Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Questa è l'introduzione al FOCUS pubblicato sul numero 265 di Sherwood | Foreste e Alberi oggi, la versione integrale è disponibile solo per gli abbonati nella versione cartacea, nella APP e sul sito, come sfogliabile, mentre attendete che la vostra copia arrivi a casa. Abbonandoti non solo avrai accesso a questo e ad altri contenuti riservati ma contribuirai a sostenere tutto il lavoro della Redazione di Sherwood. Visita la sezione dedicata agli abbonamenti cliccando qui.
di Luigi Torreggiani e Andrea Barzagli - Redazione di Sherwood
Quando sui giornali, in radio o alla TV escono notizie che associano a normali interventi selvicolturali termini come “distruzione” o “deforestazione”, una delle più comuni reazioni di noi addetti ai lavori (dopo una prima fase di rabbia e una seconda di frustrazione) è osservare che: “Bisognerebbe ripartire dalle scuole!”
Ripartire dalle scuole: un’idea sicuramente valida e lungimirante ma... quanti ci stanno provando davvero? E soprattutto, come?
L’educazione ambientale è un’attività molto diffusa nel nostro Paese, che vanta ormai una storia pluridecennale e professionalità specializzate che propongono esperienze multiformi, sia scolastiche che extrascolastiche, spesso di grande valore. In Italia si stanno diffondendo anche novità in campo educativo che coinvolgono direttamente gli ambienti forestali, come ad esempio gli “asili in bosco” o i “boschi didattici”.
Si sta quindi “ripartendo dalle scuole” ormai da tempo, ma, molto spesso, attraverso attività didattiche incentrate principalmente sulla conoscenza della natura, del suo valore e della necessità di una sua salvaguardia. Nozioni fondamentali per la coscienza civica dei cittadini del futuro che tuttavia, troppo spesso, non sono affiancate al racconto della reale necessità, imprescindibile, di uso consapevole delle risorse naturali.
Ecco un aneddoto che fotografa chiaramente la situazione. In una scuola di montagna in cui abbiamo svolto attività di divulgazione, dopo un intenso percorso svolto dal corpo docente per raccontare a bambine e bambini il bosco quale elemento caratterizzante del territorio, abbiamo avuto la possibilità di visionare alcuni dei cartelloni realizzati dai ragazzi. Uno dei disegni ci ha lasciati attoniti: ritraeva un uomo munito di motosega di fianco ad un albero abbattuto, insieme alla frase: “Dobbiamo smetterla di distruggere il Pianeta”. Il contesto non era quello tipico della deforestazione selvaggia: quel disegno, come sfondo, aveva le montagne di casa, quelle presenti attorno alla scuola. Il “cattivo” del disegno poteva essere uno dei parenti degli alunni, o semplicemente il primo anello della filiera che ha permesso la realizzazione delle travi di legno locale del tetto sotto il quale, ogni giorno, le classi fanno lezione. Quando lo abbiamo fatto notare, la professoressa è rimasta esterrefatta: per lei e per tutti i docenti quel disegno non aveva nulla di strano. L’immagine della “motosega cattiva” si era insinuata anche in quella scuola di montagna ed era stata accettata da tutti, senza alcun disagio.
Un piccolo aneddoto, che però ci dice tanto della necessità di incrementare non solo e non tanto l’educazione ambientale, spesso già molto diffusa ed efficace, quanto una nuova “educazione forestale” che sappia contemplare tutta la complessità della Gestione Forestale Sostenibile tra conservazione e produzione, salvaguardia e gestione.
Per fortuna, negli ultimi anni qualcosa si sta muovendo anche nel nostro settore. Tanti giovani laureati forestali si stanno impegnando in prima persona come guide ambientali e stanno proponendo attività didattiche nelle scuole. Altri si cimentano con successo nella divulgazione ad ampio raggio attraverso i social network, oppure organizzando escursioni ed esperienze in bosco di vario genere, anche se sono ancora una piccola minoranza. Contemporaneamente, anche enti gestori e istituzioni si stanno attrezzando per fare la loro parte.
Con questo Focus vorremmo fare luce sulle evidenti lacune scolastiche rispetto ai temi forestali, ben evidenziate dal primo articolo a firma di Irene Piredda; ma vorremmo anche proporre alcune riflessioni attraverso il racconto di esperienze concrete di “nuova educazione forestale” e, infine, la raccolta di alcune brevi testimonianze dalle voci di colleghe e colleghi impegnati in varie forme di divulgazione.
La domanda del sottotitolo di questo Focus è quindi retorica: un’altra educazione forestale è possibile? Certo che è possibile! Bisogna però che diventi sempre di più una priorità dell’intera comunità forestale. Una missione nella quale investire tempo, risorse, energie ed intelligenze, per intraprendere un nuovo percorso che, a nostro avviso, ha un’enorme valenza culturale, etica e ambientale.
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