Pillole dall’Italia #03 - Botti in castagno e altre notizie di luglio

Ciao a tutte e a tutti e benvenuti alla terza edizione di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
Preferisci ascoltare o leggere?
Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
BOTTI IN CASTAGNO
“Un vino che non assomiglia a nessun altro": questa è la semplice ma forte affermazione del giornalista e critico enogastronomico Daniele Cernilli a seguito dell’assaggio di un sangiovese toscano maturato in botti di castagno locale. Queste botti, o meglio “vasi vinari”, sono il prodotto finale di un progetto, chiamato “REVIVAL”, che ha avuto l’obiettivo di rilanciare la filiera legno-vino in un percorso di valorizzazione dei boschi toscani per la produzione di contenitori ad uso enologico.
Non si tratta di una novità, bensì di una riscoperta: il legno di castagno era infatti storicamente molto utilizzato in Toscana per produrre contenitori per la maturazione del vino, ma è stato poi abbandonato negli ultimi decenni preferendo le classiche botti in rovere di provenienza francese o comunque extranazionale.
Con questo progetto si è voluto capire se questa filiera potrebbe rappresentare una via percorribile per dare nuove opportunità all’economia forestale locale e per fornire al contempo ai consumatori un vino con spiccata identità legata al territorio e alla tradizione.
Le fasi del progetto hanno interessato il rilievo dei boschi di castagno, la selezione del legname adatto alla produzione delle doghe, la loro segagione, la messa a punto di un sistema di selezione dei fusti e delle tavole, la caratterizzazione chimica e fisica del legno, la realizzazione di carati dal volume di 250 litri e infine il loro utilizzo presso le aziende vinicole partner per la maturazione del sangiovese.
Il progetto ha portato diversi risultati interessanti. Dal punto di vista forestale è stato dimostrato che gli assortimenti presenti nei boschi locali si prestano a questa produzione, ma occorre fare attenzione alle caratteristiche tecnologiche del legno: la presenza di nodi, di gallerie di insetti e di altri difetti potrebbe infatti compromettere la tenuta dei vasi. È quindi necessario operare una selezione molto attenta ad ogni passaggio, dal bosco alla segheria.
Per quanto riguarda invece il vino, sembra che le differenze rispetto al classico rovere siano percepibili sia a livello olfattivo che gustativo, ma dato che il castagno porta ad una maggiore astringenza percepita, occorrerà approfondire il suo utilizzo dal punto di vista enologico per bilanciare al meglio il prodotto finito.
Giovanni Cappellini, proprietario del Castello di Verrazzano di Greve in Chianti e capofila del progetto, ha dichiarato che i clienti hanno riservato un’ottima accoglienza al prodotto, riconosciuto come originale e strettamente legato al territorio.
Oltre alla produzione dei pali da vigna e a quella delle cassette per le bottiglie di pregio, questa nuova filiera potrebbe davvero rappresentare un ulteriore legame tra boschi locali e mondo del vino: un’alleanza che se coltivata, valorizzata e saputa raccontare, potrebbe rappresentare un interessante valore aggiunto per entrambi i settori.
Se siete interessati all’argomento vi consigliamo la visione dei numerosi video creati dal progetto in cui vengono approfonditi i risultati.
EUTR E RIL SPIEGATI BENE
Con l'entrata in esercizio della procedura informatica collegata al Registro Imprese Legno (denominato RIL), è avvenuta la piena attivazione del Registro nazionale degli operatori ai fini EUTR (European Timber Regulation, Regolamento UE 995/2010). Il RIL è un elenco a cui devono obbligatoriamente iscriversi gli operatori EUTR, ovvero tutti coloro che immettono sul mercato UE, per la prima volta, sia legno di produzione nazionale che legno importato da Paesi extra UE. Ad esempio, sono considerati operatori ai fini EUTR sia proprietari forestali che tagliano e commercializzano direttamente legname locale, sia imprese boschive che acquistano boschi in piedi localmente per poi rivendere il tondame, sia gli importatori di legname di provenienza extra UE.
Dato che si tratta di uno strumento nuovo e legato ad un Regolamento complesso, il MiPAAF in collaborazione con Federlegnoarredo, ha pubblicato un opuscolo di rapida consultazione che, attraverso 33 risposte a domande frequenti, punta a far conoscere di più e meglio il Regolamento EUTR e il RIL. La pubblicazione punta anche ad arginare una percezione fuorviante che stava facendosi strada tra gli addetti ai lavori proprio sul Registro nazionale degli operatori: il Mipaaf, che per il Regolamento EUTR è l'Autorità nazionale competente, ci tiene infatti a sottolineare che questo registro non nasce affatto con intenti punitivi ma piuttosto come strumento conoscitivo della filiera del legno, utile a una crescita della stessa in un'ottica di trasparenza e legalità.
L’iscrizione al RIL ha validità dal momento della registrazione e fino al 15 gennaio dell’anno successivo e deve essere rinnovata ogni anno in cui si intende continuare ad esercitare l'attività di operatore. L’iscrizione costa 20 euro annui e la sanzione prevista per chi non si iscrive potrà variare da 500 a 1.200 euro.
Oltre all’opuscolo segnaliamo anche una pagina ministeriale sempre aggiornata e dedicata alle news relative al Regolamento EUTR.
PIANTARE ALBERI: LINEE GUIDA MINISTERIALI
Il 12 luglio scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un decreto che approva le "Linee guida per la programmazione della produzione e l'impiego di specie autoctone di interesse forestale".
In pratica, si tratta di un documento che fornisce un quadro di riferimento omogeneo e indicazioni pratiche per la progettazione e la gestione dei rimboschimenti, delle piantagioni o della creazione di nuovi boschi, dal vivaio alla messa a dimora, fino alle cure colturali.
Secondo le linee guida ministeriali, realizzate a seguito di un'intensa attività di collaborazione tra il Ministero, la Commissione tecnica in materia, le Regioni e le Province autonome, la qualità del materiale vivaistico forestale (sia in termini di provenienza che di adeguatezza all'ambiente in cui verrà messo a dimora), è fondamentale per la riuscita degli impianti. Strategica è inoltre un'adeguata programmazione degli interventi basata sulla reale disponibilità di materiale vivaistico di qualità. Questi due punti cardine sono giustamente alla base delle linee guida, in quanto necessari per regolamentare un ambito attualmente molto polverizzato e un po’ “anarchico”. La creazione di queste linee guida si è infatti resa necessaria a seguito delle sempre più frequenti iniziative di piantagioni arboree, in particolare in aree urbane e periurbane, per fare in modo che gli interventi siano realizzati correttamente dal punto di vista tecnico e nel rispetto della biodiversità forestale.
Nelle linee guida c’è scritto espressamente che: “In questa situazione il rischio è di trovarsi a fronteggiare situazioni già verificatesi nei decenni scorsi, quando si sono dovuti fornire materiali di moltiplicazione per decine di milioni di piantine senza disporre della necessaria organizzazione vivaistica. Eclatante fu ad esempio il caso dell’applicazione del Regolamento n. 2080/92, quando il sistema vivaistico italiano, per l’impossibilità di rispondere adeguatamente alla domanda massiccia e improvvisa di materiali di moltiplicazione, fu costretto a far ricorso a materiale in buona parte di provenienza estera, con tutti i problemi di adattamento alla stazione, inquinamento genetico e ridotta sostenibilità che tale scelta ha comportato”.
Ci auguriamo davvero che le tantissime iniziative che si stanno moltiplicando in questo senso non si rivelino valide solo ai fini della comunicazione e del marketing, come purtroppo talvolta accade, ma che al contrario, anche grazie a queste nuove linee guida, possano portare in futuro ad avere aree verdi funzionali, in salute e correttamente inserite nell’ambiente.
EFI APRE IN ITALIA
Lo scorso 16 luglio è stato firmato l’accordo che istituisce l’apertura di un ufficio italiano dell’Istituto Forestale Europeo (EFI). L’accordo è stato firmato dall’ambasciatore italiano a Helsinki, Sergio Pagano, insieme a Marc Palahí, Direttore dell'Istituto. La facility romana di EFI si occuperà in particolare del tema delle BIOCITIES, ovvero città che integrano varie forme di verde pubblico e privato all’interno della loro architettura urbana e ovviamente anche delle aree periurbane.
Il nuovo ufficio di EFI aprirà a settembre all’interno della tenuta agroforestale del CREA a nord di Roma con due primi obiettivi: la scrittura di un “Libro Verde” sulle Biocities, che sarà coordinato da SISEF e supportato dai partner europei di EFI, e lo sviluppo dell’Agenda di Ricerca sulle Biocities per facilitare la ricerca scientifica in questo ambito.
L’apertura di questo nuovo ufficio è stata possibile grazie ad un lavoro di squadra tra il Ministero degli Esteri, il CREA, il Mipaaf e ovviamente lo stesso Istituto Forestale Europeo che ha scelto così di riconoscere l’importanza del mondo della ricerca forestale italiano, in particolare su un tema emergente e molto sentito a livello globale, quindi con ampi margini di sviluppo in futuro.
La presenza di EFI a Roma è tuttavia strategica oltre al tema specifico delle Biocities e permetterà anche di sviluppare nuove forme di collaborazione con i tanti altri organismi nazionali e internazionali basati nella capitale. Ci auguriamo che questa nuova e importante presenza possa anche portare nel dibattito tecnico-scientifico nazionale tanti dei temi innovativi sviluppati dall’Istituto europeo che purtroppo talvolta sono poco conosciuti e amplificati nel nostro Paese.
INCENDI: AMARO BILANCIO A FINE LUGLIO
Luglio 2022 si chiude con un bilancio amaro per quanto riguarda gli incendi boschivi in Italia. Dopo mesi di siccità e nel mezzo di una pesante ondata di calore sono stati due in particolare gli eventi che hanno comportato più danni: l’incendio di Massarosa, in Versilia, con circa 850 ettari bruciati e l’incendio del Carso, tra Tieste e Gorizia, dove sono andati in fumo circa 1.000 ettari in Italia più altrettanti in Slovenia.
In entrambi i casi gli incendi hanno lambito paesi e case e sono quindi stati caratterizzati anche da numerose evacuazioni. In Carso per ore sono state bloccate l’autostrada, la ferrovia e Trieste è andata più volte in blackout; si è narrato anche di incredibili esplosioni durante l’avanzata delle fiamme: ordigni della Prima guerra mondiale risvegliati dall’incendio.
I due contesti territoriali in cui si sono sviluppati questi grandi incendi sono entrambi caratterizzati da un paesaggio estremamente mutato negli ultimi decenni, che ha visto una grande avanzata di arbusteti e bosco dove in passato c’erano campi e pascoli. L’abbandono del territorio, con il conseguente accumulo di biomassa e necromassa e l’elevata continuità di aree boscate, unito alle conseguenze della crisi climatica, portano questi incendi a diventare estremamente intensi e violenti, fuori dalla capacità di spegnimento. L’unico modo per contrastarli è puntare non solo sulla lotta attiva, ma anche su previsione e soprattutto prevenzione, da realizzare anche attraverso attività selvicolturali e di gestione attiva dei territori, per renderli più resilienti.
Concludiamo questa edizione delle Pillole forestali dall’Italia con una riflessione di Luca Tonarelli, operatore AIB toscano e Direttore del Centro di Addestramento AIB di Regione Toscana “La Pineta di Tocchi”, che così ha scritto sui social network proprio di ritorno dall’incendio di Massarosa: “L'ufficio forestazione di Regione Toscana ha individuato le prime 20 zone ad altissimo rischio incendi e ha fatto una nuova legge forestale che istituisce un nuovo strumento per poter pianificare la prevenzione anche nelle proprietà private. Bene... questo piano (Piano specifico di Prevenzione di Viareggio e Massarosa) è il secondo su 20 ad essere completamente distrutto da un incendio prima ancora di iniziare i lavori e le opere di mitigazione del rischio. In questo caso addirittura prima di essere autorizzato, visto che era in attesa per le relazioni legate ai vincoli (Vinca e paesaggistica). I lavori probabilmente sarebbero partiti in ottobre.
Con i tecnici AIB regionali e quelli degli enti competenti la forestazione, insieme ai volontari AIB, continuiamo ad "urlare" che questi incendi nuovi, in giornate meteo come quelle trascorse (umidità bassissime notturne e diurne, temperature alte e instabilità atmosferica secca) vanno subito fuori dalla capacità di estinzione di qualsiasi mezzo aereo. In questa fase è inutile avere più risorse, non servono più canadair, la lotta attiva perde, è sconfitta. Le case e i paesi sono indifendibili.
L'unico modo che abbiamo di spegnere questi incendi di oggi è quello di “spegnerli ieri”, con una prevenzione strutturale, dialogando con le politiche agricole e con i settori urbanistici, attraverso piani che prevedano la manutenzione di una rete di opere AIB strutturali che devono essere adattate ai nuovi parametri e manutenuti nel tempo”.
Per approfondire ascolta l'ultima puntata di Ecotoni dedicata a incendi e clima:
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