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Homo erraticus: le Reti Escursionistiche 2.0

Homo erraticus: le Reti Escursionistiche 2.0
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di Marco Valtriani

Il camminare è un fenomeno sociale in forte espansione e i percorsi escursionistici sono diventati degli attrattori turistici a tutti gli effetti. Accanto alle reti escursionistiche di tipo “tradizionale” se ne stanno sviluppando di nuove, che potremmo definire “2.0”, sulle quali muoversi in modalità “self-guided” con tracce GPS “roadbooks” che consentono di farsi viaggi a piedi, anche di molti giorni, laddove non vi è segnaletica. Questo contributo di porta alla scoperta di questo metodo di fruizione del territorio evidenziandone le potenzialità per lo sviluppo di un turismo legato al cammino.

L’escursionismo a piedi è, da decenni, un’attività molto popolare in Italia e nel resto del mondo. Da noi viene indicata con il termine “trekking” mentre nel mondo anglosassone con il termine “hiking”.
Tutto è iniziato con l’ambizione di raggiungere le cime che le genti montane osservavano solo da lontano. All’inizio non c’era ragione di conquistare le vette delle Alpi, delle Ande o dell’Himalaya; queste erano, infatti, temute ed in alcuni casi divinizzate. Sono stati lo spirito di avventura e lo sprezzo del pericolo a spingere i pionieri dell’alpinismo a sfidare le montagne; grazie alle gesta di questi temerari l’interesse per le alte quote è lentamente cresciuto generando un nuovo tipo di turismo. Chi non poteva arrampicarsi si accontentava di camminare. Dalle montagne l’escursionismo si è spostato sulle colline, poi sulle coste, sulle isole; oggi si cammina ovunque e si possono trovare persone con scarponi e zaino in ogni tipo di territorio.

I percorsi escursionistici sono diventati degli attrattori turistici a tutti gli effetti. Quello dell’escursionismo è un mondo molto variegato e coinvolge persone di ogni fascia di età ed estrazione sociale. C’è chi va a camminare solo il fine settimana, magari vicino a casa, e chi invece investe sui sentieri anche vacanze di più giorni. C’è chi è attratto dalla natura selvaggia dei parchi nazionali e chi invece segue le orme di santi e pellegrini. Alcuni vogliono una comoda stanza di albergo al termine delle escursioni, altri si accontentano delle camerate dei rifugi o degli ostelli.

Il camminare è un fenomeno sociale in forte espansione e i percorsi escursionistici sono diventati degli attrattori turistici a tutti gli effetti.

L’escursionismo è diventato un vero e proprio business. Intorno al camminare è sorta un’economia che trova sfogo nell’abbigliamento tecnico, nelle app, nell’editoria specializzata, nei servizi di accompagnamento, nelle strutture recettive, nei trasporti dedicati e in molti altri contesti.
Molte ricerche di mercato, effettuate negli ultimi anni, indicano una crescita dell’interesse dei viaggiatori ad inserire nelle loro vacanze attività di escursionismo a piedi, nella creativa ricerca di esperienze autentiche, originali ed eccitanti.
Il mercato turistico si è adeguato e le proposte legate al camminare crescono sempre di più. Si sono evolute forme di turismo nelle quali l’andare a piedi asseconda l’esigenza di scoprire i territori nei loro vari aspetti (es. natura, paesaggio, storia, arte, enogastronomia) e la ricerca del benessere fisico e mentale.
Questo fenomeno sociale ed imprenditoriale ha portato dei forti benefici in territori che non ricadono nelle rotte turistiche classiche. In alcune aree “periferiche” l’arrivo degli escursionisti ha creato o potenziato la filiera del turismo fatta da strutture ricettive, ristoranti, trattorie, produttori locali, attività artigianali, professionisti che offrono servizi in natura.

 

Tracce, road books e camminatori indipendenti

Le esperienze escursionistiche, che siano di uno o più giorni, possono essere guidate o non guidate. Nel primo caso si segue una persona esperta e qualificata, nel secondo ci si muove autonomamente.
Tradizionalmente i camminatori indipendenti si affidano alle reti escursionistiche già organizzate e scelgono aree dove gli itinerari sono ben tracciati e segnalati. Essi scelgono un percorso e poi seguono la segnaletica che li orienta nella giusta direzione ad ogni bivio o incrocio.

Da tempo nella comunità di hikers stranieri si è affermato un diverso sistema che permette di vivere le esperienze escursionistiche nella modalità “self-guided”. Questo si basa sull’utilizzo di tracce GPS e dei cosiddetti “roadbooks”; tale sistema consente di farsi viaggi a piedi, anche di molti giorni, anche laddove non vi è segnaletica.

 

 

Homo erraticus - foto 2Esempio di traccia GPS con waypoints (https://www.discovercapolona.it/)

La traccia GPS viene registrata da un operatore lungo un itinerario che è stato preventivamente identificato in cartografia o con Google Earth.  Viene poi messa a disposizione dell’utenza, tramite il download da un sito o da un portale, e può essere caricata su una comune app per l’escursionismo disponibile per smartphone o IPhone (per alcune di queste si può scaricare la cartografia dove c’è rete wi-fi o connessione dati e quindi operare poi anche offline). Tramite la geolocalizzazione è sempre visibile, sul display, la posizione in cui uno si trova rispetto alla traccia da seguire e quindi è possibile capire se si è nella direzione giusta oppure no.
Oltre alla traccia vengono registrati e forniti dei waypoint per ogni bivio, biforcazione o sito di interesse.
Il roadbook non è altro che una scheda di Word o Excel nella quale, ad ogni waypoint, vengono fornite informazioni sulla direzione da prendere (tramite descrizione e mediante simbologia) oltre a menzionare elementi fissi e riconoscibili (croci, cipressi, cartelli ecc..) cosa che rafforza la sicurezza di trovarsi nel punto giusto. Per ogni punto viene anche indicata la distanza dal precedente e i chilometri totali coperti dall’inizio del percorso. Anche il roadbook può essere scaricato da un sito e visualizzato sul dispositivo mobile.

Un diverso sistema che permette di vivere le esperienze escursionistiche nella modalità “self-guided”.

Lo scrivente ha realizzato tracce e roadbook, su tutto il territorio italiano, per vari tour operator che organizzano viaggi a piedi in modalità self-guided; dopo un lavoro quasi ventennale è emersa la convinzione che oggi la segnaletica possa essere resa più essenziale e connessa alla possibilità di procurarsi informazioni molto più dettagliate attraverso roadbook e tracce multimediali. Questo è vero soprattutto nei casi in cui gli itinerari vengono costruiti sfruttando strade sterrate, piste campestri e sentieri ben battuti. Se in alcuni tratti insorgono delle problematiche (chiusura di strade o sentieri per eventi di varia natura) è necessario solo trovare un’alternativa al tratto compromesso e aggiornare la traccia gps e il roadbook.

 

Reti escursionistiche 2.0 - il ruolo del pubblico

Enti pubblici di varia natura e livello si sono dimostrati, da tempo, sensibili verso la necessità di compiere cammini ed escursioni da parte dell’utenza italiana e straniera. Per facilitare i camminatori sono state realizzate molte reti escursionistiche di tipo “tradizionale” ovvero con il posizionamento di segnavia e frecce direzionali.

Non si discute sull’oggettiva utilità di queste iniziative e sul loro valore a livello di immagine per i territori. Quello su cui si deve però riflettere è il costo di tali operazioni, non tanto e non solo per la prima realizzazione, quanto per la manutenzione costante che le reti così concepite richiedono. I materiali, infatti, sono soggetti ad un naturale degrado e spesso ad atti vandalici. Ciò richiede un costante monitoraggio e un pronto ripristino in caso di degrado eccessivo o di danni da atti vandalici.
È abbastanza avvilente per un escursionista affidarsi a qualcosa promosso in internet o sui social e trovarsi poi in difficoltà per segnavia assenti, imbrattati o rimossi. Per non parlare dei cartelli nei quali si dovrebbero trovare informazioni sui percorsi e che spesso dopo pochi anni non sono altro che superfici con immagini e testi sbiaditi, talvolta illeggibili.

Le reti escursionistiche di tipo “tradizionale” richiedono manutenzione costante.

Anche per risolvere questo tipo di problemi, allo scrivente sono stati affidati incarichi (da parte di Comuni ed Unioni di Comuni) finalizzati alla progettazione e realizzazione di percorsi escursionistici secondo la modalità descritta nel paragrafo precedente, ovvero con la produzione di tracce gps e roadbook. Oltre a questi sono state realizzate schede tematiche su emergenze di natura ambientale e storico-culturale che si “agganciano” a specifici waypoint nella traccia che l’escursionista segue. Nel caso in cui si passa accanto, per esempio, ad uno stagno o a un terrazzamento con muretti a secco, l’utente può avere una descrizione dell’elemento “muretti a secco” con informazioni sull’importanza a livello ambientale e paesaggistico. Tali contenuti sono resi disponibili con un file .pdf, apribile con qualunque dispositivo digitale, che va a sostituire in sostanza il pannello informativo montato fisicamente sul posto.

 

Un caso studio - Discover Capolona

Nel 2020 il Comune di Capolona ha partecipato ad un bando del GAL Consorzio Appennino Aretino presentando il progetto “Sui Sentieri Del Campus Leonis - Fare escursioni lungo le antiche Vie Vicinalis fra tartufi e grappoli d’uva”. Fra i vari interventi sostenuti vi era la realizzazione di prodotti informatici utili alla promozione turistica dei territori ricadenti nell’ambito montano. Il Comune di Capolona, con il finanziamento ricevuto, ha deciso di creare un sito/app (www.discovercapolona.it) nel quale sono state caricate le tracce GPS e i roadbook di tre percorsi che attraversano ambiti di particolare interesse del territorio comunale. I percorsi, nel loro complesso, hanno uno sviluppo di circa 40 km e non presentano alcuna segnaletica o pannellistica.

Nei tracciati digitali sono stati messi in evidenza borghi, castelli, case coloniche, pascoli, castagneti, torrenti, siepi, singoli esemplari di specie arboree e specie faunistiche di interesse conservazionistico.
La scelta dei percorsi è avvenuta tenendo presente alcuni aspetti:

  • sono stati evitati i tratti che possono risultare troppo impegnativi dal punto di vista tecnico;
  • sono stati scelti sentieri già battuti che richiederanno minimi interventi per il controllo della vegetazione;
  • si è cercato di creare itinerari che non fossero monotoni dal punto di vista ambientale e che offrissero vedute panoramiche;
  • sono stati scelti tratti attraverso ambienti aperti dove c’è maggior fioritura nel periodo primaverile e dove è relativamente più facile osservare la fauna selvatica;
  • sono state individuate le località dove vi è la possibilità di acquistare i prodotti e fare degustazioni secondo il principio del “sosta e gusta”.

 

Homo erraticus - foto 3Esempio di roadbook (https://www.discovercapolona.it/)

È stato preso spunto anche da quelle che erano le antiche vie di comunicazione che collegavano il Casentino con Arezzo ed il Val d’Arno. Ci si riferisce per esempio alla “Via delle Pievi Battesimali” (o Via Maior), un asse fondamentale che attraversava in senso nord-sud il Casentino, e le cosiddette viae vicinales ovvero strade romane che collegavano i villaggi (vici) situati nelle zone collinari, alla Cassia vetus e alla Flaminia Minor.
Ciò che è stato prodotto punta ad attirare un turismo selezionato fatto di camminatori, di amanti del paesaggio, delle tradizioni toscane e, in generale, di persone che cercano luoghi ancora genuini dove i ritmi della vita e del lavoro sono dettati dai locali e non dalle aspettative dei turisti.

Ciò che è stato prodotto punta ad attirare un turismo selezionato.

Nel comune di Capolona non ci sono monumenti di particolare importanza, non si coltiva alcun vino di caratura internazionale, non vi è stato girato alcun film che ha sbancato al botteghino e nessun divo di Hollywood vi ha comprato casa.
Il territorio ha però dei punti di forza su cui il progetto turistico ha fatto perno:

  • la rete di sentieri e strade poderali è molto sviluppata tanto da non richiedere la creazione ex novo di vie di percorrenza per gli escursionisti;
  • la realtà che si osserva nel capoluogo e nelle frazioni rispecchia lo stile di vita tipico della Toscana interna, ovviamente legato alla contemporaneità, senza le distorsioni che hanno subito località più rinomate;
  • il paesaggio conserva caratteristiche di autenticità alternando boschi, vigneti, coltivi, oliveti secondo lo schema classico del sistema poderale;
  • vi sono siti di interesse storico ed artistico come pievi e castelli e alcuni luoghi sono citati nella Divina Commedia;
  • si hanno produzioni di qualità come vino e pecorino legate al biologico e con filiera corta;
  • i punti di inizio dei percorsi sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici da Arezzo;
  • le strutture recettive e le attività di ristorazione sono abbastanza diffuse.

Quanto realizzato a Capolona può essere replicato in contesti analoghi.

 

Considerazioni

Il sistema così concepito (ovvero di natura informatica che lavora su dispositivi mobili) ha il vantaggio di durare nel tempo e può essere periodicamente aggiornato a livello di itinerari e contenuti. Vi è anche un risvolto positivo a livello ecologico in quanto, per questo tipo di fruizione, non deve essere prodotto alcun tipo di materiale cartaceo, metallico o plastico (riducendo così la produzione di CO2) e viene meno la necessità di smaltimento. Certo, ogni volta che verrà impiegato sarà necessario disporre di energia, ma solo quando verrà utilizzato e non a priori, indipendentemente dal fatto che venga fruito o meno.

Inoltre, va sottolineato che ormai oggi una larghissima parte dei fruitori degli itinerari utilizza con padronanza gli smartphone. Anche per questo contenuti ed informazioni sono facilmente accessibili da quel tipo di utenza che decide di spostarsi, per uno o più giorni, con l’intento di praticare attività in natura. Ciò naturalmente non esclude che possa essere apposta anche una segnaletica fisica minima a vantaggio di quei pochi che ancora non utilizzano smartphone e cartografia digitale.

La promozione dei percorsi tramite Internet è efficace e consente di accedere direttamente al materiale utile a godere del percorso. A questo si aggiungono le pagine sui social dedicate ai cammini o alle reti escursionistiche che fanno da cassa di risonanza con effetti che per i territori delle aree interne sono significativi a livello turistico.

Ultimo aspetto da considerare, ma non per importanza, è che gli operatori locali possono e devono essere coinvolti in tali iniziative al fine di creare sinergie positive con il pubblico; questo porta a risultati concreti per l’economia dei territori “periferici” dove si guarda con interesse al turismo green.

 

 

Autori:
Marco Valtriani
, Biologo-Guida Ambientale.

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