Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Ciao a tutte e a tutti e benvenuti alla tredicesima edizione di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
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Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
Negli scorsi numeri di questa rubrica ci siamo concentrati molto sui servizi ecosistemici forestali più innovativi… in questa edizione, invece, torniamo a parlare di legno.
Il Centro Studi di FederLegnoArredo ha pubblicato la settima edizione del "Rapporto Edilizia in Legno”, lo studio che ogni anno fotografa la filiera delle costruzioni in legno in Italia. All’interno del documento, realizzato attraverso l’analisi di 305 imprese, sono presentati i dati sul mercato degli edifici a struttura in legno costruiti in Italia nel 2021.
I numeri presentati nel rapporto sono interessanti e decisamente positivi. Sono state infatti oltre 3.400 le nuove unità abitative realizzate nel 2021, caratterizzate da una complessità ingegneristica crescente. Tenendo conto delle realizzazioni sia residenziali che non residenziali, comprese anche le grandi costruzioni, le coperture e i solai, il comparto ha raggiunto nel complesso un fatturato pari a 1 miliardo e 795 milioni di euro, segnando un +33% rispetto al 2020.
Il nostro Paese si posiziona al terzo posto tra i produttori europei di elementi prefabbricati in legno, dopo Germania e Svezia. Le regioni dove si concentra il maggior numero di realizzazioni sono risultate essere Lombardia (che è prima anche per numero di aziende, con 70 imprese del settore) il Trentino-Alto Adige, il Veneto, l’Emilia-Romagna e le Marche. Per quanto riguarda invece il volume di prefabbricati prodotti spicca il Trentino-Alto-Adige, con un peso del 34% della produzione di questo settore. Oggi, in Italia, circa una casa su 13 è costruita con tecniche di bioedilizia in legno, raggiungendo così una percentuale, sul totale dei permessi di costruire, superiore al 7,3%. Cresce inoltre, di Rapporto in Rapporto, il numero degli edifici multipiano realizzati in legno, spesso ubicati nelle grandi città.
Sono numeri importanti, in crescita, che devono farci riflettere sulle future possibilità di valorizzazione del legno locale in questo settore, che sappiamo essere strategico anche per gli obiettivi di decarbonizzazione. Non sappiamo oggi, di preciso, quanto legno locale sia finito nelle 3.400 case in legno realizzate del 2021, ma dovremmo comunque impegnarci, fin da subito, per far crescere decisamente questa percentuale. Nei prossimi anni questo settore potrà essere un traino per una selvicoltura di qualità.
Per approfondire:
A Borgotaro, in Appennino parmense, è stata recentemente presentata l’idea di sviluppare un marchio per valorizzare il legname proveniente dai boschi delle montagne piacentine e parmensi. L’idea è stata lanciata dal GAL del Ducato, con il supporto del Centro di formazione Vittorio Tadini e del Consorzio Legna del Ducato, con l’obiettivo di fornire un’immagine unica e di qualità della risorsa legnosa locale grazie alla creazione di filiere bosco-consumatore certificate. Il marchio, volontario, sarà collegato alla certificazione di tracciabilità ISO 38.200 combinata con la certificazione di sostenibilità PEFC e potrà contraddistinguere non solo la legna da ardere e il legname da opera, ma anche i semilavorati e i prodotti artigianali a base legno.
Non è la prima volta che in Italia ci troviamo di fronte a questo tipo di marchi locali confinati a territori abbastanza ristretti. Se da un lato lo strumento di per sé è positivo e può rappresentare indubbiamente un’opportunità di marketing e di valorizzazione della buona gestione delle foreste, dall’altro crediamo sia interessante e utile, in questa sede, esplorarne anche i limiti.
Per questo, abbiamo pensato di riproporre un Post Scriptum pubblicato su Sherwood qualche anno fa, nel 2014, in cui il Prof. Davide Pettenella, economista dell’Università di Padova, trattava proprio di questo argomento.
Il titolo decisamente emblematico dello scritto era una domanda provocatoria: “Tanti piccoli marchi locali = nessun marchio?”. Senza nulla togliere, nello specifico, alla lodevole iniziatica del GAL del Ducato, che speriamo possa svilupparsi al meglio, pensiamo sia interessante rileggere la parte finale di quella riflessione, poi ognuno potrà ovviamente farsi la propria idea, calando tale spunto nel proprio contesto locale: “C’è da chiedersi se i responsabili di tali iniziative abbiano verificato alcuni criteri di base del branding e della comunicazione istituzionale, quali quello della presenza di una “Massa Critica di Prodotto vendibile” e di una “Massa Critica di Acquisto”, del corretto targeting, dei costi di comunicazione per acquisire e conservare nel tempo la riconoscibilità e la reputazione del prodotto […]. Quando una decina di anni orsono abbiamo assistito alla stagione degli “Osservatori del mercato del legno” e delle “Borse del legno” che spuntavano come funghi in ogni realtà territoriale, si potevano già vedere i limiti di queste iniziative realizzate su una scala troppo locale, prive di una massa critica di operatori interessati e senza garanzie di continuità. Quante strade dovrà percorrere il mondo forestale per capire la necessità di uno sforzo coordinato e di lungo periodo, che non può che essere a livello interregionale, se non nazionale, per promuovere il “legno italiano” a cui associare il valore della tutela dei territori e della gente di montagna?”
Dopo la pubblicazione della rubrica, uno dei promotori dell'iniziativa "Legna del Ducato", il Dott. Antonio Mortali, ha aggiunto un'ulteriore interessante riflessione rispetto a quella da noi proposta. Ci teniamo perciò a riportarla qui di seguito, dato che questa rubrica è nata anche per stimolare il dibattito ed essere un "luogo" di confronto per la comunità forestale.
"C'è da considerare che ora i tempi sono un po' cambiati" spiega Mortali, "c'è la Due Diligence, i grossisti chiedono la tracciabilità, c'è tanto abusivismo (questo c'era anche prima). Un marchio che garantisce la tracciabilità è innanzitutto una garanzia, una certificazione, sulla provenienza combinata alla legalità, non per niente è stato adottato lo standard PEFC e la ISO 38.200. Credo che questi marchi possano rappresentare un valore aggiunto, che magari non faranno vendere a 10 centesimi in più, ma creeranno comunque ricadute positive a proprietari, operatori forestali e acquirenti. A patto però che questi marchi siano certificati, altrimenti si rientra nei tanti marchi (aggiungo non certificati) che in realtà possono trasformarsi in nessun marchio".
Per approfondire:
Due progetti recentemente conclusi hanno sviluppato altrettanti Sistemi di Supporto alle Decisioni (DSS) per la Gestione Forestale Sostenibile basati su piattaforme online. Si tratta dei Gruppi Operativi SURF e PRI.FOR.MAN, entrambi facenti parte del PEI-Agri, il Partenariato Europeo per l’innovazione: il primo sviluppato in Toscana e coordinato dall’Accademia Italiana di Scienze Forestali, il secondo in Friuli Venezia-Giulia e coordinato dall’impresa Danta Legnami e Biomasse, entrambi finanziati attraverso i PSR delle due Regioni.
Per entrambi i Gruppi Operativi il carattere innovativo di quanto realizzato è stato rappresentato dagli strumenti pianificatori digitali che sono stati messi a disposizione online sia a scala regionale che, più in dettaglio, su aree pilota (6 in Toscana e 4 in Friuli). In pratica, all’interno di webgis, sono stati raccolti numerosi strati informativi contenenti parametri utili alla gestione forestale, calcolati anche attraverso algoritmi innovativi e applicazioni di modellistica spaziale. Oltre alle normali basi cartografiche è ad esempio possibile conoscere il volume legnoso presente nelle singole aree, l’incremento, gli assortimenti ritraibili e l’accessibilità delle particelle, oltre ovviamente alla tipologia forestale di riferimento e a tutti i dati relativi alla proprietà e ai vincoli di legge. Una cosa impensabile fino a pochi anni fa e potenzialmente estendibile a tanti altri servizi ecosistemici oltre al legno.
Infatti, a parte l’utilità, sicuramente molto alta per i proprietari e le imprese coinvolte nei due Gruppi Operativi, ci teniamo a sottolineare l’importanza di questi progetti come esempi replicabili che ci dicono, in sostanza: “si può fare!”.
Oggi è possibile, grazie alle nuove tecnologie, rendere disponibili online enormi moli di dati relativi alle foreste di intere Regioni con una spesa accettabile. Questo, nel prossimo futuro, potrà diminuire i costi di raccolta dati della pianificazione forestale, concentrando quindi maggiormente il lavoro tecnico sulle scelte gestionali. Inoltre questi sistemi potranno permettere un’integrazione sempre maggiore tra la programmazione regionale, la pianificazione di indirizzo territoriale e, a cascata, la pianificazione aziendale. In pratica, una nuova forma di governance necessaria per incrementare una gestione più attiva, ma al tempo stesso più sostenibile, delle nostre foreste.
Per approfondire:
“Pianificare le foreste è necessario. Farlo bene e secondo la Strategia Forestale Nazionale è imperativo. Pianificare non è solo gestione attiva, ma riduce anche i rischi ambientali e consente di avere materiale per diverse filiere”.
Si apre con queste parole in nuovo numero speciale di Comunità Montagna, la rivista di approfondimento a cura di UNCEM - Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani, interamente dedicato alla gestione attiva e sostenibile delle foreste e alle filiere del legno.
In questo numero speciale di tratta di pianificazione, di politiche forestali, di certificazione e poi di numerosi esempi di filiere corte e locali di valorizzazione del legno, con un’attenzione particolare all’uso energetico del materiale di scarto. Vengono in particolare presentati e commentati diversi esempi di successo di filiere corte legno-energia sviluppate in Piemonte, che sono facilmente replicabili in altri territori e quindi davvero interessanti.
Può sembrare normale che un’istituzione come UNCEM tratti approfonditamente di legno e di gestione forestale, dato che i territori montani italiani sono ormai caratterizzati prevalentemente da paesaggi boscati, ma non è affatto scontato, perché i problemi della montagna nel nostro Paese sono tanti, complessi, diversificati e spesso le foreste non sono al primo posto dell’agenda degli amministratori locali. Eppure, UNCEM, negli ultimi anni, sta puntando molto sulle filiere forestali e questo numero speciale di Comunità Montagna lo dimostra.
Sembra esserci una nuova convergenza di strategie, interessi, idee, entusiasmi ed energie che pone le foreste e i loro servizi ecosistemici al centro di un nuovo rilancio della montagna. Lo dimostrano tante piccole grandi iniziative, tra cui anche questo numero speciale di Comunità Montagna: un bel segnale, da non ignorare.
Per approfondire:
Concludiamo anche questa edizione delle Pillole, come sempre, con una curiosità.
Negli scorsi giorni è iniziato a girare tra addetti ai lavori, insieme a commenti un bel po’ ironici, un video realizzato dalla Provincia Autonoma di Bolzano con l’obiettivo di sensibilizzare i proprietari forestali rispetto al problema del bostrico, il coleottero scolitide che, come sappiamo, sta creando molti danni ai boschi alpini di abete rosso.
I commenti ironici erano relativi allo stile del video, decisamente poco “istituzionale” rispetto a tanti altri contenuti realizzati su questo argomento drammatico.
Nel video si osserva un proprietario forestale che scopre la presenza del bostrico nella propria foresta e che, di conseguenza, si chiede cosa fare. E qui viene il bello: sulla sua spalla sinistra appare un diavolo, che gli consiglia di lasciar perdere, di non fare nulla, di non avvisare nessuno per evitare problemi e pesanti adempimenti burocratici. Sulla spalla destra invece, ovviamente, compare un angelo, che consiglia al proprietario boschivo le buone pratiche da mettere in atto, prima tra tutte quella di avvisare tempestivamente la stazione forestale di riferimento, ma non solo.
Crediamo che l’idea sia non solo originale ma anche geniale: se l’obiettivo è sensibilizzare i comuni cittadini, questo filmato non può che incuriosire e rimanere impresso! Occorre poi sottolineare che questo è solo un video introduttivo di una campagna di sensibilizzazione molto più articolata, fatta anche di schede, approfondimenti e video tecnici davvero completi e interessanti.
L’iniziativa della Provincia di Bolzano, nel suo essere bizzarra, è quindi lodevole e ci deve far riflettere su un aspetto fondamentale della comunicazione, da applicare sempre anche al nostro settore: comunicare significa prima coinvolgere un preciso target di riferimento e poi farsi capire dallo stesso. È raro, nel nostro ambito, trovare contenuti così simpatici e al tempo stesso interessanti, capaci di coinvolgere i comuni cittadini spiegando con ironia un problema complesso: vi consigliamo di guardarvi il video, di farvi qualche risata, ma poi… anche di "utilizzarlo" come spunto di riflessione sulla comunicazione forestale!
Per approfondire:
Inquadriamo le pratiche di terapia forestale nel contesto socioeconomico con un intervistata a Ilaria Doimo e Davide Pettenella che hanno approfondito questo tema attraverso studi e ricerche.
Rilievo di precisione della martellata con sistemi GNSS-RTK quale supporto alla progettazione di cantieri di utilizzazione forestale soprattutto in aree protette.
Il “silenzio del bosco”, condizione soggettiva di ascolto e attenzione contrapposto ad un ecologismo che spesso non tiene conto dei rapporti consolidati fra territori e residenti.
Intervista a Renzo Motta sull'approccio selvicolturale "Closer-to-nature", affrontato nel XIV Congresso SISEF
Associazione Arboricoltori ha organizzato due giornate di scambio di buone pratiche in arboricoltura.
Il parco macchine proposto è sempre crescente e comprende verricelli, teleferiche, gru, pinze, spaccatrici, seghe circolari e molte altre attrezzature per la movimentazione del legname e la prepar
Dal Giappone alle nostre foreste: come la terapia forestale è arrivata in Italia e quali opportunità può generare. Intervista a Federica Zabini (CNR) nell'ambito del progetto FOR.SA - Foreste e
Un editoriale apparso sul sito di Mountain Wilderness Italia intitolato "Non ci sono più boscaioli ed è un problema per tutti" spinge a ulteriori riflessioni.
Il nuovo Manifesto di EUSTAFOR invita a riflettere sul ruolo di esempio dei demani forestali pubblici
L'umanizzazione edulcorante della natura fa davvero bene al rapporto tra esseri umani ed ecosistemi? Una riflessione a partire da un articolo del Guardian.
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Nell'editoriale del numero 253 di Sherwood (2021) Luigi Torreggiani si interroga sul fatto che nell'acceso dibattito tra conservazione e utilizzazione c'è sempre un grande assente: la selvicoltura
Perché NON pianteremo 100 miliardi di alberi in breve tempo valuta criticamente la possibilità di mitigare la crisi climatica con la piantagione di alberi nelle aree periurbane di tutto il Pianet
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Recensione del podcast “Vicini e lontani” del Post, con Matteo Bordone si parla di specie alloctone che proliferano fuori dal loro territorio di origine.
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Pascale ci consegna un diario, un itinerario all’interno del suo “giardino botanico”, dove vengono raccontati i traguardi, ma anche i fallimenti e le debolezze di una vita intrecciata alle pi
Un video che ripercorre a ritroso il viaggio che ha per protagonista il legno di risonanza di un abete rosso trasformato in un clavicembalo artigianale di elevatissima qualità acustica.
Recensione del libro "Alle origini del diritto forestale italiano - Il dibattito dottrinale dal 1877 al 1923" di Federico Roggero.
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