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AIEL, la politica e la selvicoltura

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AIEL, la politica e la selvicoltura
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di Paolo Mori

Ci credereste che un maggior uso del legno e fini energetici, in futuro, potrebbe farci avere più legname di pregio? Non saranno molti a immaginarlo, poiché pare un controsenso, eppure il “Decalogo della Filiera Bosco-legno-energia sostenibile” che AIEL - Associazione Italiana Energie Agroforestali (www.aielenergia.it) ha esposto il 3 ottobre a Roma, presso la sala Matteotti della Camera dei Deputati, sembra proprio poter andare in quella direzione. L’evento, efficacemente intitolato “Legno: il più antico biocombustibile del futuro”, ha coinvolto, su un tema di politica che riguarda la gestione dei boschi, ben 4 parlamentari: Luca Del Carlo Presidente della Commissione Industria del Senato, Luca Squeri, Segretario della Commissione Attività Produttive della Camera e Responsabile Energia di Forza Italia, Luigi Spagnolli, Segretario della Commissione Affari esteri e difesa del Senato e Stefano Vaccari Capogruppo PD, Commissione Agricoltura della Camera.

Già questo è un successo per un settore come quello forestale. In questo caso il successo è doppio, poiché non sono stati coinvolti a seguito di eventi catastrofici a cui porre rimedio, ma in vista di una possibile e auspicabile variazione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).

Secondo AIEL, infatti, “L’uso energetico delle biomasse legnose, nell’ambito di una gestione forestale sostenibile e pianificata, può avere un ruolo importante all’interno delle politiche energetiche del Paese, in un’ottica di decarbonizzazione, contrasto al cambiamento climatico, generazione di opportunità economiche, tutela del territorio”. Questa è anche la posizione del Tavolo di Filiera Foresta Legno del Masaf, da cui è nato il documento su “Gestione forestale e sostenibilità degli usi energetici delle biomasse forestali”, presentato in apertura dell’incontro da Annalisa Paniz, direttrice generale di AIEL.

L’uso del legno per la produzione di energia termica, come mostra il grafico prodotto da AIEL, se supportato dalle tecnologie avanzate già disponibili sul mercato da alcuni anni, può contribuire significativamente alla decarbonizzazione auspicata e sostenuta dal New Deal europeo. I motivi sono essenzialmente essere tre:

  • la minor quantità di emissioni di gas climalteranti necessarie per la produzione e l’approvvigionamento della “fonte energetica legno”;
  • il fatto che la sua trasformazione energetica NON reimmette in atmosfera carbonio di origine fossile;
  • l’evidenza che la sostituzione delle tecnologie obsolete con quelle di nuova generazione, per quanto in gran parte da realizzare, tra 2010 e 2021 ha già consentito una riduzione del 20% delle polveri sottili presenti nell’aria originate dalla combustione del legno.

AIEL la politica e la selvicoltura grafico1

 

AIEL, che rappresenta oltre 500 imprese trasversali a tutto il settore delle bioenergie, ritiene importante una revisione del PNIEC in cui il contributo delle biomasse venga elevato dalle attuali 6,1 Mtep a 16,5 Mtep, non solo perché in Italia si può incrementare l’impiego di biomassa proveniente dalla gestione forestale sostenibile, ma anche per un’importante quantità di biomassa legnosa producibile fuori foresta. In pratica secondo AIEL: “Del totale di 16,5 Mtep, 10,7 Mtep sono biomasse legnose di origine agricola e forestale. Nello specifico 3,5 Mtep proviene da gestione forestale sostenibile con approccio a cascata delle risorse e 5 Mtep da potature agricole e dal fuori foresta. Si aggiungono poi 2,2 Mtep derivanti dall’importazione di biocombustibili legnosi”. Su questo tema abbiamo già pubblicato una notizia all’interno dell’edizione 21 delle “Pillole forestali dall’Italia”.

Il potenziale annuo individuato supera le 16,5 Mtep proposte per la revisione del PNIEC fino a raggiungere le 20 Mtep, con un contributo forestale del 18% sul totale.

 AIEL la politica e la selvicoltura grafico2

 

Le Proposte di AIEL

Quanto propone AIEL, ovviamente, non può essere raggiunto senza un consapevole coinvolgimento del legislatore, che dovrà creare le precondizioni necessarie all’avvio di un processo virtuoso. Le tre misure concrete che i politici dovrebbero considerare e poi attuare sono:

  1. L’istituzione di un tavolo interministeriale permanente tra il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy al fine di garantire la condivisione e il coordinamento delle politiche che riguardano le filiere industriali ed energetiche collegate al settore forestale.
  2. Il riconoscimento di un adeguato contributo da parte delle biomasse nel PNIEC italiano, puntando ad un obiettivo complessivo al 2030 di 16,5 Mtep di energia termica prodotta da fonti biologiche e rinnovabili rispetto ai 6,1 Mtep previsti dall’attuale formulazione del PNIEC. Un contributo di questo tipo delle biomasse legnose consentirebbe di evitare l’importazione di oltre 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale. L’occasione offerta dall’aggiornamento del PNIEC, che dovrà essere approvato entro giugno 2024, rappresenta l’ultima opportunità per non rinunciare al fondamentale contributo energetico rinnovabile dell’energia dal legno.
  3. La riconferma dell’Iva sul pellet al 10%, una misura che ha dimostrato fin da subito la sua efficacia contribuendo a combattere il caro-energia e consentendo una riduzione dei fenomeni elusivi ed evasivi, nonché delle frodi che caratterizzavano il mercato.

Queste, per una maggior efficacia nella comunicazione ai politici sono le 3 principali proposte che fanno però parte di un decalogo in cui sono presenti:

  • un osservatorio nazionale permanente sulle biomasse forestali a uso energetico;
  • il sostegno alle imprese boschive per formazione e investimenti;
  • l’incremento e il sostegno della pianificazione e della certificazione forestale;
  • l’adozione di un approccio a cascata ogni volta che ce ne sono le condizioni;
  • lo sviluppo di filiere locali del legno, in modo da contenere il più possibile le emissioni dovute ai trasporti e da sviluppare comunità energetiche rinnovabili nelle aree interne;
  • il dimensionamento degli impianti termici proporzionale alle potenzialità della filiera locale e dal contesto specifico;
  • la promozione delle filiere virtuose sia nell’approvvigionamento di legno sia nella trasformazione energetica con tecnologia ad alta efficienza e basse emissioni;
  • il sostegno economico solo per impianti energetici il cui approvvigionamento risponde ad un uso sostenibile delle risorse forestali.

 

Legno per energia e selvicoltura

La proposta di AIEL, se attuata, impatterà chiaramente sul settore forestale. Su questo non c’è dubbio. Le parole sostenibilità, pianificazione, certificazione, filiere locali, formazione, sostegno ai sistemi virtuosi di approvvigionamento e trasformazione, ci fanno pensare a un’opportunità che va ben oltre alla sola risposta agli obiettivi della transizione energetica. Se quanto proposto venisse effettivamente sviluppato con un progetto organico, adeguatamente finanziato, sarebbe da considerare una delle più interessanti opportunità degli ultimi anni per una crescita etica, tecnica, professionale di quanti si occupano di Gestione Forestale Sostenibile. Tra le parole chiave elencate poco sopra è stata volutamente omessa un’espressione, presente nel decalogo AIEL, di cui abbiamo discusso più volte anche nel contesto della Strategia Forestale Nazionale: approccio a cascata. Per poterlo praticare veramente, prima delle condizioni di mercato per poter valorizzare adeguatamente il legno di pregio, serve anche averlo il legno di pregio; per questo è indispensabile fare selvicoltura. Nella prima metà del secolo scorso i prodotti dei diradamenti in fustaia avevano un mercato e la loro vendita pagava la selvicoltura necessaria. Oggi invece sono poche le zone in Italia, soprattutto nell’area appenninica, dove si praticano i diradamenti in fustaia (investendo risorse!). Generalmente i diradamenti non si fanno semplicemente perché rappresentano un costo. Così si perdono opportunità per sostituire con il legno materiali energivori, come il cemento, l’acciaio o la ceramica. Ecco, la proposta di AIEL potrebbe far crescere il prezzo del legno ad uso energetico, i prodotti del diradamento potrebbero essere utilizzati pe produrre energia così da rendere praticabili quegli interventi indispensabili che oggi pochissimi fanno. Lo stesso potrebbe avvenire nel caso di interventi di conservazione di habitat o specie per i quali non sono reperibili risorse finanziarie pubbliche.

Inoltre, l’uso di una parte del legno delle nostre foreste come combustibile, quello che non è adatto ad altri utilizzi, può trasformarsi nel “motore” per avere, fra qualche decennio, foreste meglio strutturate, migliori habitat e specie a rischio meglio conservate. Ci sono tutti i presupposti che la proposta AIEL possa andare in questa direzione. Insomma, può sembrare un paradosso, ma favorire la filiera energetica può essere il presupposto per avere in futuro più legname di pregio e foreste meglio gestite, come ha già mostrato il progetto Legno Energia Nord Ovest (LENO), a cui ha collaborato anche AIEL, con il podcast “Una nuova filiera”.

Riuscire a cogliere l’opportunità dipenderà dal numero e dall’importanza di quanti saranno in grado di vederla e di partecipare per coglierla a pieno.

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