Parco di Monza: prime considerazioni su selvicoltura e patologie dei soprassuoli colpiti da eventi meteorici eccezionali

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di Nicola Gallinaro, Luana Giordano e Matteo Zugno
I fenomeni meteorologici di intensità eccezionale che hanno colpito la Lombardia tra il 21 e il 24 luglio hanno arrecato notevoli danni ad un'area boscata situata presso il Parco di Monza, a nord-est di Milano. L'area danneggiata, circostante la nota Reggia, è tutelata da un vincolo di monumentalità nonché dalla presenza di un parco naturale.
I danni principali si sono registrati nelle aree in gestione all’Autodromo Nazionale di Monza, con lo schianto di molti soggetti arborei (alcuni vetusti e di particolare pregio) e il danneggiamento di manufatti ed infrastrutture. L’evento meteorico più devastante è stato il temporale, o più propriamente la tempesta, scatenatosi nel primo pomeriggio del 24 luglio, caratterizzato da venti forti, piogge torrenziali e grandine, che in soli 10-15 minuti ha segnato profondamente le aree su cui si è abbattuto. Gli alberi spezzati e sradicati hanno reso impercorribile la viabilità interna, danneggiato il circuito ed abbattuto alcune strutture circostanti. La tempesta ha inoltre spezzato rami e compromesso la stabilità degli alberi sopravvissuti, indebolendone le fibre legnose e le radici, con inevitabili ripercussioni anche nei giorni successivi a causa del pericolo di caduta/sradicamento.
Per garantire la sicurezza del pubblico durante l’imminente Gran Premio di Formula 1 in programma per il mese settembre, sono state attivate immediatamente diverse squadre di operatori forestali per lo sgombero delle piante abbattute ed il ripristino della viabilità interna. Inoltre, è stato tempestivamente avviato un dialogo con le principali istituzioni del territorio (Comune di Monza, Consorzio Reggia di Monza, Parco Regionale Valle del Lambro e Regione Lombardia – Direzione Generale Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste) per sviluppare da subito un progetto pluriennale di ricostituzione.
L’Autodromo gestisce circa 112 ha di boschi, residui di querco-carpineti dell’alta pianura, robinieti e fustaie coetanee di quercia rossa, oltre ad una piccola pineta pura di pino silvestre ed altre formazioni irregolari di matrice antropogena. Questi boschi sono oggetto dal 2002 di un piano di assestamento forestale, la cui seconda revisione scadrà nel 2031. Prima della tempesta, le provvigioni erano compresi tra 200 e 300 m3/ha.
La maggior parte delle aree colpite dalla calamità era già oggetto di interventi selvicolturali di riqualificazione compositiva ed erano in corso indagini volte a valutare lo stato fitosanitario dei soprassuoli da parte del Servizio Fitosanitario di Regione Lombardia. Diversi agenti fungini responsabili di processi degradativi a carico dei tessuti legnosi, quali carie e marciumi radicali, associati alle querce ed in particolare alla quercia rossa, erano stati identificati. In particolare, i principali responsabili di tali alterazioni sono risultati Armillaria spp. e Ganoderma resinaceum Boud. Meno diffusi, ma altrettanto importanti sono risultati altri agenti cariogeni quali Laetiporus sulphureus (Bull.) Murrill, Daedalea quercina (L.) Pers. e Fomitiporia robusta (P. Karst.) Fiasson & Niemelä.
La presenza di questi patogeni aveva pertanto evidenziato una situazione di estrema criticità dal punto di vista fitopatologico che si configurava in un elevato rischio di perdita di stabilità (schianti e sradicamenti) della componente arborea. Peraltro, diversi schianti/sradicamenti si erano verificati ben prima dell’evento meteorico del 24 luglio. L’eccezionalità di quest’ultimo non ha fatto che estremizzare una situazione già molto complessa.
Il ripristino dei soprassuoli boscati e delle alberature storiche danneggiate presenterà inevitabili difficoltà legate alla presenza di specie vegetali fortemente invasive, ai problemi di natura fitosanitaria e al cambiamento climatico.
L’aggressività di quercia rossa, robinia e ciliegio tardivo nei confronti delle specie autoctone impone infatti il ricorso alla rinnovazione artificiale e a prolungate cure colturali. La presenza di funghi patogeni agenti di carie e marciume radicale capaci di diffondersi nel terreno (come nel caso di Armillaria spp.) o in grado di sopravvivere su ceppaie o legno morto a terra rappresenta un potenziale ostacolo all’affrancamento delle giovani piantine. Non trascurabili sono poi i danni associati anche ad altre problematiche fitopatologiche, come gli agenti di mal bianco responsabili, ad esempio, di un’elevata mortalità a carico delle giovani farnie, o gli agenti della moria del carpino bianco, Anthostoma decipiens (DC.) Nitschke ed Endothiella sp., che hanno registrato una vera e propria recrudescenza in seguito all’estate estremamente siccitosa del 2022. Farnia e carpino bianco rappresentano una componente arborea storicamente presente nel Parco di Monza. Infine, la crisi climatica, rendendo sempre più frequenti le siccità e gli eventi estremi, acuisce le problematiche sopracitate, rendendo la conservazione degli esemplari vetusti e la ricostituzione dei boschi una sfida impegnativa, da affrontare con un’attenta pianificazione e un approccio necessariamente olistico. Gli interventi dovranno tenere conto delle molteplici esigenze e della complessità del Parco in termini di valenza storico-monumentale, di servizi ecosistemici, nonché della necessità di individuare specie ecologicamente coerenti con il mutante contesto ambientale. Non si dovrà poi dimenticare la sicurezza dei numerosi fruitori, sia nei periodi ordinari, sia in concomitanza di eventi quali il Gran Premio annuale di Formula 1, che richiama centinaia di migliaia di persone, anche all’interno o ai margini delle diverse particelle boscate.
Tali elementi di complessità costituiscono il presupposto per un progetto di grande valenza strategica capace di costituire un modello futuro per la gestione forestale in contesti urbani e metropolitani, in cui introdurre, a fianco della tradizionale progettazione forestale, anche un approccio partecipativo e una visione ecosistemica capace di esplicitare al meglio le diverse funzioni del bosco.
Quanto anticipato in questa breve presentazione, sarà oggetto di un articolo più approfondito nel prossimo autunno.
Autori:
Nicola Gallinaro, Dottore Forestale - Tecnico Incaricato Autodromo di Monza,
Luana Giordano, Laboratorio del Servizio Fitosanitario Regione Lombardia, Viale Raimondi 54, 22070 Vertemate con Minoprio (CO),
Matteo Zugno, Laboratorio del Servizio Fitosanitario Regione Lombardia, Viale Raimondi 54, 22070 Vertemate con Minoprio (CO).
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