Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
Definizione di un percorso di valorizzazione del legno di abete bianco delle Foreste Casentinesi per la produzione di elementi strutturali di grandi dimensioni – Ricerca e caratterizzazione
A partire dal XIV secolo fino all’inizio del XIX secolo, il legname di abete bianco proveniente delle foreste casentinesi è stato tra i più ricercati tra i commercianti della Toscana per la realizzazione di materiale da costruzione. Fu indispensabile per la costruzione delle galere della Signoria Medicea e del Granducato e per l’approvvigionamento delle “fabbriche” fiorentine, con forniture destinate a Palazzo Pitti e Palazzo Vecchio. Oggi questo legname viene utilizzato principalmente per la produzione di imballaggi, mentre, per l’impiego in edilizia, è stato sostituito da legnami d’importazione o lamellari.
Il progetto A.BI.E.S. intende promuovere l’utilizzo di questo legno “storico” per impieghi strutturali, soprattutto in occasione di interventi di restauro su edifici di rilevanza architettonica, storica e culturale, in un’ottica di gestione sostenibile delle foreste, valorizzazione del legname e allungamento del ciclo di vita del prodotto. Tale impiego del legno fornisce un contributo significativo alla battaglia contro il riscaldamento climatico grazie alla sua capacità di sequestro dell’anidride carbonica ben oltre la vita dell’albero stesso. In ogni metro cubo di legno di abete bianco rimangono stoccati, infatti, circa 730 kg di CO₂, pari a circa 370 m³ di gas anidride carbonica. A contraddistinguere il valore del progetto, inoltre, è anche l’origine del materiale. Il legname proviene da boschi situati all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, M. Falterona e Campigna e certificati PEFC grazie alla gestione forestale svolta da parte dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino.
Gli obiettivi del progetto si possono così riassumere:
Caratterizzazione delle abetine dal punto di vista genetico. Al fine di comprendere l’origine e la struttura genetica degli abeti che attualmente vegetano nell’area di progetto, si sta eseguendo un campionamento esaustivo di tutti i nuclei presenti nelle aree in cui è segnalato l’abete bianco. I risultati preliminari, che riguardano i primi 144 abeti caratterizzati geneticamente, confrontati con un database di oltre 5.000 alberi da 150 popolazioni naturali che coprono capillarmente l’intera distribuzione della specie, hanno mostrato una quota significativa di materiale di origine locale. Si è concluso recentemente il campionamento di oltre 20 aree di studio di origine artificiale e le analisi genetiche definitive aiuteranno a ricostruire da dove sono stati raccolti i semi che hanno originato le grandi abetine del Casentino.
Caratterizzazione dell'abete bianco per l'impiego strutturale. La caratterizzazione dell’abete bianco per uso strutturale ambisce a ristabilire un collegamento funzionale tra i beni culturali architettonici e il bene culturale-ambientale "foresta", fornendo un esempio per chi opera nel settore della progettazione e il restauro di edifici. Il fine è di ricostituire il legame che l’uomo aveva instaurato nel tempo con il bosco per disporre della materia prima da costruzione in modo mirato e adeguato alle effettive necessità. Le attività riguardano la caratterizzazione degli alberi in piedi di abete bianco mediante aree di saggio dove vengono raccolti dati dendrometrici e viene attuata una classificazione, sia a vista che tramite apposite strumentazioni, per verificare l’idoneità del materiale alla produzione di travi di legno massiccio di grandi dimensioni per l’impiego strutturale.
Caratterizzazione delle abetine dal punto di vista storico – documentale. La ricerca documentale si è basata sulle particelle dove ricadevano le aree di saggio realizzate ai fini della caratterizzazione tecnologica del legname di abete bianco. Di queste particelle, sulla base dei piani di assestamento e delle cartografie esistenti e consultabili, si è ricostruita l'evoluzione dagli inizi del XX secolo fino ad oggi in merito al cambio di uso del suolo, la gestione selvicolturale e gli interventi previsti e realizzati secondo i vari piani di assestamento.
Realizzazione della certificazione per la gestione forestale sostenibile secondo lo standard PEFC. A dicembre 2022 si è concluso l'iter di certificazione del complesso Foreste Casentinesi con l'emissione del certificato di Gestione Forestale Sostenibile (GFS) secondo lo standard PEFC da parte dell'organismo di certificazione. Il percorso, iniziato nel 2022 con la predisposizione necessaria del sistema documentale (Manuale di GFS, Criteri e indicatori di GFS, modulistica, audit interni, ecc.) per le Foreste Casentinesi, sarà esteso nel corso del 2024 anche ai complessi forestali Alpe di Catenaia e Pratomagno.
Tra le azioni formative/divulgative rilasciate dal progetto sono stati organizzati:
Gruppo di lavoro:
Dott.ssa Beatrice Brezzi - Unione dei Comuni Montani del Casentino
Dott.ssa for. Ivana Fantoni - Unione dei Comuni Montani del Casentino
Dott. for. Andrea Piotti - IBBR CNR
Dott.ssa Camilla Avanzi - IBBR CNR
Dott.ssa Maria Beatrice Castellani – IBBR CNR
Prof. For. Marco Togni - DAGRI Università di Firenze
Dott.ssa For. Martina Mainetti - DAGRI Università di Firenze
Dott. for. Andrea Ighina - coordinatore del progetto
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