipazione attiva nel lungo periodo.
L’iniziativa non è rivolta solo agli studenti delle scienze forestali, ma anche a studenti di altri corsi di laurea o a persone appassionate che abbiano voglia di mettersi in gioco.
Alcuni nostri soci, che in precedenza hanno preso parte al corso e al progetto, hanno un ruolo chiave nel passare il testimone ai nuovi volti del castagneto. Ecco che qui si percepisce uno degli obiettivi dell’AUSF: l’incontro tra generazioni di studenti che tramandano, acquisiscono, che insieme costruiscono un futuro di curiosità e competenze.
Innestare e potare i castagni rappresenta inoltre una proficua collaborazione, favorendo lo scambio di conoscenze tra il mondo scientifico universitario e il lato tecnico pratico della professione di castanicoltore. Un’opportunità per vedere da vicino una professionalità, arricchire il proprio bagaglio culturale, vivere esperienze diversificate con uno spirito di intraprendenza, ponendoci domande e cercando il confronto così da arricchirci come professionisti.
E che soddisfazione sarà raccogliere le prime castagne AUSF!
Chiunque si volesse unire al progetto è il benvenuto!
ODE AL CASTAGNO di Ugo Bugelli, castanicoltore delle montagne pistoiesi
"Generoso e forte sei, vecchio castagno
Che tanto pane hai donato agli avi,
Fosti tradito per il vil guadagno
Da esseri ingrati quanto ignavi,
Ed è verso di loro che mi lagno:
Non fosti oggetto per eterne travi!
Quanto nei secoli era stato creato
In breve tempo fu depauperato!"
Se vuoi scoprire di più su AUSF Italia, sul nostro sito è disponibile un articolo firmato da Solaria Anzilotti che ripercorre la storia dell’Associazione, dalla nascita alle recenti attività e collaborazioni a livello nazionale e internazionale.
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