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Pillole forestali

Pillole forestali dall’Italia #15 - Il nuovo inventario e altre notizie di marzo

Pillole forestali dall’Italia #15 - Il nuovo inventario e altre notizie di marzo

Ciao a tutte e a tutti e benvenuti alla quindicesima edizione di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.

Preferisci ascoltare o leggere?

Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):

Qui invece le notizie da LEGGERE:

L’INVENTARIO FORESTALE NAZIONALE SI RINNOVA

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Questa edizione delle Pillole forestali dall’Italia arriva pochi giorni dopo la Giornata internazionale delle foreste, il 21 marzo, una data diventata ormai un appuntamento fisso per presentare nuovi progetti e prodotti che riguardano alberi, boschi e gestione forestale. Periodo dell’anno estremamente ricco di novità quindi, la più interessante delle quali è sicuramente l’annuncio del nuovo Inventario Forestale Nazionale.

Il 21 marzo infatti, a Firenze, presso l’Accademia italiana di Scienze Forestali, l’Arma dei Carabinieri e il CREA hanno presentato la nuova proposta relativa all’Inventario Forestale Nazionale 2025, che è stato preannunciato come ricco di importanti novità rispetto al passato.

In particolare si possono riassumere tre elementi decisamente innovativi.

La prima grande novità è la cadenza temporale. Nel comunicato stampa redatto dal CREA si legge infatti che: “rispetto alle precedenti edizioni, realizzate su cadenza decennale, il nuovo inventario sarà su base annuale, in modo da poter rispondere, con dati e informazioni, in maniera tempestiva alla sempre maggiore velocità dei cambiamenti globali”.

La seconda è invece relativa all’oggetto delle attività di monitoraggio, che sarà ampliato, comprendendo indicatori relativi alla biodiversità e alle utilità ecosistemiche delle foreste italiane.

La terza novità è infine relativa alle modalità di realizzazione e di pubblicazione dell’inventario, che saranno aggiornate prevedendo, ad esempio, un maggiore utilizzo di dati telerilevati attraverso tecnologie all’avanguardia, nuove metodologie per i rilievi a terra e per la componente statistica e un’innovata apertura alla condivisione dei dati.

Le premesse sembrano molto positive e l’augurio è quindi di avere, a pochi anni dall'uscita dei dati 2015, presentati lo scorso ottobre, un nuovo quadro più ampio e il più possibile aggiornato sul nostro patrimonio forestale. Seguiremo con molto interesse i dettagli di questa novità e, ovviamente, vi terremo aggiornati.

Per approfondire:

IL PASTICCIO DEL BANDO PNRR SULLA FORESTAZIONE URBANA

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In una scorsa edizione delle Pillole abbiamo trattato, ponendo alcune perplessità, del bando sulla forestazione urbana, periurbana ed extraurbana finanziato dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica con circa 300 milioni di euro stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Negli ultimi giorni questo argomento è balzato all’onore, o meglio, al disonore delle cronache, a seguito di una delibera della Corte dei Conti che è stata raccontata da tutti i principali quotidiani con toni tragicomici.

In effetti, la situazione si presta alla narrazione di un “pasticcio all’italiana”: la Corte dei Conti ha reso noto che al posto dei 6 milioni di piante previste di essere messe a dimora nelle città metropolitane dal progetto originale, il Ministero ha previsto di contabilizzare, in fase di rendicontazione, anche i semi piantati in vivaio. I controlli svolti dai Comandi territoriali dei Carabinieri hanno rilevato che solo poche Città metropolitane sono andate oltre la fase di progettazione e la quasi totalità di esse ha in effetti piantato in vivaio semi, invece di collocare piante nei luoghi prescelti.

Semi e non piante quindi, che hanno destato forte perplessità e spinto la Corte dei Conti a chiedere al Ministero: “di assumere ogni iniziativa idonea ad acquisire un pronunciamento certo della Commissione europea circa l’effettiva equiparabilità della semina o della coltivazione in vivaio alla messa a dimora in situ delle piante”.

Da un lato, in effetti, questa interpretazione “creativa” si presta davvero a forti critiche, rischiando di far saltare i fondi previsti. Dall’altro, però, occorre sottolineare che in assenza di materiale vivaistico certificato la scelta di investire sulla produzione vivaistica, tecnicamente, risulta più che fondata.

Il grande problema, come sottolineato da molte importanti città coinvolte, come Milano, in forte difficoltà a partecipare al bando per la mancanza di luoghi idonei dove piantare le centinaia di migliaia di piante previste, sta molto probabilmente nel progetto in sé, che è apparso davvero poco calato sulla realtà.

Forse, prima di arrivare a certe situazioni, occorrerebbe scrivere progetti concreti e realizzabili, affrontando le criticità e discutendo le possibili soluzioni con i tecnici e i ricercatori che conoscono le realtà territoriali e non basandosi, come troppo spesso accade, su numeri roboanti scritti cavalcando l’onda di una moda.

Investire sui vivai non è sbagliato in sé, anzi! Farlo come ripiego, invece, può davvero restituire l'immagine di un ennesimo "pasticcio all’italiana" che i giornali hanno fatto bene a raccontare, anche se purtroppo con toni spesso scandalistici non mediati da un necessario approfondimento.

PS - A seguito dell'uscita di questa rubrica è stato pubblicato su "Il Fatto Quotidiano" un interessante articolo di Giorgio Vacchiano su questo tema, che vi invitiamo a leggere (vedi link). 

Per approfondire: 

BIOMASSE: UNA LETTERA PREOCCUPATA AL COMMISSARIO EUROPEO

AIEL - Associazione Italiana Energie Agroforestali, insieme a Fiper ed EBS ha scritto, alla vigilia di una fase cruciale di revisione della direttiva REDIII sulle fonti rinnovabili, una lettera al Commissario europeo Gentiloni chiedendo l’intervento della Commissione per abrogare l’attuale definizione di biomassa legnosa primaria (PWB).

Questa definizione, al momento, esclude la possibilità di sovvenzionare la trasformazione energetica della biomassa proveniente dalla normale gestione forestale. Una scelta nata probabilmente con l'intento di frenare l'uso distorto di biomasse a fini energetici registrato in nord Europa o in grandi centrali elettriche di vecchia generazione, ma che, come si può facilmente comprendere, rischia di incidere in modo molto pesante sul settore forestale, italiano e non solo. Questa scelta potrebbe di fatto tagliare le gambe a molti impianti, anche medio piccoli e caratterizzati da filiere corte e locali che rischierebbero di non poter più utilizzare la maggior parte del materiale legnoso oggi trasformato, che molto spesso deriva da assortimenti secondari di normali attività selvicolturali.

Come spiega Annalisa Paniz, Direttrice generale di AIEL, in un interessante articolo su Energiadallegno.it: “Molta biomassa legnosa prelevata in foresta nel corso delle normali operazioni forestali non è adatta all’uso in settori diversi da quello energetico. Se, in base alla definizione di biomassa legnosa primaria, la materia prima di bassa qualità non può essere utilizzata per produrre bioenergia, verrebbe lasciata in bosco rendendo il soprassuolo forestale ulteriormente vulnerabile a focolai di parassiti, incendi e altri potenziali rischi”.

Di fatto, questa decisione andrebbe nel verso opposto a quando previsto dalla stessa direttiva REDIII, che dovrebbe garantire la sostenibilità della biomassa utilizzata per scopi energetici, assicurando la protezione della biodiversità e il mantenimento degli stock di carbonio.

Nella lettera, le Associazioni sottolineano che: “L’attuale definizione di biomassa legnosa primaria non rappresenta un parametro adeguato a determinare la sostenibilità della biomassa legnosa stessa. Per il nostro Paese, inoltre, tale definizione ostacolerebbe la messa in atto della Strategia Forestale Nazionale di recente emanazione, del resto già condivisa anche a livello europeo. In tal senso si è già speso anche il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, esprimendo la propria contrarietà all'attuale definizione in corso di negoziazione”.

Come sottolinea correttamente Annalisa Paniz nell'articolo, la strada non è quella di vietare indiscriminatamente dall’alto, disincentivando un'importantissimo tassello della produzione di energia rinnovabile europea, ma agire localmente stimolando gli Stati membri ad intensificare una gestione forestale sostenibile e a valorizzare l’uso a cascata laddove possibile, in base al contesto forestale e di filiera dei territori.

Per approfondire:

IL NUOVO PIANO FORESTALE REGIONALE DELLA BASILICATA

Prosegue l’attività delle Regioni e Province Autonome nell’attuazione della Strategia Forestale Nazionale.

Dalla Regione Basilicata, ad esempio, arriva la notizia dell’avvio dei lavori relativi al nuovo Piano Forestale Regionale di durata ventennale (2023/2042) sul quale è stato deciso di investire gli oltre due milioni di euro (1.086.000 all'anno, per il 2022 ed il 2023) stanziati per la Basilicata dalla Legge di stabilità dello scorso anno con l'intento di dare attuazione alla Strategia Nazionale.

Il Presidente della Regione, Vito Bardi, nell’ambito di un convegno che si è tenuto al Campus universitario di Potenza, ha spiegato che il nuovo Piano forestale regionale: "vivrà un processo partecipato con i principali portatori d'interesse operanti sul territorio regionale, sia pubblici che privati".

Le azioni operative previste saranno la revisione dei piani di gestione delle 12 foreste di proprietà regionale; la formazione e la qualificazione degli operatori forestali, anche a seguito della positiva esperienza iniziata con il progetto For.Italy; la realizzazione di un nuovo programma di produzione vivaistica, che punterà innanzitutto al recupero dei vivai di proprietà della Regione e all'implementazione dei boschi da seme per la produzione di materiale di propagazione autoctono certificato.

Andando oltre il singolo caso della Basilicata, vogliamo sottolineare che è davvero un piacere registrare, quasi ogni settimana, notizie di questo tipo, che denotano un rinnovato interesse non solo tecnico, ma anche politico, rispetto al nostro settore, con Dirigenti, Assessori e Presidenti di Regione che finalmente parlano publicamente, sempre più spesso, di foreste e gestione forestale. 

La speranza è che questa iniziale fase programmatoria, ovviamente caratterizzata da grandi obiettivi spesso un po’ generici, si traduca presto in azioni concrete per la corretta gestione delle foreste da un lato e lo sviluppo delle filiere ad esse collegate dall’altro. La strada verso gli obiettivi della Strategia Forestale Nazionale è ancora molto lunga, ma almeno sembra che la “macchina amministrativa”, in molte regioni italiane, abbia filalmente accelerato la sua corsa.

Per approfondire:

UN DOCUMENTARIO SULLA PREVENZIONE INNOVATIVA DEGLI INCENDI

Come curiosità per chiudere questa quindicesima edizione delle Pillole forestali dall’Italia ci teniamo a presentarvi nuovamente un prodotto che rappresenta per noi di Compagnia delle Foreste una novità assoluta: è il nostro primo lungometraggio, un documentario internazionale, in lingua inglese, sul tema della prevenzione innovativa degli incendi boschivi.

Il documentario, realizzato grazie ai progetti europei Prevail, Life Granatha e Agritech e coordinato da Davide Ascoli, ricercatore dell’Università di Torino, è un viaggio attraverso 9 esperienze raccolte in 3 diversi Paesi del Sud Europa - Italia, Spagna e Portogallo - attraverso la voce di ben 22 protagonisti tra tecnici, ricercatori, funzionari, operatori e agricoltori.

Ciascuna di queste esperienze ha in comune l’obiettivo di prevenire gli incendi in un contesto problematico, quello mediterraneo, dove le conseguenze negative della crisi climatica si sommano drammaticamente all’abbandono dei territori rurali, generando enormi rischi non solo ambientali, ma anche di sicurezza dei cittadini. In questi contesti territoriali, dove la lotta attiva agli incendi ormai non basta più, la soluzione è da ricercare nella prevenzione, un’attività cruciale che tuttavia ha enormi costi. Ecco allora la necessità di trovare soluzioni innovative, creative, talvolta insolite e curiose, capaci di creare paesaggi più resilienti generando al tempo stesso economie locali, lavoro, opportunità, incrementando la biodiversità e dando, in fondo, più valore ai territori.

PREVAIL Volti Protagonisti 1

Storie che abbiamo definito “fire-smart” e che partono, ad esempio, da una scopa di erica prodotta in Toscana, da un bicchiere di ottimo vino della DOC Montsant o da un formaggio marchiato “Ramats de foc”, prodotti in Catalogna, oppure dalla resina naturale estratta dalle pinete del Portogallo o addirittura da una lampadina che si accende, che dietro di sé ha una lunga linea elettrica al di sotto della quale si fa selvicoltura preventiva.

Non aggiungiamo altro: per scoprire le “FIRE-SMART STORIES” (questo il titolo del documentario) occorre prendersi un’ora di calma e gustarsi questo viaggio, che ci auguriamo sia non solo interessante, ma anche piacevole e ricco di belle immagini.

Per approfondire:

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