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Pillole forestali dall’Italia #09 - Una tempesta che fa riflettere e altre notizie di novembre

Pillole forestali dall’Italia #09 - Una tempesta che fa riflettere e altre notizie di novembre

Ciao a tutte e a tutti e benvenuti alla nona edizione di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.

Preferisci ascoltare o leggere?

Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):

Qui invece le notizie da LEGGERE:

UNA TEMPESTA E UN’ASTA CHE FANNO DISCUTERE

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Riprendiamo una notizia dello scorso luglio che ha avuto nuovi sviluppi.

Il primo luglio scorso il Parco regionale La Mandria, in Piemonte, è stato investito da un violento temporale che ha causato forti danni al patrimonio forestale dell’area protetta. Sono stati venti minuti di vento impetuoso da nord-est che ha soffiato fino a 130 km/h e che ha abbattuto un migliaio di piante distribuite sui 40 chilometri di percorsi pubblici interni al parco. Un evento simile, sempre ai primi di luglio ma dell’anno precedente, aveva colpito un’altra area protetta piemontese, il Bosco della partecipanza di Trino, in provincia di Vercelli. Eventi estremi collegati alla crisi climatica a cui purtroppo assistiamo sempre più spesso e con i quali dobbiamo imparare a fare i conti, anche in campo forestale, sia per aumentare la resilienza dei popolamenti, sia per intervenire con rapidità e in sicurezza nel ripristino.

In particolare, a colpire l’immaginario collettivo a Parco La Mandria è stato l’abbattimento praticamente totale del viale monumentale costituito da circa 70 farnie secolari: una modifica davvero drastica dell’aspetto visivo dell’area. Oltre alle farnie monumentali, però, la tempesta ha colpito anche popolamenti puri di quercia rossa, una specie esotica invasiva che il parco sta cercando da tempo di sostituire. Si è colta quindi l’occasione di portare avanti la rinaturalizzazione di tali popolamenti realizzando 7 lotti costituiti da belle piante, sia in piedi che a terra, poste nelle aree devastate dal fortunale. Tramite un’asta pubblica, scaduta lo scorso 4 ottobre, sono state vendute circa 7.000 tonnellate di legname con un risultato economico davvero ragguardevole: si parla di quasi 800.000 euro proposti dall’impresa - non piemontese - che si è aggiudicata l’acquisto, a fronte di una base d’asta di 500.000 euro.

Alle riflessioni sull’evento estremo in sé, sulla vulnerabilità dei popolamenti forestali e sul ripristino si sono quindi aggiunte anche quelle sul valore del legname, in questo caso di una specie esotica ma che appare oggi decisamente interessante dal punto di vista commerciale; e poi, sulle opportunità di sviluppo di filiere corte e locali, dato che queste querce saranno utilizzate, ma da un’impresa proveniente da fuori regione. Insomma, a partire da questo evento localizzato, numerosi spunti sui quali vale la pena di ragionare.

Rispetto all’analisi dell’evento estremo vi segnaliamo uno speciale che la rivista “Piemonte Parchi” ha recentemente riservato a ciò che è accaduto a La Mandria: sono 6 articoli online, dal tono divulgativo, ma molto interessanti per approfondire.

Per approfondire:

IL CONTROLLO DEL CERVO IN UN PARCO NAZIONALE

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La Giunta provinciale della Provincia Autonoma di Trento ha dato il via libera al Piano di controllo del cervo per il settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio. Obiettivo del piano è ricomporre gli squilibri ecologici - come previsto dalla legge quadro sulle aree protette - causati dai numerosi cervi presenti all’interno dei confini del Parco in un arco di tempo di almeno 5 anni. Una decisione non banale, proprio perché coinvolge un Parco Nazionale: sappiamo bene quante difficoltà ci siano in Italia anche solo a parlare di questo argomento, che spesso è considerato un vero e proprio "tabù" per le aree protette.   

Gli impatti generati dall’alta densità di cervi all’interno del Parco, una cifra variabile fra i 1.000 e i 2.000 individui nel periodo estivo e autunnale, sono tanti secondo gli esperti che hanno redatto il piano: innanzitutto il forte impatto generato dalla brucatura sulla rinnovazione forestale. Poi, anche la semplificazione e la riduzione dello strato arbustivo e del sottobosco nelle aree di forte concentrazione invernale, con effetti a cascata sulla biodiversità. Si registrano impatti anche sui prati a sfalcio, su cui il cervo si alimenta nei mesi primaverili causando ammanchi di fieno di circa il 20-30%. Non da ultimi si registrano fenomeni di competizione con il camoscio e il capriolo, specie che hanno visto una significativa riduzione a favore del cervo.

Il Piano appena approvato prevede nei primi due anni un prelievo, in controllo sperimentale, di circa 100-180 cervi all’anno, che verrà realizzato con la collaborazione dell’Associazione Cacciatori Trentini e sotto il coordinamento e il controllo del Parco stesso e del Corpo Forestale Provinciale.

Ovviamente questo piano, nonostante sia stato realizzato da esperti e con il parere favorevole di ISPRA, è stato già criticato da una parte del mondo ambientalista. Vedremo se il Parco Nazionale dello Stelvio trentino riuscirà a portarlo avanti nonostante le inevitabili proteste.

Per approfondire:

BOSTRICO: UN’EMERGENZA CHE INTERESSA ALLA GENTE

Spesso gli eventi pubblici dedicati a temi tecnici del nostro settore non sono molto partecipati dalla cittadinanza e questo è sempre un elemento di rammarico da parte delle istituzioni forestali dei territori. Non è così con l’emergenza bostrico, un tema capace di riempire le sale fino a ben oltre la loro capienza, come è avvenuto recentemente in Alto Adige nelle serate divulgative organizzate dalla Provincia Autonoma di Bolzano, in cui l’Assessore competente e il direttore del Dipartimento foreste hanno visitato vari luoghi colpiti per portare informazioni e discutere con la cittadinanza. Data la grande affluenza e la partecipazione molto attiva delle persone presenti, la Provincia ha infatti sentito la necessità di organizzare nuove date in altri territori.

Secondo l’assessore Schuler: “Appare evidente che questo fenomeno naturale sta diventando motivo di preoccupazione non solo tra i proprietari dei boschi, ma anche tra i semplici frequentatori dei territori boschivi”. La radice di questa apprensione è forse da ricercare nelle parole della fotografa carnica Ulderica Da Pozzo, che abbiamo intervistato nel podcast “Vaia. Alberi, esseri umani, clima”: se la tempesta del 2018 è stata una ferita improvvisa, il bostrico è oggi vissuto come una malattia, un’agonia, che proprio per il suo incedere lento, ma costante, colpisce ancora di più abitanti, frequentatori locali e turisti. Un’infestazione che, secondo le ultime stime, nella sola Provincia di Bolzano, che era stata molto efficiente e rapida dell’esbosco del legname colpito dalla tempesta, sta comunque interessando più di 5.000 ettari.

Questo ritrovato interesse per i boschi e il loro destino può essere un’ottima leva di sensibilizzazione anche al di fuori dei territori alpini: sul tema della crisi climatica in genere, ma anche sulla necessità di trovare nuove forme di adattamento che inevitabilmente interessano anche la gestione attiva delle foreste. Vaia e l’emergenza bostrico, ma anche gli incendi, nella loro drammaticità, possono permetterci di avvicinare le persone ai temi della Gestione Forestale Sostenibile: forse mai come ora c’è stato interesse e attenzione su questi temi.  

Per approfondire:

UN PRESTIGIOSO ACCORDO SUL MONITORAGGIO FORESTALE

L'Arma dei Carabinieri ha reso nota la firma di un accordo prestigioso sul monitoraggio forestale con il Massachusetts Institute of Technology, il famoso “MIT”, uno degli Istituti di ricerca più importanti al mondo. Lo hanno reso noto il Comandante generale dei Carabinieri, Teo Luzi, insieme all’Ambasciatrice italiana negli Stati Uniti, Mariangela Zappia.  

Nell’ambito del “MIT Italy Program” i Carabinieri, attraverso il CREA, partner scientifico dell'Arma per il comparto forestale, lavoreranno insieme ai ricercatori del “MIT Senseable City Lab” per coniugare le ricerche italiane con quelle statunitensi sull'utilizzo di tecnologie avanzate per il monitoraggio delle foreste.

Secondo il comunicato dell’Arma, e come si evince dal nome del laboratorio statunitense coinvolto, verranno studiate in particolare le aree verdi site all'interno o nell’intorno dei grandi centri urbani. L'innovativa intesa permetterà: “l'attuazione di sinergie per lo sviluppo di attività di ricerca, studio, analisi e sperimentazione nel settore dell'innovazione tecnologica, sui temi della tutela ambientale, del monitoraggio forestale e della valorizzazione della biodiversità”.

Obiettivi interessanti, molto vasti, ma anche, per ora, dai contenuti abbastanza vaghi. Siamo quindi davvero curiosi di seguire gli sviluppi scientifici di questa partnership e di capire se questo accordo permetterà anche di innovare gli Inventari forestali nazionali, curati per legge dai Carabinieri, nel prossimo futuro.

Per approfondire:

QUANTI ALBERI PIANTIAMO ALL’ANNO?

La seconda edizione dell’Atlante per la forestazione messo a punto per il Sole24Ore da AzzeroCO2 e Legambiente porta dati interessanti rispetto al numero degli alberi messi a dimora nel 2021 e nel primo trimestre del 2022, che secondo questo report sarebbero circa 2.450.000.

Il report, al quale abbiamo contribuito anche noi di Compagnia delle Foreste per parte delle rilevazioni, ha censito 496 progetti realizzati su 4.325 ettari di territorio. Quest’anno la mappatura ha riguardato sia gli interventi finanziati con fondi pubblici, grazie ai quali è stato realizzato quasi il 95% delle nuove piantagioni, sia quelli effettuati con risorse private, il 5% del totale.

Secondo l’Atlante, la maggior parte delle piantagioni si concentra nel Centro-Nord. Per quanto riguarda il pubblico, i numeri più alti sono relativi ad Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige, che hanno messo a dimora nel corso del 2021 quasi 600.000 alberi ciascuna. In Emilia-Romagna si tratta in particolare degli alberi distribuiti gratuitamente dal progetto “Mettiamo le radici nel futuro”; in Trentino-Alto Adige, invece, la maggior parte degli interventi riguarda il ripristino delle aree devastate nel 2018 dalla tempesta Vaia. Nel privato è invece la Lombardia a guidare la classifica, grazie soprattutto al progetto “ForestaMi”, coordinato dal Comune di Milano, che ha piantato oltre 29.000 alberi nel periodo considerato.

Due milioni e mezzo di alberi all’anno è una cifra ragguardevole, ma va considerato che tante di queste piante potrebbero essere andate in crisi in questa estate 2022 così siccitosa. Inoltre, sappiamo bene quanto queste piantagioni, sicuramente molto utili per tante ragioni diverse, non possono comunque essere risolutive per la mitigazione dell’emergenza climatica. È comunque molto importante monitorare il fenomeno delle piantagioni, che per fortuna sembra in netto aumento rispetto al passato.

Per approfondire:

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