Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Ciao a tutte e a tutti e benvenuti all'edizione numero 33 di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
Questa rubrica è sponsorizzata da PEFC Italia e FSC®Italia, che ringraziamo per aver scelto di sostenere il nostro lavoro.
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Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
Lo scorso 21 febbraio su Georgofili.info è uscito un interessante commento, a cura della Professoressa Nicoletta Ferrucci, Ordinaria di Diritto agrario presso l’Università di Firenze, sulla questione che tanto ha scaldato gli animi nelle ultime settimane: la deroga alla necessità di autorizzazione paesaggistica per le aree forestali sottoposte a “doppio vincolo” rispetto al Codice dei beni culturali e del paesaggio.
In seguito alla decisione del Governo, nella valanga di commenti entusiasti da un lato e di indignazione condita da fake news dall’altro, abbiamo finalmente trovato, in questo articolo, una critica pacata, seria e costruttiva sui cui a nostro avviso vale la pensa soffermarsi.
Il punto di vista dell’autrice sulla questione è chiaro fin dal titolo del commento: “Gutta cavat lapidem, ovvero questa autorizzazione paesaggistica non s'ha da fare”. La goccia scava la roccia, insomma. La goccia (cioè l’istanza di superare la necessità di autorizzazione paesaggistica per le aree a “doppio vincolo”) ha infine scavato la roccia (le amministrazioni e la politica) andando oltre la necessità, imprescindibile secondo il parere di Ferrucci, di un regime autorizzatorio differenziato tra i boschi tutelati dai due diversi articoli del codice (142 e 136). Ferrucci si chiede come mai, con così tanta tenacia, è stata scelta una strada diversa da quella prevista dal TUFF - Testo Unico in materia di Foreste e Filiere Forestali, che prevedeva la formulazione di linee guida specifiche per la gestione di quelle peculiari tipologie di bosco.
Ci siamo sentiti di provare a rispondere a questa sollecitazione, sottolineando due risposte concatenate alla domanda di Ferrucci.
Rimanendo nella metafora, da un lato la “goccia” non è stata raccolta in un contenitore dentro in quale sarebbe stato possibile analizzarla, elaborarla, comprenderla e infine indirizzarla verso la direzione di una soluzione da tutti accettabile. In pratica, le varie amministrazioni coinvolte, in particolare il Ministero della Cultura, non hanno voluto (o non hanno saputo) scendere a patti tra di loro. Dall’altro lato, la “goccia” era molto pesante e abrasiva, ovvero ricca di forti motivazioni tecniche e di principio, mentre la “roccia”, in questo caso la politica, si è rivelata “più di calcare che di granito”, scegliendo una modalità forse non corretta al cento per cento.
Metafore a parte, vi consigliamo di leggere questo commento. Nel finale si spiega che tra la goccia e la roccia è ancora possibile posizionarsi, per affrontare il tema con buon senso e senza estremizzazioni da entrambi i lati.
Lo spazio tecnico può essere quello dei Piani paesaggistici regionali. Quello politico è invece tutto da ricostruire. Da qui una domanda finale: il nostro settore, le sue rappresentanze e il mondo scientifico avranno la volontà di affrontare il tema, come auspica la Professoressa Ferretti, o preferiranno al contrario accontentarsi di quel solco creato, goccia dopo goccia, nella roccia?
Per approfondire:
E ora parliamo di un tema che anno dopo anno sta sempre più entrando nel dibattito, forestale e non solo: l’uso terapeutico del bosco.
In Toscana, nel territorio della Foresta Modello delle Montagne Fiorentine, saranno allestiti e presto inaugurati ben quattro percorsi di terapia forestale. Questo sarà reso possibile dal progetto FOR.SA, acronimo di “foreste e salute”, capitanato dalla Foresta Modello e finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana. L’obiettivo del progetto è valorizzare i territori montani di Valdisieve e Valdarno, anche dal punto di vista economico, fornendo luoghi idonei alle pratiche di terapia forestale. Il CNR, partner del progetto da tempo impegnato sulla caratterizzazione scientifica dell’uso terapeutico della foresta, aiuterà le comunità locali nella strutturazione dei percorsi: veri e propri luoghi di cura in grado al tempo stesso, secondo i promotori, anche di rilanciare l’economia locale.
Le aree saranno distribuite in quattro diversi comuni e una di esse sarà ubicata tra i famosi “Giganti di Vallombrosa”, il gruppo di douglasie, piantato ai primi del ‘900, che oggi rappresenta uno dei boschi monumentali del nostro Paese.
Questa forma di fruizione della foresta sta raccogliendo molto interesse da più parti, compresi i servizi sanitari, interessati a sperimentare nuove cure che prevedano interazioni con gli spazi verdi. Si tratta di un’opportunità davvero molto interessante, che ancora una volta sottolinea l’importanza di una gestione attiva: occorrono infatti di boschi ben raggiungibili da strade o comodi sentieri, puliti e fruibili senza difficoltà. La sfida, come sempre, sarà di riconoscere a proprietari e gestori almeno una parte del valore generato. Si tratta di un nodo fondamentale, che vale per questo come per altri ambiti innovativi dell’economia forestale. Da questo si gioca la sostenibilità complessiva della proposta oltre il termine di progetti come FOR.SA, fondamentali per dare il via ad iniziative che poi però dovranno stare in piedi sulle proprie gambe.
Per approfondire:
Restiamo in ambito di Foreste Modello che, lo ricordiamo, non sono foreste particolarmente belle o uniche, ma percorsi permanenti, a partecipazione volontaria, di soggetti e organismi che adottano scelte comuni per un territorio forestale definito, condividendo le varie esperienze e confrontando le diverse esigenze.
Lo scorso 20 febbraio a Roma, presso la Direzione Foreste del Ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, è avvenuto il riconoscimento ufficiale della seconda Foresta Modello italiana, quella della Valle dell’Aterno, in Abruzzo.
“L’idea di realizzare una Foresta Modello nella media valle dell’Aterno”, si legge nel sito dell’associazione, “nasce dalla necessità di collegare e far lavorare insieme i paesi, le persone e le istituzioni attive che finora hanno agito prevalentemente per conto proprio in questo ampio territorio”.
Un tema chiave su cui la nuova Foresta Modello vuole lavorare è quello dello spopolamento, che ha drammaticamente ridotto le comunità locali.
“È indispensabile raccordare le componenti più dinamiche per gestire, conservare e promuovere l’area nel suo insieme”, si legge ancora nel sito, “Nessuno può ottenere qualcosa da solo. Nessuno, isolato, ha la forza sufficiente per fare la differenza tra rilancio ed abbandono definitivo. Solo un lavoro faticoso ma condiviso può restituire una prospettiva di futuro a questi magnifici luoghi ed alle loro comunità. È questo che la Foresta Modello si propone di fare”.
I Comuni che ne hanno promosso la costituzione sono quindici, con una superficie complessiva di circa 31 mila ettari. Auguriamo buon lavoro alla nuova Foresta Modello, con l’auspicio che questa modalità di governance e partecipazione territoriale, che mette al centro i territori, le comunità e la sostenibilità, mantenendo sempre anche un'apertura al contesto mediterraneo e globale, possa diffondersi nuovamente in tante altre aree di Alpi e Appennini.
Per approfondire:
Proprio mentre stavamo raccogliendo e scrivendo queste pillole, dal Parlamento europeo è arrivata una notizia molto importante, che avrà sicuramente ripercussioni anche sul nostro settore. Quindi permetteteci questa piccola deviazione che dall’Italia, per una sola notizia, passa al più ampio panorama europeo.
Nonostante sia stata nel mirino delle recenti proteste degli agricoltori e sia da tempo osteggiata, il 27 febbraio è stata approvata definitivamente la “Nature Restoration Law”, la travagliata legge sul ripristino della natura che ha rappresento il pilastro più contestato del Green Deal.
Per commentare questa notizia utilizziamo le parole di Etifor, Spin-off dell’Università di Padova da sempre in prima linea a sostegno di questa iniziativa legislativa.
“Il testo definitivo della legge conferma i target previsti”, spiega Etifor in un articolo, “ripristinare almeno il 20% del territorio europeo marino e terrestre entro il 2030 e tutti gli habitat a rischio entro il 2050”.
“Per fare questo, la Nature Restoration Law si pone l’obiettivo di recuperare il 30% degli habitat terrestri e marini considerati in un cattivo stato di conservazione entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. La priorità di intervento fino al 2030 è data ai siti di Rete Natura 2000. La legge definisce anche alcuni indici importanti per la conservazione della biodiversità in ambiente agrario e forestale e per la tutela degli impollinatori e conferma l’obiettivo di arrivare a piantare, entro il 2030, 3 miliardi di alberi”.
Come sottolinea Etifor, si tratta di una vera e propria sfida, a cui tutti gli Stati membri, Italia compresa, sono chiamati a contribuire. Entro due anni, ad esempio, come Paese dovremo dotarci di un “Piano di Ripristino” con la mappatura delle necessità di conservazione. In questo piano dovranno essere identificate chiaramente le misure per arrivare a raggiungere gli obiettivi. La Commissione, dal canto suo, si è impegnata ad individuare, entro un anno dall’approvazione, le criticità legate al finanziamento della Nature Restoration Law e a trovare metodi di supporto economico adatti a colmare il divario tra necessità conservazionistiche e disponibilità finanziarie.
Come traspare anche dall’articolo di Etifor, il cammino di questa nuova legge dovrà intersecarsi sia alle sfide legate alla crisi climatica, sia alle necessità produttive del mondo agricolo e forestale. Sarà un processo quindi molto complesso, ricco di ostacoli e potenziali conflitti, che dovrà essere guidato attraverso il dialogo e l’ascolto delle reciproche istanze.
Ci sentiamo di dire che la selvicoltura e l’arboricoltura potrebbero trasformarsi in grandi occasioni per mostrare la fattibilità di questo equilibrio possibile e che il nostro settore forestale, con i suoi casi virtuosi (ad esempio le Foreste modello, tanto citate in questa puntata delle Pillole!) potrebbe candidarsi a rappresentare un ambito di vera innovazione, a dispetto dei tanti stereotipi che ci avvolgono.
Il consiglio, quindi, è di vedere in questa legge innanzitutto un’opportunità. E di partecipare in prima linea al suo percorso che si dipanerà nei prossimi mesi e anni: come settore forestale abbiamo molto da dire. E allora… facciamo sentire la nostra voce!
Per approfondire:
Terminiamo questa seconda edizione delle Pillole di febbraio con una "suggestione carnevalesca".
“Sono passati più di dieci anni da quando, per la prima volta, arrivai a Satriano di Lucania. Avevo saputo che, in pieno inverno, nell’ultima domenica del Carnevale, prima del Martedì Grasso, vi erano alberi che camminavano”
Con queste parole si apre un interessante articolo, a firma del giornalista e fotografo Andrea Semplici, dedicato al particolare rito arboreo che si svolge in questo periodo nel paese di Satriano, al centro della Valle del Melandro, a trenta chilometri circa da Potenza.
Al centro di questo rito c’è il "rumît”, l’eremita, un uomo-albero completamente rivestito di edera che oggi… si è moltiplicato. I rumît nelle edizioni moderne del carnevale sono infatti 131, tanti quanti i comuni della Basilicata. In pratica, una vera e propria “foresta che cammina”, com’è stata definita da molti.
“Il rumît, nel Carnevale di oggi, è un messaggero”, scrive Semplici, “Non è più una raffigurazione di tempi di emigrazione e solitudine. La maschera invita a guardarsi attorno, a camminare nel bosco, ad aver un rapporto profondo con la Natura, a ristabilire una relazione feconda con la Terra”.
Andrea Semplici è un grande conoscitore dei riti arborei della Lucania, di cui il Carnevale di Satriano è solo un esempio. Altre manifestazioni storico-culturali che pongono gli alberi al centro sono i "Maggi", che da anni Semplici fotografa e racconta. Si tratta di antichi rituali di comunità fortemente legati al bosco e alla cultura forestale, che riteniamo importanti perché mantengono vivo quel legame di cui parliamo spesso - tra esseri umani e boschi - che rischia di sfaldarsi tra pieghe della modernità.
Per questo è interessante leggere l’articolo di Andrea Semplici, che vi consigliamo di leggere.
Per questo è anche interessante ascoltare o riascoltare l’intervista che abbiamo realizzato proprio con lui in una puntata speciale del podcast Ecotoni dedicata ai riti arborei di Basilicata e Calabria.
La puntata spaciale di Ecotoni dedicata ai Riti arborei:
Due novità importanti che meritano di essere segnalate:
Per questa edizione di Pillole forestali dall'Italia è tutto!
Vi ricordiamo che anche voi potete contribuire a questa rubrica, inviando notizie di attualità su foreste e legno all'indirizzo:
Alla prossima edizione!
Inquadriamo le pratiche di terapia forestale nel contesto socioeconomico con un intervistata a Ilaria Doimo e Davide Pettenella che hanno approfondito questo tema attraverso studi e ricerche.
Rilievo di precisione della martellata con sistemi GNSS-RTK quale supporto alla progettazione di cantieri di utilizzazione forestale soprattutto in aree protette.
Il “silenzio del bosco”, condizione soggettiva di ascolto e attenzione contrapposto ad un ecologismo che spesso non tiene conto dei rapporti consolidati fra territori e residenti.
Su “Il Tascabile”, la rivista di approfondimento della Treccani, un articolo di Luigi Torreggiani dedicato ai "confini" della divulgazione scientifica.
Un dottore forestale piemontese ci ha segnalato un fatto interessante, che porta a numerose riflessioni: il no di una scuola ad una proposta di educazione ambientale dedicata alla selvicoltura e al
Un editoriale apparso sul sito di Mountain Wilderness Italia intitolato "Non ci sono più boscaioli ed è un problema per tutti" spinge a ulteriori riflessioni.
Il nuovo Manifesto di EUSTAFOR invita a riflettere sul ruolo di esempio dei demani forestali pubblici
L'umanizzazione edulcorante della natura fa davvero bene al rapporto tra esseri umani ed ecosistemi? Una riflessione a partire da un articolo del Guardian.
Per prolungare la fissazione di CO2 oltre la vita delle piante queste devono avere un fusto idoneo ad essere trasformato in manufatti di lunga durata.
Nell'editoriale del numero 253 di Sherwood (2021) Luigi Torreggiani si interroga sul fatto che nell'acceso dibattito tra conservazione e utilizzazione c'è sempre un grande assente: la selvicoltura
Recensione della serie televisiva "L'uomo dei boschi", una produzione francese con protagonista Simon Allix, un artista viaggiatore che applica il suo talento all’editoria e al cinema.
Recensione del podcast “Vicini e lontani” del Post, con Matteo Bordone si parla di specie alloctone che proliferano fuori dal loro territorio di origine.
Dicono che troverete più nei boschi che nei libri. E che gli alberi vi insegneranno cose che nessun maestro vi dirà. È vero! Ed è proprio questa la meraviglia del bosco.
Pascale ci consegna un diario, un itinerario all’interno del suo “giardino botanico”, dove vengono raccontati i traguardi, ma anche i fallimenti e le debolezze di una vita intrecciata alle pi
Un podcast di RAI Play Sound che, in cinque puntate, prova a raccontare altrettante storie scritte a partire dall’immaginario Archivio Dendrosonico: per parlare del presente e del passato.
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