Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Sintomi (bande rosso-marroni e fruttificazioni nerastre) di Lecanosticta acicola su un rametto di Pinus mugo (disegno di Hari Berto).
di Luisa Ghelardini, Hari Berto, Claudio Bruzzone, Mattia Papi, Chiara Aglietti, Alessandra Gionni, Paolo Capretti
Lecanosticta acicola è un fungo dannoso per il genere Pinus, che causa disseccamento e caduta degli aghi riducendo crescita e vitalità delle piante. Originario probabilmente del Sud-Ovest degli Stati Uniti è stato ripetutamente introdotto in Europa ed è presente anche in Italia. Visti i danni, anche economici, che una sua ulteriore diffusione potrebbe comportare, è stato incluso dall'Organizzazione Europea e Mediterranea di Protezione delle Piante (EPPO) tra gli organismi nocivi pericolosi nell'area euro-mediterranea.
Le piante colpite manifestano i primi sintomi a carico degli aghi. Sul rametto vengono attaccati per primi gli aghi più vecchi, che quindi cadono prima di quelli distali e apicali. Tipicamente nel punto di infezione appare una piccola macchia irregolarmente circolare di colore giallo e con margini definiti. I sintomi non sono esclusivi e una diagnosi certa richiede analisi microscopiche o molecolari: macchie simili infatti possono essere causate da insetti fitomizi e altri patogeni fungini, in particolare del genere Dothistroma. Con il progredire dell'infezione e la morte dei tessuti le macchie diventano oblunghe e scuriscono fino al marrone, da cui il nome inglese di "malattia delle macchie brune degli aghi" (brown spot needle blight). Le macchie restano spesso circondate da un alone giallo. Al confluire delle necrosi, la punta degli aghi malati secca, macchie sono presenti nel tratto intermedio, mentre la base resta verde più a lungo. I sintomi dell'infezione possono variare per colore (giallo, verde scuro o rosso/marrone) e forma delle lesioni a seconda della specie ospite colpita. Infatti è chiamata talvolta anche malattia delle barre o bande gialle (yellow bar/band needle disease, altre foto sono disponibili sulla scheda dedicata del EPPO Global Database). In genere, i sintomi sono più gravi e compaiono prima nelle parti inferiori della chioma. L'infezione di L. acicola può presentare anche una fase asintomatica, che può durare da alcuni giorni a circa tre mesi, in cui il patogeno si stabilisce all'interno degli aghi, ma non è apparente e può sfuggire alle ispezioni visive, rendendo più insidioso lo spostamento di materiale di propagazione.
Sintomi (bande rosso-marroni e fruttificazioni nerastre) di Lecanosticta acicola su aghi di Pinus sylvestris (disegno di Hari Berto).
Lecanosticta acicola è un ascomicete (noto anche con i vecchi nomi di Schyrria acicola e Mycosphaerella dearnessii) che causa il disseccamento degli aghi in molte specie del genere Pinus. Recentemente il patogeno è stato segnalato anche su piante del genere Cedrus in Turchia e in Francia, ma su queste specie finora non sono stati riportati danni gravi.
Il patogeno si trova in una varietà di condizioni ambientali dalle zone tropicali a quelle temperate e in un ampio range di quote.
Negli ultimi anni è stato segnalato frequentemente in molti paesi europei, dalla Scandinavia meridionale all'Italia Nord-orientale (EPPO 2022).
La presenza di L. acicola in Europa, la sua aggressività in alcune aree del mondo, il gran numero di specie suscettibili, l'importanza economica dei pini e la loro caratteristica di essere spesso impiegati, nei rimboschimenti in ambienti poveri o degradati fuori dal loro areale naturale, ha indotto EPPO a includere questa specie tra gli organismi nocivi pericolosi nell'area euro-mediterranea. Essendo già diffusa in Europa, L. acicola non è più inclusa tra gli organismi da quarantena. Tuttavia, il fungo rientra, in base alla normativa fitosanitaria vigente in Europa (Regolamento (UE) 2016/2031 ), tra i RNQP (Regulated Non Quarantine Pests) per i quali sono in vigore misure stringenti di controllo e regolamentazione del commercio del materiale di propagazione, che è identificato come il principale mezzo di diffusione, anche tra i paesi dell'Unione (Regolamento di esecuzione (UE) 2019/2072 ).
I conidi di L. acicola, che sono il più comune mezzo di diffusione naturale germinano sulla superficie degli aghi e li infettano principalmente attraverso gli stomi. Le spore richiedono elevata umidità per la germinazione e non resistono alla disidratazione, inoltre luce e umidità abbondanti favoriscono l'apertura degli stomi e aumentano le probabilità di infezione. Colonizzati e uccisi i tessuti dell'ago causando le tipiche macchie, il fungo differenzia, durante periodi piovosi e tiepidi, le fruttificazioni asessuate (acervuli), che a maturità erompono dall'epidermide come pustole nere e rilasciano un gran numero di conidi in masse gelatinose e lucide. Il fungo sverna nei corpi fruttiferi sugli aghi vivi o morti e come micelio negli aghi vivi, dove rimane attivo continuando a invadere i tessuti sani prossimi alle lesioni, se le condizioni ambientali lo consentono.
La temperatura ottimale di sviluppo del fungo è intorno ai 25°C, ma il range termico è ampio e compreso tra un massimo di 35°C e un minimo di 5-19 °C a seconda della fase del ciclo considerata; ad esempio i conidi sopravvivono ma non germinano sotto i 5°C. La temperatura, quindi, sembra essere un fattore relativamente meno limitante dell'umidità.
Lecanosticta acicola causa defoliazioni che compromettono la crescita e riducono il vigore della pianta. Attacchi intensi e ripetuti possono uccidere gli alberi. La malattia si manifesta in forma grave solo dove/quando si hanno periodi sufficientemente caldi caratterizzati da umidità abbastanza alta e prolungata (almeno 24-48 ore) Il cambiamento del clima, soprattutto il riscaldamento degli inverni, è ritenuto la causa principale dell'espansione in latitudini e quote più elevate di L. acicola come di altri patogeni forestali. Se storicamente negli Stati Uniti i danni più seri riguardavano le piantagioni Sud-orientali di pino palustre, adesso questa malattia causa preoccupazioni crescenti anche negli Stati Uniti Nord-orientali, dove l'aumento delle defoliazioni a carico del pino strobo (Pinus strobus) minaccia l’equilibrio ecologico delle foreste e la vitalità della locale industria del legname.
In Europa la presenza di L. acicola ha causato fino ad oggi impatti contenuti. Ma nell'ultimo decennio il patogeno è stato rilevato in nuove aree, nelle regioni europee settentrionali e orientali e in Irlanda. Sempre più frequentemente e in molti luoghi la malattia è stata segnalata sul pino silvestre (Pinus sylvestris). In Bulgaria si sono verificate gravi defoliazioni in impianti di pino silvestre e pino nero (Pinus nigra). Inoltre, ceppi del fungo particolarmente aggressivi sono stati trovati su pino silvestre nei paesi baltici e in Turchia. Si temono esplosioni epidemiche in particolare a quote e latitudini più elevate, dove il cambiamento del clima sta rimuovendo le limitazioni termiche oggi imposte alla crescita dell'inoculo e alla diffusione del patogeno.
Lecanosticta acicola è stata occasionalmente rilevata anche in Italia. I casi ad oggi confermati con diagnosi molecolare sono su piante ornamentali di pino mugo (Pinus mugo) sul lago di Garda (isolato nel 1999, La Porta e Capretti, 2000) e in provincia di Udine (isolato nel 2018) (Janoušek et al. 2016, Laas et al. 2022). Il rischio di danni è localmente elevato nell'Italia settentrionale e nelle aree appenniniche più umide. Sebbene non siano stati realizzati modelli quantitativi, si può presumere che in futuro gli inverni più miti e le estati più calde modificheranno l'area adatta al patogeno e il livello di rischio, accrescendoli nell'arco alpino anche in quota e riducendoli in alcune aree dell'Appennino.
Lecanosticta acicola è stata segnalata ad oggi su 53 specie e ibridi di pino in un ampio range geografico (EPPO 2022). Comune sui pini ad aghi lunghi nel Sud degli Stati Uniti (P. palustris, P. taeda e P. ellioti). L'impatto della malattia è particolarmente grave su alcune specie. Il patogeno è però considerato invasivo e altamente adattabile a nuovi ospiti e condizioni ambientali. In Europa, l'ospite più suscettibile sembra essere il pino mugo seguito dal pino silvestre nelle aree centro settentrionali e dal pino nero nelle aree meridionali (Van Der Nest et al. 2019). Le provenienze meridionali e settentrionali di pino silvestre possono avere diversa suscettibilità.
La prima misura adottata è la prevenzione della diffusione attraverso il materiale di propagazione. A tal fine il patogeno in Europa è stato inserito tra gli organismi nocivi regolamentati non da quarantena (Regulated Non Quarantive Pest RNQP) e come tale soggetto a misure fitosanitarie che impongono requisiti e limitazioni per il commercio e controlli sul materiale vivaistico delle specie ospite che deve essere esente dal patogeno. Il materiale trovato eventualmente infetto viene distrutto per abbruciamento. L’identificazione precoce è essenziale per mettere in atto tempestive azioni di controllo, ma i sintomi non sono esclusivi e la diagnosi visiva resta difficile, soprattutto in assenza di corpi fruttiferi del fungo. Per questo sono stati sviluppati test diagnostici molecolari, anche rapidi e utilizzabili su strumenti portatili (Ioos et al. 2010, Aglietti et al. 2021). La diagnosi può essere richiesta al Servizio Fitosanitario se si sospetta la presenza del patogeno.
In alcuni casi di infezione su poche piante in giardini botanici o altro verde ornamentale, l’applicazione tempestiva e regolare di misure fitosanitarie (distruzione delle piante infette e somministrazione ripetuta nel tempo di fungicidi) ha consentito di controllare la diffusione del patogeno.
Dalla letteratura internazionale risulta che trattamenti chimici a base di composti rameici abbiano una buona efficacia in vivaio. L'eradicazione resta comunque poco realistica. Nelle pinete degli USA Nord-orientali l'applicazione del diradamento come misura selvicolturale contro la malattia ha dimostrato un rapido effetto benefico. Il diradamento aumenta la circolazione d'aria tra le chiome, riduce l'umidità che promuove sporulazione del fungo e germinazione delle spore e ostacola la trasmissione diretta delle masse mucillaginose di conidi tramite schizzi d'acqua o contatto diretto tra piante adiacenti (McIntire et al. 2018). Allo stesso modo ridurre la densità delle piante ed evitare potature nei periodi piovosi è utile in vivaio e nelle piantagioni. In vivaio è opportuno evitare annaffiature sulla chioma soprattutto durante il giorno. Infine, realizzare impianti di pini misti con specie di altri generi e piantare provenienze di pino ritenute meno suscettibili è una misura preventiva utile a ridurre i danni in caso di comparsa del patogeno.
Autori:
Luisa Ghelardini, DAGRI UNIFI. Email
Hari Berto, DAGRI UNIFI. Email
Claudio Bruzzone, DAGRI UNIFI. Email
Mattia Papi, DAGRI UNIFI. Email
Chiara Aglietti, DAGRI UNIFI. Email
Alessandra Gionni, IPSP CNR. Email
Paolo Capretti, DAGRI UNIFI. Email paolo.capretti@unifi
Fitofagi&Fitopatogeni è una rubrica pubblicata sulla rivista Sherwood - Foreste ed Alberi oggi da settembre 2020 a dicembre 2021 con l’obiettivo di fornire a tecnici e operatori informazioni su agenti patogeni e insetti dannosi di piante forestali, per permetterne il riconoscimento e la pronta segnalazione più diffusamente possibile. La rubrica descrive in particolare le malattie meno conosciute emergenti a causa dei cambiamenti del clima o causate da parassiti di recente introduzione e a rischio diffusione nel nostro Paese.
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