Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
di Massimo Bargna
A Primaluna, in Valsassina, nascono le asce e le mazze per lo spacco della legna da ardere di una ditta a conduzione famigliare famosa a livello internazionale che conserva l’antica arte della forgia, patrimonio del territorio e della cultura montana.
Il fuoco è vita. Fin dagli albori dei tempi, l’uomo ha temuto e adorato questo elemento naturale associato al dio Sole, secondo gli Antichi Greci uno dei quattro elmenti da cui trae origine ogni sostanza che compone la materia. È attraverso la cultura tecnica che la nostra specie riuscì a dominare la furia distruttrice ignea, come testimonia il mito greco di Efesto (il Vulcano dei Latini), dio del fuoco, delle fucine e della metallurgia. Questa cultura tecnica, che si è tramandata di generazione in generazione fino a noi, preziosa come il dono del fuoco fatto dagli dèi ai mortali, la ritroviamo in una terra antica e dai valori autentici come la Valsassina, sopra Lecco, incantevole meta di villeggiatura a un’ora da Milano. In questo scenario montano fatto di pascoli verdeggianti e vette arcigne, non tutti lo sanno, si é sviluppata nel corso del secolo scorso un’illustre tradizione di piccole forge artigianali per la lavorazione del ferro.
Ed è qui che è nata, nel villaggio di Primaluna, la Prandi & C. Srl Benefit, azienda famigliare fondata da Carlo Prandi e giunta alla terza generazione, che si è specializzata nella produzione di asce e accette di alta qualità che sono apprezzate in tutto il mondo perfino in Canada, Svezia, Finlandia e Norvegia. Visitare i capannoni di questa ditta è un po’ come entrare nella fucina del dio Vulcano per assistere alla creazione dei manufatti che ci parlano dell’uomo, del suo lavoro e delle sue tradizioni legate al fuoco. Il marchio Prandi oggi è molto conosciuto, ma nonostante tutto l’azienda è riuscita a conservare lo spirito degli inizi e la passione per il lavoro che si tramanda di padre in figlio
Qual è il segreto del vostro successo? - chiediamo a Carla Paroli che insieme al cugino Alberto porta avanti l’attività di famiglia.
Il segreto è proprio questo: la passione che mettiamo nel nostro lavoro. La stessa che aveva nonno Carlo quando, alla fine degli anni Sessanta (1969), rilevò una piccola forgia locale che produceva martelli e fondò la Prandi. Carlo aveva due consorzi agrari a Introbio e Barzio per la vendita di mangimi, piante e sementi e quindi era già ben inserito nel mondo agricolo e forestale della Valsassina. Si lanciò con entusiasmo nella nuova attività. Nel ’77, quando purtroppo venne a mancare, la ditta fu portata avanti dai figli Andrea e Paolo, cioè i miei zii, e da mio papà Erino Paroli. Infine, nel 2005, Alberto ed io abbiamo ereditato l’azienda sviluppandone l’attività e iniziando, sette anni fa, a produrre non più solo conto terzi, ma a marchio Prandi. Una mossa coraggiosa, visto la difficile congiuntura economica, ma che ci ha regalato grandi soddisfazioni permettendoci di farci conoscere a livello internazionale.
Oggi, infatti, le nostre asce, accette e mazze per il taglio alberi e lo spacco legna sono richieste in tutti i continenti, dal Canada ai Paesi nord-europei, dall’Africa all’America. Perfino in Giappone, dove i nostri prodotti sono molto apprezzati sia per la loro qualità che per la storia che hanno alle loro spalle, una storia che affonda le sue radici nelle tradizioni di famiglia e della Valsassina.
Il bagaglio di competenze che avete sviluppato durante mezzo secolo di attività è frutto di un profondo legame con la cultura del territorio. Ma quanto è rimasto oggi di questa cultura arcaica legata al fuoco e alla legna da ardere nell’era della tecnologia e del consumismo?
Niente nasce per caso. In Valsassina si è sviluppata nel secolo scorso la lavorazione del ferro perché già in passato c’erano le miniere di carbone e gli altiforni. Diverse aziende fabbricavano martelli, punte e scalpelli, altre producevano flange, ossia gli anelli forati di metallo che si usano per unire i tubi dei gasdotti e metanodotti del settore petrolifero. La nostra ditta scelse di specializzarsi nella forgiatura di asce, quando già avevamo iniziato a lavorare con clienti europei, perché il territorio aveva bisogno di strumenti per abbattere alberi e ripulire i boschi, cioè di strumenti di lavoro. In Valsassina, infatti, è ancora assai diffuso il riscaldamento a legna con stufe e caminetti e sono spesso presenti le cucine a legna. La nostra ditta ha quindi iniziato a perferzionarsi nella produzione di asce evolvendo sempre più sia in termini di materiali che di macchinari e di progettazione.
L’ascia è uno strumento che, come il fuoco, ha avuto un duplice significato nel corso della storia dell’uomo. È stata un’arma che provoca la morte, ma anche un utensile che dà la vita, in quanto procura la legna. Grazie all’ascia il fuoco è stato “addomesticato” e identificato non più con le minacciose divinità guerriere, ma con le divinità familiari del focolare domestico…
Per noi valligiani l’ascia è uno strumento molto familiare. Fin da bambini siamo abituati a vederla e posso dire che in ogni casa c’è un’ascia passata di padre in figlio che ci richiama alle nostre tradizioni. È un importante strumento di lavoro, soprattutto una volta, cioè fino a una trentina d’anni fa, quando i carpentieri costruivano ancora a mano i tetti in legno delle case. A quell’epoca non c’era ancora quella mentalità consumistica sfrenata per cui un utensile danneggiato viene subito buttato via per comprarne un altro. Si cercavano asce durevoli e poteva succedere che si arrivasse a fine carriera addirittura con la stessa ascia con cui si aveva iniziato. La nostra azienda ha voluto conservare questa idea di uno strumento che “attraversa il tempo”, producendo scuri, mazze e accette realizzate con materiali duraturi e fornendo al cliente manici di ricambio e accessori per una corretta manutenzione. Ad esempio, le pietre per affilare la lama, i foderi per le scuri, l’olio di semi di lino per nutrire il manico di legno e allungargli la vita. Certo, oggi la richiesta di asce per il taglio legna è diminuita specialmente in Italia. Il 90% del nostro fatturato è sull’estero, posizionato su una fascia medio-alta, sia ad uso professionale sia hobbistico.
La qualità è molto apprezzata da chi usa l’ascia da campeggio e per i corsi di sopravvivenza, il cosiddetto bushcraft, una pratica di ritorno alla vita nella natura che si è diffusa di recente, soprattutto negli USA, ma anche da noi. Il mercato giapponese, in particolare, ci richiede invece un prodotto personalizzato, con un tocco di colore o una scritta sul manico che renda l’ascia riconoscibile. In espansione, soprattutto negli USA, è anche il mercato delle asce da lancio. Molti sportivi professionisti apprezzano le nostre asce dalle lame ben affilate e i manici perfettamente bilanciati e resistenti. Per Alessandro Ciaponi, un atleta di Talamona che si cimenta nelle gare di spacco tronchi, abbiamo realizzato un’ascia personalizzata. Inoltre, abbiamo asce a edizione limitata, come quelle con il manico in simil radica, carbonio o a disegno mimetico.
Come siete riusciti a competere con i marchi di Paesi come Svezia, Finlandia, Norvegia e Germania che hanno una lunga tradizione nella produzione di asce e accette?
Offriamo prodotti di alta gamma a prezzi comunque accessibili. Ciò ci ha permesso da una parte di confrontarci ad armi pari con i marchi più prestigiosi e dall’altra di distinguerci dai prodotti mass-market dei mercati indiano e cinese. Il nostro fiore all’occhiello è il trattamento termico delle asce che consiste nel dare la giusta durezza alla lama, la parte che va a lavorare nel legno e si rovina più facilmente. Solo l’utilizzo nel tempo fa capire se un’ascia è ben temprata. Bisogna utilizzare materiali di qualità nel produrla. Le billette (barre di acciaio al carbonio) vengono tagliate a spezzoni, scaldate a temperature di 1.200/1.300 gradi, forgiate e stampate creando l’”occhio” dell’accetta, cioè il foro in cui viene inserito il manico. Dopodiché si passa al trattamento termico, alla lucidatura per permettere alla lama di scivolare e fendere meglio il legno e all’affilatura del tagliente che viene fatta ancora rigorosamente a mano. Anche la produzione dei manici è al cento per cento made in Italy, generalmente si usa legno certificato PEFC e FSC di frassino, faggio ed hickory.
Qual è la vostra più grande soddisfazione come imprenditori eredi del nome Prandi?
Essere riusciti ad allargare l’attività mantentendo l’identità aziendale e lo spirito degli inizi. Ci siamo riusciti trasformandoci quest’anno da società di persone in una società benefit, una forma che ci permette di mantenere un rapporto molto stretto con il territorio. Da statuto, infatti, abbiamo deciso di devolvere almeno il 3% del nostro utile per iniziative di utilità sociale nella nostra zona e fornendo alle associazioni gli attrezzi per eseguire la pulizia dei nostri boschi e la prevenzione del dissesto idrogeologico. Anche questo è un modo per rimanere fedeli alla grande tradizione di famiglia che ha fatto della Prandi una delle forge artigianali di asce più apprezzate al mondo.
Autori:
Massimo Bargna, scrittore, foto reporter e collezionista di arte, tre aspetti di una stessa passione che è l’Africa.
Web: http://massimobargna.altervista.org
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