Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
di Daniele Giordano, Raoul Romano, Carla Spigarelli
La Giornata nazionale degli alberi si celebra il 21 novembre di ogni anno ed è attualmente riconosciuta dalla Legge 10/2013. Ma le sue origini vengono da lontano. L’articolo ripercorre, attraverso l’analisi di documentazioni storiche, la nascita di questa istituzione e la sua evoluzione in funzione dei cambiamenti sociali, politici ed economici del nostro Paese fino ai giorni nostri.
Fin dai tempi più antichi agli alberi è sempre stata attribuita una grande importanza sia dal punto di vista culturale-religioso che sociale, i boschi diventano in molte civiltà luoghi per la celebrazione di riti e cerimonie, e all’ombra di grandi alberi le persone si trovano per discutere e confrontarsi.
Già nell’antica Grecia, oltre a ritrovare alberi come soggetti nelle cronache mitologiche, era usanza celebrare feste per onorarli, mentre in epoca romana gli alberi e le foreste venivano rispettati e consacrati alle divinità.
In epoca romana gli alberi erano classificati in: olimpici, monumentali, divinizzanti, eroici, ferali, felici, infausti; anche i boschi erano suddivisi in: sacri, divinizzanti e profani; inoltre, molto importante in era la “Festa Lucaria” che cadeva il 19 luglio ed era dedicata a una divinità innominata (Lucaria) signora dei boschi.
Esistono numerosi documenti che testimoniano quanto fosse diffusa la messa a dimora di nuove piantine in occasione di feste, ricorrenze e avvenimenti. In queste occasioni si festeggiavano inoltre le aree rimboschite negli anni precedenti e se veniva riscontrata un’eccezionale percentuale di attecchimento delle piantine, venivano innalzati simulacri e vasi con fregi su motivi silvani. Considerando il ruolo del legno nelle civiltà antiche la venerazione, la tutela e la piantagione di alberi e boschi, anche per mezzo di riti religiosi, rappresentavano una vera e propria necessità per lo sviluppo e crescita della società stessa.
Il culto dell’albero, quale simbolo di vita e prosperità è continuato ad esistere e sopravvivere anche attraverso il medioevo, giungendo fino all’età moderna per poi trasformarsi da culto e venerazione pagana in necessaria risposta alle nuove esigenze sociali, per stimolare il rispetto verso tali esseri viventi e concorrere alla formazione di una coscienza ambientale e forestale nel nostro Paese.
(Circolare del Ministero dell’istruzione - 27 Giugno 1899)
Il primo ad introdurre in Italia la festa dell’albero fu lo statista Guido Baccelli (1830-1916) che prese come esempio l’iniziativa “Arbor day”. Istituita da Sterling Morton, Governatore dello Stato del Nebraska nel 1872, con l’obiettivo non solo di stimolare il rispetto verso gli alberi da parte della società, ma anche quello di ricostruire nel più breve tempo possibile il patrimonio forestale locale devastato da speculazioni che causarono enormi inondazioni. Con l’“Arbor Day” ogni cittadino aveva l’obbligo di “riconoscere, con la piantagione di un albero su pubblico terreno, che le piante sono elemento precipuo di sanità e ricchezza”.
Cosi, con la circolare del 27 Giugno 1899 l’allora Ministro della pubblica istruzione, Guido Baccelli, elogiava le diverse funzioni dei boschi e delle selve nella convinzione che le giovani generazioni “serbassero vivo ed operoso un culto, che è nobile contrassegno di cooperazione civile ai grandi interessi sociali”.
Propose quindi che “Le autorità scolastiche, d’accordo con le amministrazioni comunali, coi sodalizi agrari e coi proprietari di terre, possono, appena chiusa la sessione autunnale degli esami, promuovere gite campestri deg’istituti secondari e normali per celerare la festa educatrice degli alberi nella forma che i mezzi delle scuole e gli aiuti esteriori consentiranno”.
Inoltre, con estrema competenza non solo in ambito formativo aggiungeva: “La festa avrà decoro unicamente dalla semplicità dell’operazione di affidare alla terra uno di quegli alberi che sono i più adatti alla silvicoltura della regione, e dalle parole che uno degli insegnati pronunzierà per chiarire il significato e lo scopo della passeggiata scolastica”.
Per comprendere al meglio il momento storico in cui nacque tale iniziativa occorre ricordare come sul finire del XIX secolo l’Italia si trova a dover affrontare una sovrautilizzazione delle risorse naturali, ed in particolare quelle forestali. La gestione del territorio e il rischio idrogeologico correlato si sono imposti come uno dei primi temi normativi da affrontare con l’Unità di Italia. Tra la fine del XIX e la metà del XX secolo si ebbe infatti una grave riduzione della superficie forestale e un’intensa degradazione dei territori montani e dei boschi a causa di eccessivi tagli, anche abusivi, di pascolamento, di ricerca di nuove aree agricole e da urbanizzare, ecc.
Con il Regio Decreto del 20 Giugno 1877, n. 3917 - Norme relative alle foreste (legge Majorana-Caltabiano, G.U. 11 Luglio 1877, n. 161) fu avviata una graduale azione di tutela (vincolistica) e di rimboschimento che vide la massima intensità nel XX secolo, negli anni successivi ai due conflitti mondiali. Il Regio Decreto nasce infatti dall’esigenza di dover ricostituire su grandi superficie del territorio italiano, prevalentemente montuoso, l’equilibrio delle forze naturali turbato dalle precedenti generazioni o distrutto con i disboscamenti della montagna e con successive utilizzazioni del suolo, che ne hanno compromesso la stabilità, determinando la degradazione e la rovina della montagna stessa e l'insorgere di paurosi fenomeni torrentizi.
Il primo comune in Italia, ed in Europa, a celebrare la festa degli alberi fu Castiglione dei Pepoli, paese dell’appennino bolognese il 27 Agosto 1899. Ciò è stato possibile grazie alla spinta della Società Pro Montibus et Sylvis impegnata nelle attività a favore dei rimboschimenti e di restauro forestale.
Sul finire del XIX secolo tale località, stava vivendo un promettente sviluppo turistico legato sia allo stabilimento idroterapico sia al generale contesto ambientale che sembrava sottrarlo al diffuso degrado della montagna dell’epoca. Per l’occasione il comune scelse un pino bianco del Canada (Pinus strobus) alto 4 m il quale venne piantato in un'aiuola circolare vicino alla chiesa e al fabbricato delle Colonie scolastiche.
Targa commemorativa della prima festa degli alberi celebrata nel Comune di Castiglione dei Pepoli (BO). Fonte
Poco dopo il 16 Ottobre 1899 fu la volta del comune di Bologna che nella spianata di fronte Villa Aldini, celebrò la festa coinvolgendo diverse autorità e tutti gli istituti scolastici secondari della città.
“Dopo i discorsi, applauditi dalle centinaia di persone presenti, si procedette alla posa dell'albero: «i professori e i giovanetti si recano intorno al “protagonista della festa” - un cedro del libano per “Il Resto del Carlino”, un pino per la “Gazzetta dell'Emilia” - e gettano palate di terra sulla piccola fossa il professor Battistella, il conte Malvezzi, il cav. Bignami, diversi altri professori, un giovinetto, mentre all’intorno gli altri ragazzi mandano grida d’allegria» (“Gazzetta dell’Emilia”, 27 ottobre 1899). Conclusa la cerimonia gli studenti «non accennano a partire, vogliono fermarsi in quell’ameno luogo ove hanno passato due ore così deliziose e si raccolgono in gruppi contro i quali ben presto vengono puntati gli obiettivi di alcune macchine fotografiche” (“Gazzetta dell’Emilia”, 27 ottobre 1899). Ed ecco l’origine della immagine del Fondo Belluzzi del Museo del Risorgimento”. (Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.).
Ricordo della Festa degli alberi di Bologna, tenutasi il 16 Ottobre 1899 nella spianata di fronte Villa Aldini. Fondo Belluzzi, Album III, n. 92 © Museo Civico del Risorgimento di Bologna.
L’iniziativa educativa in generale trovò ampi consensi e la sua celebrazione ufficiale avvenne con grande solennità a Roma il 21 Novembre 1899 dove si calcolò che circa 50.000 persone fossero presenti alla cerimonia. Intervennero la Regina Margherita, l’allora Principessa Elena, Ministri, Parlamentari, alte autorità civili e militari, circa 8.000 alunni e 2.000 alunne delle scuole elementari e medie di Roma con un migliaio di studenti universitari. La cerimonia ebbe luogo nella località oggi identificabile con il Parco Archeologico della via Latina, dove oltre alla piantagione di 500 piantine tra pini, querce e lauri, venne innalzata una lapide per ricordare la giornata.
La proposta fu giudicata geniale da molte autorità del tempo, ma in un’articolo interessante apparso nel 1899 sul Bollettino della R. Società Toscana di Orticultura, P. Ferrari fece notare come “affinchè i risultati siano buoni occorreva chiarire diversi aspetti come la scelta della specie, chi forniva le giovani piantine, scelta dei luoghi dove effettuare le piantagioni, i costi di preparazione del terreno, chi forniva le superfici (privati o comuni), custodia delle piante messe a dimora dal pascolo”.
(Regio Decreto 2 Febbraio 1902, n. 18)
Dopo pochi anni, lo stesso Baccelli, diventato intanto Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio nel 1901, d’intesa con il Ministro della pubblica istruzione Nunzio Nasi, riuscì a formalizzare con maggior vigore la sua iniziativa con l’emanazione del Regio Decreto 2 Febbraio 1902, n. 18 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 33 del 10 Febbraio 1902 che istituiva ufficialmente la festa degli alberi in tutti i comuni del Regno d’Italia. Non fu scelta una data precisa ma ogni comune poteva scegliere il giorno, luogo e modalità della festa purché avvenisse in un giorno festivo di primavera o di autunno.
Il decreto, come riporta il terzo numero de “L’Alpe”, rivista fondata dalla Società Pro Montibus et Sylvis nel 1903, veniva accompagnato da una circolare del Ministro indirizzata ai Signori Prefetti, Ispettori forestali e Sindaci del Regno, per l’organizzazione della festa degli alberi con la quale si raccomandava che “la solennità fosse celebrata con grande parsimonia di spese e senza apparato di pompe, ma assumesse decoro della semplicità dell’atto e dalla presenza dei magistrati, dei sodalizi, degli istituti di educazione” e questa semplicità veniva consigliata anche perché la festa non incontrasse ostacoli nella scarsità di bilanci locali. Affermava inoltre che il Ministero avrebbe concorso alla buona riuscita della festa non solo con l’aiuto di consiglio e di opera per parte dei funzionari preposti alle Ispezioni ed ai Distretti forestali e degli agenti che sono alle loro dipendenze, ma anche con la somministrazione gratuita di piante. Raccomandava poi ai funzionari di mettersi d’accordo con le autorità locali sulla scelta dei luoghi da fare le piantagioni e le specie degli alberi, dando anche le idee generali intorno alla natura dei terreni da preferirsi. (L’Alpe, 1903)
Il documento citato dalla rivista era la Circolare del 10 Febbraio 1902, Per l’organizzazione della festa degli alberi, Ministro di agricoltura, industria e commercio Guido Baccelli, indirizzata ai Prefetti, agli Ispettori forestali e ai Sindaci del Regno, a cui fece seguito la Circolare del 14 Marzo 1902, Per regolamentare la cooperazione dell’istituzione scolastica all’organizzazione della festa degli alberi, Ministro della Pubblica Istruzione Nunzio Nasi, inviata ai R. Provveditori agli studi, ai R. Ispettori scolastici circondariali, ai capi degli istituti d’istruzione secondaria.
Per celebrare il neo decreto fu organizzata a Roma il 1 Aprile 1902 un’altra solenne Festa degli alberi presso la località di Monte Antenne presso la confluenza del fiume Aniene con il Tevere. Anche in questo caso oltre ai sovrani e alle autorità politiche parteciparono le scolaresche del comune di Roma e in quell’occasione furono piantate 15.000 piantine in particolare cedri dell’Himalaya andando a costituire quel che sarà poi conosciuto come il bosco della Regina Elena.
Il giornale “La Civiltà cattolica” racconta così la giornata “La cosiddetta Festa degli alberi ebbe luogo la mattina del 1° aprile nella pianura del forte Antenne presso l’Acquacetosa, coll’intervento di tutte le scuole governative e municipali, i ricreatori, le associazioni ginnastiche e gli iscritti all’istruzione militare della Società del Tiro a Segno. A destra e a sinistra del palco reale erano disposte cinque speciali tribune, addobbate con fiori e rami verdi. Le due prime, collocate a destra, erano riservate al Corpo diplomatico, ai ministri, ai grandi dignitari dello Stato, ai membri del Parlamento e alle autorità comunali e provinciali. Le altre tre, collocate a sinistra, accoglievano i giornalisti e gl’invitati. Alle 9 e 30 il suono della marcia reale annunziava l’arrivo del Re Vittorio Emanuele e della Regina Elena, che furono salutati da un evviva. Appena presero posto nel palco reale, ad un cenno del Re Vittorio, fu scoperto il cippo marmoreo contenente la dedica del futuro bosco alla Regina Elena. Compiuta la cerimonia dello scoprimento, la Regina Elena, premendo un bottone elettrico, dette al forte il segnale per lo sparo del cannone. Difatti immediatamente le artiglierie cominciarono a tuonare. Nel frattempo dagli alunni e dalle alunne fu cantato l’inno del prof. Giuffré, musicato per la circostanza dal maestro Alessandro Vessella. Ebbe quindi principio il lavoro della piantagione degli alberelli, lavoro che durò poco, perché gli alberetti già erano stati tutti piantati. Così ebbe termine la festa.” (da La Civiltà cattolica – Volume 6; Volume 18 - Pagina 229).
L’iniziativa italiana ideata da Baccelli, con l’ampio supporto della Pro Montibus mirava ad insegnare ai giovani studenti ad amare e rispettare gli alberi perché poi, da adulti, mettessero in pratica quegli insegnamenti. Tuttavia, nonostante gli apprezzamenti, la festa non fu svolta con costanza e per circa un decennio rischiò di cadere quasi in disuso. Inoltre, come rilevata da Bertolino nel 2014 nonostante l’istituzione scolastica, a livello nazionale e locale, sia sempre stata un riferimento costante della Festa degli alberi, la sua partecipazione il più delle volte sembra fermarsi all’effetto scenografico che producono molti bambini impiegati in canti e festeggiamenti, o tutt’al più in piantagioni rituali secondo indicazioni manuali ed addestrative.
Come evidenzia Oscar Gaspari (1998) nel suo saggio “Il bosco come "male necessario"; alberi e uomini nella montagna italiana”, l’uscita dal governo da parte di Baccelli, il basso tasso di scolarizzazione dell’Italia nel primo ‘900, specialmente nelle montagne, nonché la differenza abissale tra piantare alberi nelle sconfinate praterie dello spopolato Nebraska e farlo nelle scoscese e sovrappopolate montagne italiane, potrebbero essere le principali cause del suo declino tanto che nella stagione silvana 1911-1912 le cerimonie per le piantagioni in tutta Italia con la festa degli alberi, si ridussero a 350.
Sempre Gaspari, inoltre, sottolinea come si potesse insegnare ai troppo poveri montanari italiani l’amore per gli alberi se erano proprio gli alberi i loro primi antagonisti nello sfruttamento del terreno, così scarso nelle terre alte. A tal proposito evidenzia cosa scrisse l’economista Ghino Valenti nel primo ‘900: “Il bosco – non si scandalizzino gli amici delle foreste – non è un bene ma è un male necessario”. Il bosco era un male in gran parte delle terre alte perché il reddito ricavabile era troppo basso per mantenere la popolazione tanto numerosa che vi risiedeva. Meglio il pascolo, meglio anche i campi coltivati, scriveva ancora Valenti, sempre che i montanari assicurassero la saldezza dei terreni con un’attenta manutenzione del suolo, come avveniva per esempio con i terrazzamenti. Lo aveva ribadito negli stessi anni Arrigo Serpieri: “Il montanaro non ama o odia il bosco. Ma al posto dell’ignoranza, ingordigia, ecc. ecc. poniamo con maggior verità questo: le necessità prime dell’esistenza”.
(Regio decreto-legge 30 Dicembre 1923, n. 3267)
Dopo la fine della grande guerra e in apertura del ventennio fascista l’iniziativa riuscì a riprendersi a poco a poco e nel 1921-22 il numero di celebrazioni salì a 2.154, mentre nel Maggio 1923, in pieno periodo fascista, presso la Farnesina sulle pendici di Monte Mario a Roma alla presenza del re e sempre sotto la spinta della Pro Montibus, furono piantate 4.000 piantine di pino, in continuazione di zone già piantate con pini nelle precedenti edizioni della festa, ed eretto un monumento marmoreo.
Il recupero dell’iniziativa anticipò di poco il Regio decreto-legge 30 Dicembre 1923, n. 3267 (in Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 17 maggio, n. 117) recante disposizioni per il “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani” la cui norma, idealizzata da Arrigo Serpieri, inserisce all'art. 104 la Festa degli alberi.: “è istituita la festa degli alberi, essa sarà celebrata ogni anno nelle forme che saranno stabilite di accordo fra i ministri dell'economia nazionale e dell'istruzione pubblica" con lo scopo di infondere nei giovani il rispetto e l'amore per la natura e per la difesa degli alberi.
La Festa degli alberi non scampò quindi al meccanismo di appropriazione divenendo una delle commemorazioni civili fascistizzate ed assumendo una veste di propaganda ed esaltazione del regime (Bertolino 2014, Mattioli 2008, Mainardi 1997).
Nel testo “La scuola fascista. Istituzioni, parole d’ordine e luoghi dell’immaginario”, compare una voce specifica dedicata alla Festa dell’albero (Gagliardo 2009) particolarmente utile a capire il nuovo ruolo e significato:
[…] Lo scopo della manifestazione era simbolico e pratico insieme, finalizzato a lasciare un’impronta nello spirito dei giovani oltre che nell’ambiente fisico. Le iniziative, collocate nell’autunno e nella primavera, presupponevano l’individuazione di un terreno comunale abbastanza esteso, dal momento che era prevista, nel corso degli anni, la creazione di un vero e proprio “Bosco del Littorio”. Tanto l’appuntamento autunnale quanto quello primaverile coincidevano con un giorno di sospensione dell’attività didattica: domenica o altra festività (in novembre l’11, genetliaco del re, o il 4, in memoria dei caduti della grande guerra; in aprile il 21, Natale di Roma – saldandosi così ad altre cerimonie angolari della retorica di regime). […] A partire dal 1937, poi, la cerimonia assunse un carattere che si legò alle svolte imperialiste della nazione e la Festa degli alberi divenne l’occasione per la piantagione non più dei vecchi “Boschi del Littorio”, ma dei nuovi “Boschi dell’Impero […].
Subito dopo il 1940, le informazioni relative alle Feste degli alberi divengono sempre più rade o del tutto assenti. Mancano fotografie, filmati, articoli, segnale di una fortissima riduzione delle celebrazioni. È facilmente ipotizzabile che ciò sia una diretta conseguenza dell’inasprirsi del Secondo Conflitto Mondiale, del giungere dei combattimenti sul territorio italiano, dell’inizio del declino del regime fascista.
Fu solo nel 1951 che il Ministro dell'Agricoltura e delle Foreste Amintore Fanfani stabiliva con una circolare che la “Festa dell'Albero” si dovesse svolgere il 21 novembre di ogni anno, con la possibilità di differire tale data al 21 marzo nei comuni di alta montagna. La celebrazione si è svolta con regolarità e con rilevanza nazionale fino al 1979, successivamente è stata delegata alle Regioni che hanno provveduto e provvedono tuttora localmente, con maggiore o minore efficacia, ad organizzare gli eventi celebrativi. Inoltre, nel 1992 con la legge n. 113 vengono obbligati i comuni alla messa a dimora di un albero per ogni neonato a seguito della registrazione anagrafica. Legge civilissima che però non ha trovato, per la cronica mancanza di fondi e di spazi, un’adeguata applicazione nel nostro Paese.
Infine, abrogando l’articolo 104 del Regio Decreto 30 Dicembre 1923, n. 3267, con la Legge 14 Gennaio 2013, n. 10 all’art. 1 “Disposizioni in materia di Giornata nazionale degli alberi” viene ribadito che “La Repubblica riconosce il 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi» al fine di perseguire, attraverso la valorizzazione dell'ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l'attuazione del protocollo di Kyoto, ratificato ai sensi della legge 1º Giugno 2002, n. 120, e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell'aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all'albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani”.
In questa giornata sono oggi previste iniziative “nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle università e negli istituti di istruzione superiore”, volte a promuovere “la conoscenza dell'ecosistema boschivo, il rispetto delle specie arboree ai fini dell'equilibrio tra comunità umana e ambiente naturale, l'educazione civica ed ambientale sulla legislazione vigente, nonché per stimolare un comportamento quotidiano sostenibile al fine della conservazione delle biodiversità”.
La “Festa dell'Albero”, sebbene risalga a più di un secolo fa, mantiene il valore e le finalità, oggi sempre più attuali, per creare una coscienza ambientale sia nella società che nelle generazioni future, rappresentando spesso l'unica occasione per molti cittadini e giovani studenti di comprendere la funzione essenziale del patrimonio arboreo e boschivo nazionale per la collettività e di compiere un’azione concreta per la sua difesa, il suo incremento e la sua valorizzazione.
Il bosco, i suoi prodotti e le sue funzioni oggi non sono più sentiti dalla società moderna come parte integrante dell’economia e della cultura, Rimangono però sempre elementi fondamentali per la vita, e nel contesto globale di cambiamento climatico che viviamo assumono un ruolo strategico con il rischio però di essere considerati un elemento unicamente compensativo, decorativo ed edonistico, capace di valorizzare lo status sociale (oggi meglio social) legato ad una divinazione di alberi e boschi come soluzione di tutti i mali dell’uomo.
Cho K.S., Lim Y.R., Lee K., Lee J., Lee J.H., Lee I.S., 2017 - Terpenes from forests and human health. Toxicological Research, 33(2), 97-106.
Bertolino F., Perazzone A., Bertinetti M. 2014 - La Festa degli alberi. Riflessioni sul rapporto scuola-territorio in oltre un secolo di celebrazioni. https://www.researchgate.net/publication/280547078_La_Festa_degli_alberi_Riflessioni_sul_rapporto_scuola-territorio_in_oltre_un_secolo_di_celebrazioni
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Gaspari O. 2019 - Festa degli alberi: la prima festa nazionale di montagna. http://www.dislivelli.eu/blog/festa-degli-alberi-la-prima-festa-nazionale-di-montagna.html
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Mainardi M. 1997 - Feste degli alberi, dal Regno alla Repubblica nella Puglia meridionale, Lecce, Edizioni del Grifo.
Mattioli M. 2008 - Alberi in festa, «Il Forestale», 44: 23-26.
Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, Direzione Generale per l’Economia Montana e per le Foreste – CFS 1960 - La “Festa degli Alberi”. Tipografia interna al Corpo Forestale dello Stato.
Righetti L. (a cura di) 1999 - Il Castiglionese di fine '800. Appunti e note nel ricordo della prima Festa degli alberi, 27 agosto 1899. Santerno edizioni 296 pp.
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