Pillole forestali dall’Italia #05 - “Burocrazie selvicolturali” e altre notizie di settembre
Ciao a tutte e a tutti e benvenuti alla quinta edizione di “Pillole forestali dall’Italia”, l’appuntamento quindicinale che vi descrive e commenta 5 tra le principali notizie su foreste e legno in Italia selezionate dalla redazione di Sherwood, sia in forma scritta che come podcast.
Preferisci ascoltare o leggere?
Ecco la versione PODCAST (la trovi anche su tutte le piattaforme come Spreaker e Spotify):
Qui invece le notizie da LEGGERE:
IN ABRUZZO È SEMPRE PIÙ DIFFICILE FARE SELVICOLTURA
L’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Pescara ha lanciato un allarme a seguito di un ulteriore obbligo burocratico prescritto dalla Regione Abruzzo in merito alle valutazioni di incidenza, le VINCA, sulle utilizzazioni forestali in aree SIC/ZPS. Obbligo che, secondo l’Ordine, rischia di fatto di bloccare tantissimi interventi selvicolturali.
In pratica, per autorizzare un intervento in siti Rete Natura 2000, non basta più il nulla osta da parte dell’ente gestore dell’area SIC/ZPS, che normalmente dava il via all’intervento oppure segnalava eventuali prescrizioni aggiuntive al progetto di taglio. È stata infatti inserita la possibilità, da parte di qualunque cittadino, di accedere alla documentazione e di proporre osservazioni. Fin qui nulla di particolarmente eccezionale; il problema è che il proponente dell’intervento selvicolturale è obbligato a rispondere entro trenta giorni a tutte le osservazioni, non preventivamente vagliate dall’autorità regionale; l’aspetto ancor più paradossale è che queste risposte, a loro volta, possono essere nuovamente osservate entro altri trenta giorni, con obbligo di risposta del proponente, e così via. Sostanzialmente un botta e risposta potenzialmente infinito che esclude il livello tecnico dei gestori dell’area interessata e pone i proponenti degli interventi selvicolturali di fronte a soggetti di ogni tipo, comprese persone del tutto incompetenti in materia. Ad aggravare la situazione è pure la mancanza, nella Commissione Valutativa delle VINCA in Abruzzo, di un tecnico Agronomo/Forestale.
Una situazione davvero incredibile, che presta il fianco a chiunque voglia bloccare un cantiere forestale e che sembra fatta apposta per mascherare, tra le pieghe della burocrazia, una fortissima ostilità alle utilizzazioni forestali. Interventi che spesso, tra l’altro, sono relativi a diritti di uso civico per le popolazioni dei comuni di montagna, diritti che oggi chiunque, per qualsiasi ragione anche non basata su evidenze tecnico-scientifiche, può decidere di sopprimere.
Speriamo davvero che questa situazione si risolva al più presto. Non si tratta certo di vietare ai cittadini di esprimere le loro opinioni, ma di vagliarle e di contestualizzarle attraverso una necessaria mediazione tecnico-scientifica, ridando centralità ai gestori delle aree e ai progettisti.
Per approfondire:
LA TOSCANA PUNTA SU PIANIFICAZIONE E CERTIFICAZIONE
Come abbiamo già sottolineato nella scorsa edizione delle pillole, dalle Regioni iniziano ad arrivare le prime notizie relative all’attuazione della Strategia Forestale Nazionale. Se l’Alto Adige punterà soprattutto sulla gestione dei boschi di protezione, per la Toscana le due parole chiave saranno “pianificazione” e “certificazione”. Regione Toscana ha infatti deciso di investire buona parte dei primi fondi della Strategia, 3 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, sull’incremento della superficie pianificata e certificata.
Un terzo delle risorse, un milione di euro circa, saranno destinate alla predisposizione dei Piani forestali di indirizzo territoriale, a partire dalle aree che afferiscono alla Strategia nazionale delle aree interne. Questi strumenti, innovativi per la Toscana come per altre regioni italiane, sono una delle principali novità introdotte dal Testo Unico Forestale e rilanciate con forza dalla Strategia.
All’incremento della certificazione saranno invece destinati inizialmente circa 300 mila euro, da investire prima di tutto sul patrimonio forestale regionale e poi da estendere anche ai privati.
Le altre risorse messe a disposizione per l’attuazione della Strategia saranno destinate ad interventi selvicolturali di prevenzione degli incendi, ad azioni di ripristino delle aree percorse dal fuoco o colpite da disturbi, al recupero di castagneti da frutto, alla formazione professionale e all’avvio della stesura della cartografia forestale regionale.
Uscendo dallo specifico caso toscano possiamo osservare che in generale, nelle varie Regioni, queste prime importanti risorse della Strategia Forestale Nazionale non sono investite con forza in un’unica azione prioritaria e comune, ad esempio l’incremento della pianificazione e in particolare di quella d’area vasta, ma diversificate in numerose azioni, più o meno finanziate. Se da un lato è comprensibile la scelta delle amministrazioni regionali di diversificare gli investimenti, dall’altro il rischio è di non dare a queste nuove risorse così importanti quel carattere di innovazione e di “spinta propulsiva” al nostro settore che la Strategia si propone di portare nei territori proprio a partire dalla pianificazione.
Continueremo a monitorare la destinazione dei fondi della Strategia Forestale Nazionale e ovviamente ve ne daremo notizia.
Per approfondire:
BOSCAIOLI FRIULANI DOPPIAMENTE CERTIFICATI
Sette imprese boschive del tarvisiano hanno unito le forze con l’obiettivo di ottenere una doppia certificazione di gruppo per la Catena di Custodia - sia FSC che PEFC - e accrescere così la loro competitività e capacità di vendita del materiale legnoso prodotto. L’idea è stata promossa dal Forestry Cluster Legno Servizi del Friuli-Venezia Giulia e ad aderire al gruppo sono al momento ditte di utilizzazione boschiva che rappresentano circa un terzo delle imprese forestali operanti in zona, caratterizzate tra l’altro dalla giovanissima età degli operatori: la media è di circa trent’anni.
Si tratta di un’esperienza insolita di certificazione di gruppo, sia per la volontà della doppia certificazione che per il fatto di comprendere unicamente imprese boschive. Secondo il presidente di Legno Servizi, Carlo Piemonte, la doppia certificazione delle imprese è oggi strategica per questi territori di confine con Austria e Slovenia, dove il legname marchiato sia FSC che PEFC è sempre più richiesto. Secondo Piemonte, la vera sfida sarà di portare verso questo traguardo ambizioso anche le proprietà boschive pubbliche e private della regione, in cui le imprese certificate realizzano normalmente i lotti.
È davvero curioso e molto interessante che siano le imprese boschive a lanciare questa sfida ai proprietari forestali e non viceversa, ma ora andrà capito se il processo di doppia certificazione riuscirà a diffondersi capillarmente sul territorio: non solo se ci sarà la volontà, ma anche se le proprietà pubbliche e private riusciranno a garantire gli elevati standard richiesti dai due diversi schemi di certificazione.
Sarebbe un ottimo segnale per la filiera bosco-legno, un modello potenzialmente estendibile anche altre realtà. Come sappiamo, al centro di entrambi gli schemi di certificazione c’è la pianificazione forestale: motivo in più per spingere su questo tema, anche grazie ai fondi della Strategia Forestale Nazionale.
Per approfondire:
FIUME PO: 357 MILIONI DI EURO (E 2 MILIONI DI ALBERI) PER LA RINATURALIZZAZIONE
Il Ministero per la Transizione Ecologica ha reso nota l’approvazione del Programma di Azione sugli interventi di rinaturalizzazione dell’area del Fiume Po, finanziati con 357 milioni di euro derivati dal PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
L’obiettivo è recuperare la biodiversità e ripristinare lo stato naturale dell’area del Po, compromesso in molti tratti, come sappiamo, da escavazioni, inquinamento, consumo di suolo, agricoltura intensiva e da una presenza eccessiva di infrastrutture volte a direzionare il corso del fiume.
Gli interventi previsti sono finalizzati a ridurre l’artificialità del letto del fiume, ripristinare e riattivare i meandri e i rami del Po abbandonati, rimboscare l’area per consolidare e ampliare la vegetazione presente e, infine, contenere le specie aliene invasive.
Il Piano, redatto dalla Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, con il contributo dell'Agenzia Interregionale per il Po (AIPO) e delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, punta alla riduzione dell'artificialità dell'alveo di almeno 37 km entro marzo 2026.
Si fa tanto un gran parlare di piantare alberi, con cifre roboanti spesso scollegate dalla realtà operativa perché una delle tante difficoltà è proprio quella di trovare zone idonee, libere e fertili. Questo progetto di rinaturalizzazione del Fiume Po, un’area tra le più antropizzate d’Europa, potrebbe essere la grande occasione per un serio piano di rimboschimento interregionale. Nel piano si parla infatti di 1.069 ettari complessivi da rimboschire, per circa la metà in modo “denso” e per l’altra metà in modo “rado”. Non solo, la piantagione di alberi è prevista anche nelle azioni di riqualificazione dei rami abbandonati e in quelle di contenimento delle specie invasive. In totale, è previsto l’impianto di 2.048.262 alberi entro il 2026.
I soldi di certo non mancano: la cifra complessiva dei soli interventi forestali e naturalistici è pari a circa 203 milioni di euro. La vera sfida sarà non sprecare queste preziose risorse e agire in modo efficace dal punto di vista tecnico. Speriamo davvero che il nostro settore venga direttamente coinvolto nella messa a terra di questo progetto davvero imponente.
Per approfondire:
ACCORDI DI FORESTA: PREPARIAMOCI AL BANDO PNRR
Lo scorso giugno il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha lanciato una manifestazione d’interesse rivolta a soggetti economici del nostro settore interessati a ricevere aiuti per costituire o rafforzare contratti di filiera nel settore forestale. Si trattava di una consultazione pubblica preparatoria all’uscita di un bando di finanziamento legato al PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che probabilmente sarà pubblicato nei prossimi mesi.
Saranno finanziati contratti di filiera in ambito forestale con risorse pari a circa 10 milioni di euro e tra i potenziali beneficiari di queste risorse sono stati individuati anche le innovative reti di imprese denominate “Accordi di Foresta”.
Visto che questa tipologia di rete è ancora poco conosciuta nel nostro settore e in occasione della possibile uscita a breve di questo importante bando, UNCEM ha organizzato un seminario formativo che è stato molto partecipato e ha divulgato materiale informativo per comprendere al meglio lo strumento dell’Accordo di foresta e quindi per aiutare i potenziali beneficiari del bando ad analizzarlo per tempo.
Rilanciamo quindi l'invito di UNEM a conoscere meglio gli “Accordi di foresta” in previsione del bando PNRR dandovi alcuni link per approfondirli: un articolo apparso su Rivistasherwood.it e una pubblicazione del CREA dedicata proprio a questo tema.
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