Addio al “doppio vincolo” paesaggistico sugli interventi selvicolturali
Approvato l'emendamento che toglie il doppio vincolo ai boschi che ricadono in aree di interesse...
di Luigi Torreggiani - Redazione di Sherwood
Luglio 2023 sarà ricordato come un mese decisamente problematico per il patrimonio forestale e arboreo italiano. A Nord gli schianti che hanno colpito le foreste delle Dolomiti e i numerosi crolli di alberature in varie città, causati da intensi temporali con forti raffiche di vento e grandinate eccezionali; a Sud i numerosi incendi che hanno interessato in modo particolare Sicilia e Calabria, ma anche Puglia e Sardegna. Tutti questi eventi sono connessi ad un’ondata di calore anomala - ricordiamo l’impressionante record di 47°C registrati a Palermo - che il World Weather Attribution, massima istituzione mondiale nel cercare legami tra eventi estremi e riscaldamento globale, ha stabilito essere impossibile senza crisi climatica.
Gli incendi, in particolare, hanno occupato per giorni le prime pagine dei giornali e le principali notizie di telegiornali e approfondimenti; tuttavia, non sempre è risultata chiara la portata di questi eventi, né dal punto di vista quantitativo né qualitativo: la loro estensione, la tipologia di aree colpite, la differenza tra questa ed altre annate.
Per questo abbiamo ritenuto utile approfondire attraverso i dati disponibili, seppur parziali e caratterizzati ancora da un margine ampio di incertezza, la scala di questi eventi.
I dati disponibili sono quelli di EFFIS - European Forest Fire Information System, un sistema web modulare di informazione geografica, gestito dal Joint Research Centre della Commissione Europea, che fornisce sia informazioni quasi in tempo reale (attraverso le analisi satellitari del sistema Copernicus), sia le serie storiche ufficiali comunicate dai singoli Paesi, relative agli incendi delle regioni europee, mediorientali e nordafricane. EFFIS è stato istituito dalla Commissione europea in collaborazione con le amministrazioni nazionali antincendio per coadiuvare i servizi incaricati della protezione contro gli incendi boschivi nell'UE e nei Paesi limitrofi, nonché per fornire ai servizi della Commissione e al Parlamento europeo informazioni armonizzate in merito agli incendi boschivi in Europa.
Oltre ai dati EFFIS, negli scorsi giorni anche ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha emesso dei Report specifici sui fenomeni che hanno colpito il Sud Italia, commentando e analizzando i dati disponibili, sempre di fonte EFFIS.
Dai dati EFFIS relativi alla media settimanale delle aree bruciate in Italia (2006-2022) emerge in modo lampante come il luglio 2023 sia stato un mese decisamente fuori scala a livello nazionale. Durante la settimana storicamente più colpita dagli incendi, ovvero l’ultima di luglio, la media parla di circa 9.000 ettari bruciati, mentre quest’anno, solamente in questa settimana, si è arrivati a sfiorare i 34.000 ettari.
Nel complesso, le aree percorse dai grandi incendi boschivi in Italia, ovvero quelli maggiori di 30 ettari, che il sistema Copernicus riesce a captare con più fedeltà, al 31 luglio 2023 hanno già superato i 53.000 ettari. Occorre sottolineare che la media annuale italiana di superficie bruciata (2006-2022) è pari a 54.243 ettari, con un minimo storico di 7.773 ettari ed un massimo di 153.481 ettari. Al momento ci troviamo quindi nella media, ma il problema è che siamo solo a fine luglio e la stagione favorevole agli incendi è ancora lunga.
Interessante notare che fino alla settimana 8-15 luglio la superficie complessivamente bruciata in Italia era pari ad appena 2.000 ettari, come ci si aspettava dopo la primavera particolarmente piovosa che ha sicuramente attenuato il pericolo. Ciò significa che in sole due settimane sono bruciati oltre 50.000 ettari, con un picco vertiginoso che ha portato a superare, in pochissimi giorni, la superficie media per lo stesso periodo, sebbene al momento il valore si attesti entro il range di variabilità osservato dal 2006 a oggi (area grigia nel grafico).
L’ondata di calore, come dimostrano i dati del satellite MODIS, ha portato le anomalie termiche settimanali, che fino a metà luglio erano state sostanzialmente in media, o anche sotto la media, a schizzare a livelli decisamente alti, più vicini ai record massimi di anomalia che ai valori medi.
Il Report pubblicato da ISPRA il 28 luglio spiega che il 95% delle aree bruciate fino ad oggi sono ubicate in Sicilia e Calabria. La stragrande maggioranza degli incendi ha coinvolto aree agricole e incolte: al momento le foreste colpite sono il 17% dell’area bruciata, quindi circa 9.000 ettari. Di queste aree forestali, la maggior parte risultano afferenti alla macchia mediterranea (64%) e, in quota minore, a pinete (21%).
Ad oggi sono state colpite principalmente le province di Palermo (oltre 14.500 ettari bruciati, di cui il 21% di foreste), Reggio Calabria (8.100 ettari bruciati, di cui il 17% di foreste), Messina (4.362 ettari bruciati, di cui il 22% di foreste) e Siracusa (3.808 ettari, di cui il 24% di foreste).
La situazione a fine luglio, in particolar modo in Sicilia, è stata davvero drammatica, non solo per gli ambienti forestali colpiti, ma soprattutto per le conseguenze dei vasti incendi che hanno lambito molte aree urbane densamente abitate. Ricordiamo che più di mille persone hanno dovuto abbandonare le loro case, ci sono state 5 vittime e le fiamme hanno interessato zone molto delicate, come una discarica, provocando l'emissione di sostanze fortemente inquinanti. Ci sono stati inoltre blackout e grossi problemi relativi al traffico aereo, oltre al danneggiamento di numerose infrastrutture.
Volendo citare alcuni incendi particolarmente significativi che hanno interessato aree forestali della provincia di Palermo, la più colpita, quello più d’impatto sembra ubicato nei comuni di Aliminusa, Sclafani Bagni, Cerda, Montemaggiore Belsito, Scillato e Collesano. L’area forestale potenzialmente colpita risulta, dall’ultimo aggiornamento dei dati EFFIS, di 1.173 ettari, di cui 1.070 circa boscati. Secondo ISPRA l’incendio sembra minacciare la ZSC “Boschi Granza” (ITA020032) che include anche la Riserva Naturale orientata Bosco di Favara e Bosco Granza. Il SIC si estende per circa 1.822 ha complessivi, con boschi a prevalenza di sughere, roverelle e leccio.
Un altro incendio degno di nota sta colpendo i cosiddetti “Monti di Palermo”, dove, anche in questo caso, le superfici forestali colpite sembrano aver superato i 1.000 ettari. Si tratta principalmente di foreste artificiali, soprattutto di conifere, oltre a leccete. Alcuni eventi sembrano interessare anche la ZSC “Raffo Rosso, Monte Cuccio e Vallone Sagana” (ITA020023).
Anche il Parco Naturale delle Madonie è stato colpito da un grande incendio forestale, esteso per quasi 500 ettari in boschi di sughera e leccio.
A seguito delle drammatiche giornate d'emergenza di fine luglio, Legambiente ha pubblicato un focus in cui propone al Governo 10 azioni per affontare l'emergenza incendi.
“In Italia", ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, "l’emergenza incendi, aggravata dalla crisi climatica in corso, è ormai cronica, come dimostrano le immagini apocalittiche che in questi giorni stanno arrivando dalla Sicilia, da Palermo a Catania, e da altre regioni della Penisola. Puntualmente ogni estate, e nello stesso periodo, nel nostro Paese scoppiano roghi, il più delle volte di origine dolosa. Una piaga che va assolutamente fermata con azioni di prevenzione e politiche mirate su cui Governo, Regioni e Comuni devono intervenire in maniera sinergica, perché gli incendi si possono prevedere e possono essere evitati, più difficile è spegnerli”.
Interessante notare come, tra le dieci azioni proposte dall'associazione ambientalista, ben tre siano legate alla gestione attiva dei territori agro-forestali e alle attività di prevenzione. Legambiente propone infatti di puntare non solo su azioni repressive rispetto a chi appicca le fiamme (purtroppo un fenomeno ancora molto presente in alcuni contesti) ma anche su misure di selvicoltura preventiva, sull'integrazione delle stesse con la politica agricola (considerando l’agricoltura come una parte della soluzione), e sull'utilizzo di pascolo e fuoco prescritto, considerati strumenti di prevenzione utili, in particolare negli ambienti mediterranei, per ridurre il carico di combustibile.
Abbiamo chiesto un commento rispetto all’attuale situazione a Davide Ascoli, esperto di incendi dell’Università di Torino e coordinatore del “Gruppo incendi” di SISEF - Società Italiana d Selvicoltura ed Ecologia Forestale.
"Un aspetto particolare della stagione incendi 2023 è la simultaneità di grandi incendi su un ampio territorio che coinvolge gran parte del Sud Italia", spiega Ascoli, "Dall’andamento delle serie temporali fornite da EFFIS si osserva come la superficie bruciata cumulata a fine luglio 2023 sia quasi il doppio della media rilevata dal 2006 al 2022, mentre il numero complessivo di incendi nel 2023 sia solo il 25% superiore alla media. Questo significa che si stanno verificando meno incendi ma di grandi dimensioni e concentrati in poche settimane su ampie zone del Sud Italia, un fenomeno sempre più frequente che mette in grave difficoltà i sistemi regionali di lotta attiva ed il supporto aereo nazionale riducendone l’efficacia e l’efficienza. Stagioni come quella del 2023 rendono sempre più evidente la necessità di pianificare sul territorio infrastrutture verdi difensive a supporto delle operazioni di spegnimento (es. viali tagliafuoco, interventi selvicolturali di riduzione della infiammabilità dei popolamenti forestali), in modo che gli operatori lavorino in un ambiente più sicuro e le risorse per la lotta attiva vengano spese in modo più efficiente".
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