Le foreste nel clima che cambia
Questa è l'introduzione del DOSSIER pubblicato sul numero 262 di Sherwood | Foreste e Alberi oggi, la versione integrale è disponibile solo per gli abbonati nella versione cartacea, nella APP e sul sito, come sfogliabile, mentre attendete che la vostra copia arrivi a casa. Abbonandoti non solo avrai accesso a questo e ad altri contenuti riservati ma contribuirai a sostenere tutto il lavoro della Redazione di Sherwood. Visita la sezione dedicata agli abbonamenti cliccando qui.
di Andrea Barzagli - Redazione di Sherwood
Il 2022 in Italia è stato l’anno più secco e più caldo mai registrato, secondo i dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Dati che lo posizionano al sesto posto, tra i più caldi, considerando la media globale. Se siccità e temperature anomale erano già apparse nei primi mesi dell’anno, è stato nell’estate che si sono manifestate le condizioni peggiori, portando con sé un drastico aumento dell’incidenza e dell’intensità degli eventi estremi.
Nonostante gli impatti della crisi climatica ci sembrino spesso lontani, come l’alluvione del Pakistan o i grandi incendi della Siberia, dobbiamo sempre ricordarci che l’Italia è uno dei paesi più fragili d’Europa, e l’Europa è uno dei continenti più fragili del pianeta. Infatti, in uno scenario di aumento della temperatura media globale di 2°, i dati dell’osservatorio sul clima Copernicus ci dicono che l’aumento per l’Europa sarebbe di almeno il doppio. “Quattro gradi di aumento” significano uno sconvolgimento che riguarderà la temperatura (+5,1° nel giorno più caldo del decennio), la siccità (eventi di siccità estrema 4 volte più frequenti), le precipitazioni (2,7 giornate con umidità estrema in più in un decennio), la copertura nevosa (-26%) e l’incidenza dei temporali intensi (+20%) (Dati IPCC 2021). Le conseguenze di questi numeri andrebbero ad impattare su molti aspetti delle nostre vite, comprese le foreste, sia dal punto di vista della loro sopravvivenza che della loro gestione.
L’Italia è uno dei paesi più fragili d’Europa, e l’Europa è uno dei continenti più fragili del pianeta.
Nonostante siamo ancora lontani (anche se non molto!) da questo scenario, l’anno appena passato ci ha dato un’idea degli effetti della crisi climatica sugli ecosistemi forestali, con danni di vario tipo diventati evidenti agli occhi di tutti. Chiunque infatti abbia frequentato, anche occasionalmente, il bosco, si è sicuramente imbattuto in qualche effetto di disturbo: ingiallimento e/o mortalità delle chiome, incendi, pullulazione di parassiti; ma anche chi è rimasto in città ha avuto modo di osservare mortalità elevate (fino all’80%) nei giovani impianti, oppure fenomeni come quello verificatosi a Torino, dove ad agosto un “autunno precoce” ha riempito i viali di foglie secche. Qualche “disturbo” si sarà verificato anche nei “nostri giardini” o balconi o orti, conseguente alle limitazioni all’irrigazione dovute alla siccità ed attuate con ordinanze locali.
A Torino, ad agosto, la siccità e le temperature hanno causato un “autunno precoce” che ha riempito i viali di foglie secche.
Ma nonostante si comincino a toccare con mano le conseguenze della crisi climatica siamo ancora lontani dall’imboccare un sentiero che ci porti verso la risoluzione, come ci dimostrano gli scarsi risultati della COP27 tenutasi a Sharm el-Sheikh, in Egitto, lo scorso Novembre. L’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura entro gli 1,5°, che sembrava prioritario all’uscita dalla COP26 di Glasgow, è già stato messo in discussione e gli scenari che abbiamo descritto si fanno sempre più reali.
Senza la pretesa di essere esaustivi, con questo primo Dossier del 2023 proviamo a tirare le fila dell’anno appena passato, partendo dalla fisica del clima per poi analizzare uno ad uno i più importanti fattori di disturbo alle foreste legati alla crisi climatica e, grazie anche al coinvolgimento di vari esperti, proporre soluzioni gestionali utili.
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